Voltairine de Cleyre: emblema anarchico del libero pensiero
“Che le donne si chiedano: perché sono schiava degli uomini? Perché dicono che il mio cervello non è pari al loro? Perché non ottengo la stessa paga?”

Nonostante gli anni trascorsi dalla sua morte (1912), il nome di Voltairine de Cleyre rimane un punto fermo nel lungo percorso intrapreso da alcune figure femminili per affermare i diritti delle donne.
“Voltairine de Cleyre è la più dotata e brillante donna anarchica che gli stati Uniti abbiano mai generato.” ‒ Emma Goldman
Scrittrice, pacifista e anarchica, Voltairine de Cleyre nasce a Leslie (Michigan) nel 1866. Il suo nome, Voltairine per l’appunto, assegnatole dal padre al momento della sua nascita, ha un’origine piuttosto curiosa. Si racconta infatti che l’uomo, tale Hector de Cleyre, artigiano immigrato dalla Francia, fosse un sostenitore delle teorie di Voltaire e principalmente delle sue idee anticlericali. Ed è proprio per omaggiare il grande pensatore, che de Cleyre dà a sua figlia l’eccentrico Voltairine, ‘battezzandola’ con la versione femminile dell’appellativo Voltaire.
Ma, curiosità a parte, una cosa è certa: l’anticonformismo, che accompagnerà Voltairine de Cleyre per tutta la vita, lo respira in famiglia. Sia per parte di padre come di madre.
Si racconta che il nonno materno di Voltairine fosse un militante aggregato alla Underground Railroad, organizzazione al di fuori della legge, che all’epoca incoraggiava gli schiavi a raggiungere clandestinamente il Canada. E proprio in nome del principio di libertà in cui crede, il nonno della scrittrice si batterà strenuamente per contribuire affinché fosse abolita la schiavitù.
“La nostra via sarà aspra e lunga, passeranno anni ed anni prima che la donna conquisterà quei diritti elementari di cui godono gli uomini. Il tempo non deve sgomentare: se i frutti del nostro lavoro non li godremo noi saranno le nostre figlie.” ‒ Anna Kuliscioff
Esempio di ribellione e determinazione fin da giovanissima, Voltairine dà prova di queste sue peculiarità nel momento in cui, in seguito alla separazione dei suoi genitori, nel 1880, viene iscritta presso un istituto religioso per completare gli studi. E lo fa fuggendo dall’istituto per tornare a nuoto presso la sua abitazione. Impresa alquanto temeraria, che le costa un rimprovero da parte del padre, che la rispedisce all’istituto. Può sembrare contradditorio che l’uomo, di accese idee anticlericali, avesse sistemato la figlia in una scuola amministrata dalle suore. Ma all’epoca, l’istruzione alle giovani, anche se nullatenenti, era offerta gratuitamente da alcuni ordini religiosi, come provvedere alle loro necessità materiali. Nella speranza, da parte delle suore, che una volta terminati gli studi, le allieve prendessero i voti e rimanessero in convento.
Ma, dopo aver concluso con successo gli studi, Voltairine è attratta dalle idee di Thoreau, pensatore e precursore dell’ambientalismo, che in quegli anni promulga concetti a cui la giovane aderisce. Seguendo poi i principi del movimento anarchico di genere.
Sorretta da una forte passione per la scrittura e votata all’insegnamento, per diffondere le proprie idee Voltairine sceglie la strada della didattica.
Ha soltanto 24 anni quando, davanti a un’ampia platea della Philadelphia’s Unity Congregation, tiene una conferenza in cui denuncia la schiavitù del sesso femminile. Suscitando enorme clamore per le sue idee altamente innovative.
Considerata una donna oltre gli schemi, e anarchica per scelta, nel corso della sua vita affronta questioni importanti che toccano da vicino l’universo femminile, focalizzandosi sui diritti delle lavoratrici, che avrebbero dovuto essere pari a quelli dei maschi.
In Voltairine è una l’idea prevalente sulle altre: secondo il suo pensiero l’origine dei soprusi subiti dalle donne si origina dal contratto matrimoniale, che le vede cedere ogni loro diritto al marito. Incluso, in primis, il possesso del loro corpo, oltre l’assoluto potere decisionale del coniuge sulla prole.
Considerato dalla scrittrice una forma di prostituzione, il concetto di matrimonio è inteso da lei come una vendita del corpo femminile in cambio del ‘mantenimento’. In pratica, un corrispettivo in cambio della cessione totale dei propri diritti. Mantenimento che però la donna avrebbe potuto procurarsi da sola. Se non fosse che l’indipendenza economica, da ottenersi con il lavoro, è vista come un tabù dalla società dell’epoca. E perciò ostacolata oltre misura.
Soltanto alcune donne, eccezionali, esempio di fermezza e di coraggio, supereranno le convenzioni sociali e il diffuso concetto di conformismo, rendendosi autonome per mezzo della loro professionalità; affrancandosi così da una condizione di sottomissione.
“Non voglio essere uccello di cattivo augurio ma credo fermamente che neppure una repubblica socialista semmai venisse, presto ci avrebbe reso quella giustizia che ci spetta.” ‒ Anna Kuliscioff
Onorabilità, altro concetto contestato da Voltairine, che priva le donne del loro ruolo di madri. Idea strettamente legata alla mortalità infantile che si sarebbe potuta debellare soltanto attraverso una maternità consapevole.
Altro principio cardine in cui crede la scrittrice è il concetto di cultura, inteso come mezzo di riscatto dai pregiudizi, e capace di emancipare l’essere umano dall’ignoranza. Idea questa, estesa non soltanto alle donne, ma anche agli uomini, che avrebbero potuto riscattarsi dalla sottomissione e dalle misere condizioni economiche in cui versavano, attraverso l’istruzione.
Dotata di grande ingenuità, Voltairine crede nell’uomo e nella sua natura benevola. A suo dire, l’uomo è schiavo del nascente capitalismo e vittima di una società repressiva, che rifiuta ogni forma di opposizione e qualsiasi atteggiamento libertario.
È un episodio a dare la misura della buonafede e della sua sensibilità, che la porta nel 1902 a subire un grave attentato da parte di un suo ex allievo, affetto da disturbi psichici gravi. Che lei perdona, evitandogli l’accusa di tentato omicidio; tuttavia, le conseguenze del gesto
danneggiano le sue condizioni fisiche, mai recuperate completamente.
La democrazia parlamentare, e nella fattispecie il diritto di voto, non rientrano fra le priorità ideologhe dell’anarchica che va oltre, oltre a questo tipo di rivendicazione. Aspirando a una rivoluzione femminista da realizzarsi in toto.
Convinta sostenitrice della non violenza, persuasa che il potere maschile di sua iniziativa mai avrebbe concesso alle donne alcuna forma di libertà, crede nell’unità del mondo femminile per fronteggiare il ‘nemico’ comune, che si presenta nella figura del maschio.
A suo parere la libertà va conquistata ad ogni costo, rivendicata, sempre con metodi non cruenti, ma con quella caparbietà decisionale, che a livello embrionale appartiene a tutte le donne. Seppur soffocata da una mentalità obsoleta che porta il mondo femminile a soggiacere al potere maschile.

La vita per Voltairine non è stata affatto facile; cagionevole di salute e in balia di gravi episodi depressivi, tenta il suicidio per ben due volte. Nonostante nel frattempo sia diventata madre, condizione che però non la allontana dal suo stato critico.
“La donna, avvenisse anche una rivoluzione economica, sarà sempre considerata dalla maggioranza degli uomini come ignorante, un cervello di paglia, che potrebbe essere un inciampo alla loro opera rinnovatrice e ci lascerebbero per un gran pezzo a sorvegliare la pentola e fare la calza.” ‒ Anna Kuliscioff
Dopo aver impiegato l’intera esistenza alla causa per i pari diritti, con concetti che negli anni a venire daranno risultati importanti contro la discriminazione femminile e con rivendicazioni che i movimenti femministi faranno proprie, Voltairine è un’accesa sostenitrice della rivoluzione messicana sulle tracce di Ricardo Flores Magon, giornalista e attivista anarchico.
Fino al 20 giugno 1912, giorno in cui si conclude la sua esistenza.
“Non esisterà alcuna società libera, giusta o equa, né nulla di vagamente simile, finché la donna verrà comprata, venduta, alloggiata, vestita e protetta come fosse una proprietà altrui. Noi risvegliate dalle prime luci del domani, noi che non siamo più prigioniere del torpido sonno di chi si accontenta, vogliamo mostrarvi le nostre sorelle esauste mentre si trascinano senza sosta, settimana dopo settimana, mese dopo mese, per anni interi, alzandosi presto ogni mattina per adempiere ogni giorno, tutto il giorno, ai loro estenuanti e meschini doveri, spesso rubando ore di sonno alla notte per quei compiti il cui valore non può essere calcolato, perché è uguale a zero.” ‒ Voltairine de Cleyre, da “Le porte della libertà”, 1891
Written by Carolina Colombi