Riccardo Bandiera, fotografo del mare e delle emozioni

Oltre che essere un apprezzato fotografo di matrimoni ed eventi, Riccardo Bandiera, cinquantenne profondamente legato al mare e alle luci della sua Liguria, sa realizzare opere intense e quasi fatate, dove si fondono la sua abilità tecnica e la poesia silenziosa del mare.

Riccardo Bandiera _ mostra Torino
Riccardo Bandiera _ mostra Torino – Photo by Marco Salvario

Una vena lirica che nella raffinata serie Hiraeth, termine gallese difficile da tradurre nelle sue sottili sfumature richiamanti, senza connotati negativi, nostalgia e rimpianto del passato, verrebbe da definire liquida poesia, caratterizzata da riflessi, da movimenti lenti, da silenzi fuori dal tempo.

Un corpo di donna che scivola nelle onde, sublima la sua natura carnale per diventare spirito della natura, immagine desiderata eppure irraggiungibile; allegoria di qualcosa di prezioso che è stato smarrito o, piuttosto, una possibilità non colta nella nostra vita.

Nella composizione, ogni foto ha un doppio soggetto: una figura di ninfa libera, capace di respirare e danzare nell’acqua, appena velata da un drappo bianco che scivola sulla sua pelle, e il mare, un ambiente sommerso, potente di vita, contrapposto alla terraferma e ancora da conoscere e comprendere.

Colto con lo sguardo ispirato del nostro fotografo, un mondo ancora sufficientemente puro dai veleni distruttivi che noi uomini produciamo.

La superficie del mare, il limite tra acqua e aria che compare in alcune delle fotografie, è una barriera che respinge e non si può superare, però al tempo stesso una pellicola che protegge.

Questo elemento liquido e fluido, così prezioso e vitale, scompare improvvisamente nella serie Nantes Lubricis Pelagi. Le modelle ora non sono più libere ninfe, ma sono ritornate semplici ragazze in attesa, smarrite, con il costume intero, le cuffie colorate, i movimenti lenti e stanchi. Lo sfondo è scuro, impenetrabile.

Una delle ondine sembra giocare con quattro barchette di carta, sospese nell’aria: sogna, ricorda, rimpiange. A volte le ragazze sono in coppia, si coprono gli occhi, si abbracciano con gesti che sono più consolatori che languidi.

Che cosa è successo?

Su di noi è scesa la pandemia e la mannaia del lockdown, con i suoi rigidi divieti; è stato proibito persino il mare, il nuoto in piscina, e, nell’attesa, la vita si è rallentata e fermata.

Che cosa fare, ora?

Si deve aspettare che il flagello sia sconfitto e si possa passare oltre.

Un terzo interessante progetto fotografico di Riccardo Bandiera è Atlas over Arterles.

Il corpo femminile perde la sua interezza, si scompone in frammenti, in particolari, dove la sostanza umana si fonde e confonde con la natura. Foglie, spine, farfalle, libellule. Sulla pelle diventata alveare, si posano gocce di miele.

La lettura di questa ricerca è più complessa e personale, le stesse opere possono abbandonare la loro unicità per aggregarsi in una composizione nuova, che somma e conferma i messaggi delle singole parti.

Il corpo, la pelle, non sono un limite umano, ma portano al superamento della persona protesa verso l’organismo natura. La natura, a sua volta, dimostra la sua energia assediando gli spazi da cui la respingiamo, fino a riconquistarli con la sua ostinazione, e non fa eccezione il nostro corpo.

Riccardo Bandiera - mostra Torino
Riccardo Bandiera – mostra Torino – Photo by Marco Salvario

Non possiamo sopravvivere da soli, dobbiamo fonderci al nostro habitat, rispettare quanto è intorno a noi. Siamo uomini e animali, ma siamo anche insetti e piante, in uno scambio continuo di risorse vitali.

 

Le opere di Riccardo Bandiera sono state presentate per la sua prima mostra personale a Torino nella galleria Febo & Dafne in via Vanchiglia, dal 14 settembre al 21 ottobre 2023. L’esposizione è stata curata da Francesca Canfora, che tra i molti incarichi ha ricoperto per anni quello di direttore artistico di Paratissima Torino/Milano/Bologna.

Il titolo della mostra Dove tu piangi e non sai di che, citazione dallo Zibaldone dei pensieri di Giacomo Leopardi, riprendeva quell’atmosfera di rimpianto e nostalgia di cui ho parlato a inizio articolo, l’insoddisfazione melanconica del non avere pienamente vissuto.

 

Written by Marco Salvario

 

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