Life After Death: l’incontro con il corsaro Dragut Rais #1
La storia viene fatta dagli uomini, grazie alle loro gesta. Ma viene scritta dai vincitori. E si sa, l’uomo spesso mente, specie in un Mediterraneo del ‘500 avvolto dal mistero di complotti, guerre e sodalizi tra reali, vescovi e pirati.
In un contesto simile, è difficile capire come siano andate realmente le cose.
Ho quindi deciso di salpare indietro nel tempo dal porto di Karalis, e dirigermi a Sud, verso le Isole Egadi, notoriamente covo di pirati e corsari, nella speranza di incontrare uno dei protagonisti di queste vicende: il corsaro Dragut Rais.
Mentre dirigo (non senza apprensione) la prua verso Sud Est, vedo scomparire nel tempo le parti più moderne della città, le dighe in cemento del porto, infine le luci. Una traversata di 170 miglia e 450 anni mi porta davanti a tre isole alte e boscose, molto, molto diverse da come si mostrano al visitatore attuale: Marettimo, Levanzo e Favignana.
Segnalo al Forte di Santa Caterina, in cima all’Isola di Favignana le mie intenzioni pacifiche, e, ottenuto il permesso di sbarcare, domando al capitano della guarnigione notizie sul “pirata” Dragutto.
Apprendo che anche altri due uomini vanno in giro per le coste facendo la stessa domanda. Un genovese ed un francese. Sorrido tra me e me, ben immaginando chi siano.
Le ultime notizie, vecchie di settimane, danno il corsaro in rotta verso Gerba, dopo la cattura di una galeotta maltese. Mica facile rintracciare uno degli uomini più temuti e ricercati del momento.
Salpo deluso dalla notizia, ma determinato a trovare questo personaggio faccio rotta su Malta. Domanderò a Monsieur de La Valette come trovare Dragut.
Malta è ormai lontana a poppa, i giorni passano e di Dragut neanche l’ombra. Fisso l’orizzonte: e una vela quella? Ci viene dritta addosso e corre spavalda sul mare, la nave leggermente sbandata a sinistra. Vuoi vedere che…?
Su di una galea garrisce un guidone azzurro e bianco, con una mezzaluna dorata. È il Raìs, non ci son più dubbi.
De La Valette aveva ragione: “Non dubitate, monsieur. Sarà lui a trovare voi”.
Mi vien quasi da pensare che qualcuno lo abbia informato, “facilitando” il nostro incontro.
Ammaino le vele, isso a mia volta i miei colori, faccio calare la lancia. Sul càssero, un uomo riccamente abbigliato corrisponde alla descrizione dell’Abate Guglielmotti:
“Cranio rotondo, chioma folta a crespe naturali, collo carnoso, poca barba, labbra strette, naso perfettissimo, pomelli rilevati, liscia la pelle, e l’occhio fisso.”
Accosto con la lancia, il personaggio rimane fiero a poppa, e guarda perplesso verso di me. Non dev’essere abituato a vedersi abbordare da un barchino a remi.
C.F.: Monsieur Dragut, Je suppose?
Dragut: C’est moi. Votre nome, monsieur?
C.F.: Capitaine Claudio Fadda, monsieur. A votre service.
Dragut: Salite a bordo, vi prego.
C.F.: Lieto di essere a bordo e di fare la vostra conoscenza, messer Dragut.
Dragut: Sicché voi mi conoscete?
C.F.: La vostra fama vi precede, e nel 2018 ancora si parla di Voi, messere. Per questo ho calato in mare la mia lancia. Desideravo incontrarvi e parlare con voi, se vorrete concedermi l’onore del vostro tempo.
Dragut: Se mi concedete il piacere di offrirvi un caffè.
C.F.: Ve ne sono grato, messere.
Dragut non ha un vero e proprio alloggio a poppa, ma ha fatto allestire un tendone che copre l’intero càssero di poppa, e che viene smantellato in navigazione e in combattimento. Tuttavia una sobria eleganza ci attornia. Il caffè ci viene servito seduti su cuscini di damasco, al centro di un ricco tappeto ‒ frutto forse di qualche preda ‒ da un fedelissimo servitore di Dragut. È un pregiato servizio in argento massiccio.
C.F.: Immagino sappiate che per giorni e giorni vi ho cercato lungo le coste, ma come siete riuscito a trovarmi?
Dragut: Capitano, come voi ben sapete, nel nostro lavoro, la vita di un uomo è spesso legata al filo di una informazione. Una fitta rete di informatori e agenti segreti si muove nel Mediterraneo ormai da anni. Non abbiamo forse la vostra tecnologia, ma posso garantirle che le notizie corrono sul mare, e non è stato difficile ricostruire la vostra rotta e stimare dove intercettarvi. La vostra goletta poi non passa certo inosservata con quei due alberi “storti”.
C.F.: Voi parlate di informatori e agenti segreti. I libri vi dipingono come un pirata, i turchi come un grande ammmiraglio, e Monsieur de La Valette parla di voi con rispetto, così come messer Andrea Doria. Negli scontri non c’è mai stato un vinto e un vincitore che decretasse la sorte di questa guerra. C’è forse un accordo segreto che ci sfugge?
Dragut: Lei per chi lavora?
C.F.: Per chi offre le migliori condizioni.
Dragut: Non potevate rispondere diversamente. Non esiste un vero e proprio accordo tra governi, se è questo che lei vuole sapere.
C.F.: E fra Raìs, Ammiragli e agenti vari?
Dragut: Capitano… Io, sono un corsaro. Lavoro per chi mi offre le migliori condizioni. Anche Andrea Doria da quando è diventato armatore si è dato alla guerra di corsa. Ma mantenere una flotta è costoso, e come può ben pensare, farla combattere fa girare l’economia non solo marittima. Gli armatori guadagnano cifre enormi ad ogni spedizione, gli equipaggi stipendiati lavorano, e i potenti si indebitano con i ricchi banchieri. I prezzi delle assicurazioni salgono a dismisura. I traffici si bloccano, e la richiesta di merci d’Oriente sul mercato aumenta assieme ai prezzi, facendo la fortuna dei mercanti veneziani e genovesi. Le navi necessitano di galletta e approvvigionamenti, armi, vele, cordami. Lei ha studiato a Venezia, se non son stato informato male. Mai sentito parlare dei “bonavoglia”?
C.F.: Sì, certo, i vogatori volontari stipendiati. Mi pare quindi di capire che in realtà siete voi corsari a reggere le redini del gioco facendo si che non ci sia mai una vittoria decisiva. Ma vorrei domandarvi: come siete diventato Raìs?
Dragut: Ho studiato alla scuola dei Giannizeri ad Al-Iskandaryah – Alessandria, per voi occidentali – ma son scappato.
C.F.: Siete scappato?
Dragut: Sì, ero un ribelle, impossibile da gestire e governare. Non mi son mai voluto conformare a niente e a nessuno. Per diverso tempo ho vissuto da ladruncolo e vagabondo, finché un giorno, per fuggire alle guardie, son saltato a bordo della nave del Raìs Lo Zoppo. Diventai vogatore, ed in breve tempo fui preso in simpatia dal capo cannoniere e dal timoniere. Lì imparai l’arte della navigazione e della guerra navale. Lo Zoppo era ormai anziano e alcolizzato. Non era facile tenere i suoi uomini, e di tanto in tanto qualche preda ci scappava sotto il naso.
C.F.: Inammissibile.
Dragut: Esattamente. Fu così che un giorno saltai su dal remo e mi impadronii del timone e della nave. In poco tempo la preda che ci sfuggiva – una galeotta – fu catturata. Mi lanciai per primo all’arrembaggio, coltello tra i denti, trascinandomi dietro tutta la ciurma. Il Raìs, che dormiva in preda ai fumi dell’alcol si ridestò e assistette alla scena. A fine combattimento mi donò la nave senza far complimenti, e cominciai a darmi alla pirateria nelle acque del Levante.
C.F.: Una mossa azzardata da parte vostra. A cavallo tra insubordinazione e ammutinamento. Eppure degna di rispetto. Posso bene immaginare che l’equipaggio vi abbia seguito in questa azione, e che Khayr al-Dīn non abbia tardato a includervi nella flotta del Sultano per la vostra bravura.
Dragut: Khayr è un gran corsaro, ma ha anche una grande vocazione per l’alta amministrazione. È stato lui a prendere accordi segreti con Andrea Doria per portare avanti questi scontri in giro per il Mediterraneo, e quando alla morte di suo fratello Aruj è diventato Beglerbeg di Algeria, gli occorreva un degno sostituto. Fu così che a seguito di un nostro incontro ad Algeri, Kheyr mi ha affidato una piccola flotta, e son diventato Raìs del Sultano.
C.F.: Messer Dragut, la sua è una vita in mare, ma non torna mai a terra? Non c’è un luogo dove ama approdare?
Dragut: Ho il mio palazzo sull’Isola di Gerba, dove posso tenere la mia flotta ben riparata nella baia di Al-Kantara. Lì tengo i miei approvvigionamenti, l’armamento per le mie navi, i miei pochi averi terreni oltre al palazzo a Ṭarābulus al-Gharb (Tripoli).
C.F.: Lei parla di rifugi strategici. Ma Dragut “uomo” non si rilassa mai? Non sente l’esigenza di staccare col mondo, scomparire e rifugiarsi lontano da tutti?
Sorseggia il suo caffè mentre mi fissa negli occhi.
Dragut: Cala Pisana.
C.F.: Prego?
Dragut: Vado a Cala Pisana.
C.F.: Esistono tante “Cala Pisana”. Qual è quella giusta?
Sorride. Indica verso l’isola di L********, a poche decine di miglia da noi, e porta un dito alla bocca, a significare di non rivelare mai la posizione.
Annuisco sorrido e prendo un altro sorso di caffè.
C.F.: Ma non è di proprietà di un veneziano?
Dragut: Vedo che lei è bene informato. Sì, appartiene a un ricchissimo mercante veneziano.
C.F.: Che… immagino goda di una certa immunità, se vi ospita nella sua isola.
Dragut: Lui non è a conoscenza di me. Ma mi rassicuro che le sue navi non vengano mai attaccate. Specialmente quelle che portano i libri e gli approvvigionamenti all’isola.
C.F.: Libri? Forse qualche letterato vive sull’isola?
Dragut: Non un letterato, ma una dama con la sua servitù.
C.F.: Anche voi mi sembrate bene informato. La conoscete forse?
Dragut: Sì, la vidi la prima volta al mercato degli schiavi di Al-Iskandaryah, eravamo ragazzini. Lei fu immediatamente acquistata dal mercante, e condotta sulla nave. La città era come impazzita, non si parlava d’altro che di questa giovane dai capelli biondi di rara bellezza.
C.F.: Una schiava dunque. E nemmeno di provenienza Mediterranea.
Dragut: Una schiava di pregio che non ha passato un solo giorno da schiava. Tramite i miei informatori seppi che il mercante la condusse a L******** con alcuni servi che avevano ordine di trattarla come fosse la padrona. Unico vincolo, l’impossibilità di lasciare il forte in cima all’isola, da cui ella guarda il mare, nelle pause dai suoi studi. Ha imparato a leggere da sola, e il mercante non le ha fatto mancare tutti i libri che è riuscito a procurarle. La sua biblioteca è famosa ed alcuni studiosi si recano in consultazione di preziose copie.
C.F.: Dunque la conoscete. Siete anche voi uno studioso?
Dragut: Approdai nell’isola anni fa e sbarcai per salire fino al castello. Non so come, ma lei percepì la mia presenza. Fece aprire un magazzino dove trovai una lettera. Ma non sapevo leggere.
C.F.: Non sapevate leggere? E poi? Cosa accadde?
Dragut: Rimasi nella rada qualche giorno. La sera andavo segretamente sotto il forte. Cominciammo a incontrarci così. È stata lei a insegnarmi a leggere ed io a ridarle un nome.
C.F.: Come si chiama?
Dragut: Bora. Come il vento che soffia nel suo paese d’origine, l’Istria.
C.F.: Dunque è grazie a lei che potete scrivere a condottieri e monarchi di tutta Europa.
Dragut: Alcune le ha scritte lei sotto mia dettatura. Come sapete, sono restio a fidarmi delle persone.
C.F.: Un’ultima domanda messer Dragut: a Genova corre voce che ci sia stato del tenero tra voi e Ginetta Centurione durante il vostro periodo di prigionia.
Scoppia a ridere.
Dragut: Messere, in guerra e in amore, tutto è lecito! Giannettino mi catturò con l’inganno. È stato ripagato con il tradimento.
C.F.: Messer Doria non deve aver preso bene un tale affronto!
Dragut: Messer Doria è un caro nemico ed un uomo d’onore. La flotta era ferma da quattro anni, e la contrattazione del mio riscatto fu pagata segretamente tramite una banca di Genova, sapete? Ma se volete divertirvi, andate a domandare a Villa del Principe. Fatto sta che fui ricondotto a bordo della Superba, e due notti dopo, a me e ad un altro prigioniero turco, fu data occasione di fuga durante la notte.
C.F.: Quindi il gioco ricomincia.
Dragut: Ne vedrete delle belle.
C.F.: Messer Dragut, vi sono grato per il tempo che mi avete dedicato, per la vostra ospitalità, ma temo si sia fatta ora di tornare sul mio legno, se me lo concedete.
Dragut: Lieto di aver fatto la vostra conoscenza, Capitano. E chissà, magari ci rincontreremo in futuro.
C.F.: Inshallah!!
Son già a bordo, quando dalla galea di Dragut giunge la sua voce.
Dragut: Capitano! Il nome della Vostra nave?
C.F.: “DRAGUT”!
Written by Claudio Fadda
Info
Le métier de la critique: Dragut Rais
Le métier de la critique: Andrea Doria
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