Karen Blixen: i libri e la piantagione di caffè in Africa
“Se riuscirò a concludere qualcosa nella mia vita, se un giorno potrò vederla con calma e con chiarezza sarà merito di papà. Saranno stati il suo sangue e il suo spirito ad aiutarmi a continuare.” ‒ Karen Blixen
Originale e anticonformista, la scrittrice Karen Blixen nasce a Rungsted (Danimarca) il 17 aprile del 1885. Sito in prossimità di Copenaghen, Rungsted è un paese affacciato sul mare e battuto dal vento del Nord, dove Karen Blixen trascorre l’infanzia e la sua prima giovinezza.
Per la formazione della scrittrice è la figura paterna a occupare un ruolo determinante. Suo padre crede infatti strenuamente nell’inclinazione letteraria della figlia, sollecitando la sua fantasia con storie che danno spazio alla sua innata vocazione.
La passione con cui Karen da sempre si confronta è scrivere, che ha la priorità su tutto. È infatti da sempre che dalla sua penna escono storie davvero memorabili.
Riportare suggestioni e fatti attraverso la scrittura, alimentati dalla sua fervida immaginazione, è un suo obiettivo di carattere esistenziale.
Il padre, inoltre, instilla in lei il principio di libertà, quello che Wilhelm Dinesen fa proprio, soggiornando per un periodo presso una tribù di nativi indiani e condividendo con loro lo stretto legame con la natura. Principio che trasferisce alla figlia, da lui chiamata affettuosamente Tanne. Purtroppo, l’uomo viene mancare nel 1895, quando Karen ha soltanto 10 anni, lasciando la moglie a occuparsi dei quattro figli.
“La più grande disgrazia della mia vita”: avrà da dire Karen, per raccontare della scomparsa del padre morto suicida.
La madre di Karen, appartenente ad una congregazione religiosa, cresce i figli secondo principi rigidi, tanto che la figlia la definisce come “priva del gusto del divertirsi”. Tuttavia, fra le due il rapporto è buono, diventando anch’essa un riferimento importante per la scrittrice che trova in lei un’ideale compagna di studi. Che ne sollecita la creatività e la spinge a proseguire nel suo processo creativo.
La madre, inoltre, favorisce il suo talento anche in campo pittorico, con la partecipazione della figlia presso l’Accademia di belle arti di Copenaghen, dove ha occasione di studiare le leggi della prospettiva che tanto interessano la giovane. Sarà sempre la madre a finanziare l’avventura africana di Karen, spartiacque fra un prima e un dopo.
Innamorata, ma non corrisposta, del barone Hans Blixen-Finecke, suo cugino, Karen ne sposa il fratello gemello, acquisendo con il matrimonio il titolo di baronessa.
In procinto di partire per l’Africa insieme al novello marito nel 1913, Karen accarezza molti progetti da realizzare in quel continente su cui da sempre ha fantasticato.
D’altra parte, che Karen sia un’amante degli spazi sconfinati, abituata a vivere a stretto contatto con la natura in nome del principio di libertà che il padre le ha comunicato, è cosa nota.
Intrapreso il viaggio verso il Kenya, che sarà un viaggio emotivo, oltre che geografico, i due raggiungono i pressi di Nairobi e acquistano una piantagione di caffè, con l’intenzione di dare pienezza alle loro esistenze in quel luogo che già sentono di amare.
Dedicandosi alla piantagione con energia realizzano un’esperienza di vita straordinaria, che in seguito Karen metterà su carta nel romanzo La mia Africa, racconto senza tempo, diventato in seguito un classico fra i classici.
Pubblicato per la prima volta nel 1937, il libro è stato fonte di ispirazione per una trasposizione cinematografica di successo, apprezzata dal pubblico e dalla critica non solo per l’intensità evocativa della narrazione, ma anche per l’eccellente fotografia che descrive uno straordinario contesto naturale.
In Africa, purtroppo, le cose non vanno come la scrittrice aveva previsto: a interrompere l’apparente idillio della coppia e a gravare su Karen è l’arrivo di una grave malattia, che per tutta la vita incomberà su di lei. Che il marito le sia infedele e ami accompagnarsi con altre donne non è per lei una novità; ed avrà modo di scoprirlo nel peggiore dei modi quando i medici le diagnosticano la sifilide, malattia venerea che le ha trasmesso Bohr. All’epoca le cure per debellare tale patologia non erano così avanzate come in tempi più recenti, e il suo fisico rimarrà per sempre minato dal grave malanno.
Con il drammatico episodio, l’unione ovviamente subisce un tracollo; tuttavia, Karen non vuole allontanarsi da Bohr, che invece abbandonerà Karen.
Costretta a gestire la piantagione in prima persona, con il solo aiuto degli indigeni a suo servizio, con cui nel frattempo ha stabilito un sincero legame affettivo, la donna sente il peso delle responsabilità. Prosegue comunque, seppur fra mille difficoltà, e porta avanti l’impegno che ha preso con se stessa, oltre che con le persone impiegate presso di lei.
A dare un senso alla vita di Karen è un nuovo amore, che le compare nella figura di Denis Finch-Hatton, unico uomo che abbia davvero amato, con cui condivide pensieri ed emozioni, oltre che azioni. Quali partecipare ai safari, per esempio. Ma destino avverso sceglie per entrambi quando, in seguito a un guasto del suo velivolo, Denis muore in un incidente.
Mentre per Karen continuano ad essere pressanti le complicazioni economiche e le continue cure a cui deve sottoporsi. A quel punto non le resta altro che abbandonare la piantagione, ormai caduta in disgrazia, e dopo 17 anni trascorsi in quel territorio a cui ormai sente di appartenere deve alienarsi da esso.
A malincuore ritorna in Danimarca dove continuerà la sua attività di scrittrice, anche sotto diversi pseudonimi, ottenendo riconoscimenti importanti.
Seppur considerata una delle migliori scrittrici del secondo Novecento, la Blixen non riceverà mai il Nobel. Sarà l’occasione per Hemingway di affermare che sarebbe spettato alla scrittrice danese l’importante riconoscimento. Ma Karen, appagata delle parole del grande scrittore, nella quiete e nel raccoglimento di Rungsted sperimenta un genere letterario nel quale traspone il mito del racconto amalgamandolo a elementi autobiografici. Conferendo ai suoi racconti una sorta di universalità.
Seguiterà a scrivere, Karen Blixen, fino a quando nel 1962 abbandona per sempre questo mondo.
La prima prova letteraria, un racconto, della scrittrice danese è del 1907, che però passa inosservata. Seguono poi, il già citato romanzo La mia Africa, pubblicato nel 1937.
Notevoli per il contenuto sono le sue raccolte di racconti Sette storie gotiche, Racconti d’inverno a Capricci del destino, che insieme al romanzo I vendicatori angelici e Ombre sull’erba, costituiscono un’ampia produzione letteraria. A cui aggiungere altre e numerose sue opere, tutte di spessore interpretativo notevole. Tali, da essere considerata tra le più grandi scrittrici del secondo Novecento.
“In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altipiani del Ngong. A centocinquanta chilometri più a nord su quegli altipiani passava l’equatore…” ‒ La mia Africa
Written by Carolina Colombi
Info
Leggi una recensione de “La mia Africa”