“Il cattivo” di Salvatore Patriarca: il male ordina il reale?

Non è quasi mai banale leggere un saggio: lo è sempre.

Il cattivo di Salvatore Patriarca
Il cattivo di Salvatore Patriarca

Il cattivo di Salvatore Patriarca, autore di Elogio della banalità non può sfuggire alla norma. Vorrei spezzare un pennino per diffondere alla gentile utenza un ordinario pensiero, che più banale non si può: ogni saggio è un’opera di narrativa, al pari di un romanzo, di una favola o di una raccolta di racconti.

Anche L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre? Anche Essere e tempo di Martin Heidegger? Certo. Il loro essere è un esistere, qui e ora, in uno spazio-tempo che varia a seconda del lettore che lo ha, incidentalmente, in mano.

Salvatore Patriarca pare uno scrittore difficile, ma non lo è. Certo, alcuni suoi termini sono un po’ arcani, anche se il più delle volte essi sono come i cognomi di gente che si è frequentato qualche decennio prima e che ora sfuggono dalla memoria. Quando poi vengono in mente, uno dice: ah sì, è vero!

Chi non conosce il significato di “teorie narratologiche”, di “anamorfica”, di “deuteragonista”, di “assiologia”, di “endiadi” scagli la prima interiezione!

Essendo giunto al termine della lettura del saggio-fiction Il cattivo, “assiologia” fa ormai parte del mio vissuto non meno di un vecchio compagno d’armi e di liceo che non vedo per anni e che, quando lo incontro, mi desta ogni volta una certa emozione. Chiamalo, se vuoi, Gino Ruozzi. Anch’egli è, nel suo imo, un tipo fortemente “assiologico”.

L’assiologia e il sottoscritto sono ora diventati solidali e correlati, come quelle due particelle che, venute casualmente a contato, rimarranno per sempre entangled (e con spin opposto).

“Il male è come un principio altro, che esiste, che ordina, che dà forma al reale.” – ha un’origine non diversa, è una mia similitudine, dal big bang, da cui, si dice (senz’alcuna certezza), che sia sorto ‘sto Kósmos.

Il male è fattivo? Dà forma o sostanza? Ammesso che vi sia differenza tra i due concetti filosofici e che non siano entrambi illusori.

“… è il suo essere principio, ordine negativo inerente al reale”: Kósmos significa Ordine.

“Il male è parte dell’essere, tratto essenziale che permette l’articolazione della grande catena ontologica.” – la conoscenza avviene per gradini, per pioli (autoreferenziali, nel mio caso), essendo, almeno apparentemente, il Kósmos di natura discontinua e graduale (si pensi ai diversi livelli orbitali in cui fluttuano gli elettroni).

“Cattivo è chi ha l’essenza del male al proprio interno, come tratto costitutivo del proprio singolo essere.” – il che mi rimembra il concetto del peccato originale, connaturato agli umani, così com’è scritto nelle Scritture.

Chi Le ha create? Un Dio o un uomo? Chissà.

“Il male è lì, quella cosa là, espressione di quel (dis)ordine, manifestazione di quel principio.”iperdensa singolarità o assai dispersa entropia?

C’è chi immagina chela concrezione attuativa rappresentata dal cattivo, sia la manifestazione di un principio anteriore e definitorio.” – slegato dallo spazio-tempo, immagino. A cos’altro sarà collegato? Si tratta di una teoria esistenzialmente falsificabile o di natura essenzialmente religiosa?

Quando è nata: prima dell’uomo, o prima del Kósmos? O insieme all’uomo, pochissime migliaia di anni fa? Un miliardo di battiti d’ali fa?

“Se in ottica metafisica la vettorialità procedeva in senso progressivo (dal principio scaturisce la concrezione), in una prospettiva antropologica la stessa vettorialità va intesa in senso regressivo.”per cui occorre forse ritornare all’origine.

Al primo sboccare della sorgente di quel fluido, oppure scavando nella dura roccia da dove esso scaturisce?

Di ogni concetto si può argomentare razionale di tutto, tranne che delle sue postulate origini.

“Solo quando il male c’è, è lì, è diventato visibile dentro il quadro del reale, è possibile riconoscere la sua esistenza.” – ogni discorso relativo a quel che precede l’apparire resta sospeso. E ozioso.

Peccato… nel senso peggiore del termine.

“Perciò per definire il male bisogna risalire regressivamente.” – fino a quando lo scopriremo?

Quel miracolo quando mai accadrà?

La “staticizzazione del male non si adatta purtroppo alla realtà diveniente di esso e al suo radicale carattere eventuale.”ogni evento spazio-temporale fa storia a sé. E, a proposito (anche) del male nisciuno nasce imparato. Questo predicava il libero pensatore Jiddu Krishnamurti: in ogni esistenza occorre Cominciare a imparare (a non essere cattivi, per esempio).

Chiamala se vuoi educazione: un condurti fuori dal male, a liberarti dalle cattive illusioni.

Le frasi precedenti, non comprese fra virgolette, sono relativamente mie, pur essendo sorte dalla lettura del tuo saggio Il cattivo, Salvatore. Se ho frainteso, beh, può capitare a ogni lettura. Tu agisci scrivendo, immaginando, Salvatore, io re-agisco, pure io scrivendo, fabulando.

“Il male che appare è un male attuale, male che è diventato atto.” – da onda probabilistica che era è diventato particella, materia negativa. Secondo Bohr prima d’essere attestata, d’entrare a contatto con l’Altro, la particella non esiste. Che sia così anche per il Male. E per il Bene?

La questione, non falsificabile, è se si tratti di “un male circoscritto” o “un male assoluto o principiale” – o meglio: la parte religiosa che cova in me ha le idee chiare. Quella scientifica, invece, zoppica. Purtroppo, o per fortuna, la prima non è maggioritaria. La seconda ha forse più energia.

A prescindere da questo: “Il male è nell’azione che lo compie” – che lo trasmette all’Altro di cui si diceva. Che può anche essere il .

“L’azione del singolo agente si connota quindi come una decisione.”: un Enten-Eller, un Aut-Aut. Una scelta a cui ci si lega: che assume inesorabilmente la forma di religio.

“… le azioni successive tenderanno a inserirsi dentro quest’orizzonte operativo già sperimentato e avranno, pur nella potenzialità del procedere diversamente, una componente che le lega alla precedente apertura trasformativa del reale.”: che scorre, o qui o là, in modo determinato, alla conclusione del singolo atto.

Come quella particella che, secondo le teorie dell’IMM di Hugh Everett III, a seconda del suo tragitto, creerà un suo mondo, uno dei tanti immaginabili.

“… l’atto umano si inserisce in un orizzonte significativo…” – il suo orizzonte degli eventi, e null’altro. Per lui, Oltre c’è il Nulla impercepibile che, si spera, esiste Altrove.

Ognuno ha l’assiologia che si merita, la sua teoria interpretativa del suo fenomeno.

Esamini il sorgere del peccato originale e dici che, per quell’ingenua coppietta, “diventare Dio significa superare il proprio limite, eccedere la propria collocazione, sbagliare.” – peccare e poi errare per il mondo. In dialetto arşân (reggiano) pèca è il gradino che ti fa salire, che ti può far inciampare, che ti fa pestare col piede. A camminare, si rischia a ogni ora d’uccidere delle formiche.

“L’azione di Adamo ed Eva è l’atto che porta al fatto del mondo. È la prima azione della storia dell’umanità, è la prima azione malvagia.” – e poi aggiungi: “È l’azione che apre alla diversità; in questa apertura è incluso il fallimento di essa.”il proprio scivolare nel Kaos.

Uscendo da quell’Eden i due umani creano le condizioni del primo atto maligno: quello di Caino: la cui azione “è invece già un atto umano, dentro l’orizzonte umano.” – un precipitare nell’abisso del male.

“L’atto di Caino è un atto attuale che diventa subito fatto, perché si origina nel confronto con l’altro e si compie nella contrapposizione a esso.” – da notare che, allorché una particella esibisce il suo spin in una modalità, la correlata la imita all’istante, al di là dello spazio-tempo, in senso opposto: l’informazione non viaggia, non esiste: è.

Da qui l’Ordine diventa Dis-Ordine, diversità.

Non voglio fare una sinossi dei capitoli de Le teorie del male né tanto meno di quelli de Le Figure del cattivo, che vanno letti nella sede opportuna (il tuo saggio-fiction). Sono lampanti, illuminanti, ed è giusto che rimangano nella lettura.

Parli di Socrate (della cui morte dai una spiegazione intrigante): m’ha insegnato un fatto banalissimo: osservando il cattivo che sbaglia, si finisce, malgrado tutto, per imparare.

Vorrei aggiungere un’altra banalità. È il contesto che muta le condizioni del male. In Pupetta di Philippe Vilain, leggo che all’apprendista camorrista viene affidato un test d’ingresso: recarsi in un vicolo e ammazzare il primo umano che incontra, chiunque sia, dopo di cui è ammesso nel club. Similmente, ma non troppo, al giovane Apache è impartito il compito d’attraversare un tratto di deserto con la bocca piena d’acqua e di versarla al ritorno, dimostrando di non averne ingoiata una goccia.

Perché, mi chiedo, per essere accettati occorre soffrire in o far soffrire l’Altro?

“… l’ordine si afferma assiologicamente come ciò che deve essere e la deviazione come il negativo che è (stato), ma che non dovrebbe essere. E ogni suo ripetersi ricade dentro la stessa classificazione di negatività.”si tratta di una ri-formattazione che azzera i dati, re-inizializzando le condizioni del loro riformarsi?

“… la legge produce l’ordine rispetto al quale ogni alterazione di ordine si può definire peccato.”è un torvo tornare indietro, uno scivolare, un farsi del male?

“La legge c’è dove c’è comunità.” – ognuna diversa. Si pensi a un monastero zen e, subito dopo, a uno scuro vicolo di un quartiere malfamato. Ogni sentiero, talvolta lastricato dalla Morte, è un discorso etico a sé stante.

“Il male è ostacolo.” – da superare, per farsi comprendere da chi è diverso da te. Non è affatto obbligatorio essere pessimisti.

“Ogni cambiamento o trasformazione significativa viene meno quando si raggiunge la comprensione della sostanza che tutto contiene e alla quale tutto afferisce.” – una visione globale, per nulla facile da raggiungere. Forse in sé è semplice, ma in toto pare infinita.

Quando parli dell’evento Giuda, oltre che al racconto di Borges, penso a La gloria di Giuseppe Berto. Perché, leggendolo, ho voluto bene più a lui che al suo Divino (passami ‘sto termine peccaminoso) e Infido Aguzzino?

Interessante è l’etimologia di “Anamorfosi” – che è “rigenerazione”, il creare le condizioni di una ricrescita variegata, come succede al seme che, crepando, crea la pianta. Da qui nasce la tua Teoria anamorfica del male, che invito il mio lettore a leggere. A me basta dire che ognuno è de-stinato al suo orizzonte degli eventi, ma che, spostandosi, anch’esso muta. L’importante è non precipitare nel Black Hole, che ti unifica a , da cui puoi fuggire solo fingendoti una radiazione di Hawking. Non basta però sapere, avere consapevolezza teorica, ché è la pratica a uscire difficile (così m’imparò un affine cognato, genialmente bipolare).

Mi gusta assai la tua disamina teorica che praticizzi con degli esempi per lo più cinematografici, ma anche televisivi: Schindler list, Rambo, I dieci comandamenti, Skyfall, The Dark Knight, Il Padrino, I Soprano, Breaking Bad. L’ho letta con emozione e attenzione.

“… l’altro è sempre il cattivo che rappresenta il negativo.” – il tuo inverso, la particella correlata e opposta.

“Non c’è perfezione che non si possa raggiungere se non si sacrifica qualche ambito razionale; e quel sacrificio è una sovversione negativa di un ordine che andrebbe rispettato.” – nulla è più perfido del tempo condizionale, perché ti lascia aperta la porta alla trasgressione. La perfezione è pericolosa: in latino perfectus est significa è completo, pronto per salire Colà. Il che non porta necessariamente bene.

Il capitolo Il cattivo necessario mi fa venire in mente l’espressione Il male necessario ma anche Il fine giustifica il mezzo.

Salvatore Patriarca citazioni
Salvatore Patriarca citazioni

C’è da discutere su questo, magari dal vivo. Piuttosto che dal punto di vista del morto (piolata)

“Si procede per il male affinché si arrivi al bene.” – anche su questo si può concordare e obiettare.

A volte il cattivosi pone il problema della comunità al punto da ritenere di potere modificare l’assiologia, apportando la propria regola di condotta come norma essenziale per risolvere paradossalmente il problema del male attraverso il male.” – della serie chiodo batte chiodo?

“A livello principiale, dunque, ogni manifestazione specifica dell’umano è una risposta di liberazione rispetto al dato naturale…”captivus diabŏli, prigioniero del diavolo. Si deve pertanto scegliere se tentare di evadere o di adattarsi alla cella, arredandola secondo il proprio gusto.

“Vedere certi film o serie, prediligere certi generi, giocare su piattaforme con specifici giochi sono scelte…”alcune delle quali me le ha suggerite Gian Mario Anselmi, secondo cui la mia cultura è ristretta in quanto io ignoro gran parte delle serie televisive di cui lui e i miei figli sono cultori. Mi dovrai anch’io acculturare. La mia è però una scelta motivata dalla mia rigida condivisione privata.

Io leggo da solo. I film li riesco a vedere solo volendo bene al mio affine spettatore. Mio figlio preferisce assimilarli in solitudine. Dopo di cui li può anche condividere. Da giovane amavo andare a cinema anche da solo, e giocavo da per me a Lode Runner, un chiaro delinquente che rubava l’oro di una miniera, che era perennemente inseguito da dei cattivi minatori dalla pelle scura. Ho superato 150 livelli del L. R. normale (dal 151° essi si replicavano, con un aumento della velocità di quegli oscuri guardiani dell’oro) e tutti i 50 del L. R. Championship, l’ultimo livello del quale fu il più terribile. Dopo innumerevoli decessi, scoprii che per evitare quegli assassini bastava andar loro incontro. Dopo l’ultimo superamento di livello, ebbi la comunicazione che avevo diritto a una ricompensa qualora inviassi alla casa produttrice il numero di serie del gioco, ma io, ehm… beh… direi di passare al discorso seguente…

Perché non gioco più, perché non guardo più film e telefilm (se non talvolta con amici e con consanguinei)? Perché adoro la Solitudine del Satiro (tanto per citare la mala lingua di Ennio Flaiano), che nel mio caso diventa Saturo. Solo da per me riesco a leggere. Ma non a sorbirmi altri tipi di rappresentazioni. Sono fatto così, ormai.

Ho in casa circa 3.000 libri da leggere, oltre ai tuoi futuri e altri ancora che verranno un giorno in mio possesso. Come posso fare per fare tutto? Devo scegliere di che vita vivere e di che morte morire.

Quando sarò, finalmente, captivus mortis?

Contro la cattiveria io predico soltanto una buona educazione, altrimenti detta buona condotta. Che ti porta dov’è giusto (nonché opinabile) che si vada.

Nel dubbio mi metto a seguire Totò e Peppino, che anche oggi si trovano, dopo tanti anni, a Milano.

Dove anch’io mi recherò, un bel dì. E speriamo che sia il senso (geneticamente modificato) del verso di John Keats: A think of walk is a joy for ever.

Il male, la cattiveria è un dato scientifico, falsificabile, che muta le sue ragioni continuamente: è un processo che non ha fine e che avviene in questo (o in un altro) spazio tempo. Al di sotto dello spazio di Planck non sono possibili rilevazioni, né giudizi scientifici: tutto è non falsificabile. Forse è anche divino?

Io ignoro, tu ignori, tutti noi ignoriamo se vi sia una ragione, né buona né cattiva, di alcunché. Possiamo unicamente pregarla.

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Salvatore Patriarca, Il cattivo, Castelvecchi, 2023

 

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