“Poesie” di Paul Verlaine: un inno alla libertà?
Non posso esimermi dal farlo, perciò, sia per quell’interesse che mai cessa di crescere per (quasi) ogni autore, fatta eccezione per quel assai poco amato e ruffianesco Imenottero, leggo avidamente l’Introduzione a Verlaine di Giacinto Spagnoletti, insigne studioso che oggi sarebbe ultracentenario e che fu, come leggo su Zia Wiki, anche poeta, nonché romanziere, oltre che storico della letteratura. Di quell’ex-agerata mareggiata d’informazioni che egli dona al lettore, provo a cogliere alcuni, essenziali, ragionamenti.

Paul Verlaine non era un ingenuo, ma un acuto osservatore del mondo a lui esterno, che era capace di far rivivere in “rêverie”: “Quasi sempre si tratta di un sogno domestico, familiare, che riproduce le movenze di una visione interiore, allentate le maglie della coscienza del reale, a metà strada fra la concretezza e l’inconcretezza.” – poesie, il mondo è in tal modo re-inventato e ri-proposto liricamente: in “una rêverie morbida, palpitante..”: e quella neonata è ben viva, piange e fa pipi addosso alla levatrice, come tutti i bebè che si rispettano. E la stessa mingente fine la “fanno i commenti eruditi” – che vengono riciclati con un’ironia non scevra però di rispetto: non un “semplice prelievo di tessere altrui” – bensì un loro utilizzo ai nuovi fini propri (e così sto facendo ora io con la dotta disamina effettuata da Giacinto).
“… il linguaggio poetico, istintivamente e decisamente restituito suoi ritmi primitivi, si riassume in un puro gesto: pianto, sospiro, grido, carezza canto.” – tanti, innumerevoli actes gratuits direbbe André Gide. Senza pagare dazio, mi pare ovvio, perché “Tutta la poesia è un inno alla libertà, all’indipendenza…”.
Però non so bene che intenda dire Giacinto con questo: “… al piacere di essere soli contro tutti a disputare la grazia dell’universo…” – ognuno di noi è parte di essa, almeno per me è così. Anche per Arthur Rimbaud, “l’amico” – che “resterà sempre vivo, simbolo di un amore che costituisce un trionfo inaudito sulla comune mediocrità dei mortali.”
Nella Nota del traduttore di Renato Minore scopro che la traduzione del Nostro “presenta una doppia e pressoché insuperabile difficoltà” – entrambe legate a questa femmina misterica e duplice, che è la lingua, e che quando è maschile si dice idioma: ma sempre inaffidabile è.
Da Poèmes Saturniens ‒ Poemi Saturnini
Ehi, tenue e tenace amico di Arthur, mio amico, Paul Verlaine, quanto mi diranno e mi daranno le tue Poesie, che già non mi donarono fin troppi decenni fa?
A iniziare con la tua poesia d’esordio, che s’affaccia con Les Sages d’autrefois… – Gli antichi Saggi… – che, come te ora, “… valaient ien ceux-ci, – … validi quanto gli attuali – e fra loro ora ci sei tu, forse anche il vostro padre comune, Charles Baudelaire, e il tuo consanguineo, quell’Arthur… – Crurent, et c’est un point ancor mal éclairci, – credettero – ed è un punto ancora poco chiaro – Lire au ciel les bombeurs ainsi que les desastres, – di leggere in cielo le fortune e le disgrazie – che compongono in modo sempiterno la poesia, che è misteriosamente covata nell’alveo umano.
“Melancholia: Aujourd’hui, plus calme et non moins ardent” – Oggi, più calmo ma non meno ardente, – che è come dire più bianco e non meno candido, almeno a seguirne gli etimi…
Souvenir, souvenir, que me veux-tu… – ricordo, ricordo, cosa vuoi da me?… – ritornare per un attimo eterno a vivacchiare insieme a te, e a me.
“Chassé d’Eden n’est qu’une églogue au prix du mien!” – cacciato dall’Eden in confronto al mio! – mentre quell’egloga, dalle mie bande, s’è cacciata un paio di versi più su: “E non è che un’egloga.
Je ris de l’Art, je ris de l’Homme aussi, des chants, – Rido dell’arte e rido anche dell’uomo, dei canti” – piànşer fa trî e réder fa trî – il risultato non muta insieme al nostro umore.
“L’amour, je voudrais bien qu’on ne m’en parlât pluas.” – …l’amore,/ oh come vorrei chee non s ene parlasse più! – e di che vuoi parlare, dell’onanismo? In effetti, ci si illude e ci si stanca di meno…
“Lasse de vivre, ayant peur de mourir…” – Stanca di vivere, ma tutta timorosa di morire, – a ognuno le sue mansioni, a essa spettano i nostri immani patimenti e le nostre minuscole gioie.
“Eaux-forts – Acqueforti: Au loin, un matou frileux et discret/ Miaulait d’étrange et grêle facon.” – Lontano, un micio freddoloso e discreto/miagolava con grazia strana e labile.
Sei tu, mio ritrovato amico? Ti lessi tantissimo tempo fa e ora t’ho ritrovato su uno scaffale perduto, che parevi assopito nel tuo lontano e vicino paese, come da sempre giudicata la Francia da noi italioti.
“Sous l’œil clignotant des bleus becs de gaz” – sotto l’occhio ammiccante degli azzurri a gas – anche a me piace riprodurre per scherzo quel che credo nell’imo dell’anima: le cose hanno occhi, naso, orecchie e gola, e forse anche le mani.
“Sans bride, ni mors, ni rêne,/ Ni hop! ni cravache…” – senza briglia, né norso, né redini,/senza hop! né frustino… – senza alcunché che rallenti, mentre si scrive, che resta poi l’intera vita per censurarsi.
Un verso che amo è quel marinesco “Formidablement” – formidabilmente – e non conta il numero delle sillabe, perché sempre formidabilmente esso appare.
“Paysages tristes” – Paesaggi tristi – “a Catulle Mendès: Une aube affaiblie/ Verse par le champs/ La Mélamcolie/ Des soleils couchants” – Un’alba stremata/spande nei campi/la malinconia/del sole che tramonta – lo stesso sole? O tanti gemellini, separati in quell’alba e fra loro ignoti?
“Comme dans un rayon de soleil des atoms/ Et s’évaporant à l’instant” – come gli atomi in un raggio di sole,/ e si dileguano all’istante – che non esiste, fra due nulla essenti, o chissà…
La V. Chanson d’Automne – Canzone d’Autunno pare che l’abbia scritta un tuo postero di nome Giuseppe e di cognome Ungaretti: “Et je m’en vais/ A vent mavais/ Qui m’emporte/ Deça, delà,/ Pareil à la/ Feuille morte.” – e mi trascino/ bel vento maligno/ che mi sbalza/ di qua e di là/ come la foglia/ morta! – les feuilles mortes se ramassent à la pelle, dirà il tuo allievo Jacques Prevert, cadono a mucchi le tue foglie, rinsecchite e morte.
“Les chat-huants s’éveillent…” – si alzano, ma chi, i gufi o i gatti fischianti? Non c’è dato sapere, ma ugualmente sopravvivremo!
Caprices – Capricci – a Henry Winter: tradurre le poesie, che incubo deve essere e che ammirazione che provo per chi fa ‘sto mestieraccio! Rêve mi-pourri diventa il mio sogno quasi smorto; d’eau tiède si trasforma in acqua di rosa; casser le nez in s’infrange; jupons in gonne; raseurs de muraille in scalatori di balconi!, con annesso punto esclamativo; charmille in sentiero; cruelle et câline in tenera e crudele; ma Gouge! in Sgualdrina mia! – e qui qualche dubbio mi rimane. Io ammiro tutti i traduttori delle poesie, specie quelle dei francesi dell’800, e non li invidio per nulla! E non saprei mai biasimarli.
Intanto Une grande dame – Una gran dama: è “Belle ‘à damner les Saints…” Una grande dama è bella da dannare i santi… Al poeta non resta che decidersi se “… l’adoreur à genoux” oppure se “… lui cravacher la face, à cette femme!” – se … bisogna adorarla in ginocchio (e saltare un verso, come accade anche nel testo originale), oppure frustarla in viso, questa femmina! Occhio, Paul, che i tempi stan mutando!
“Il est grave: il est maire et père de famille.” – È serissimo: è padre di famiglia – e non mère!
Serenade – Serenata: “… cette chanson/ Cruelle et câline” – … questa canzone/tenera e crudele. – Mon ange! – ma Gouge! – Angelo mio! – Sgualdrina mia! – “… cette chanson/ Cruelle et câline” – … questa canzone/tenera e crudele.
Fêtes Galantes ‒ Feste Galanti: tante suggestioni colgo nella sapida introduzione a questa raccolta.
Ma si prega di far silenzio che ora sta parlando Victor Hugo, col suo “solito commento enfatico”, premesso che per lui Verlaine è “… uno dei primi, uno dei più affascinanti componenti la nuova, sacra legione di poeti ai quali io, vecchio pensatore solitario, mando il mio ammirato saluto”. Non è finita qui, in quanto: “… conclude: ‘Quanta delicatezza e quanta bravura in questo bel volumetto… Les coquillage! E quest’ultimo verso, autentico gioiello!’”.
Facendo un discorso più banale e pratico, di Verlaine amo il passare senza ritegno dal verso corto a quello più espanso: “Il verso, orizzontalmente, segue l’umore di questa lievissima trama di sentimenti superficiali, di emozioni rapide, indi ‘piacevolezze’ cromatiche e sonore.”: se un creatore non è affetto da un immotivato desiderio di libertà, può pure dimettersi… e darsi al suo bel tempo.
Verlaine è il cantore di quella inclìta signorina, “la vanità” – in quella “cornice di frizzante e inautentica mondanità – libertà, libertà, in primis il poeta l’ha da pruvà!
“Verlaine agita paurosi fantocci, dolorose maschere, piccole infamie…” – non meno penosi, ma più vispi degli Hollow Men di cui cianciava il serioso Thomas Stearns Eliot: “Gente senza nome e senza volto danza senza gioia, sfiorata, forse, da un destino sconosciuto, ma non per questo meno terrificante.”: e quest’ultima concione la dobbiamo a Mario Paci.
In La faune, bouligrins – diventa in italiano: parterres. In À Clymène, leggo: “Mystique barcarolles,/ Romances sans paroles,” – Mistiche barcarole,/ romanze senza parole, – fermati e raccogli subito il verso!, che ti servirà quanto prima.
In Lettre – Lettera: “Si bien qu’enfin, mon corps faisant place à mon â mon âme,” – Sicchè infine, cedendo il corpo all’anima, – né ci si perde, né ci si guadagna, ma si muta sembianza: il solito e frenetico alternarsi fra massa/energia, fra Śiva e Visnù, fra Yin e Yang.
“Le rare est e bob. Donc mourons/ Comme dans les Décamérons.” – Il raro è bello. Dunaue moriamo/come nel Decamerone – in un trimestre o poco più.
“L’amour par terre” – L’amore per terra e “En sourdine” – In sordina – son sorelle sì poco somiglianti, ma consanguinee come poche. Una larga, ventosa e vetusta, l’altra quieta, magretta e venusta.
“Colloque sentimental” – Colloquio sentimentale – “Dans le vieux parc solitaire et glacé,/ Deux formes ont tout à l’heure passé.” – Nel vecchio parco solitario e gelido/due figure sono passate poco fa.: l’attimo fuggente che una volta dileguato, diventa quel che mai più esisterà.
“L’espoir a fui, vaincu, vers le ciel noir.” – La speranza, vinta, se n’è andata verso un plumbeo cielo. – a poco a poco, o precitevolissemevolmente?
“Tels ils marchaient dans le aoines folles,/ Et la nuit seule entendit leurs paroles.” – Così andavano tra le avene fatue;/ soltanto la notte udì quelle parole: la vanità, pur folle, può contenere infinite, seppur tediose, verità. E l’ultimo che esce, spenga dentro di sé il calme clair de lune, il calmo chiaro di luna!
La Bonne Chanson – La Buona Canzone – dedicata a ma bien-aimée (alla mia adorata)
Mathilde Mauté de Fleurville
Poiché un po’ maudit lo sono (e chi non lo è, anche tu, mio dolce Gino, anche tu, mio calmo Onorio), fin dalla prima infanzia, anch’io, ecco, sotto forma di canzoncina un detto popolare delle mie bande: “l amòur l ē cme al caghèt/ chi a n la pròuva a n la crèd” – ogni tentativo di traduzione assassinerebbe l’urgenza del verso. Le tradizioni sono tutte, irrimediabilmente dei premeditati tradimenti, concepiti senz’altro per amore, in senso lato: per il poeta da tradurre nella tua lingua, per la tua e la sua lingua, per le regole metriche e non della poesia, principalmente.
Leggendo Les fleurs du mal di Charles Baudelaire ho tanto disprezzato, odiato, vituperato e infine ammirato e quasi adorato il suo traduttore Luigi De Nardis, che ha mutato la metrica, non rispettato la rima, abolito le quartine, eppure io capisco che non poteva esimersi dal farlo e che, se non l’avesse fatto, avrebbe compiuto una violenza su se stesso e sulla sua visione dell’Autre. Che il dio dei traduttori-tramandatori-traditori sia seco!
“Un chemin de gazon que bordent de vieux aunes.” – un erboso sentiero costeggiato da vecchi ontani. – in francese ontani si dice aulnes, mentre aunes sono delle misure di lunghezze (1,18 metri), soppresse nel 1840, così racconta il sapido zio Google. Anche per un mio solidale francofono si tratta di ontani. Dove s’è cacciata ormai la verità?
“Qu’un oiseau-mouche n’y tiendrait,” – che non vi starebbe un uccellino, – in italiano uccello-mosca è il colibrì.
“Sans fausse note et sans fadaise,” – senza una nota falsa o futile – senza insensatezza, tradurrebbe uno scaltro impiegato parastatale.
“L’esprit sans fiel de son babil charmant,” – lo spirito senza livori del suo bel cinguettio – e balbettio affascinante sarebbe la più pedestre delle traduzioni.
“Tourne ton regard que noie/ L’aurore dans son azur;” – volgi il tuo sguardo sommerso/nell’azzurro dell’aurora – annegato sarebbe, più precisamente. E l’aurora nel suo azzurro.
“Ma mie, endormie ancor…” – l’amica mia che dorme ancora… – mie è la mollica, nonché l’amata amica.
“Que l’astre irise…” – e che l’astro ìrida. – iridescente!, poiché: C’est l’here esquise – È l’ora squisita. – come la tua luminosa poesia, Paul!
“Tout ce que contient la parole/ Humaine de grâce et d’amour;” – tutto ciò che racchiude la parola/ umana in grazia ed amore; – è un Kósmos indefinito e indefinibile, per quel suo misterioso e mai silente fato! È un continuo gorgoglio quello in cui si esiste… ed è un Kàos dove è doveroso precipitare.
“Oh! l’absence! le moins clément de tous le maux!” – Oh, l’assenza! il meno clemente d’ogni male! – che più ci agita, ch’è più acuto del più rigido tormento.
“J’ai lu les paroels amères” – Ho taciuto le parole amare – letto mentalmente?
“Va, chanson, à tire-d’aile” – Va canzone, vola rapida – a tiro d’ala!
“Tandis que courait toujours l’entretien” – mentre il discorso continuava a svolgersi. – solo incontrandosi, ci si intrattiene discorrendo.
“Or, hier je suis parti plein d’ivresse” – Oh! Non può essere vero? Non è vero che no? – così oggi come ieri.
“Tant votre image, à jamais chère” – a tal punto la vostra sempre cara immagine – e più sono con te e più il tempo si dilata e si restringe!
“Et fécond en peines sans nombre,/ Qu’à travers un immense espoir,” – dovesse l’avvenire essere tetro/ e fecondo di pene innumerevoli – è sempre miracolosamente vivo e assurdamente esistente!
“Leur brȗle-guele au nez des agents de police,” – le loro corte pipe sotto il naso dei poliziotti – e dei minuziosi occhi dei traduttori!
“Peu soucieux qu’on nous ignore ou qu’on nous voie.” – senza badare che ci ignorino o ci vedano. – solo un pochetto, dai…
“De ceux qui s’aiment sans mélanges, n’est-ce pas?” – di chi s’ama assolutamente: non è vero? – in un tutt’uno, ormai indissolubile, indistinguibile.
“Il faut que le cœur le plus troiste cède/ À l’immense joie éparse dans l’air.” – Bisogna che il cuore più triste/all’immensa gioia ch’è sparsa nell’aria. – in un continuo scambio di energia e di massa, così giurava Albert Einstein.
L’amore è la stagione più fresca e volatile: “J’ai depuis un an le printemps dans l’âme/ Et le vert retour du doux florèal,” – Ho da un anno nell’anima la primavera,/ il verde ritorno del dolce floreale – e per questo, mio Paul, aspetta con la fiducia di chi sa che ci si può sempre augurare “Que vienne l’été! que viennent encore/ L’automne et l’hiver! Et chaque saison/ me sera charmante…” – Venga l’estate! Vengano ancora/autunno ed inverno! Per me ogni stagione/sarà splendida… – perché ci sei tu, “… ô Toi que décore/ Cette fantaisie et cette raison!” – … o tu che illumini/ questa ragione e questa fantasia!
Sai che osa amo, Paul, delle tue Romances sans paroles ‒ Romanze senza parole? Le poesie raccolte in Arieettes oubliées – Ariette domenticate, in Paysages belges – Paesaggi belgi e anche in Aquarelles – Acquerelli. Parole che esistono svolazzando, in quel loro librarsi su e giù, con musicale insistenza. Tu non sei Charles Baudelaire (anche se inneggi al tuo Spleen), tu non sei Arthur Rimbaud, lo Sposo Infernale, ma tu non sei nemmeno una Vergine Folle: tu sei l’armonico e aereo Paul Verlaine!
Da Sagesse ‒ Saggezza
Tanto bello e tanto saggio pare il poeta mio, quando altrui saluta! “Or je restais tremblant, ivre, incrédule un peu,/ Comme un homme qui voit des visions de Dieu”: Sul momento, restavo tremante, stordito, un poco incredulo/come un uomo che abbia visioni di Dio. – è l’effetto che si prova quando non si capisce quel che pareva semplice prima che accadesse: la poesia, l’amore, la santità…
“Bien, de n’être pas dupe en ce monde d’une heure,/ Mais pour ne l’être pas durant l’éternité,/ Ce qu’il faut à tout prix qui règne et qui demeure,/ Ce n’est pas la méchanceté, c’est la bonté.” – È bene non esser creduloni in questo mondo effimero, ma per non esserlo in eternità/ciò che deve ad ogni costo regnare e restare/non è la cattiveria, è la bontà. – Non crediamo dunque che sia effimero, a che sia retto in modo sempiterno da una via infinita. Un proverbio materno diceva che muoiono anche i cattivi, gli im-mondi. Illusioni che fa sempre piacere sentire… Talvolta però s’ex-agera…
“Imbécile! et niant le soleil qui t’aveugle!” – stolto, che neghi il sole che t’abbaglia! – e che non ti consente più d’errare libero.
Dopo di cui sarai “Seul, entre les débris honnis de ton désastre,” – Solo, tra le disonorate macerie del disastro, – “Seul, l’Orgueil est vivant, il danse das tes yeux,” – solo l’orgoglio è vivo, sanza nei tuoi occhi, – con l’iniziale che varia a ogni istante, anche lui solo alla fine.
“Vaisseau désemparé dont l’équipage crie/ Avec des voix funèbres,” – vascello alla deriva, il cui equipaggio/grida con voci funebri,
C’aiuterà, ci salverà la poesia? Forse sì… per cui: “Ècoutez la chanson bien douce/ Qui ne pleure que pour vous plaire.” – Ascoltate la dolcissima canzone/che piange solo per piacervi.
Alla ricerca del nonsenso perduto: “… la dernière blessure,/ Celle dont la douleur plus esquise m’assure/ D’une mort désirable en un jour consolé.” – l’ultima ferita,/ quella il cui dolore più squisito m’assicura/ una morte desiderata in un giorno consolato.
“Le ciel est, par-dessus le toit,/ Si bleu, si calme!” – Il cielo, al di sopra del tetto/è così azzurro, così calmo! – così amorevole, così bramoso di divorarci!
“Mon esprit amer/ D’une aile inquiète et folle vole sur la mer.” – il mio spirito amaro/vola sul mare con ala inquieta e folle – perché ancora viva…
“D’une aile d’effroi” – con ala spaventata – perché è ancor viva, è ancor viva…
“Mon esprit amer/ D’une aile inquiète et folle vole sur la mer.” – il mio spirito amaro/vola sul mare con ala inquieta e folle – repetita…
“D’une aile d’effroi” – con ala spaventata – iuvant…
“D’une douleur on veut croire orpheline” – d’un dolore (lo diresti orfano) – della sua dolente ragion d’essere.
“D’une agonie on veut croire câline” – in agonia (la diresti dolce) – perché preannuncia il Nonsoche?
“D’une souffle tiède juste assez” – con un soffio appena tiepido, quanto basta – per sentire che il polso ancora pulsantemente pulsa! (tradire è tradurre, trahir c’est traduire, betraying is translating, by human necessity).
Alla fine, “Dans cette solitude où s’écœure le cœur!” – in questa solitudine che fa nausea al cuore – che si s-cuora!
“Ton âme flue en rêves fous.” – la tua anima si stempera in sogni folli. – che di sovente torneranno, stanne pur certo!
“Sous le soleil, traqnuille auteur des moissons mȗres,/ Et qui travaille encore, imperturbablement,/ À gonfler, à sucrer – là-bas! – les grappes sȗres.” – sotto il sole, tranquillo autore delle mature messi,/che ancora lavora, imperturbabile,/a gonfiare, ad addolcire – laggiù – e i grappoli acerbi. – e lievemente aciduli.
Da Jadis et Naguère – Una volta e poco fa – da Amour – Amore – da Parallèlement – Parallelamente
“Vides et clairs ainsi que des miroir sans tain,/ Ses yeux ne vivent pas dans son masque d’argile.” – vuoti e chiari come uno specchio senza amalgama/i suoi occhi non vivono nella maschera d’argilla. – che è la più tenera delle illusioni… che esista qualcosa che non si tinge di qualcos’altro, che sia ab omni contagione purus – ogni maschera d’argilla, ogni persona, sempre ne cela mille altre.
“Ils luisent bleus parmi le fard et les onguents,/ Cependant que la tête et le buste, élengas,/ Se balancent sur l’arc paradoxal des jambes.” – Brillano azzurri tra belletto e unguenti,/mentre con eleganza testa e busto,/si dondolano sull’arco paradosdsale delle gambe. Come amo, Paul, la tua simbolica e per nulla silente gestualità!
“Oh! la nuance seule fiance/ Le rêve au rêve et la flȗte au cor!” – Oh, solo essa accoppia il sogno/al sogno e il flauto al corno! Come sei hypocrite auteur, – mon semblable, – mon frère! Poi, finalmente, confessi: “Et tout le reste est littérature.” – E tutto il resto è letteratura – la nostra sempre amata con-sanguinea…
“Le bonheur qui s’enfuit et l’amour qui s’épuise” – la felicità che fugge e l’amore che si consuma, – e che, nel farlo, conduce alla nostra rinascita.
“… sur l’humble lit…/ …et qui lit:” …sull’umile letto/… e legga – sei il solito funambolo verbale!
“Qu’on vive, ô quelle délicate marveille,/ Tant notre appareil est un fleur qui plie!” – tanto il nostro apparato è un fiore che piega! – verso l’umido imo e poi su, dritto verso il cielo!
“Chantez, pleurez! Chassez la mémoire/ Et chassez l’âme, et jusqu’aux ténèbres/ Magnétisez nos pauvres vertébres.” – Cantate, piangete. Cacciate la memoria/e cacciate l’anima e fino alle tenebre/magnetizzate le nostre povere vertebre. – di noi anime invertebrate!
“… ainsi se joue,/ …qui nous crispe la joue” – … si fa gioco così/ …che c’increspa la guancia,
“D’un sourire non sans franchise ou sans fraîcheur,” – con un sorriso ugualmente disinvolto e disponibile – che c’inganna con tutta la sua schiettezza…
“Voici le Lévrier fatal,/ Ma Mort. – Ah! la bête et la brute!” – ecco il fatale levriero,/ la morte. Ah, che spietata bestia! – anche se è ridotto in forma minuscola!
“… Le fleurs des gens!” – … i fiori della gente! – e anche dei gènes, dei geni, come te, Arthur, Stephane e l’avolo Charles!
“… Et la bonté/ Du paysage au cœur disait: Meurs pu demeure!” – E la bontà/ del paesaggio accennava al cuore: Muori o rimani! – o entrambe le sorti… per sempre…
“Mais plus court qu’il n’est dans le pastel,/ Mais plus vivante que dans le pastel,” – ma più corto di quanto non sia nel pastello,/ ma più vivo di quanto non sia nel pastello, – la cui tinta segue la sua luce.
“Ta lèvre et son ombre de moustache/ Fut rouge moins qu’en cette peinute/ Où tu n’as du tout de moustache,/ Mais c’est ta souriance si pure.” – Il tuo labbro e l’ombra dei baffi/fu meno rossa di quanto appaia nel pastello;/lì tu non hai niente per i baffi, ma c’è il tuo sorriso così puro. – anima baffuta che è sempre piaciuta!
“… parmi tout, joissance et transe!” – … tra tutto, godimento e ansia! – che dura appena un’eternità…
“… mort à moitié.” – morto a metà. – con la consorella che gli sorride…
“De ta vie en propos confus.” – della tua vita in confusi balbettii.
Mi fai venire tanta arsura, fratello, quando dici: “La bière est blanche eu’illumine” – la bara è bianca e illuminata
“Qui te voit souvent/ Et mort et vivant” – che spesso ti vede/e morto e vivo – tutti noi siamo degli spettri a metà.
“O mes morts penchés sur mon cœur,” – oh morti miei riversati sul mio cuore, – che farò ripiombare verso il blu cielo!
“Pour qui ces vers mélanoliques,” – a cui dedico questi versi melanconici. – e verminosi.
“Car plus rien dur terre qu’exil” – Nient’altro ch’esilio sulla terra! – dove però non si sta tanto male!
“Tapisserie usée et surannée,” – tappezzeria usata ed antiquata, – e perciò così nobile!
“… et l’autre blonde/… de vieille blonde” – …l’altra bionda/…di antica trina – che da sempre ignora la propria età…
“… de rose brille,/ Laissez-moi, parmi l’herbe claire/ Boire les gouttes de rosée/ Dont la fleur tendre est arrosée,” – dove brilla il bocciolo di rosa,/lasciami nella chiara erba/ bere le gocce di rugiada/ che bagnano il tenero fiore, – che in me germoglierà…
“Presque nue et non nue/ À travers une nue” – Quasi nuda, ma non nuda,/ attraverso una nuvola
“Le seins roides sous la chemise/ …/ À tes sens partout et longtemps,” – I seni eretti sotto la camicia,/…/i tuoi sensi da ogni parte e per lungo tempo,

Sappiate tutti quanti, amici cari!, che mai vi pentirete “De ces péchés qu’on fol s’en sèvre!” – dai cui peccati solo un folle è alieno! Alcuni versi, che non cito per indolenza, accennano all’umana problematica: Eros e Thanatos.
“Je suis ton vaincu, tu m’as tien:” – sono io, il tuo vinto; tu mi possiedi,
Ma perché, mi hermano, per te è Dame souris trotte, – e per il tuo traduttore è: Trotta la signora Topo – quale autorità umana decide le maiuscole? Come amo il tuo verso: “Rien faire est doux.” – è dolce il far niente! – e te lo conferma un quieto e fin troppo ipercinetico!
“… de la lune/…nocturne/ … son urne/ … l’une après l’une.” – …di luna/…notturna/…la sua urna/…l’una dopo l’altra. – giorno dopo notte, e notte dopo giorno.
“Or, moi, je pardonne à ce mensonge-là/ En faveur en somme du plaisir/ Très banal drôlement qu’un loisir/ Douloreux un peu m’inocula.” – Perdono a quella menzogna/ a favore, insomma, del piacere,/ assai banale che astutamente un riposo/ doloroso mi ha un po’ inoculato. – recando in sé il germe della pur vana immortalità. Un’ultima domanda: “Pardonnâtes-vous aux femelles?” – Alle femmine avete perdonato? – se così fosse, finirei per s-cordarle! Non sia mai! Da pagina 304 in poi hai davvero scritto le tue poesie meno sublimi, così meravigliose che solo tu potevi crearle: À la manière de Paul Verlaine – Alla maniera di Paul Verlaine – ché, perché un illusorio tempo ci fu, lo sarà per sempre, me lo garantisce il tuo analogo anglofono, John Keats: “Une cose de Verlaine est une joie pour toujours!”
Written by Stefano Pioli
Bibliografia
Paul Verlaine, Poesie, Newton Compton Editori, 1974