Significato dei sogni #5: perché si dimentica il sogno dopo il risveglio di Sigmund Freud
“In alcuni miei pazienti, ho analizzato sogni che risalivano a venticinque anni prima o anche oltre; io stesso ricordo un sogno che risale perlomeno a trentasette anni fa e che tuttavia ha mantenuto intatta la sua freschezza. Tutto ciò è assai strano e a prima vista incomprensibile.” – Sigmund Freud
In origine “sonno” e “sogno” erano un tutt’uno e non venivano distinti, infatti, l’etimologia della parola “sogno” deriva da “somnium” che, in latino, significa “sonno”; così anche in greco ὕπνος (sonno) e prima ancora σ-ὕπνος.
Attualmente, invece, le due parole sono distinte ed il “sogno” è interpretato come una “parte” del “sonno”, quella relativa alla produzione ‒ da parte dell’inconscio ‒ di immagini relative a situazioni reali, irreali, del passato, del presente, del futuro, fantastiche, angosciose, sgradevoli, strane, meravigliose, et cetera.
La letteratura prodotta nel corso dei millenni sui fenomeni chiamati “sogni” è molto variegata, e si è pensato in questa rubrica “Significato dei sogni” di invitare alla lettura di alcuni testi scritti dai maggiori esponenti della stessa, augurando al lettore di trarne beneficio.
Nella prima puntata della rubrica si è presentato un estratto tratto dal primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno” del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud; nella seconda un estratto tratto dal primo paragrafo intitolato “Il rapporto tra sogno e veglia” dello stesso capitolo; nella terza puntata si è presentato un estratto tratto dal secondo paragrafo intitolato “Il materiale onirico. La memoria nel sogno” dello stesso capitolo; nella quarta si è selezionato un estratto da “Relazione, imago e proiezione” del febbraio 1959, tratto dal capitolo “Attività medica e analitica” del libro “In dialogo con Carl Gustav Jung” di Aniela Jaffé, che mostra il sogno in rapporto con l’ex partner.
In questa quinta puntata si presenta un estratto tratto dal quarto paragrafo intitolato “Perché si dimentica il sogno dopo il risveglio” del primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno” del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud.
Estratto da “Perché si dimentica il sogno dopo il risveglio”
“Che al mattino il sogno “si dissolva” è proverbiale. Ma, naturalmente, lo si può ricordare.
Difatti conosciamo il sogno solo attraverso il ricordo che ce ne rimane dopo il risveglio; ma molto spesso ci pare di ricordarne soltanto una parte, mentre nella notte esso era assai più ricco. Possiamo notare come il ricordo, ancora vivido al mattino, svanisca durante il giorno lasciando minuscoli frammenti; sappiamo spesso di aver sognato, ma non che cosa, e siamo totalmente abituati all’esperienza che il sogno è soggetto a dimenticanza, da non trovare assurdo che possa aver sognato anche chi al mattino nulla sa del contenuto del sogno e neppure del fatto d’aver sognato.
D’altra parte si verifica che certi sogni persistono nella memoria con straordinaria tenacia. In alcuni miei pazienti, ho analizzato sogni che risalivano a venticinque anni prima o anche oltre; io stesso ricordo un sogno che risale perlomeno a trentasette anni fa e che tuttavia ha mantenuto intatta la sua freschezza. Tutto ciò è assai strano e a prima vista incomprensibile.
L’esame più minuzioso del fatto di dimenticare i sogni è stato compiuto da Strümpbell. Si tratta evidentemente di un fenomeno complesso, visto che questo studioso lo riconduce non a uno solo, ma a tutta una serie di motivi.
In primo luogo, sono validi anche per il sogno tutti quei motivi che provocano la dimenticanza nella vita vigile. Da svegli siamo soliti dimenticare immediatamente infinite sensazioni e percezioni, o perché erano troppo deboli o perché l’eccitamento psichico a esse legato era troppo tenue. Lo stesso accade a molte immagini oniriche, che vengono dimenticate perché troppo deboli, mentre si ricordano immagini, a esse vicine, più forti. Del resto il momento dell’intensità non è di per sé decisivo nella conservazione delle immagini oniriche: insieme ad altri studiosi, Strümpbell ammette che spesso si dimenticano rapidamente immagini oniriche di cui sappiamo che sono state vivissime, e se ne ricordano di scialbe e insignificanti.
Inoltre, da svegli si tende a dimenticare con facilità quel che è accaduto una volta sola e a ricordare meglio quel che ci ha colpito più volte. Ma le raffigurazioni oniriche sono perlopiù episodi unici e quindi questa caratteristica contribuirà in ugual misura alla dimenticanza di tutti i sogni.
Molto più importante è un terzo motivo di dimenticanza. Per giungere a una certa dimensione mnemonica, sensazioni, rappresentazioni e idee non debbono restare isolate, ma stabilire tra loro adeguate relazioni ed associazioni. Se si scompone un breve verso e se ne mescolano a caso le parole, diventa difficile ricordarlo.
“Disposte secondo un ordine continuo e logico, una parola aiuta l’altra e il tutto rimane facilmente fissato, con un senso preciso, nella memoria. In genere le assurdità si ricordano difficilmente e raramente, come tutto ciò che è disordinato e confuso.”
Ora, nella maggior parte dei casi, i sogni mancano di comprensibilità e di ordine. Le composizioni oniriche non hanno in sé la possibilità d’essere ricordate e vengono dimenticate perché generalmente si scompongono sin dai primi momenti. La situazione così esposta non concorda però pienamente con quanto Radestock dichiara d’aver osservato, vale a dire che si ricordano meglio proprio i sogni più strani.
Secondo Strümpbell, nell’oblio del sogno intervengono con efficacia ancora maggiore altri momenti, che derivano dal rapporto fra sogno e veglia. La facilità della coscienza vigile a dimenticare i sogni evidentemente non è altro che il corrispettivo del fatto, accennato in precedenza (pp. 40 sg. del libro), che il sogno non toglie (quasi mai) dalla vita del giorno ricordi ben ordinati, ma solo particolari strappati ai contesti psichici abituali, all’interno dei quali vengono ricordati durante la veglia. La composizione onirica non ha quindi un posto proprio nel corteo degli eventi psichici. Le manca ogni sussidio di memoria.
“In questo modo il risultato onirico si stacca, per così dire, dal terreno della nostra vita psichica e aleggia nello spazio psichico come una nuvola in cielo, che un soffio più vigoroso rapidamente disperde.”
Nello stesso senso agisce il fatto che al risveglio il mondo sensoriale, premendo da ogni dove, attira immediatamente l’attenzione su di sé, in modo tale che pochissime immagini riescono a resistergli. Esse svaniscono davanti alle impressioni della nuova giornata come lo splendore delle stelle davanti alla luce del sole.
Infine, sempre a proposito dell’oblio dei sogni, è opportuno ricordare che quasi tutti gli uomini dimostrano per essi scarso interesse. Chi s’interessa per un certo tempo ai sogni, per esempio in qualità di studioso, nello stesso periodo sogna più del solito, o meglio, ricorda i suoi sogni con maggiore facilità e frequenza.
Altri due motivi di dimenticanza del sogno, […]”
Per continuare la lettura in modo proficuo e con attenzione si consiglia di distogliere gli occhi dal computer o dal cellulare e di recarsi nella propria libreria per cercare il libro tra gli scaffali “impolverati”; se non si possiede il volume in casa si consiglia di acquistarlo (rigorosamente in cartaceo).
Leggere è un compito importante, la carta è di grande ausilio rispetto al formato digitale non solo per la concentrazione necessaria all’atto della riflessione e comprensione ma anche per instaurare un rapporto fisico con l’oggetto-pozzo che conserva amorevolmente le considerazioni degli esseri umani, in questo caso di Sigmund Freud.
Un ulteriore consiglio: un bel quaderno (cartaceo) con penna (o matita) posto sul comodino per annotare i sogni al risveglio (con data ed orario). È importante non perdere l’uso della scrittura sia per la manualità delle dita sia per la stimolazione del cervello astratto e creativo.
Inoltre, è possibile partecipare al nostro nuovo studio sulla casistica del sogno in contatto con la tecnologia dei social inviando un’e-mail ad oubliettemagazine@hotmail.it nella quale allegare un file .doc con un sogno connesso alla tecnologia (smartphone, internet, pc, social, et cetera). Il sogno raccontato sarà salvato in forma anonima e servirà per la compilazione di un testo in comparazione alla letteratura del passato.
“La Natura ti sia guida, seguila lieto ad arte:/ Fallirai se non ti sarà compagna di strada;/ La ragione ti sia bastone, fortifichi l’esperienza/ Gli occhi tuoi, che possa tu vedere in lontananza./ La lettura sia una chiara lampa nelle tenebre,/ Perché ti guardi dagli ammassi di parole e cose.” – Epigramma del quarantaduesimo Emblema, Atalanta fugiens
Bibliografia
Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni, Mondadori
Michael Maier, Atalanta fugiens, Edizioni Mediterranee
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