“Riflessi in solitudine” di Federica Voi: un viaggio quotidiano nell’anima per dare voce alla solitudine
Nata a Scicli (1989), residente a Floridia, Federica Voi è una giovane poetessa siciliana che esordisce presso il pubblico proprio con Riflessi in solitudine (Narcissus). Le immagini di copertina e a corredo dell’opera sono tutte fotografie della stessa Voi e ritraggono scorci naturali caratterizzati per l’assenza dell’elemento umano. Un vuoto di cui la Natura pare, nella sua bellezza e maestosità, non soffrire per nulla.

Poesia di vuoti, silenzi, solitudine e sofferenze è quella che pervade le pagine della raccolta, non senza guizzi di ironia e, comunque, trattata con sobria e lucida consapevolezza.
Da subito si sperimenta il senso d’impellenza di questo discorso poetico, che procede netto dalla prima all’ultima pagina, senza velami, senza scuse consolatorie.
L’occhio acuto e quasi spietato dell’autrice è puntato come un faro a illuminare ogni anfratto della propria coscienza, dei propri sentimenti e della sfera razionale: nessun aspetto fugge alla catena dei “perché?”
È necessario scavare dentro se stessi per cercare di comprendersi, pertanto giustamente la poesia dà spazio anche al dolore, al pianto come forma estrema della sofferenza stessa, ma anche akmé, liberazione e catarsi del male.
Venti componimenti testimoniano al lettore il viaggio dell’autrice, tra vane illusioni e consolatorie speranze, tra smarrimenti e barlumi di luce. A tratti pare che la voce lirica si distacchi, divenendo altro da sé, osservatore esterno (Come la pioggia).
Quest’anima in tempesta è travolta, stordita, smarrita, ma anche inferocita e non domata dal senso di vuoto e dall’infelicità: Rifletto. Ho bisogno di vivere.
Così la Notte che ritorna spesso tra i versi è immagine dell’anima-cuore, tra silenzi e fragilità, solitudini e chiarori di stelle, magia della Natura. Quelle stelle ammiccanti sono, però, anch’esse simbolo: di illusioni che portano verso cose e luoghi sconosciuti, illusioni nemiche dei sogni.

Ecco, tra i pianti si spera, si pensa, si vive, ma senza futuro, con l’impressione di annegare tra le lacrime, quando le illusioni svaniscono e lasciano l’amarezza e la desolazione per ciò che non esiste. Come nell’immagine di copertina, l’esperienza umana è il continuo infrangersi della vita come onde sugli scogli. Nondimeno, però, la voce lirica dell’autrice continua orgogliosamente a cercare risposte tra gli oscuri sentieri dell’esistenza.
Esiste forse qualcosa? “(…) Tutto è ignoto./ Certo, la ricerca è anche paura, alla ricerca/ di qualcosa/ che non so.”
Tuttavia quello del viaggio e della ricerca è compito ineludibile, impulso stesso vitale insopprimibile, senza il quale non si darebbe vita degna d’essere, nonostante tutto, vissuta.
Written by Katia Debora Melis