Il Cinema Armenise di Bari compie sessant’anni: il cinema non invecchia mai

“Poiché il cinema non è solo un’esperienza linguistica, ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un’esperienza filosofica.” Pier Paolo Pasolini

 

Il cinema di Pasolini: connubio perfetto tra sensazione e sentimento da un lato e rappresentazione della realtà dall’altro, tra espressività creativa ed interpretazione. Attraverso il cinema si conoscono lo spazio e i corpi della società oltre il limite dello schermo in prospettive e dimensioni che coinvolgono impietose e crude lo spettatore.

Perché Pasolini? Perché credo sia il modo migliore per parlare del Cinema che scuote e percuote, che racconta e rappresenta. Cinema come luogo e spazio d’incontro dove attori e registi si offrono alle critiche, all’entusiasmo o all’indifferenza del pubblico, ed ancora Cinema che, per dirla ancora con Pasolini, fissando la realtà in un momento determinato del suo svolgimento le dà significato, perché la organizza nella narrazione e la rende comprensibile proprio mediante la tecnica con cui la rappresenta.

In questa ottica Il Cinema Armenise di Bari è storicamente non solo un contenitore, ma anche uno dei luoghi del “fare cinema” nella città di Bari, luogo di riflessione e di discussione che ha attraversato mezzo secolo del Novecento, dalla seconda metà degli Anni Cinquanta al boom economico fino alla crisi dei giorni nostri.

Quanta storia è passata in sessant’anni dal Cinema Armenise possiamo solo immaginarlo. Quanti incontri tra donne e uomini di tutte le età che hanno conosciuto attraverso uno schermo registi e attori, quanta vita s’è seduta tra le poltroncine rosse in attesa che lo spettacolo cominciasse.

È una storia raccontata nel foyer e nelle due sale del rinnovato multisala Armenise che pur mantenendo intatta l’originaria struttura ha saputo mettersi al passo con i tempi offrendo agli spettatori di oggi spazi ariosi e funzionali in un gradevole mix di tradizione ed innovazione.

Nel solco della tradizione, ma attenti alle esigenze di oggi, l’Associazione culturale “La scatola Blu” in collaborazione con lo stesso Cinema Armenise hanno scelto di festeggiare questo importante anniversario con un singolare progetto. Una anteprima nazionale, una retrospettiva, una mostra, una serie di incontri con critici cinematografici: questi gli ingredienti di un evento lungo tre giorni dal 4 al 6 febbraio scorsi.

Il 4 e 5 febbraio sono stati nel segno dei fratelli Coen con l’anteprima del loro ultimo lavoro “A Proposito di Davis”: il film racconta la storia del musicista Llewyn Davis, interpretato da Oscar Isaac, candidato all’Academy Award, che viaggia per le strade di New York in compagnia di un gatto rosso.

Il 5 febbraio Claudia Attimonelli (docente – Media Studies) e Christian Caliandro (Storico dell’Arte – Cultural Studies) sono stati ospiti della serata di retrospettiva sui due registi: “Crocevia della morte” (1990), “Barton Fink – È successo ad Hollywood” (1991) e “L’uomo che non c’era” (2001) i film proiettati.

Interamente dedicata al 1954 la retrospettiva dei Sessant’Anni di Cinema il giorno 6 febbraio: Angelo Amoroso D’Aragona (Mediateca Regionale Pugliese), Antongiulio Mancino (critico cinematografico) e Michele Casella (direttore di Pool Magazine) hanno introdotto la proiezione di “Vacanze Romane” di William Wyler, “Fronte del Porto” per la regia di Elia Kazan e “Da qui all’eternità” di Fred Zinnermann.

Un’occasione unica per il pubblico barese che ha seguito con curiosità e con una buona partecipazione. I giovani hanno avuto modo di accostarsi a pellicole entrate nella storia del cinema e del costume italiano, mentre i meno giovani hanno rivissuto frammenti di una storia individuale e collettiva riaffiorata grazie alla magia dello schermo insieme alla mostra di manifesti d’epoca originali provenienti dalla Mediateca Regionale Pugliese, in un affascinante percorso fra i modi del fare cinema ieri ed oggi, fra analisi del passato, riflessione sul presente e prospettive future.

Ed allora festeggiare i sessant’anni del Cinema Armenise rassicura in un momento in cui anche il cinema è costretto a fare i conti con la crisi generale che sempre più spesso obbliga a chiudere le sale, a rinunciare a “proiettare” la realtà: a chi una volta ha detto che il Cinema è “un’invenzione senza futuro” noi oggi potremmo rispondere che senza Cinema non si può inventare il futuro e senza futuro non c’è Cinema che possa inventare e rappresentare la vita.

 

Written and Photo by Irene Gianeselli

 

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