“Il posto” di Annie Ernaux: eravamo felici comunque, si doveva pur esserlo
Un’autrice che non conoscevo, ma che sono felice di aver letto.
Il Posto è un libro verità dove l’autrice racconta di suo padre, in un testo che lei stessa dichiara essere composto da una scrittura piatta.
A me è parsa più come una sfilza di appunti, quasi avesse paura di aggiungere qualche parola di troppo; ma nonostante ciò dona la visione di un mondo contadino dove il padre è nato, e che mai è riuscito a lasciare, nonostante i vari lavori a cui si è dedicato nella sua vita.
“È restato ragazzo di fattoria fino al militare. Le ore di lavoro non venivano conteggiate. I padroni lesinavano sul vitto”.
Parla anche dei genitori di suo padre, ad esempio del nonno: “Questa cattiveria era la sua molla vitale, la forza a cui ricorreva per resistere alla miseria e credere di essere un uomo”.
Il padre è mancato all’età di sessantasette anni per un infarto.
Annie Ernaux ne parla con sincerità, non trattenendo nulla di quanto abbia provato per lui, anche dei sentimenti negativi come la vergogna per la sua ignoranza.
“Scrivere riguardo a mio padre, alla sua vita, e a questa distanza che si è creata durante l’adolescenza tra lui e me”.
Quando si scrive un libro autobiografico, al di là di quanto possa servire a noi stessi, si deve anche capire a chi altri possa servire.
Ne Il posto c’è la storia, la storia contadina, quindi piccolo borghese. La fatica di una famiglia dell’inserirsi in una società in cui non si riconosceva per cultura e tradizione.
Il sentirsi sempre inferiori e per questo chiudersi, non dire la propria opinione, non intervenire se non invitati. Perché la società di allora derideva i contadini, e questo li portava ad agire con servilismo.
“Sto dicendo “noi”, ora, perché a lungo ho pensato anche io in questa maniera e non so quando ho smesso di farlo”.
Ci sono diverse parti dove ognuno di noi ha modo di riconoscersi, nel rapporto all’interno della famiglia, nelle liti; nei modi di dire e di fare.
Ci ha messo mesi per ricordare, il risultato sono poche pagine, stringate e chiuse quasi fossero una spremuta di parole.
I ricordi sono visti da una figlia che tenta di estraniarsi dal suo ruolo, per poter ricostruire la vita del genitore. Quasi mai dice “mio padre”, si sa che sta parlando di lui, che tutte le frasi sono riferite a lui.
Della madre ne parlerà in seguito in un altro libro.
© 2014 L’orma editore
ISBN 978-88-98038-15-2
Pag. 114
€ 10,00
Written by Miriam Ballerini