“Sul camminare, 52 modi per perdersi e ritrovarsi” di Annabel Streets: recuperare l’antica essenza

Nel meraviglioso catalogo della Add editore non poteva mancare Sul camminare, 52 modi per perdersi e ritrovarsi, traduzione di 52 Ways to Walk di Annabel Streets, nome d’arte di Annabel Abbs, saggista inglese.

Sul camminare, 52 modi per perdersi e ritrovarsi di Annabel Streets
Sul camminare, 52 modi per perdersi e ritrovarsi di Annabel Streets

L’edizione originale è apparsa del 2020, mentre la traduzione italiana, curata da Teresa Albanese, risale al febbraio 2023.

Streets è chiaramente un nome parlante in quanto significa “strade”: si cammina sulle strade, le strade sono l’habitat del camminante. Abbs è una camminatrice.

Personalmente amo molto spostarmi a piedi: è un’attività che mi rilassa; apprezzo molto la saggistica riferita all’argomento, che è davvero vasta. Su Oubliette ho recensito già alcuni libri sul tema.

Nei mesi scorsi, seguendo una diretta di novità letterarie, la mia attenzione è caduta su questo volumetto.

Innanzitutto esso presenta un formato leggero, pensato forse per il lettore ambulante… chissà…; una copertina verde che rappresenta degli alberi, una foresta, un luogo naturale: e in effetti si tratta di scenari spesso evocati dalla scrittrice come ambienti particolarmente adatti al viandante.

Il manualetto consta di un’introduzione, di un vademecum all’uso del libro, di cinquantadue capitoli, tanti quanti sono le modalità di camminare spalmabili in altrettante settimane di attività, corredati ciascuno di consigli pratici, una postfazione, una pagina di ringraziamenti, una ricca bibliografia divisa per le settimane di cui sopra e ulteriori suggerimenti di lettura.

Nel complesso la trattazione unisce intento divulgativo e scientifico: non solo per la rassegna conclusiva delle fonti, ma anche proprio per l’organizzazione del corpus argomentativo, continuamente puntellato da esperienze personali o interpersonali e citazioni a supporto da studi accademici.

Nell’introduzione la Abbs racconta alcune vicende private che l’hanno condotta a passare da un’esistenza a piedi e scomoda, a una in macchina ma poco salutare, e infine ad una serie di scelte tese a recuperare l’uso delle gambe, piuttosto che dell’auto.

Tutto ciò, oltre che giovare alla salute, giova anche al contesto in cui viviamo: paesi e città “meritano di essere percorsi a piedi. Anche loro ne escono arricchiti quando li attraversiamo camminando e non al volante: diventano più puliti, più conviviali, più silenziosi, più sicuri”.

Deambulare, inoltre, definisce e completa l’essenza umana: “siamo nati per camminare”, è un’espressione, un concetto più volte ricorrente nella dissertazione.

Andare a piedi è un esercizio, ma anche una scoperta, un arricchimento, un destino.

Nel vademecum, poi si legge:Ogni capitolo del volume rappresenta un’occasione per sperimentare un modo di camminare, e per questo l’ho organizzato in forma di calendario, settimana dopo settimana. […] Soprattutto, ho pensato questo libro in modo che possiate sfogliarlo, in base alle vostre circostanze e ai vostri desideri, un po’ come quando si spilucca da un buffet. Spero che, provando stili diversi, tempi, condizioni stagionali, percorsi e ambienti di passeggiata, continuerete a scoprire qualcosa di nuovo, inatteso, persino rivelatorio”.

Inoltre questo libro vuole fornire un “minimo di preparazione” alla spontaneità del procedere con le proprie gambe in modo che il desiderio di fare un tipo di passeggiata specifica sia realizzato al meglio anche grazie agli accorgimenti da mettere in atto dall’aspirante girovago.

Guardando l’indice, i cinquantadue modi di sollecitare i propri arti inferiori sono davvero tutti appetitosi, per tutti i tipi di gusti.

E così, ad esempio, anche Solo una passeggiata lenta, può magari invogliare anche i meno agili o coloro che hanno dei problemi o le persone anziane; oppure Passeggiare per dodici minuti può essere una soluzione per chi ha poco tempo;  anzi un’idea generale sottesa in tutto il volumetto, come una sorta di filo rosso, è che è preferibile ripetere più sessioni brevi di spostamento che una unico per avere effetti benefici sulla salute duraturi nel tempo; analogamente possono bastare Due passi dopo cena per contenere i picchi glicemici e favorire la digestione.

E cosa è più gustoso dell’Andare a spasso nel vento? Che il vento potesse influenzarci lo sapeva già Ippocrate; tutti inoltre trovano piacere da una “fresca brezzolina”; invece i venti di tempesta possono risultare gradevoli per alcuni o spiacevoli per altri; il vento può costituire una resistenza da vincere in grado di determinare i movimenti più variegati del nostro corpo.

Anche il paesaggio conta: tra gli alberi, in una foresta, per respirare i profumi rilasciati dalle piante, in riva al mare per rigenerarsi grazie al moto regolare ma non monotono di cui il mare stesso è “paradigma”, in collina per ricordarsi della “necessità di camminare sia in salita sia in discesa”.

Anche il momento fa la differenza: errare di notte, sotto la luna, nel silenzio ha sempre il suo fascino misterioso.

L’autrice si spinge nel consigliare anche contesti apparentemente meno allettanti: nel freddo, sotto la pioggia, o addirittura nel fango. Leggendo capirete!

Muoversi in compagnia delle proprie gambe, inoltre, esercita le attività mentali, come il ricordo, la contemplazione, la curiosità, addirittura lo studio, la lettura e la scrittura; analogamente facilita quelle pratiche, quando ci si incammina per uno scopo, come andare al lavoro, a fare la spesa, raccogliere cibo spontaneo e genuino.

Proprio per questo e per tantissimi altri motivi che vengono esaurientemente spiegati pagina dopo pagina, è opportuno che l’uomo di oggi recuperi la propria antica essenza: “Come Homo sapiens, ci siamo evoluti nei millenni per camminare […] Eppure, come Homo sapiens, ci siamo evoluti anche per conservare la nostra preziosa energia. La vita moderna favorisce il desiderio innato di conservare energia, cioè di non fare niente […] Eppure dobbiamo resistere. Per preservare intatto corpo, cervello e anima collettivi, dobbiamo restare attivi e stare all’aria aperta. Non tutto il giorno, ma senza dubbio tutti i giorni”.

Annabel Streets - Photo by Aaron Hargreaves
Annabel Streets – Photo by Aaron Hargreaves

Mettere un piede dopo l’altro, dunque, è la migliore palestra per una mens sana in corpore sano.

Leggere e camminare, dunque, è l’elisir di salute dei nostri tempi!

Buone letture, buone peregrinazioni, Ad maiora semper!

 

Written by Filomena Gagliardi

 

Bibliografia

Annabel Streets, Sul camminare, 52 modi per perdersi e ritrovarsi, tr. it. a cura di Teresa Albanese, Add editore, Torino, trecentouno pagine, 18 euro

 

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