Lazio tra Champions e Serie A: un dilemma esistenziale

La Lazio è così, se ne fa una buona in campionato, crolla in Europa. E viceversa. Confermando una tendenza già riscontrata nella scorsa stagione.

Champions League Feyenoord Lazio - 25 ottobre 2023
Champions League Feyenoord Lazio – 25 ottobre 2023

L’ultima prova fornita in terra olandese costituisce l’ennesimo episodio di una Lazio inaffidabile e incomprensibile, un atteggiamento in campo, quello visto ieri sera, che pare distante anni luce da quello aggressivo e voglioso di vincere, ammirato appena domenica scorsa contro il Sassuolo. Un’altra identità.

Le parole a caldo del cantante e tifoso appassionato, Briga, sembrano incarnare al meglio lo stato d’animo di tutta la tifoseria laziale: “Sono troppo arrabbiato e deluso per l’atteggiamento e per la prestazione. Un primo tempo così in Champions non si può vedere, considerando che è una situazione che si ripete ciclicamente. Il modo in cui affrontiamo certe partite mi lascia senza parole” (fonte TuttoMercatoWeb).

I calciatori stessi della Lazio appaiono sgomenti di fronte a simili performance, quasi vittime di un’ombra nefasta che puntualmente incombe sulle loro teste, per tenere i fili delle loro corde caratteriali, narcotizzandoli ed immobilizzandoli sul terreno di battaglia.

Ecco le parole di Pedro: “Abbiamo regalato un tempo, in Champions non si può regalare neanche un minuto. Dobbiamo cambiare questa mentalità di iniziare la partita, così è difficile entrare e fare il risultato che vogliamo noi”. E poi quelle di Mattia Zaccagni a Sky: “Ci è mancata un po’ di personalità, loro sono entrati più cattivi”

Mentalità, personalità, e carattere.

Soprattutto carattere. Carattere vincente. Questa, forse, la chiave di volta per comprendere l’enigma Lazio. Alla squadra capitolina mancano forse figure umane in grado di infondere quel carattere vincente che si rivela imprescindibile in ogni contesto competitivo. Un deficit che contraddistinse anche l’era Cragnotti, quando le sue rose di calciatori straordinari non riuscirono a conquistare più di due Coppe Italia (1998 e 2000), uno Scudetto (1999/2000), una Coppa delle Coppe (1999) e una Supercoppa Europea (2000).

L’eredità di quell’instabilità sembra perpetuarsi nella Lazio di oggi, nello specifico in quella di Maurizio Sarri: un allenatore di indiscusso valore tecnico, ma al contempo carente di quella costanza che traduce il talento in trionfi. Sarri stesso, nell’arco della scorsa stagione, ha più volte evidenziato le difficoltà nel modellare la mentalità del gruppo.

Forse perché egli stesso finisce con lo specchiarsi in questa Lazio di alti e bassi: bravissimo, sulla carta, più di tanti altri allenatori, ma privo del fattore “carattere vincente”.

Ancora prima dell’allenatore, è l’attuale patron della Lazio, Claudio Lotito, a non aver individuato la ricetta per trasformare la Lazio in una società vincente. Nonostante il suo ottimo operato imprenditoriale dal 2004 ad oggi, che ha risanato le finanze del club e riportato dei titoli nella Capitale (tre Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane), Lotito deve ancora trovare la soluzione al dilemma più intricato: infondere nella società quel carattere vincente, imprescindibile per raggiungere la tanto agognata costanza nei risultati e per promuovere un progetto promettente a medio/lungo termine.

Quella di ieri in Olanda potrebbe non sembrava la vera Lazio, eppure tutti sanno che anche questa è la Lazio. Il Feyenoord non è sembrata una squadra di fenomeni, ma è scesa in campo con la cattiveria e la voglia di vincere, facendo un pressing asfissiante per quasi tutta la partita.

E la squadra biancoceleste? Timida, passiva, inesistente, lasciando tifosi e addetti ai lavori completamente disorientati. La sensazione è che quest’anno, il primo ad apparire disorientato, sia Maurizio Sarri, che anche in Olanda ha messo in campo una formazione non tra le migliori possibili e che per l’ennesima volta non ha saputo trasmettere alla squadra un pressing organizzato e la giusta cattiveria, come invece era riuscito a fare soltanto tre giorni prima in campionato.

È inutile puntare il dito contro singoli errori o singoli giocatori, se un’orchestra funziona un giorno si e uno no, c’è una questione generale su cui lavorare seriamente.

“Essere o non essere, questo il dilemma” recitano le celebri parole di Amleto. La Lazio si trova ancora oggi a vivere il dramma esistenziale di un’inconsapevolezza del suo potenziale e soprattutto di un’identità non identificata, questioni che necessitano di una risposta definitiva e irrevocabile.

Il popolo laziale non merita una Lazio come quella vista ieri. La qualificazione agli Ottavi di Champions è soltanto il minimo sindacale che tutto il mondo laziale si aspetta a questo giro.

 

Written by Michele Russo

 

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La Lazio di Claudio Lotito contro la Lazio di Maurizio Sarri

 

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