Mito di Perseo e Medusa, ovvero la necessità ambivalente di leggerezza e pesantezza

Il Mito di Perseo e Medusa, narrato da vari autori classici, fra cui Ovidio nel suo capolavoro Le Metamorfosi, nasconde un segreto esistenziale.

Danaë - Painting by John William Waterhouse - 1892
Danaë – Painting by John William Waterhouse – 1892

Si tratta della contrapposizione ricorrente di due idee complementari: il concetto di leggerezza e quello di pesantezza. Perseo incarna entrambi, o meglio, veste i panni di un eroe leggero che si serve del suo lato pesante per combattere.

Ma prima di addentrarci nei meandri nella discussione simil-filosofica, c’è bisogno di fare un passo indietro. È indispensabile, infatti, ripercorrere le tappe del mito, al fine di imprimere bene in mente i passaggi di questa rivoluzione silenziosa compiuta dal figlio di Giove.

La storia di Perseo nasce da una passione incontrollabile che il padre dei padri, ossia Zeus, ha per una mortale dal sangue blu, Danae. Si unisce a lei grazie ad una delle sue trasformazioni originali, presentandosi sotto forma di pioggia d’oro. Questo acquazzone, che tutto ricopre di amore e di magia, feconda la donna, che porta in grembo il protagonista della storia.

Ma il padre di lei, il re di Argo, Acrisio, non può permettere che Perseo abiti nella sua stessa dimora, e soprattutto, che viva. Infatti, l’oracolo gli ha riferito che sarebbe morto per mano di suo nipote. Quindi, alla nascita del pargolo, spedisce figlia e prole in un’arca, in un mare in tempesta, per far sì che la morte sopraggiunga e trascini loro con sé.

Ma il padre di Perseo è il più potente dei potenti, salva il suo amore e il frutto di esso, e li consegna ad un altro uomo, il re Polidette dell’isola di Serìfo, che concede loro l’ospitalità.

Ma anche il più forte degli dei non può immaginare il destino di cui sarà vittima suo figlio dopo qualche anno. Infatti, il re ospitante si innamora perdutamente di Danae e, per godersela, decide di liberarsi di Perseo. Propone al giovane, di natura coraggiosa e temeraria, di affrontare una delle sfide più pericolose e letali al mondo: uccidere Medusa, l’unica mortale delle tre Gorgoni. Perseo non si sente perduto davanti a questa richiesta, anzi, la sua nobiltà di sangue rispecchia quella del suo animo, dimostrandosi come l’eccezione che conferma la regola delle teorie di Cappellano.

Il figlio di Giove accetta il suo destino, ci va incontro con speranza e orgoglio, forte e consapevole dei regali che gli concedono Minerva e Mercurio. Uno scudo per difendersi, calzari alati per volare, la bisaccia magica per contenere la testa di Medusa e il manto dell’invisibilità per rendersi irrintracciabile, sono gli ingredienti essenziali per una vittoria pietrificante e maestosa.

Il semidio si reca, volando, al nascondiglio delle Gorgoni. Come in una serie tv thriller, osservando attraverso il riflesso nello scudo, taglia la testa a Medusa, che non può pietrificarlo con il suo sguardo, perché non lo guarda direttamente con i suoi occhi. Infila il capo mozzato della Gorgone nella bisaccia e torna indietro. Durante il viaggio riesce persino a salvare la donna di cui si innamora, Andromeda, da un destino ignobile; la prende in braccio e, come nelle migliori storie d’amore, la trasporta fino all’isola di Serifo.

Qui accade la strage familiare, la pesantezza che domina, a comando, la leggerezza d’animo di Perseo: utilizza gli occhi di Medusa per pietrificare il suo carnefice Polidette, salvando un’altra donna, sua madre, dalle grinfie di un uomo possessivo e crudele.

Leggerezza eterna e pesantezza all’occorrenza – Perseo e Medusa

I calzari alati si prestano come buon punto di partenza per la discussione simil-filosofica sul figlio di Giove. Infatti, l’originalità di questo capo d’abbigliamento sta proprio nel fatto che sia qualcosa che si indossa. Perseo non nasce leggero, lo diventa, proprio grazie ad un ostacolo da superare, ad una sfida che gli viene proposta. Decide di affrontarla in un modo inusuale: non con orgoglio violento, brandendo la sua spada e andando a guerreggiare, ma utilizzando l’astuzia, alla maniera di Odisseo. Calza le sue scarpe alate e vola, sopra e attraverso ciò che più leggero c’è al mondo, ossia le nuvole e l’aria. Non ha delle vere e proprie ali ficcate nella schiena come prolungamento del suo corpo, non è sottomesso ad esse, ma sceglie volontariamente di utilizzare uno strumento di leggerezza, che non gli dà una spinta dall’alto, bensì dal basso. La sua leggiadria, in questo caso, è totale e incessante, ha un movimento verticale, ma non forzato né pesante.

Perseo, attraverso il manto dell’invisibilità, altro strumento di leggerezza, fonde il suo corpo con l’aria, tenendo però sempre attiva e onnipresente la sua coscienza e la sua mente. Perseo non appare come un eroe perché vince con la violenza, ma lo è perché non perde mai di vista il suo obiettivo, usufruendo dell’intelligenza come unica e vera arma. Non si vergogna di primeggiare grazie a “vie traverse”, ma è fiero di affermare la sua interezza, mostrare il suo coraggio e onorare la sua sfrenata voglia di vivere.

Non si fa un cruccio se gli dei lo aiutano, non è quel tipo di dio orgoglioso, ciò che gli interessa davvero è acquietare la sua sete di rivalsa. Ma non lo fa attraverso il sangue, lo fa attraverso la pietra. Ed è qui la parte più interessante della storia di questo eroe. Perseo decapita Medusa guardandola dritta negli occhi riflessi: lo scudo imprigiona il viso della Gorgone e lui può avere la soddisfazione di combattere l’arma più potente che le appartiene, ossia lo sguardo, padroneggiandolo.

Poi compie un’azione emblematica: infila la testa nella bisaccia per portarsela via. Il suo animo delicato, infatti, non ammazza Medusa ma la priva solamente del suo corpo. E anche qui si vedono tracce di leggerezza: non si configura come l’omicida di Medusa, ma come il decapitante, e decide di utilizzare lo sguardo della sua nemica come arma.

Sceglie ancora una volta uno strumento per lottare, sceglie la pesantezza solo ed esclusivamente per combattere.

Annienta il suo vero carnefice, Polidette, lasciando che il suo bottino gli rivolga semplicemente lo sguardo. Non rende sanguinario il loro scontro, ma lo rende eterno, trasformando per sempre il viso del re in pietra. Il suo è interpretabile anche come un ammonimento per chi, in futuro, volesse combatterlo. Lui è in grado di usare la pesantezza per vendetta ed autoaffermazione, nonostante non gli appartenga. La sua è una propensione verso la leggerezza, verso l’alto, verso la beatitudine, che però si sposa e diventa complementare con ciò che è pesante. Il suo destino inizia in modo tragico ma Perseo ha la capacità di renderlo comico, nell’antica accezione medievale del termine. La pesantezza di Perseo, d’altra parte, rappresentata dalla decisione di utilizzare lo sguardo di Medusa come arma, è di vitale importanza per mettere in luce la stessa leggerezza. Senza la pietra, le ali non avrebbero poi così rilevanza. Senza il desiderio impellente di vivere, Perseo non avrebbe compiuto la sua avventura fra le nuvole e le grotte. Scegliere la pesantezza come strumento implica, di conseguenza, il riconoscimento della sua tendenza naturale verso la leggerezza, certificando il suo modello.

Il figlio di Giove ci insegna che non ha importanza quindi decidere da che parte stare, ciò che è rilevante è la versalitá della scelta, come unica arma a disposizione. L’elemento chiave, quindi, è la perseveranza sulla via della saggezza e della temerarietà: la prima per combattere e la seconda per non demordere, perché il vero eroe è colui che non perde di vista il mio suo fine ultimo, nonostante sia difficile, nonostante sembri impossibile.

Perseo e Medusa nell’attualità

Perseo e Medusa - Opera di Benvenuto Cellini
Perseo e Medusa – Opera di Benvenuto Cellini

Nell’epoca moderna dominata dal digitale, i due concetti contrari e complementari di pesantezza e leggerezza hanno assunto un valore diverso. Il mondo odierno, veloce e asfissiante, si nutre di superficialità e apparenza, come unici valori fondanti per una vita appagante e felice. La tanto cara leggerezza, sinonimo di astuzia e coraggio per Perseo, si rivela infondatezza e mollezza per gli abitanti del ventunesimo secolo.

Oggi la maggioranza delle persone sceglie volontariamente di restare sulla punta dell’iceberg, di camminare senza sprofondare, senza farsi domande, lasciandosi trascinare dall’onda dei trend. Mettere in dubbio il reale, optare per la pesantezza d’animo, è fuori discussione: il castello di carta di una realtà apparentemente perfetta crollerebbe in un batter d’occhio.

Oggi l’unico valore è dato dall’illusione di essere parte di un sistema più grande che può concedere potere e controllo.

Pubblicare gli stessi trend, prenotare le stesse vacanze, indossare gli stessi vestiti non fanno altro che spersonalizzare l’identità di ognuno. L’ideologia individualista, come virtù dell’epoca capitalista, non è altro che un’illusione: nel tentativo di essere unici, non si fa altro che essere copie di modelli creati a tavolino, che vogliono trasformare la società in un enorme gregge di pecore, pronto ad obbedire.

Il vero atto rivoluzionario sembra essere la scelta di affidarsi ad una pesantezza d’animo. Leggere, riflettere, andare al di là della superficie, usare parole contorte e vivere da viaggiatore anziché da turista, possono essere esempi chiari di vita vera, seppur pesante, difficile. Bisogna chiedersi cosa c’è dietro, smettere di affidarsi ad una moralità spicciola e analizzare attraverso il raziocinio gli intricati fili che compongono la realtà. Il sonno della ragione genera mostri e siamo a buon punto per definire l’attualità come un incubo lucido.

Perseo, con la sua tendenza alla leggerezza ma l’utilizzo consapevole della pesantezza, rimane pur sempre un punto di riferimento, ma a questo giro, non sembra il modello di riferimento più calzante per vivere in questo secolo. La vera musa, paradossalmente, sembra incarnarsi in Medusa. La tanto temuta Gorgone, artefice di morte, si rivela in realtà metafora di eternità: il suo sguardo lascia intatta per sempre la realtà, imprime nella memoria, sopravvive al tempo, e soprattutto, sconfigge la superficialità con la durezza della pietra.

 

Written by Ilenia Sicignano

 

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