“Cinque giorni fra trent’anni” di Francesco Fiorentino: l’immagine di un’assurda assenza

La copertina del libro “Cinque giorni fra trent’anni” è indicativa di quel che pare l’essere giovane a chi non lo è più. È l’immagine di un’assurda assenza: la tristezza. Il che spesso non è vero.

Cinque giorni fra trent’anni di Francesco Fiorentino
Cinque giorni fra trent’anni di Francesco Fiorentino

Tornando indietro negli anni è più facile ricordare i momenti di pur caduca infelicità, che quelli di benigna gaiezza. Questi statici attimi sono spesso dimenticati. Gli altri, più dinamici, rimarranno sempre fissati nella memoria.

I tre giovani fotografati della gaiezza sono l’immagine, pur sfuocata, lontana, irrimediabilmente smarrita della vita che forse non c’è più, ma che non è persa del tutto, se basta un istante per riviverla nella memoria.

Questo di Francesco Fiorentino è un insieme di storie, che qualcosa e qualcuno hanno l’una con l’altra, a volte solo un nome, un ricordo, un pezzo d’esistenza, una località condivisa.

Alcuni romanzi sono detti globali, quando non c’è un personaggio che, dalla prima all’ultima parte, narra o è narrato nel suo mistico io. In questo, i personaggi sono innumerevoli, ma i principali sono sei, e sono tutte donne. Gli uomini fungono da loro necessario corollario, ma i fiori da salvare, da eternare, sono sempre loro, le donne, questi fin troppo conosciuti esseri, che manifestano a noi uomini la loro saggezza, con la stessa naturalezza con cui esibiscono la propria imprevedibilità, che può parere talvolta folle.

Tutte hanno un quid in comune: sono altro rispetto a noi uomini. Ogni donna è un essere a sé, dotata di un suo esclusivo talento.

“Pur non essendo per nulla civetta, Roberta è il tipo che lega di più con gli uomini, perché non le interessano molte delle cose che importano alle donne.” 

La storia di Elvira non è intrigante, ma quale lo è, se non pare riguardarti. Elvira ha una sua vita, anche ora, mentre non si sta pensando a lei. Il bello dell’umana esistenza è che essa procede per conto suo e, mentre tu ti occupi di quelle tre o quattro persone care, infiniti altri umani gemono, o gioiscono.

Emilia è una donna passionale e, al contempo, assai capace di controllare le sue emozioni. Potrebbe essere ideale come compagna di vita, ma ancora di più come avvocato. Entrambe le figure hanno il compito di difenderti dalle avversità. Una consorte chiede in cambio la tua vita. Un legale si accontenta di una parcella.

Ada ha la compiacenza di farsi da parte, quando non serve più di tanto. La sua voce però potrebbe rimanere. Quando lancia un ultimo, ormai vano, messaggio, l’unica soluzione è smettere di leggerlo. Ma dev’essere poi opportunamente “cancellato, rimosso la lettera e svuotato il cestino.” – oggi la tecnologia fa miracoli, sia nel distruggere la memoria che nel conservarla.

Lea è ormai una donna vissuta, che ancora insegue il futuro, pur badando al presente. È ricercata, amata appassionatamente, abbandonata, umiliata, cercata di nuovo. E questo dopo che un gesto insano dell’uomo che ama l’ha costretta a vergognarsi di sé. Ora che lui è tornato, ci deve pensare. È meglio soffrire a singhiozzo, oppure sentirsi svanire a poco a poco?

Carla è una donna “irrequieta, coraggiosa, impegnata in tutte le battaglie in cui si è imbattuta.”

Sua sorella Elvira è invece “appartata, perennemente sull’orlo della depressione e però ironica su se stessa come sugli altri.” – poco fa avevo un po’ snobbato la sua vita e forse mi stavo sbagliando. Non si finisce mai di conoscere una persona, anche se si legge su di lei una decina di pagine. Quando Carla non c’è più, la consanguinea “sposta il cursore su elimina e poi su rimuovi eliminati.” – e poi? Anche Carla svanirà, come tutto.

Le sei donne che danno il titolo a ciascuno capitolo, si sono conosciute da giovani, sono venuti a contatto e, come accade alle particelle quantistiche, sono rimaste fra loro connesse, entangled, anche ora che sono passati trent’anni.

In L’essere e il Nulla di Jean-Paul Sarte leggo che “due modi di essere radicalmente distinti, quello del per-sé che deve essere ciò che è, cioè che è ciò che non è, e che non è ciò che è, e quello dell’in-sé che è ciò che è.” – a scriverlo mi sono confuso tre o quattro volte e sento che lo devo ancora ri-controllare. Inoltre “il per-sé effettivamente non è altro che il puro annullamento dell’in-sé: è come un vuoto d’essere nel seno dell’essere.” – a questo serve il per-sé: essere l’annullamento dell’essere. Sì, buonanotte! Ma il senso l’ho capito: ognuno possiede la sua esistenza, che è un fenomeno in teoria assoluto, ma che, nella pratica, necessita di relazioni, e alla fine, per sentirsi vivo, non gli rimane che relativizzarsi. Gli altri diventano una parte di noi e noi una porzione degli altri.

Scialpi diceva che “siamo isole nell’oceano della solitudine” e questo mi pare più semplice da capire. A volte siamo come lo Scoglio del Coniglio o quello del Mingardo, che paiono troneggiare nel mare di Palinuro, che è la località più citata nel romanzo, così bella di primavera e d’estate e così deserta da ottobre ad aprile. Se ci vai quando i camping sono chiusi, essa appare come invecchiata e senza più speranze di rinascita. Ogni primavera però il miracolo accade e quella negletta frazione di Centola d’improvviso risorge, come si dice che accada all’Araba Fenice.

Infelice se non disgraziato è il destino di uno scrittore: egli, al pari di un Dio, decide i destini di ciascuno dei suoi characters (così si dice, più propriamente, in inglese personaggio), muovendolo da lì a là, e poi ancora da là a qui, nelle pagine di un libro, confidando nella più atroce delle fiction: il Tempo.

Ogni autore è il genitore dell’umano di cui descrive le gesta e, al contempo, il suo Caronte.

Francesco Fiorentino - scrittore
Francesco Fiorentino – scrittore

Dopo che egli ne ha scritto il relativo necrologio, ogni character (anche quello vispo e ben in salute), nella sua fatale e ultima pagina, subisce in un attimo l’annullamento previsto da quel funereo natante, che trascina lontano il suo minuscolo tempo.

Quelle incerte masse ora sono ri-diventate pura Energia, secondo la celebre equazione einsteniana.

E la loro anima ora vaga sperduta nella mente del lettore, che pur non sapendo cosa farsene ormai, ne sarà per sempre come avvinto, anche lui fatalmente correlato.

Questa e non altra è la magia della scrittura.

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Francesco Fiorentino, Cinque giorni fra trent’anni, Marsilio, 2023

 

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