“L’ultimo ospite” di Paola Barbato: un buon thriller
Fu per l’eredità che alla villa Olimpia d’Arsa vennero posti i sigilli. Fu per l’eredità che trovarono il resto.
Chi sarà mai “L’ultimo ospite” rimasto in una villa chiusa?
Questa la domanda che ci facciamo noi lettori cominciando ad avventurarci nelle pagine di questo thriller.
Quasi quasi un protagonista invisibile che occupa più spazio dei veri protagonisti della storia.
Villa d’Arsa rimane vuota dopo la morte dell’anziana proprietaria, Adalgisa Grisenti. Una donna piuttosto arida e per niente generosa, attaccata al denaro.
Ma, come tutti quanti noi, anche lei è deceduta senza portarsi nell’aldilà i propri averi. Così, le due fazioni di famiglia che non possono vedersi fra loro, si vedono costretti alla spartizione dell’eredità.
La scrittrice li descrive in modo piuttosto originale: “Quel branco di parvenu, bovari vestiti da signori, anime di carbone”.
Per questo motivo viene interpellato il notaio Flavio Aragona, il quale, dopo aver tolto i sigilli alla villa, dovrà farne l’inventario.
“Non era uno stronzo nonostante fosse bellissimo, non era un bastardo nonostante fosse potente, non era un vizioso nonostante fosse ricco”.
Con sé Flavio porta la sua assistente Letizia, una donna grassa, innamorata di Flavio, nonostante sa che lui non potrà mai amarla. Con una fantasia galoppante che lei, in cuor suo, chiama Medina, quasi un’altra sua personalità: “Era la sua natura sepolta, cacciata giù nel profondo”.
Con loro c’è anche il cane di lei, Zora.
Flavio ha un rapporto particolare con Letizia, l’ha sempre aiutata, sorretta, ma quello che alla fine ne è dipendente è lui: “Non poteva fare a meno di occuparsi di lei. Era un parassita”.
Quando i due giungono al paese dove sta la villa, si trovano in un ambiente piuttosto chiuso, dove la gente li guarda e li vede come quelli venuti da fuori; ma per loro non sarà un problema dal momento che, una volta che il cancello della proprietà si sarà chiuso dietro le loro spalle, loro non potranno più uscire, non fino a quando l’inventario sarà completato.
Fin da subito accadono cose strane, mentre Flavio, con la sua mente razionale, non si preoccupa più di tanto, Letizia-Medina parte subito per la tangente.
È il fantasma di Adalgisa quello che si aggira nelle stanze della villa? È lei che non vuole che loro tocchino le sue cose?
C’è qualcosa di ostile nell’aria.
Subito dopo si scopre che la casa non è esattamente come sembra: dietro le pareti ci sono molteplici stipi nascosti, contenenti strani oggetti.
E qui Letizia comincia a fare delle scoperte a dir poco allarmanti: oggetti appartenuti a dei bambini, delle calze da donna impregnate di urina vecchia, ma che ancora reca il tipico odore di ammoniaca.
Cosa ci faceva Adalgisa con quei totem?
Era lei a stiparli negli armadietti, così come ha nascosto una gran quantità di denaro in casa?
Letizia continua a torturarsi e a riflettere sul loro significato: “Passeggiava per il corridoio torcendosi le mani, cercando di mettere carne su quell’ossatura di sospetto”.
Flavio, a mano a mano che l’inventario procede, si fa sempre più strano, arrivando a prendersela con Letizia e con le sue fantasie a dir poco assurde.
Invece Letizia ha capito che, nella casa, non ci sono solo loro due: c’è anche la persona che ha portato lì quei trofei.
Interessante come il romanzo venga rivisto poi, oltre che dalla parte dei due protagonisti, anche dalla parte di Zora, il cane che è l’unico, fin dall’inizio, ad aver conosciuto il fantomatico ultimo ospite della casa.
E, di nuovo, rivisto dalla parte di colui che si nasconde fra le mura di Villa D’arsa.
Un bel thriller di Paola Barbato, una buona lettura, che a tratti fa l’occhiolino ai film horror, un po’ irridendoli:
“Avrebbe visto sfondare una delle finestre della villa per inseguirli, armato di coltello, ascia, sega a motore”.
© 2021 Piemme
ISBN 978-88-566-7991-5
Pag. 413
€ 18,50
Written by Miriam Ballerini