Ciciu del Villar: la bellezza magica dei Camini delle fate
A osservare i Ciciu nelle fotografie dei siti internet o degli opuscoli pubblicitari, sembrano uno scherzo con la loro forma di grossi funghi dallo stelo rossiccio e dalla cappella scura; un gioco per divertire i bambini e far sorridere i grandi.
Molti fanno pensare alle casette di un popolo di gnomi dei boschi, gnomi però cresciuti e diventati giganti; altri assomigliano a teste di vecchi rugosi con un basco in testa, spesso portato sulle ventitré.
Non aiuta il nome, Ciciu, che mi fa venire in mente dei grossi ciucci preparati per tacitare il pianto di ciclopi bambini, però sono anche noti come Camini delle fate: invece tutto è vero, spettacolare, al tempo stesso scientifico e magico.
Ciciu nel dialetto piemontese significa pupazzo, burattino; Ciciu del Villar, per associarli al paese vicino a cui si trovano, Villar san Costanzo, situato all’imbocco della valle del Maira e raggiungibile in poco più di un’ora d’auto da Torino, oppure Ciciu d’ pera, per indicare le pietre con cui sono stati costruiti dal tempo.
Se ne contano circa cinquecento, tutti compresi nella Riserva naturale del Ciciu del Villar, disposti in modo casuale, a volte raggruppati e a volte isolati; le altezze variano da poche decine di centimetri fino a sfiorare i dieci metri.
La Riserva naturale del Ciciu è stata istituita nel 1989 dalla Regione Piemonte.
Secondo gli scienziati, il fenomeno che ha generato questi strani funghi, ha avuto inizio alla fine dell’ultima era glaciale, più di 10.000 anni fa, quando un affluente del Maira, il Faussimagna, erose e trascinò nel proprio corso piccoli sassi e polveri dalle pendici ferrose, e quindi di colore rossastro, del monte San Bernardo. In una conca dove il torrente si allargava e la corrente rallentava, il materiale trascinato si depositò sul fondale. In seguito alcune frane avrebbero fatto precipitare massi più scuri di consistenza simile al granito, che finirono anch’essi sommersi e vennero levigati dalle acque, fino a quando un forte movimento tellurico provocò l’innalzamento della zona e il Faussimagna deviò il suo percorso.
L’azione erosiva delle piogge, della neve e di alcuni rigagnoli, cominciò il suo paziente lavoro sull’alveo prosciugato, processo che continua ancora oggi. I sassi più scuri, di materiale più resistente, con le loro forme precedentemente assottigliate e arrotondate dalle acque del torrente, si comportarono come formidabili ombrelli e protessero il terreno che ricoprivano, mentre dove questo era esposto, fu a poco a poco trascinato a valle.
Cominciarono così ad affiorare i primi Ciciu con la tipica struttura a fungo, che divennero con il trascorrere del tempo sempre più alti o, per essere precisi, fu la superficie intorno a loro ad abbassarsi. A volte, però, le colonne di terra che si allungavano e assottigliavano, non riuscirono a reggere il peso dei massi scuri e questi franarono giù, lasciando spuntoni rivolti verso il cielo.
Lo spettacolo dei Ciciu richiama atmosfere di mistero, favola e magia. Non sono poche le leggende che spiegano la loro origine; alcune chiamano in causa come creatrici le masche, le cattive streghe piemontesi, altri raccontano che i Ciciu siano le masche stesse, rimaste vittime di un incantesimo non riuscito.
Una tradizione religiosa scomoda san Costanzo, a cui è dedicata sul monte San Bernardo, nel bosco dove intorno al 300 sarebbe stato decapitato, una suggestiva chiesa romanica risalente al 1190, ma costruita su luoghi votivi ancora più antichi.
Costanzo, soldato della legione Tebea convertitasi al cristianesimo, vide morire martirizzati i suoi compagni che, come lui, si erano dedicati a evangelizzare le popolazioni della vallata. Braccato da alcune centinaia di legionari pagani che risalivano i sentieri per ucciderlo, urlò sdegnato: “Empi dal cuore di pietra, in nome dell’unico Dio, io vi maledico. Diventate pietra anche voi!”
Oplà, i soldati furono pietrificati all’istante ed ecco nati i Ciciu.
Ricca di flora e di fauna, la Riserva naturale del Ciciu offre agli escursionisti diversi percorsi di difficoltà crescente per chi vuole conoscere di persona questo luogo non unico, ma comunque non comune. Sono camminate piacevoli su sentieri attrezzati, a volte un po’ ripidi per gli ultrasessantenni come me, tra famiglie di Ciciu, punti panoramici, casette informative che illustrano flora, fauna e il territorio circostante.
Chissà, passo dopo passo, forse qualcosa di magico si può incontrare davvero, altrimenti bisogna accontentarsi di ammirare la bellezza del posto.
Written by Marco Salvario