Lettera aperta del fotografo Lucio Lai

L’esperienza del fotografo Lucio Lai, che si racconta in una lettera aperta in esclusiva  per noi di Oubliette Magazine

Dalle origini ad oggi…

 

Bio

Nato a Firenze per caso, nel 1976, Lucio Lai cresce all’Isola d’Elba, dove prende mosse e distacchi. Docente Precario nella scuola Primaria, fu gestore di Enoteca. Contaminato spesso, cerca la luce. Un nome un destino… Esposizioni all’Isola d’Elba, Sardegna, Puglia, Toscana, Piemonte. Sul social Facebook gestisce il progetto “LLhOmegallery rendezvous art exchange”. Lucio (come) fotografo non esiste.

Opera in generale

Si avvale di ogni cosa utile al raggiungimento dell’Opera. Ciò che sta facendo adesso è solamente un seminare frammenti di studio, prolegomeni, assuefazioni marginali. Le dimensioni, il movimento, il suono, la parola… tutto concorre all’Opera finale, immaginata, sognata, spesso. Si passa dalla deformazione della realtà alla creazione di una nuova armonia, oppure ad una preparazione per l’Armonia generale. La Verità è troppo sfacciatamente enorme per essere compresa tutta insieme e soprattutto per poterla raccontare sistematicamente –quando è invece possibile percepirla-. Quindi la presenza di tracce, un’Opera sempre in fieri e frammentaria, sprazzi circondati dall’ombra, dense mani espanse…

La realtà è fatta per essere immaginata!

Possiamo parlare del mio rapporto con la fotografia e più che con le parole è più facile comprendere osservando le immagini.

Figura 1 “Armonia”,  stampa su allumnio,  80×50 – da “Tracce Armoniche”, 2010. L’uomo sotto la pioggia tende a confondersi con essa.

 

Figura 2 “Inizio, Fine”, stampa su alluminio, 100×70 – da “Tracce Armoniche, 2010.  Sintesi di tutto il percorso. Uso i mezzi per essa, la Fotografia, ma non per produrla. Come autore la fotografia non m’interessa. Magari l’apprezzo come pubblico e in fin dei conti non ne conosco molta. Per intendersi, non ho neanche di lontano idea della Storia della Fotografia. Tolta la mia difficoltà a memorizzare i nomi, specialmente quelli non di lingua italiana, ho pochissimi  nomi frontali, uno su tutti Man Ray, maestro naturale. Come in ogni campo in cui opero, sia esso poesia, musica, pittura, la “Signora Beata Ignoranza” mi dà una folle libertà di movimento. La situazione è funambolica e cadere dal filo di rasoio è un soffio greve. Il rischio di incorrere in cose già fatte è altissimo.

 

Figura 3 “Essere”, stampa su alluminio, 40×75 – da “Tracce Armoiche” L’ombra, quasi a sdoppiare l’essere, di particolare apprezzamento dell’autore. “Taci e cerna”, disse un giorno il poeta… e l’ora di tacere e scegliere è qui: questa è la mia libertà, scegliere e scegliere anche di non esserlo. Questa volta ho scelto di avvalorare la ricerca, il tratto, la tecnica con un riferimento involontario, sorvolando un enunciato medioevale, un Eraclito… piuttosto che imprigionarmi in strutture già benedette e non sapere come uscirne. Ho scelto di fare, non di arrivare. La fotocamera è usata come un pennello che potrei prendere in mano fra poco. Il bisogno di esprimere un pensiero necessita per procedere mentale di differenti mezzi espressivi in comunione quasi mai fraterna.

 

Figura 4 “Sogno di un incubo reale” tec mix + silicone su legno e vetro plastico, 2011 – 37×44. Omaggio indiretto ad un artista tramite un suo ritratto che mi faceva paura. Nell’espressione visuale la ricerca è iniziata su “L’altra Vita” ovvero la vita potenziale di ognuno, all’ombra del disagio, nel male di vivere. La luce, che per esclusione rappresenta la vita pubblica, è usata per risaltare l’oscurità, l’ombra. La vita parallela percepita nel profondo appare a tratti. La realtà comune non mi soddisfa e cerco un’armonia, che mostro sporadica, nasce così Tracce Armonich.

 

Figura 5 “Sull’Abisso” Stampa su alluminio, 60×35 – da “Tracce Armoniche” La spinta dal prondo verso, il nero denso…

 

Figura 6 “Luce” stampa su carta fotografica opaca, 50×35 – da “V.izio V.erità V.irtù.  La luce si fa strada… Il 2010 è dominato da quadri che si disidratano, perdono fronzoli. Ciò che non serve non viene mostrato. “RareFacere…” è la prima prova tangibile.

 

Figura 7 “Doppio” 40×70 stampa su Forex -da “RareFacere, uno Sguardo sulla Donna”. Pare che più di una interpretazione visiva alla volta il nostro cervello non possa dare… L’atmosfera epurativa è stata premiata da un’occasione unica: 9 mesi di lavoro a Capraia Isola, 9 mesi di silenzio. Avevo già contezza del vivere in un’isola, non perché ci stia regolarmente, ma perché ho avuto la possibilità di fare un confronto con la penisola italica, ma qui il concetto di “altro” vivere quotidiano si fa vibrante nelle ossa. L’oscurità diviene funzionale alla luce. Avete presente lo sprigionare della Luce in un’Isola?  In una piccola Isola? In poco meno di 20 kmq? L’Isola diventa il corpo, la discriminante tra Luce e Oscurità. Uno studio sull’isola era già in atto e il progetto “Trilogia delle Isole” prende il passo che merita, come lama affilata si fa strada ponendomi in un atteggiamento quasi ascetico.

 

Figura 8 “Percezione, il Silenzio “44×32” stampa su plexiglas, scatto solo corpo. – da “Trilogia delle Isole, Capraia: il Silenzio” -2011

 

Figura 9 “Percezione, il Silenzio” 32×44 stampa su plexiglas, scatto solo corpo – da “Trilogia delle Isole, Capraia: il Silenzio” -2011 Adesso il solo corpo macchina è bastevole all’atto creativo: null’altro tra la mia percezione e la luce. Il tempo a Capraia sembra piegarsi diversamente sullo spazio. Ogni lavoro ha bisogno di un supporto specifico, ecco la carta o l’alluminio. Per esprimere il gioco della sovrapposizione, dal sentore “boleriano”, la scelta accarezza il plexiglas. La rarefazione di questo momento ha finalmente quasi tutta la giustizia che merita.

 

Figura 10 “Percezione dell’Isola 6” 44×32 stampa su plexiglas 2011 – da “Trilogia delle Isole, Sardegna: Percezione” La luce si fa spazio… Tra uno studio e l’altro, una capatina in Sardegna per la prima Percezione, una caduta nella Torre del Porto dei Capraia per allestire la percezione del Silenzio, alcuni ambiti di ricerca si avvicinano fino a danzare sullo stesso anello. L’incontro con Alda Gazzoni mette in atto un crocevia di movimenti mentali fra due esperienze, formazioni, corpi diversi. I frammenti armonici cercati nel corpo di un’altra vita prendono vigore con la coscienza del proprio corpo, in questa vita.

 

Figura 11 “Corpo…” 50×50, stampa su alluminio, da “de Apocalypsi corporis” -2011. “de Apocalypsi Corporis” si dà in anteprima assoluta a Ferrara presso il Palazzo della Racchetta ed è solo il primo step nell’articolare questo progetto verso un successivo dove i fermenti avvicineranno non solo la progettazione mentale ma gli stessi corpi.

 

Figura 12 “Corpo…” 80×120, stampa su alluminio, da “de Apocalypsi corporis” -2011.

 

Figura 13 Contemplazione nell’austerità del Pittore Marco Ennis Mariani-Installazione ne “La Quarta Stanza”. “de Apocalypsi Corporis” presso Palazzo della Racchetta, Ferrara. Nel frattempo la Trilogia si sfalda come da programma e approda in una quarta Isola, a Forìo, per esattezza, o meglio, sta per approdare, un piccolo dono in anteprima, sulle terre di Pietratorcia. E ora… saltabecco un poco: l’essenziale, l’isola, la luce, il corpo si compromettono in un unico tronco. Non è stato disposto un quando per questa espressione ma un’ipotesi solare è da porre nella prossima estate.

 

Figura 14 Parziale anticipo tremendo della quarta Isola, Ischia.

 

Un autore che farà di certo discutere…e noi ve l’avevamo detto…

Contatti

nespolaproject@gmail.com

www.luciolaihomegallery.com

www.luciolai.jimdo.com

 

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