“Le cinque donne” di Hallie Rubenhold: povertà, alcol e disperazione
Le vittime di Jack lo squartatore e le loro vite sono rimaste invischiate in una rete di supposizioni, pettegolezzi e ipotesi infondate.
Chi è appassionato di libri sui serial killer avrà letto diversi saggi su Jack lo squartatore. E come non farlo? Ancora oggi è famoso per essere uno dei pochi omicidi che ancora non hanno un volto.
Ma cosa sappiamo delle sue vittime?
Cinque prostitute, cinque sfortunate che, trovandosi per strada, hanno subito una morte orrenda.
Di loro ho visto persino le autopsie, ma mai ho saputo, in fondo in fondo, chi fossero veramente.
Ecco perché ho apprezzato questo saggio storico intitolato “Le cinque donne”, dove l’autrice ha fatto una ricerca immane sulla vita di queste povere vittime, famose non per se stesse, ma perché vittime di Jack.
In tutto il libro “Le cinque donne” l’assassino viene nominato pochissime volte, quasi non si sia voluto sporcare ulteriormente il ricordo di queste donne.
L’autrice Hallie Rubenhold ha inteso ridare dignità alle vittime di Jack, scoprendo che, quasi tutte loro, non erano prostitute (non che esserlo avrebbe significato meritarsi quella fine), ma che in epoca vittoriana, le donne che non avevano una vita agiata, fossero costrette a vivere di espedienti o per strada, o nelle work house, venivano definite allo stesso modo: prostitute.
“La società vittoriana associava la donna caduta con la donna traviata.”
Ecco il perché delle sue ricerche.
“Desidero seguire le tracce di cinque donne, soppesare le loro esperienze nel contesto del loro tempo e ripercorrere il loro cammino di luce e ombra.”
Così l’autrice comincia le sue ricerche, non soffermandosi solo sulle cinque sventurate, ma portando a galla una realtà di assoluta povertà, dissolutezza, “orrore indescrivibile in cui i poveri di quel quartiere si trovavano a vivere.”
Di come le donne valessero niente, anche all’interno della famiglia. Di come agli uomini fosse concesso tutto, mentre nascere femmina costituisse una via già precostituita verso i lavori più umili e il dover fare figli. Tanto che alcune madri, tra figli morti e sopravvissuti se ne trovavano anche una dozzina, aumentando così ulteriormente la povertà della famiglia stessa.
Le descrizioni della Rubenhold sono precise e sembra di esserci in quelle viuzze grigie, fra le case e gli odori e la foschia.
Incontriamo anche personaggi illustri, come Dickens, London e Brontë.
Vediamo i problemi della gente, che si lascia andare all’alcol, alla dissolutezza, alla stanchezza di chi riesce ad addormentarsi come un fagotto addosso a qualche muro.
Di tutte veniamo a conoscerne la storia, laddove la scrittrice non è sicura ce lo comunica con un forse, facendo sue supposizioni per colmare le lacune.
Ecco che, alla fine del saggio, conosciamo fin troppo bene la vita e le pene di queste cinque sfortunate, queste sorelle, perché tali si riesce a pensarle dopo un po’.
Polly e la possibilità che ebbe, da piccola, di studiare: “Risulta che Edward Walker credesse fermamente nell’istruzione, e Polly poté andare a scuola fino ai 15 anni.”
Annie, figlia di una cameriera e di un soldato arruolato nel secondo reggimento: “Annie trascorse l’infanzia tra Knights Bridge, con le ville dalle facciate ornate di stucchi eleganti, e Windsor, all’ombra della residenza reale.”
Elisabeth che rimase incinta mentre faceva la cameriera: “A prescindere dal fatto che il suo nome comparisse su quello che veniva chiamato “registro della vergogna”, per tutta la primavera Elisabeth continuò a qualificarsi come domestica e non come prostituta.”
Kate che dopo aver ricevuto un’istruzione rimane orfana e mandata dagli zii: “Per Kate, tutta sola sul treno diretto a Wolverhampton, il dicembre 1857 sancì la fine della sua infanzia.”
Infine Mary Jane, l’unica che probabilmente davvero praticò il mercimonio: “Le storie che raccontò su di sé contenevano un po’ di verità e un po’ di fantasia, ma nessuno è mai stato in grado di distinguere l’una dall’altra.”
Quindi ora sappiamo che Jack non fu un assassino di prostitute, ma di senzatetto.
Nelle ultime pagine tutta la lista delle note e dei libri consultati dall’autrice. Un libro nel libro dove scopriamo ancora molto altro del periodo storico.
Vi è anche l’elenco degli oggetti ritrovati insieme ai cadaveri: gli abiti, le scarpe, la biancheria intima quando presente, un pettine, un frammento di specchio…
© 2020 Neri Pozza Editore
ISBN 979-12-12-5502-011-0
Pag. 378
€ 14,50
Written by Miriam Ballerini
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