“L’abisso” poesia di Fernando Pessoa: ascoltare è vedere

“L’abisso”

Fernando Pessoa - poesia - L'abisso
Fernando Pessoa – poesia – L’abisso

Tra me e la mia coscienza
c’è un abisso
nel cui fondo invisibile scorre
il rumore di un fiume lontano dai soli,
il cui suono reale è cupo e freddo –
Ah, in qualche punto del pensare della nostra anima,
freddo e scuro e incredibilmente vecchio,
in se stesso e non nella sua dichiarata apparenza.

Il mio ascoltare è diventato il mio vedere
quel sommerso fiume senza luogo.
Il suo rumore silenzioso libera sempre
il mio pensiero dal potere del mio pensiero di sognare.
Una temibile realtà appartiene
a quel fiume di mute, astratte canzoni
che parlano della non realtà
del suo andare verso nessun mare.
Ecco! Con gli occhi del mio sognato sentire
io sento il non visto fiume trasportare
verso dove non va tutte le cose
di cui è fatto il mio pensiero – il Pensiero
in Sé, e il Mondo, e Dio, che
fluttuano in quell’ impossibile fiume.

Ah, le idee di Dio, del Mondo,
di Me stesso e del Mistero,
come da uno sconosciuto bastione colpito,
scorrono con quel fiume verso quel mare
che non ha raggiunto né raggiungerà mai
e apparterrà al suo moto legato alla notte.
Oh, ancora verso quel sole su quella spiaggia
di quell’inattingibile oceano!

 

Accanto ad una esistenza solitaria composta da una routine monotona e modesta, senza viaggi ed avventure reali c’è una vita che palpita, creativa, esuberante, eccentrica: la vita letteraria.

Fernando Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 – Lisbona, 30 novembre 1935) ha creato una miriade di figure immaginarie che pensano, operano, dialogano, polemizzano e comunicano. Sono figure vive: hanno un loro oroscopo, una scheda biografica, una occupazione, un domicilio, una propria sensibilità letteraria.

È considerato uno dei maggiori poeti in lingua portoghese: sicuramente il più creativo avendo, come sopra accennato, scomposto la sua vita in altre personalità denominate da diversi eteronimi (dal greco ἑτερωνυμία, composto di héteros = “diverso”/”altro” e onoma = “nome”).

L’origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che esiste in me. […] L’origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente, per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella mia vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l’interno e io li vivo da solo con me stesso.” – lettera del 1935 ad Adolfo Casais Monteiro

Un poeta e prosatore enigmatico, che avendo vissuto in giovinezza in Sudafrica scriveva sia in inglese sia in portoghese. L’educazione britannica ricevuta lo caratterizza: ama leggere William Shakespeare, John Milton, John Keats, Percy Shelley, Lord Byron, Edgar Allan Poe (anche se quest’ultimo è americano). Ebbe legami con l’occultismo, l’alchimia, il misticismo e la filosofia neoplatonica, un interesse condiviso anche da William Butler Yeats, Rainer Maria Rilke.

La poesia “L’abisso” è tratta dal libro “Il violista pazzo (edito da Passigli Poesia, 2004), poesie scritte in lingua inglese che offrono una precisa testimonianza del Pessoa bilingue e che mostrano quanto il poeta sia cultore di principi che trascendono il tempo, e di come sia al pari di Thomas Stearns Eliot modernista e tradizionalista, innovatore e conservatore.

“Una delle mie preoccupazioni costanti è capire com’è che esista altra gente, com’è che esistano anime che non sono la mia anima, coscienze estranee alla mia coscienza; la quale, proprio perché è coscienza, mi sembra essere l’unica possibile.”“Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares”

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *