Marco Longo: la pittura inquieta tra tracce, nebbie e vertigini

Marco Longo è un pittore torinese nato nel 1956. Formatosi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, si è diplomato alla Scuola Internazionale di Grafica a Venezia. Insegna disegno e pittura presso lo studio Ricerche Visive e ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero.

Marco Longo opere Torino
Marco Longo opere Torino

Marco Longo, nelle sue opere, ha sempre privilegiato la qualità alla quantità, affrontando ogni volta una ricerca accurata, sia per quanto riguarda il linguaggio espressivo sia per le soluzioni tecniche.

I suoi oli nascono dall’esame di una fotografia istantanea: un attimo reso eterno prima di essere annullato, eroso da quel grande divoratore di passato e memoria che è lo scorrere del tempo. Sulla tela vengono trasferiti solo alcuni elementi: il movimento, le luci, l’impronta degli edifici. Non ammiriamo la copia fedele di quanto l’obiettivo ha catturato, bensì ciò che il nostro ricordo mescola con il passato o con successivi sguardi.

I colori si attenuano, scompaiono quasi del tutto. Eppure non ne sentiamo la mancanza, perché proprio quel grigiore malinconico e spento è uno degli elementi caratteristici del mondo moderno.

Oltre il grigio, emerge la sensazione di sfocatura, il perdere stabilità e punti di riferimento, il non essere ma il divenire: delle strade, dei palazzi, delle automobili, delle persone.

Nella mostra personale Direzioni pittoriche, che è stata ospitata negli spazi ordinati ed eleganti della Galleria Fogliatto di via Mazzini a Torino, la produzione di Longo si dirama in tre diverse collezioni:

My City

Ammiriamo immagini di una Torino sotto la pioggia e nella nebbia, brillante nei riflessi delle luci notturne. L’asfalto, unto e bagnato, ha la poesia di un lago; i fanali delle automobili ricordano una danza di fate; tutto è movimento, un turbine che trascina persino i palazzi. Il fiume Po ‒ la sua acqua, i ponti che lo attraversano, le sue rive ‒ è confuso in un appannamento che appartiene soprattutto alla percezione dell’artista; sembra condividere il respiro vitale della città, o forse è la città ad essersi uniformata allo scorrere continuo della corrente.

Quanto in una fotografia sarebbe difetto ‒ la mancanza di dettaglio, il movimento, la sfocatura ‒ nella pittura di Longo diventa vera arte, e offre a Torino ‒ la sua e la mia città ‒ un poetico e appassionato canto d’amore.

Manhattan

Lo sguardo, che prima era basso e orizzontale, si innalza affascinato dal panorama imponente dei grattaceli della metropoli. Si spinge oltre, preso da un anelito di verticalità che è grandezza, potere, ma anche incertezza e vertigine. Le linee fuggono veloci, quasi senza fine. Le automobili, ridotte a minuscoli giocattoli, ci fanno sentire come astronauti che non guardano il cielo ma, con commosso rimpianto, il mondo che stiamo lasciando.

Interior Space

Marco Longo opere New York
Marco Longo opere New York

La percezione del movimento veloce e dello scorrere dello spazio, in un capovolgimento significativo, ci toglie ogni riferimento. Non siamo noi a muoverci: sono le pareti, le strutture architettoniche, a scorrere intorno a noi. Ci troviamo all’interno di estesi magazzini, quasi sempre vuoti, ritmati dalle luci che entrano da ampie vetrate, disegnando trame regolari eppure sfuggenti. In questi capannoni, ancora più che nelle opere precedenti, l’uomo appare piccolo, limitato, infinitamente inferiore alle dimensioni delle costruzioni che lui stesso ha ideato ed edificato.

Le tre collezioni, nel loro insieme, si rivelano un’analisi critica e preoccupata della società moderna: di come l’uomo si sia costruito un ambiente, che pur dimostrando genialità e bellezza, forse non è adatto a lui. Dominiamo davvero questo mondo che abbiamo plasmato inseguendo i nostri bisogni oppure ne siamo dominati, prigionieri, incapaci di seguirne il frenetico movimento?

Marco Longo non offre risposte, ma le sue tele sono una testimonianza fredda e lucida, capace di metterci in crisi nelle nostre abitudini e nelle nostre certezze. Ci aprono occhi, quegli occhi che teniamo sempre più spesso chiusi, storditi dalla quotidianità.

 

Written by Marco Salvario

 

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