Lettera ad Adolf Hitler di Mahatma Gandhi: la ricerca di dialogo
È il 24 dicembre del 1940, la Seconda guerra mondiale è ormai iniziata e Mahatma Gandhi (2 ottobre 1869 – 30 gennaio 1948) si trova a Wardha, in India.
Perché Gandhi ha deciso di scrivere proprio nella data del 24 dicembre una lettera ad Adolf Hitler? Forse per avvicinarsi al culto cristiano della nascita di Gesù o forse perché la settimana del solstizio d’inverno è celebrata in ogni cultura presente nel globo. Una nascita o, meglio, una rinascita, che avrebbe potuto creare la scintilla per un possibile confronto. Perché è questo che cerca Gandhi: un dialogo con il temuto Adolf Hitler (20 aprile 1889 – 30 aprile 1945).
Nella prima parte della lettera ad Adolf Hitler si potrà leggere la comparazione tra il nazismo e l’imperialismo britannico che, anche se con metodi diversi ‒ ma pur sempre discutibili ‒ da quelli della Germania del 1938-1940, aveva portato sotto il suo giogo circa un quinto della popolazione mondiale. Bisogna aver saldo in mente che nel 1940 non si conoscevano gli orrori dei lager prodotti dal nazismo e che, dunque, Gandhi con la sua comparazione Germania-Gran Bretagna stava mettendo in atto la riflessione di due imperi che occupano ‒ con la forza ‒ territori nei quali vivono altre popolazioni.
Nella seconda parte della lettera ad Adolf Hitler, Gandhi discute sul bene dell’umanità e propone ad Hitler di cessare la guerra con argomentazioni che fanno riflettere anche sull’attualità di oggi, su quanto non si stia cercando la pace ed il dialogo.
La pace non può avvenire con l’uso delle armi ma solo con l’uso della parola che dona il compromesso fra le parti. Un buon leader che ama il suo popolo non richiede armi ma colloqui.
“Più forte degli uomini ‒ Lettere 1909-1010” edito da Bordeaux nel 2023, con prefazione di Alessandra Morelli e traduzione di Leonardo Regoli, oltre all’interessante carteggio tra Mahatma Gandhi e Lev Tolstoj (9 settembre 1828 – 20 novembre 1910) presenta le due lettere che Gandhi scrisse ad Hitler. Questa che vi presentiamo è la seconda ed è stata pubblicata qui con alcuni tagli, sarà possibile leggerla per intero nel volume sopracitato; la prima, invece, è datata 23 luglio 1939, più breve rispetto a quella del 1940, di cui si riporta: “È piuttosto chiaro che ad oggi voi siate l’unica persona al mondo in grado di prevenire una guerra che ridurrebbe l’umanità in uno stato selvaggio.”
Lettera ad Adolf Hitler del 24 dicembre 1940
“Caro amico,
non è una formalità che mi rivolga a voi come un amico. Io non ho nemici. Negli ultimi trentatré anni mi sono premurato che tutta l’umanità fraternizzasse, a prescindere dalla razza, dal colore o dal credo. Spero abbiate il tempo e il desiderio di sapere come reputa le vostre azioni una buona parte dell’umanità che vive seguendo questa dottrina dell’amicizia universale.
Non abbiamo dubbi in merito al coraggio e alla devozione che mostrate alla vostra patria, tantomeno crediamo siate il mostro descritto dai vostri avversari. Tuttavia le vostre opere e le vostre dichiarazioni, e quelle dei vostri amici e ammiratori, non lasciano spazio ad alcun dubbio riguardo alla mostruosità e all’indecenza delle vostre azioni nei confronti della dignità umana, soprattutto secondo il giudizio di uomini come me che credono nell’amicizia universale. Tali sono l’umiliazione della Cecoslovacchia, lo stupro della Polonia e la fagocitazione della Danimarca.
Sono consapevole che la vostra visione della vita consideri tali spoliazioni atti virtuosi, ma fin dall’infanzia ci è stato insegnato di considerarli come atti degradanti per l’umanità. È per questo che non posso augurare al vostro esercito di aver successo. Ad ogni modo la nostra è una posizione particolare. Fronteggiamo l’imperialismo britannico non meno del nazismo. Se c’è una differenza, è nel metodo. Un quinto della razza umana è stato soggiogato dai britannici con dei modi decisamente discutibili. Con la nostra resistenza non intendiamo far del male al popolo britannico. Non cerchiamo di convertirli, non di sconfiggerli sul campo di battaglia. La nostra è una rivolta disarmata contro il dominio britannico.
[…]
È basato sull’essere consapevoli del fatto che nessun oppressore può riuscire nel suo obiettivo senza una certa dose di collaborazione da parte della vittima, sia essa obbligata o volontaria. I nostri sovrani potranno avere le nostre terre e i nostri corpi, ma non le nostre anime. Avranno quest’ultime solo annientando ogni uomo, donna e bambino dell’India.
[…]
Se un buon numero di uomini e donne in India, privi di ogni rancore nei confronti dei saccheggiatori, fossero pronti a sacrificare le loro vite anziché sottomettersi, mostrerebbero la strada per la libertà dalla tirannia della violenza. Vi chiedo di credermi quando dico che in India troverete un sorprendente numero di uomini e donne di questo tipo. Si preparano a questo da vent’anni. È da cinquant’anni che proviamo a liberarci dal dominio britannico.
[…]
Eravamo alla ricerca del giusto mezzo per combattere la più efficiente violenza al mondo, la quale è rappresentata dal governo britannico. Voi l’avete sfidata. Rimane da vedere qual è la migliore, se quella tedesca o quella britannica.
[…]
La tecnica della nonviolenza, come ho già detto, non prevede sconfitta. È tutto un “fallo o muori” ma senza uccidere o ferire. In pratica può essere utilizzata senza spendere denaro, e ovviamente senza il contributo della scienza della distruzione che voi avete perfezionato così tanto. Mi meraviglio di come non riusciate a capire che nessuno ne possiede il monopolio. Se non saranno i britannici, di sicuro qualche altra potenza migliorerà il vostro metodo e vi sconfiggerà con la vostra stessa arma.
[…]
Io, perciò, a nome dell’umanità vi chiedo di fermare la guerra. Non perderete nulla se riferirete tutte le questioni della disputa tra voi e la Gran Bretagna a un tribunale internazionale che sceglierete insieme. Vincere la guerra non proverà che eravate nel giusto. Proverà solo che il vostro potere distruttivo era maggiore.
[…]
È troppo chiedervi di fare uno sforzo per la pace durante un periodo che potrà pur non significare nulla per voi personalmente, ma che significa molto per i milioni di europei privi di voce ai quali sento invocare la pace, poiché le mie orecchie ascoltano i milioni di persone prive di voce?
Avevo intenzione di rivolgere un appello congiunto a voi e al signor Mussolini, il quale ho avuto il privilegio di incontrare quando ero a Roma, in seguito alla mia visita in Inghilterra come delegato di una tavola rotonda. Spero che egli accetti questo invito, anche con i dovuti cambiamenti.
Sono, il vostro amico sincero
M.K. Gandhi”
Bibliografia
Mahatma Gandhi, Lev Tolstoj, Più forte degli uomini, Bordeaux, 2023
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