Yoga Giapponese: che cos’è, come praticarlo online e perché dovresti farlo

“La cultura giapponese è «maestra di sincretismo». Noburo[1] dice che i giapponesi sono bravissimi nel «rubare» conoscenze da altri popoli e nel migliorarle, unendo diverse discipline in un’opera straordinaria di sincretismo. D’altra parte, la famosa frase che viene attribuita a Pablo Picasso secondo la quale «i buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano», ci ricorda come il processo creativo sia proprio questo: rubare, unire e migliorare.‒ Kintsugi, Selene Calloni Williams

Selene Calloni Williams - Yoga giapponese
Selene Calloni Williams – Yoga giapponese

Lo Yoga è un’antica pratica ascetica e meditativa della tradizione indù che presuppone lo scopo della salvezza spirituale. Sviluppatasi, con varie interpretazioni e rituali, in altri ambiti come ad esempio quello buddhista e gianista, lo yoga giapponese è meno conosciuta in Europa e solo ultimamente è giunto nel vecchio continente anche grazie alla scuola di Selene Calloni Wiliams.

L’iniziatore dello Yoga giapponese (Shinshin toitsu hō con il significato letterale di “unificazione della mente e del corpo”) è l’artista marziale nipponico Tempū Nakamura (1876 – 1968) che, colpito da tubercolosi a soli 30 anni, decise di viaggiare nei continenti per trovare una cura alla malattia. Dopo una serie di tappe, tra le quali Inghilterra, Belgio, Francia, Germania, fu in Egitto che incontrò Kaliapa, uno yogi indiano, con il quale si recò in Nepal (a Gorkhe) spinto dalla forte curiosità di conoscenza.

Tempū Nakamura per due anni e mezzo studiò e praticò lo yoga con il benefico risultato della guarigione dalla tubercolosi. Rientrato in Giappone dedicò la sua vita all’insegnamento delle pratiche che aveva appreso in Nepal. E nel tempo, così come scrive la psicologa e sciamana Selene Calloni Williams nel suo fortunato libro “Kintsugi (Piemme, 2023), i giapponesi amalgamarono lo yoga al Buddhismo Shingon, alle arti marziali, alla via del guerriero (bushidō) ed allo Shintoismo.

Selene Calloni Williams è la fondatrice dell’Associazione di Nonterapia e Imaginal Academy con le quali ha instituito vere e proprie scuole che permettono un approccio innovativo per quel che si potrebbe chiamare una rivoluzione del pensare, del modo in cui l’essere umano si approccia al mondo con il pensiero sia esso direzionato verso la quotidianità, sia verso la creatività sia verso la profonda ricerca del Sé e dell’Uno.

Nello specifico la scuola di Yoga giapponese dell’Imaginal Academy è composta da un ritiro in presenza e da sei masterclass online che permettono non solo una ricerca interiore per la crescita personale ma anche di rilasciare un attestato di Maestro di Yoga giapponese per coloro che intendono esercitare la professione (l’attestato è riconosciuto dall’Associazione Italo-Svizzera di Counselling e Coaching (AISCON).

Il corso si focalizza sull’insegnamento di movimenti e meditazioni che permettono di recare benefici immediati agli organi interni potenziando l’energia psicofisica grazie a delle pratiche di respirazione che possono essere utilizzate successivamente nella vita quotidiana per garantire un equilibrio costante tra mente e corpo in modo simultaneo.

Tra i molteplici benefici della pratica dello Yoga giapponese si cita il miglioramento delle funzioni del sistema immunitario, il miglioramento dei sensi (in special modo della vista e dell’udito), uno sviluppo della resistenza fisica, la stimolazione della circolazione, l’espansione della coscienza con il corrispettivo superamento di un complesso che in molti vivono pur senza saperlo: il vittimismo.

Selene Calloni Williams - citazioni
Selene Calloni Williams – citazioni

Lo Yoga giapponese aiuta a riconoscere ed oltrepassare alcuni meccanismi della personalità che si sono creati negli anni e verso i quali non si riesce ad essere del tutto obiettivi: il sentirsi vittime del proprio passato, della propria condizione familiare, delle relazioni concluse, delle amicizie perdute rappresenta uno stallo della psiche che può essere superato con la pratica costante. Ed è proprio questo uno degli scopi più rilevanti dei corsi di Yoga giapponese: il rovesciamento di ciò che siamo soliti chiamare “mente analitica” per l’accoglienza di un nuovo stadio: “la mente dialogica”.

Per i curiosi, ma anche per coloro che sono già esperti di Yoga, si consiglia di non mancare alla 18ª edizione dello Yoga Festival di Milano che si terrà dal 10 al 12 novembre 2023 presso il SuperstudioMAXI.

Un week end di incontri, seminari, pratiche con 5 sale per praticare, 22 scuole presenti, 32 insegnanti invitati e 73 classi di Yoga. Fra gli illustri ospiti, il 12 novembre, dalle 17:30 alle 19:00 sarà presente Selene Calloni Williams che guiderà le pratiche dello Yoga giapponese e Yoga sciamanico. Al termine ci sarà l’immancabile firmacopie delle ultime pubblicazioni dell’autrice.

 

Info

Per saperne di più sui corsi di Yoga giapponese

Sito Yoga Festival ‒ come prenotare

Leggi un’intervista a Selene Calloni Williams

 

Note

[1] Noburo Okuda Dō è un maestro yamabushi con il quale Selene Calloni Williams ha scritto e pubblicato alcuni saggi sull’argomento Yoga giapponese.

 

2 pensieri su “Yoga Giapponese: che cos’è, come praticarlo online e perché dovresti farlo

  1. quasi 94enne, già funzionario medico del Ministero della Sanità, mi occupo di una ricerca sin dagli anni ’60 di cui riporto un mio scritto:
    cordialmente grazie saluti
    Pier Luigi Lando
    COME È NATA LA RICERCA ECOPSICOSOCIALE INTEGRATA (*)
    Così come stanno le cose, la famiglia rischia di generare problemi e la scuola di aggravarli
    Prevenzione difficile, pare, perché la stragrande maggioranza dei nostri simili ricava il cumquibus da professioni che si occupano di problemi

    Tra gli anni Sessanta e Settanta, sono stato contattato telefonicamente da alcuni psicologi al Ministero della Sanità dove ero responsabile della Divisione per la prevenzione delle tossicodipendenze (alcool e fumo compresi). Suppongo di esser stato interpellato sia per curiosità circa mie posizioni critiche riguardo alla medicalizzazione di problemi psico-emotivi e relazionali sia perché più speranzosamente interessati a ciò che avrei potuto fare in loro favore, dal momento che fin allora non era stata emanata alcuna legge per il riconoscimento della professione di psicologo
    Agli psicologi subito accorsi al mio studio, per passaparola, si unirono altri laureandi e neolaureati di altre discipline e persone a vario titolo interessate ad approfondire argomenti che alimentavano preoccupazioni esistenziali, sociali e ambientali. L’obiettivo era di trovare, con l’apporto delle varie discipline, soluzioni per migliorare la vita di tutti noi. Comune era la delusione circa gli innumerevoli tentativi fatti lungo il corso della nostra storia e la sfiducia nei confronti di possibili soluzioni ideologiche.
    Consapevoli che le soluzioni storicamente tentate mancavano di adeguate conoscenze, convinti circa la fondamentale importanza della qualità dei rapporti sia con i nostri simili sia con l’ecosistema naturale e sociale, individuata, quindi, come di fondamentale importanza la categoria della relazionalità, centrammo l’attenzione sullo studio della genesi, evoluzione, problematiche e prospettive della relazionalità umana e su fattori e condizioni favorenti od ostacolanti.
    Il termine Ecologa, coniato da Ernst Haeckel (1834-1919) avente per oggetto lo studio delle funzioni di relazione tra l’uomo, gli organismi vegetai e animali, l’ambiente in cui vivono,, con la nascita di questa ricerca, anni ’60, è stata applicata alla dimensione psico-socio-relazionale.
    Buona parte degli sconcertanti comportamenti dei nostri simili si spiegherebbero con l’inappropriatezza dei metodi di allevamento subiti da figli prodotti dagli educatori primari, mossi da attese narcisiste, estranee alle naturali esigenze dei nascituri, ossia di usufruire di prestazioni parentali, atte allo sviluppo delle potenzialità evolutive del suo progetto persona, quindi non informati al principio pedagogico di Giovenale: “Maxima debetur puero reverentia”.
    Quelli comunemente prevalenti erano e forse ancora lo sono, informati a esigenze quotidiane degli adulti, in pratica finalizzati a tenere a bada i propri cuccioli, in modo da poter espletare mansioni, da quelle relative alle faccende domestiche a quelle di lavori finalizzati al sostentamento proprio e dei familiari, dentro e fuori l’abitazione.
    Per tali lavori – secondo i grandi – appena i piccoli fossero stati in grado di dar loro una mano, lo si sarebbe richiesto d’autorità, come dovere, oltre che come ricompensa per i propri sacrifici e prestigio al clan familiare, per un soddisfacente adattamento alle attese socio-culturali della collettività, nonché per ottenere un posto di lavoro. In specie per le figlie, ritenuto il loro comportamento essenziale per mantenere una rispettabile facciata della stessa famiglia, venivano imposte norme e precauzioni per assicurare in ogni modo un contegno secondo tali principi.
    Metodi “educativi”, quindi, ben lontani dal fondamentale principio psico-pedagogico che educare consiste anzitutto in un atteggiamento di servizio nei confronti delle potenzialità evolutive facenti parte del progetto persona al fine di catalizzare maieuticamente il loro sviluppo.
    Evidente la difficoltà da parte di Madre Natura, anzi l’impossibilità, di inserire nel genoma umano ulteriori informazioni grazie alle quali anche l’uomo, come tutti gli altri esseri viventi, nascerebbe già perfetto o quasi.
    In effetti, per tale “quasi”, mentre i figli umani – che per la realizzazione delle loro potenzialità dovranno percorrere il più lungo e complesso tratto evolutivo – si richiedono specifiche e altrettanto complesse prestazioni parentali, per le quali i genitori non sono geneticamente informati, i genitori delle altre specie, per quel poco che dovranno fare affinché la loro prole sviluppi le sua potenzialità all’optimum possibile, lo sanno per istinto.
    I genitori umani l’avrebbero dovuto apprendere e lo hanno dovuto fare per tentativi ed errori ai quali ho già accennato e penso che tali errori potrebbero già dare qualche risposta alle comuni preoccupazioni riguardo ai su accennati conturbanti fenomeni.
    Un primo frutto editoriale degli incontri presso il mio studio è stato un libro edito nel 1976 da A. Armando: ”Introduzione all’Ecologia psico-sociale – per una nuova scienza della personalità e dei rapporti”. Privilegiati: il criterio bio-energetico e le dinamiche psico-sociali (trans-personali).
    Al momento in cantiere altri lavori per più puntuali risposte a questioni esistenziali e relazionali:
    Accantonato un elaborato stilato con l’apporto di un gruppo di lavoro “Se l’Uomo di Neanderthal avesse potuto.” (Scritto, questo, che intendeva essere una sorta di monito indirizzato agli umani, passati dallo stato di “scimmia nuda” a quello vestito di stoffe tessute, all’Uomo che ha voltato le spalle a Madre Natura senza considerare i rischi in agguato), buona parte del materiale di tale elaborato viene utilizzato per due lavori (si spera editandi libri, a cura di Pier Luigi Lando).
    Al vestiario viene riconosciuto un ruolo decisivo per l’avvio a un sistema mercantile dai cui artefatti oggi dipendiamo come i cuccioli dalla madre, anzitutto per la menomazione dei nostri poteri di adattamento climatico: da un escursus antropologico culturale, pare che un assetto socio-culturale con un’economia monetaria si sviluppi di pari passo con tutto ciò che ci serve per convivere in un ecosistema funzionale a interessi mercantili. “
    Per un autentico Homo Sapiens, iniziamo da una generazione” , ossia da quella in procinto di frequentare la scuola dell’obbligo, con la tempestiva verifica dei prerequisiti mediante specifiche attività di gioco, animate da operatori appositamente preparati sia dell’ultimo anno di scuola materna sia della prima elementare coinvolgendo il corpo insegnante e le famiglie.
    Tra i principali intenti di questa iniziativa, quella della tempestività sul versante della prevenzione.
    Così come stanno le cose, pare che prevalgano ancora impropri metodi educativi, per cui la famiglia rischia di creare problemi che la scuola potrebbe aggravare.
    Quindi, pretendere prestazioni previste dal programma scolastico, senza prima avere verificato l’efficienza dei relativi strumenti da quelli sensoriali a quelli della psico-motricità e dell’età mentale (prerequisiti), limitarsi a valutazioni sul comportamento e sul profitto utilizzando come unico criterio l’età anagrafica quale indicatore per l’accesso alla scuola dell’obbligo, tolgono una efficace possibilità di prevenire difficoltà di inserimento e profitto scolastici, rischiando di perpetrare una violenza istituzionale su soggetti in età evolutiva.
    Un’altra violenza scolastica: la rigidità degli orari condizionata, pure questa, a esigenze degli adulti. Nel sito http://www.pierluigilando.net sono riportate ulteriori pubblicazioni, ma le più recenti si trovano sulla pagina FB “Ecologia psicosociale”; sul blog:http://www.pierluigilando.net/; sul blog movimentosalvemini.blogspot.com .

    —————————
    (*) Integrata perché dai summenzionati incontri presso il mio studio, una delle prime consapevolezze emerse è stata quella formulata dal seguente assunto:” Mentre, naturalmente, si cresce somaticamente e si invecchia anagraficamente, il tipo di rapporti interpersonali potrà permanere, perfino vita natural durante, quello della prima infanzia, tra i quali, oltre quello della dipendenza simbiotica – con le naturali reazioni di invidia e gelosia, il più esplicativo nella fattispecie: la strumentalità, cioè che l’altro (inteso nell’accezione più ampia, quindi compreso l’ambiente fisico naturale e tutto ciò che fa parte dell’ecosistema in cui vive e si relaziona la persona) esiste in funzione della soddisfazione immediata dei propri bisogni.
    Pier Luigi Lando

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