“Roma brucia” di Anthony A. Barrett: una difesa all’integrità della Storia

Roma brucia” è un saggio di Anthony A. Barrett ed è edito per Einaudi nel 2023.

Roma brucia di Anthony A. Barrett
Roma brucia di Anthony A. Barrett

Nell’estate che si appresta a terminare leggere un libro in cui si accenna alla presenza del fuoco può sembrare masochistico, la realtà è che non ci sarebbe stato momento migliore.

Era il 19 luglio del 64 d.C. quando uno dei più grandi incendi, che la Storia si sia presa la briga di registrare nei suoi annali, si è originato in una delle baracche al bordo del Circo Massimo.

Cosa fece scoccare la scintilla? Probabilmente la brace che fino a qualche ora prima era servita a preparare il pasto di qualche migliaio di romani che attendevano ad uno spettacolo; forse un magazzino ospitava nei suoi stoccaggi qualcosa che, inavvertitamente, deve aver preso fuoco.

Come è stato possibile che il fuoco divampasse con quella furia?

Il vento. È stato il vorticare tempestoso delle raffiche ventose a spingere le fiamme in tutte le direzioni. Non si poteva cercare di scappare verso un luogo che la strada venina immediatamente sbarrata da un muro cocente di vorticanti lingue arrivate direttamente dall’Ade.

Chi diede fuoco a Roma?

Gli imputati, a secondo del punto di vista che si decide di adottare, potrebbero essere 3. Il primo è stato la disattenzione. Se qualcuno in una qualsiasi struttura lignea ha lasciato una brace ancora accesa, la sua incuria può essere stata la rovina di quella notte. Non era il primo incendio che Caput Mundi si trovava a dover affrontare e, se si adotta un atteggiamento distratto, non serve poi a molto dare la colpa al governo.

Strano che a nessuno sia venuto in mente di dare la colpa a Tiberio anni prima. Ma l’erede forzato di Augusto era considerato troppo “innocente” per dare fuoco alla capitale dell’impero. Non che lo abbia fatto ma avrebbe potuto, forse. Se ne sarebbe tornato a Capri senza dover più badare alla tediosità di un lavoro che odiava e che gli occupava la vita come un cancro.

Ma torniamo a noi, il secondo imputato è il vento. Un vento come quello, ovviamente usando un’iperbole, avrebbe potuto trascinare una legione fin sulla costa adriatica e poi spingerla a tornare indietro.

Il terzo imputato? Ma come? Tutti conoscete colui che è stato accusato di aver dato fuoco al marmo augusteo e ai fasti dell’impero. L’imperatore Nerone. C’è chi giurò di averlo visto vagare per la città con la sua lira, incedeva tra le fiamme cantando la disfatta del palazzo di Priamo durante la presa di Troia.

A questa testimonianza ci sono da aggiungere un paio di affermazioni, entrambe vere. Prima postilla: Nerone non era a Roma quando le fiamme divamparono. Sembra che non si sia preoccupato di tornare finché le fiamme non lambirono le sue proprietà. Anche se non è certo di quale proprietà si parli con precisione.

Seconda postilla: quando l’imperatore si palesò al cospetto dell’incendio che, forse, appiccò la sua proiezione astrale, o la personificazione del suo ego, non vagò per la città perché solo il verbo vagare dà l’idea che stesse bighellonando.

Nerone in compagnia di pretoriani e vigiles si stava occupando di gestire le fiamme, o quanto meno quello era il compito che ogni membro della famiglia imperiale era svolto a compiere in situazioni di così forte bisogno. Lo fece Germanico, lo fece Tiberio, perfino Claudio.

Ma secondo le fonti Nerone vagava cantando. Secondo le fonti i pretoriani depredavano le proprietà. Secondo i posteri ogni fonte, anche le più autorevoli, sono da considerare oro colato e scritte nella pietra.

Vero è che è impossibile sconfessare chi non può essere contraddetto, ma è anche vero che quella che si può considerare la stampa dell’epoca, per altro non presente all’epoca dell’incendio, potrebbe essere stata un tantino… condizionata.

Vogliamo davvero dare torto a secoli di insegnamenti che dicono che Nerone diede fuoco a Roma per costruire la domus aurea?

L’imperatore approfittò della situazione per mettere in atto molti dei suoi piani edilizi ma, come fece per altro Augusto, avrebbe tranquillamente potuto decidere di sbancare intere proprietà acquisite in vario modo e fare comunque quello che voleva.

Le fonti sono il faro nella tempesta degli avvenimenti che non potremo conoscere in altro modo, ma va ascoltata più di una campana quando è possibile.

Gli avvenimenti sono stati molto più complicati di come ci è stato narrato. Nerone ha avuto moltissimi difetti e si è macchiato di molte colpe ma, a chiunque difenda il sussidiario delle medie e il libro di storia degli istituti superiori, consiglio di leggere il saggio di Barrett ma anche la bibliografia di cui è correlato, comprese le fonti.

Questa non è una difesa ad un uomo vissuto secoli fa, questa è una difesa all’integrità della Storia e del pensiero informato.

Ho sentito mettere Nerone insieme a figure della nostra storia recente, in una lista di personaggi che non hanno nulla a che spartire con la storia di secoli fa.

La storia va vista in maniera contestuale alle epoche in cui si è svolta. Solo il pensiero di giudicare la società imperiale di Roma con gli occhi di oggi è qualcosa di assurdamente grottesco ma lo era anche qualche anno più addietro quando qualche genio decise di riportare in vita fasti di cui non capiva nulla ma di cui amava l’eco.

Travisare, usando la controparte dell’intelligenza come arma, è tipico di quel modo di operare che ci ha portato a credere che la storia vada cancellata e nascosta. Come se questo abbia mai portato a qualcosa di buono.

Dagli errori e dagli orrori si impara e si cresce. Si può cambiare il presente e agire sul futuro, non facendo finta che prima del nostro pensiero illuminato nulla abbia mai calcato questa terra.

Nerone diede fuoco a Roma? Probabilmente no.

Nerone si inimicò tutti conducendo una campagna politica che ridusse sul lastrico i più ricchi e i templi? Sì, questo è probabile.

Anthony A. Barrett
Anthony A. Barrett

Coloro che vennero defraudati, ovvero la classe abbiente, diede vita al mito? È probabile e non sembra nemmeno strano vista la ferocia che la massa odierna usa con una certa disinvoltura quando si deve fingere oltraggiata.

Si dice che il popolo soffrì per colpa dell’imperatore. Il popolo sapeva che Nerone era l’imperatore ma, all’indomani del grande incendio, povero era e povero era rimasto. Che la moneta aurea e d’argento contenesse meno metallo nobile a loro poco importava, non ne avevano mai vista una nemmeno da lontano. Che fosse stato Nerone a dar fuoco a Roma, la brace di un focolare o la stoppa di un magazzino per loro era lo stesso.

Nerone dava loro pane e giochi e questo a loro bastava, non perché fossero sciocchi da compare ma perché è tutto quello che al popolo, che viveva di poco, interessava realmente.

Nerone fu, allora, un santo?

No ma chi lo è?

 

Written by Altea Gardini

 

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