“Il sogno del brigante” di Antonietta Fragnito: poesie che recuperano il passato

“D’estate, la mattina presto venivo svegliata dallo scalpiccio degli animali giù in strada: erano asini, cavalli che venivano condotti nei campi di lavoro.”

Il sogno del brigante di Antonietta Fragnito recensione
Il sogno del brigante di Antonietta Fragnito recensione

Nel panorama della poesia contemporanea, spesso dominato da sperimentazioni linguistiche o da un sottile intimismo, la voce di Antonietta Fragnito si distingue per autenticità.

Con la raccolta Il sogno del brigante, edita da Tomarchio Editore nel 2025, l’autrice campana offre ai suoi lettori un viaggio intimo e corale nella memoria, un ritorno alle origini dove la lingua e la vita si confondono, e la poesia diventa un modo per salvare ciò che il tempo minaccia di cancellare.

È infatti la lingua la protagonista silenziosa di questo libro, nel quale la Fragnito alterna con naturalezza l’italiano al dialetto, costruendo un tessuto poetico in cui il suono diventa significativo.

Il dialetto non è una concessione alla tradizione, ma una lingua dell’anima, viva, necessaria.

Lì, dove il dialetto diventa poesia, che non è ornamento, ma corpo e sangue del richiamo poetico della poetessa, il quale si fa strumento per dire ciò che l’italiano non può tradurre del tutto.

Nei versi della Fragnito si percepisce una continuità con la tradizione popolare, l’urgenza di salvare il passato, di trasmettere la memoria, ma anche la leggerezza manifesta dove la poesia è prima di tutto un atto di resistenza delicata.

Si percepisce anche un calore, una vibrazione che porta con sé il profumo della terra, l’eco delle voci familiari, il ritmo delle giornate semplici. È la lingua della madre, della comunità, della vita concreta: attraverso di essa la poetessa restituisce autenticità e verità al suo racconto poetico.

“I cortili in cui mi aggiravo erano minuscoli villaggi inondati di un clima di accoglienza, di cooperazione, di solidarietà.”

San Giorgio la Molara, il borgo natale della poetessa, non è soltanto uno sfondo geografico, ma un luogo dell’anima, una presenza costante che attraversa l’intera raccolta. Luogo, che diventa specchio di un mondo universale: quello dell’infanzia, dei legami, della comunità che resiste al tempo.

Nei suoi versi, la Fragnito rievoca il cortile, la piazza, le botteghe, le voci che un tempo popolavano il paese. Sono immagini vive, intrise di nostalgia ma anche di fierezza, che restituiscono il senso di una comunità che resiste, che non si arrende alla dimenticanza.

Perché Il sogno del brigante è fondamentalmente un libro sulla memoria. Non quella retorica o idealizzata, ma la memoria viva che nasce dal bisogno di non dimenticare.

Antonietta Fragnito poesie Il sogno del brigante
Antonietta Fragnito poesie Il sogno del brigante

Il titolo stesso, Il sogno del brigante, evoca una libertà antica, quella di chi sceglie la via del sogno come forma di ribellione poetica, di chi difende la propria identità non con la forza ma con la parola.

Il “brigante” del titolo non è solo una figura storica o leggendaria, ma simbolo di una forma di ribellione poetica contro l’oblio. È archetipo di resistenza, e rappresentativo del sogno di chi non si rassegna alla perdita del proprio mondo, ma continua a raccontarlo e a farlo vivere nella parola.

La raccolta, come ricorda la Fragnito, ha il profumo della pietra e del pane, della memoria e della malinconia, in cui il tempo sembra sospeso tra il ricordo e la nostalgia. Che la portano a rievocare con tenerezza i cortili, le piazze, le voci del paese, le donne chine sui lavori domestici, gli uomini che parlano nelle botteghe, dove ogni immagine è carica di un senso di appartenenza profondo, di un radicamento che nutre la memoria del tempo andato.

“In certi giorni il silenzio da noi è spettacolare./ A luglio le lucciole indossano tacchi di luce./ Le farfalle si denudano senza pudori…”

La voce di Antonietta Fragnito è limpida, sincera, è un invito ai suoi lettori a fare pace con le proprie radici, a sognare, come il brigante, un mondo dove la memoria e la poesia non si arrendono. E la sua poetica è un gesto d’amore verso la sua terra, con parole che spesso restituiscono il ritmo di una lingua viva che non vuole essere dimenticata.

“La chiesa antica della memoria da dove un tempo scendevano le spose./ L’abito di panno bianco./ Il sorriso timido e radioso…”

Il sogno del brigante è dunque un giardino dell’anima, un luogo dove crescono emozioni semplici e autentiche, dove ogni parola germoglia dalla terra, dall’affetto, dalla consapevolezza di sé. Ogni poesia sembra piantare un seme nel terreno del ricordo, dove le parole sbocciano lentamente, crescono tra la malinconia e la speranza, tra la perdita e la rinascita.

La poetessa non fugge dal dolore, lo attraversa e lo trasforma in canto. Nei suoi versi si sente la forza di chi ha conosciuto la mancanza, ma anche la forza di chi ha imparato a farne poesia. Le sue immagini non gridano, sussurrano. Ogni poesia è un frammento di vita, un piccolo racconto di ciò che resta e di ciò che cambia.

“Prende bellezza il piccolo paese. Qui si cammina assieme ai gatti, ai vecchi, agli angeli antenati…”

Nella scrittura della Fragnito c’è una delicatezza profonda, dimostrando ancora una volta una straordinaria capacità di trasformare l’esperienza personale in canto universale.

La rosa, la cosa, l'anarchia del verso
La rosa, la cosa, l’anarchia del verso

Dopo le precedenti raccolte, come La rosa, la cosa, l’anarchia del verso (Tomarchio Editore, 2022), l’autrice conferma la sua voce nitida e coerente, in grado di coniugare la semplicità con la profondità. Il suo sguardo è quello di chi osserva il mondo da un piccolo balcone di paese, ma riesce a intravedere l’infinito.

Il sogno del brigante è un libro che si legge con lentezza, come si ascolta una storia raccontata al tramonto, quando il giorno lascia spazio al silenzio e ai ricordi.

È un omaggio al Sud, alla memoria, al potere salvifico della parola. Ogni verso ci ricorda che la poesia non è evasione, ma radicamento; che non è distanza, ma ritorno. E in questo ritorno alla lingua, alla terra, ai volti amati, Antonietta Fragnito trova la sua verità più profonda: quella di una poesia che nasce dal cuore e torna al cuore, senza mai smettere di sognare.

“Durante la nostra crescita passavamo molto tempo nei vicoli, nelle stradine, così da non sentirci diversi dagli uccelli, dai gatti e dai cani randagi.”

 

Written by Carolina Colombi

 

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