“Agri tempi” di Giuseppe Terranova: l’anima ha bisogno della poesia?

Conosco Giuseppe Terranova ‒ l’autore di “Agri tempi” ‒ di persona e ricordo, anni fa, che lesse una sua poesia sul tema della rimembranza che trovai semplicemente perfetta.

Agri tempi di Giuseppe Terranova
Agri tempi di Giuseppe Terranova

Perciò mi sono approcciata con interesse a questa sua raccolta, anche se, devo dirvelo, leggerla non è stato facile.

Vediamo prima di tutto cosa intende l’autore per “Agri tempi”: “Ci sono vite agre (come scriverebbe Luciano Bianchetti) e ci sono anche tempi agri e malati, che inficiano, nel contempo, esistenze individuali e collettive, quelle dei singoli e quelle dei popoli e, addirittura dell’intera umanità”.

Pertanto ci si addentra nei testi che sono stati costruiti con grande abbondanza di termini ricercati, antiquati e spesso desueti.

Può essere considerato un difetto?

Non necessariamente, perché sono testi validissimi, che affrontano molte questioni che è bene portare all’attenzione del pubblico.

Perché Terranova fa esattamente quello che ogni artista dovrebbe fare: osservare il proprio tempo, porsi e porre domande e suscitare nel lettore un moto, una spinta.

Il problema è che vorrei che testi così preziosi, possano essere fruibili ai più, ma così concepiti, seppur apprezzando la grande cultura che regge l’autore, temo possano raggiungere solo un pubblico di nicchia.

Condivido molti dei pensieri che il poeta espone nei suoi testi: il mettersi in mostra portando solo se stessi al pubblico, mentre cultura è portare la propria arte, le proprie parole, i propri disegni.

Spesso, in alcune manifestazioni, pare di stare alla fiera delle vanità.

I suoi strali arrivano a colpire anche i tuttologi ormai famosi nel mondo del web e non solo.

Si esprime sulle guerre, sulla ferocia umana, sul razzismo.

Ho trovato delicate e particolari le poesie dedicate ai suoi morti, o al suo animo.

“Il brusio dei vivi graffia il silenzio”

Mi sono imbattuta in parole che mi hanno incantata:

“Sornione sorride – su tal pomposo circo equestre ‒
un insonne e tardivo sole d’arancia crepuscolare.”

C’è molto, nell’autore, di una sorte di tenzone fra il lessico moderno e quello classico:

““Nulla permane”, scriveva l’inclito Eraclito
un dì; “Tutto permane”, capovolgendo
con sicumera l’assioma e alludendo alla Rete,
l’odierno webista ribatte.”

Spesso cita miti greci e classici ai quali è evidente che sia molto legato.

La raccolta è suddivisa in diversi titoli dove le poesie vi si riconoscono. Infine, ci sono pagine dedicate ai soliloqui:

“A lungo la felicità ho cercato,
raramente trovandola;
ma solo la Poetante Parola – con discrezione
centellinata – ha saputo, talora, donarmela.”

A tratti si espone, si mostra quale uomo, parlando di sé e del suo carattere, con le sue debolezze e i propri pareri.

Giuseppe Terranova citazioni
Giuseppe Terranova citazioni

A un certo punto, mentre prendevo appunti per poi stendere la recensione, mi è venuto da sorridere, perché Terranova pareva m’avesse udita nei miei pareri e scrive:

“Si dica pure dei miei canti che nugae[1] al profano
paiono; ma almeno – con qualche mio arabescato
manierismo e cruscante vezzo – indulgenti si sia.”

Il mio parere è, lo ripeto, un consiglio a leggere questi testi per il contenuto, mentre ho qualche dubbio sulla forma utilizzata.

Ritengo che la poesia debba essere di tutti, anche di coloro che non hanno una preparazione classica, ma ciò non toglie quanto ho apprezzato le parole dell’autore.

 

© 2022 Pegasus Edition
Pag. 129
€ 12,00

 

Written by Miriam Ballerini

 

Note

[1] Nel significato di canti lirici di poco conto e senza alcuno spessore contenutistico e formale.

 

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