“La casa del mago” di Emanuele Trevi: sulle orme dello psichiatra junghiano Mario Trevi
“L’intuizione fondamentale di Jung si potrebbe riassumere in poche parole: nella nostra esistenza non c’è nessun punto di equilibrio, nessun compromesso di forze contrarie da augurarsi. O si procede verso la luce, o si viene tirati giù: nel buio mitologico, nel regno delle immagini.” ‒ tratto da “La casa del mago”
Emanuele Trevi ha vinto il premio Strega 2021 con il romanzo “Due vite”.
Teatro dell’avvincente e misteriosa narrazione “La casa del mago” (Ponte alle Grazie, 2023) è la vecchia casa adibita a studio dal padre psichiatra junghiano Mario Trevi nella quale lo scrittore ritorna ad abitare.
La ritrovata dimora da subito viene percepita da Trevi figlio come luogo in cui aleggia la presenza del Mago padre guaritore di anime, per cui diviene luogo di indagine tesa a svelare l’anima occulta del genitore, uomo mostratosi sempre taciturno ed enigmatico. La ricerca inizia nello studio di analisi, dove si aggirano i fantasmi dei pazienti analizzati e dove prendono voce gli oggetti più significativi, conservati e curati con zelo dallo psichiatra.
Oltre a ciò nel romanzo “La casa del mago” assumono rilevanza conoscitiva due libri considerati fondamentali dal padre, inerenti la psichiatria: “Il Simbolo della trasformazione” di Carl Gustav Jung e il “Il libro dei mutamenti”, un classico della letteratura Cinese, le cui pagine diventano viatico per il figlio di un processo di autoanalisi sia rispetto alla figura paterna, che come strumenti per approfondire la conoscenza del genitore. Questo grazie al sottolineato e alle numerose note a margine delle pagine lasciate dal medico guaritore.
Leggere “La casa del mago”, dunque, significa anche aprirsi a teorie e a riflessioni su Jung, nonché al pensiero di vari personaggi del mondo culturale approcciato, quali Natalia Ginzburg, Giorgio Manganelli ed Ernst Bernard.
“Il mago non c’era più, eppure le scorie del forno alchimistico e le esalazioni degli alambicchi veleggiavano nella penombra, strisciavano sulla moquette. Psiche è terribile: una donna bellissima […]” ‒ tratto da “La casa del mago”
È occasione proficua per avvicinarsi a pagine profonde, a teorie analitiche, poggiando su altri punti di vista e su interessanti interpretazioni.
Quest’opera credo si sviluppi su diversi piani narrativi. Di sicuro ha in sé tracce inequivocabili di un mondo trascorso e lontano, ma tratteggia anche situazioni che di frequente si palesano nel contemporaneo. Si assiste infatti al passaggio nel narrato di figure provvisorie e istantanee come folletti su trama bucata. Basti pensare all’ingresso immotivato nella casa studio paterna di due donne peruviane, l’una cameriera, l’altra prostituta.
Entrambe, occupano la casa e il vissuto quotidiano di Trevi figlio, quasi come abusive. A seguire, fra loro e lo scrittore si sviluppa un’anomala relazione narrata anche con tinte ironiche. Di sicuro, il rapporto messo in campo dai tre fa pensare allo stare insieme liquido ed estemporaneo molto diffuso ai giorni nostri, anche perché da tale fortuita frequentazione nascono nuovi incontri con altra gente di passaggio. Sono queste però storie cornici attorno alla macro-scena dell’indagine commossa che ha per soggetto il padre.
E così, tra giornate che sembrano dissipate, molti tasselli assumono, via via, un loro significato e una propria collocazione, fino forse all’ illuminazione di dover accogliere il padre per come si manifestava, perché non bisogna corrodere l’amore con la troppa conoscenza.
Il libro chiude con una spettacolare riflessione filosofica. Lasciamo al lettore il piacere della scoperta.
“Non esiste cifra più tonda, più ricca di riposti significati metafisici, di uno zero accompagnato dai suoi zeri decimali, innumerevoli come atomi, come le stelle. L’addizione di questi zeri mi suggerisce, non so quanto arbitrariamente, un’idea di compiutezza e di regalità assolute. Il bianco perfetto della neve come diceva quel grande.” ‒ tratto da “La casa del mago”
Written by Antonietta Fragnito