“Pianure d’obbedienza” di Marina Minet: ciò che piega, eleva

“[…] Benedetta l’umiltà come ascolto di rinuncia/ quando il buio ci riveste a capo e a piedi/ ricordandoci chi siamo/ e le croci si separano dal fiato” ‒ “Benedizione”

Pianure d'obbedienza di Marina Minet
Pianure d’obbedienza di Marina Minet

Nelle “Pianure d’obbedienza” la direzione si esplicita nel raccoglimento dell’ascolto ‒ inteso come comandamento ‒ che indica la via ai santi, ai filosofi ed ai poeti, i quali invocando con fermezza avranno la possibilità di trovare la via verso l’atavica dimora.

Marina Minet, con i suoi versi, implora la grazia dell’obbedienza ‒ della costanza della ricerca ‒ in contrapposizione alle distrazioni del quotidiano che trattengono l’anima durante il percorso di ricongiungimento spirituale.

Come esplica la Nota a margine redatta dalla poetessa lucana Maria Pina Ciancio: “La sua poetica si muove in una terra metaforica che incanta, per consegnarci un messaggio evangelico puro, totalmente fedele alla sincerità della parola. Leggendo questi versi si ha la sensazione che l’autrice sia riuscita ad accedere alla dimensione più profonda dell’esistenza. L’integrità di ogni concetto, sempre finalizzato al compimento, scorre sicuro, addentrandosi oltre, dove la poesia raggiunge le più alte vette dell’amore.” le liriche della silloge sono permeate da un messaggio evangelico proveniente da una lunga ricerca interiore nella quale alla parola si è interposto l’ascolto per finalizzarsi al compito di tramandare la certezza della meta.

“[…] Tu solo incarni la dimora/ la tela del tessitore sacro/ che ci coltiva santi/ Dell’anima sei il colle da scalare/ e il tuo podere è in noi, fertile zolla// Grappolo è la meta, tralcio il cammino/ ti siamo debitori e nulla conosciamo/ se non quest’obbedienza che redime”“Come l’acqua”

La redenzione è vista in connessione all’obbedienza, ma non ci si trova di fronte ad una abdicazione della ragione nei confronti della cieca fede. Sintomatico è il dubbio che designa il cammino: “Noi chi siamo, Signore?”, si chiede Marina Minet nella lirica “Creazione” ove, riflettendo su una delle domande più incalzanti e cogenti per gli esseri umani, paragona la Creazione ad “un’eruzione vulcanica fredda” che in modo duale rispetta “l’obbedienza e il suo contrario […] Ogni essenza, disperatamente necessaria all’altra, predispone liberamente al sacrificio quanto all’egoismo”.

L’autrice comparando la necessità di esistenza tanto del sacrificio quanto dell’egoismo compie quel passo fondamentale verso l’esercizio della compassione di cui ci fu esempio il Cristo sulla croce quando, con un atto concreto del perdono, pronunciò: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Vangelo di Luca 23, 34). Ed è ancora l’ascolto ad essere protagonista in queste parole perché il figlio ‒ Cristo ‒ si rivolge in supplica al Padre ‒ Dio ‒ così che possa accogliere l’ultima richiesta in vista del più elevato messaggio da lasciare all’umanità: l’importanza del perdono dei peccati in vita.

Perché chi sa ‒ chi ha visto per quel solo istante la Luce ‒ precedentemente ha conosciuto e vissuto nella notte più oscura e, pieno di grazia, è pervaso dalla splendente passione dell’armonia universale.

“[…] Spente le luci, ho pensato al Getsemani/ e ho visto ombre senza carità/ indietreggiare a piaghe sotto il sole […]” ‒ “E se non tornerai”

Il dubbio è la lampa che segna il tragitto, Marina Minet rievoca uno degli episodi più complessi della vita del Cristo nel quale il dispiacere per il tradimento di Giuda e di Pietro, ‒ di cui ha avuto veggenza ‒ e la paura dell’imminente morte portano un tentativo di disobbedienza al Padre palesato nel Getsemani, quell’oliveto ai pressi del Monte degli Ulivi a Gerusalemme ove il Cristo si era diretto dopo l’Ultima Cena: “Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice” (Vangelo di Marco 14, 36).

Ciò che piega, eleva” sussurra l’autrice nella lirica “Perché non sia vana la luce” descrivendo il sacrificio a cui siamo chiamati: quello del piegarci nei confronti di Dio, così da aver la opportunità di elevazione.

Difatti, il Cristo, piegato ed elevato, pregò:Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà” (Vangelo di Matteo 26, 42).

“Forse è così che nasce la parola/ pregando/ La croce è un orizzonte alterno/ un lascito che a noi si ripropone/ come fatica muta, svelandoci l’un l’altro// […]” ‒ “Orizzonte alterno”

“[…] Verrai a disperdermi se ancora sarò niente/ resisterò all’invito delle mie abitudini/ per scomparire in te e poi sarò la gente/ […]” ‒ “Bisogno”

“Svelandoci l’un l’altro” “e poi sarò la gente”: l’accogliere, durante l’atto intimo della preghiera, è altresì riflettersi nel prossimo come facente parte della complessità e bellezza del Creato. Le parole salde di Minet affrontano la volontà di incontro con le Sacre Scritture con l’evidenza di quella forza pacificatrice che rende l’animo leggero.

“Pianure d’obbedienza” (Macabor, 2023) comprende poesie scritte nell’arco di dieci anni, dal 2012 al 2022, oltre all’evoluzione dell’iter spirituale dell’autrice è presente la tematica dell’amore verso la famiglia, diverse sono infatti le liriche dedicate alla madre ed al padre. Marina Minet riserva parole di partecipazione per Edith Stein, Anna Frank, Willy Monteiro Duarte, nonché per la Sardegna, l’isola natìa, ne fa esempio la lode alla Vergine Noli Me Tollere apparsa nel maggio del 1208 ad un muto nei pressi della spiaggia Rena Bianca.

Secondo la leggenda la Vergine chiese di rientrare in paese, a Sorso, e di richiamare l’attenzione del clero e della popolazione perché ella si era manifestata per difendere le coste dai predatori. Il povero muto cercò di comunicarle il suo disturbo ma, cedendo alle richieste della bella Signora, rientrò in paese e quando provò a parlare sentì ‒ per miracolo indotto ‒ la sua voce proferire parole. Marina Minet, con abile maestria, ha evocato il seguito dell’antico racconto sottolineando l’importanza dell’ubbidienza su ciò che domandò la Vergine.

“[…] Nessuno la tocchi/ nessuno ne dimentichi il rifugio/ lei è l’arco del principio/ la lode del sigillo e l’ubbidienza/ […]” ‒ “Noli Me Tollere”

 

“Una catechesi poetica, potremmo definirla, di grande densità: il niente cui aspira il brano è in realtà il tutto della logica divina e le abitudini sono l’ostacolo umano alla comprensione dell’aspirazione a questo tutto. Vestire i “suoi” sandali è l’unico modo di ovviare alle cadute che fermano il passo. E così le asperità della vita diventano pianure in cui l’obbedienza, un termine duro, nonostante l’apparenza, e così fuori moda, diventa la pianificazione di questa aderenza al dettato della croce, necessitata dal modo in cui la vita ha mostrato la sua unica e ineguagliabile capacità ordinativa e armonizzatrice, tra la vita d’oggi e la vita vera.” ‒ dall’Introduzione di Silvano Trevisani, curatore della collana di poesia La materia sognante

 

Marina Minet citazioni
Marina Minet citazioni

Teresa Anna Biccai, in arte Marina Minet, è nata a Sorso in Sardegna e vive ad Ariccia, comune della città metropolitana di Roma. Tra le sue pubblicazioni: “Le frontiere dell’anima” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006), “Il pasto di legno” (Poetilandia, 2009), “So di mio padre, me” (Clepsydra Edizioni, 2010), “Onorano il castigo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2012), “Lo stile di Van Van Gogh” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014), “Delle madri” (Edizioni L’Arca Felice 2015) e Scritti d’inverno (a cura del premio Città di Taranto, 2017); si citano i romanzi collettivi al femminile “ESTemporanea” (Liberodiscrivere® edizioni, 2005) e “Malta Femmina” (Ed. Zona, 2009); il poemetto in prosa-poetica “Perdono in supplica d’impronta esangue in monologo d’augurio al pasto” (da Amantidi – Vittime, Magnum Edizioni, 2006); la fiaba per bambini pubblicata nell’antologia “A mezz’aria” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006); il racconto-poema “Metamorfosi nascoste” apparso nell’antologia “Unanimemente” (Ed. Zona 2011); compare nell’Antologia di Poesia Femminile “Voci dell’aria” (Exosphere PoesiArtEventi Associazione Culturale, 2014), in “Teorema del corpo – Donne scrivono l’eros” (Ed. FusibiliaLibri, 2014) e nella plaquette collettiva “Le trincee del grembo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014).

 

Written by Alessia Mocci

 

Info

Sito autrice

Leggi una recensione al libro “Delle Madri”

 

4 pensieri su ““Pianure d’obbedienza” di Marina Minet: ciò che piega, eleva

  1. Non entro nel merito delle tematiche trattate dalla poetessa e mi limito ad apprezzarne i toni e la cura con i quali condivide il suo percorso.
    Mi piace il riferimento alla compassione, che io chiamerei misericordia, escludendo la sofferenza, insita nella “passione”, e introducendo il concetto di “accoglienza nel proprio cuore” le miserie altrui -e le proprie! Mi piace anche il riferimento all’obbedienza, che io chiamerei accettazione o, meglio, accoglienza della propria storia.
    Tuttavia, poiché a mia volta scrivo versi, so che ogni poeta racconta se stesso col proprio lessico, sicché rinnovo il mio apprezzamento per Marina Minet e anche per la recensione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *