Vittoria Colonna: una poetessa dalla inedita sensibilità rinascimentale
“Sovra del mio mortal, leggera e sola,
aprendo intorno l’aere spesso e nero,
con le ali del desio l’alma a quel vero
Sol, che più l’arde ognor, sovente vola…” ‒ Vittoria Colonna

Appartenente alla famiglia aristocratica dei Colonna, Vittoria Colonna si distingue come una poetessa fra le più apprezzate del Rinascimento.
Nata a Marino (Roma) nel 1490 trascorre un’infanzia agiata e serena, in gran parte presso l’isola di Ischia, dimostrando fin da giovanissima una devozione religiosa e una rara inclinazione poetica. Sollecitata in ciò, dal padre, Fabrizio Colonna, poeta dilettante.
Vittoria Colonna ha soltanto 17 anni quando va in sposa a Francesco Ferrante d’Avalos, marchese di Pescara e capitano dell’esercito spagnolo in Italia. Sebbene il matrimonio sia combinato dalle famiglie d’origine, e nato secondo regole di convenienza politica si rivela essere un’unione felice. Anche se per Vittoria la vita coniugale è irta di difficoltà. Ferrante è, infatti, un uomo d’armi, impegnato nelle guerre che infiammano l’Europa dell’epoca.
Ed è proprio durante uno scontro nella battaglia di Pavia, del 1525, che Ferrante muore, lasciando la giovane moglie in una vedovanza che la segna nel profondo. Se prima della morte del marito la nobile era incline alla preghiera, la triste circostanza dà alla sua vita una svolta spirituale di maggior levatura rispetto al passato, in stretta osservanza con l’ortodossia cattolica. Che la porta ad approfondire il suo credo religioso attraverso la lettura dei padri della Chiesa, Sant’Agostino e Tommaso d’Aquino, innanzitutto.
Esercitando così, attraverso l’intensità della preghiera e della riflessione spirituale, un acceso misticismo, e conducendo una vita monastica.
Da prima a Napoli, in seguito presso il convento di San Paolo di Orvieto, quindi a quello di Santa Caterina a Viterbo, infine al Sant’Anna di Roma. Raccolta in preghiera, Vittoria, amante dell’arte e della cultura, alle orazioni affianca l’amore per la poesia, quale mezzo espressivo per alienarsi dal suo male di vivere per la prematura scomparsa del suo sposo. In relazione con artisti e poeti del suo tempo.
Ed ecco, quindi, che il dolore per la perdita del marito si trasforma per Vittoria, grazie a un’intensa produzione poetica, in una significativa forma d’arte. Che fa della Colonna un’autrice raffinata, la più apprezzabile del Rinascimento. Nonché figura femminile fra le più affascinanti e colte del periodo.
“Tu mozzi o tronchi ogni stanco pensiero;
ché l’umid’ ombra ogni quiet’appalta,
e dall’infima parte alla più alta
in sogno spesso porti, ov’ire spero.” ‒ Michelangelo Buonarroti
Per approfondire il tratteggio di un profilo vicino alla poetessa di rilievo che è stata Vittoria Colonna, occorre innanzitutto ricordare che le sue liriche riflettono la sua elevata spiritualità tesa a stabilire un intimo rapporto con Dio.
Le sue composizioni, durante le quali esplora temi religiosi, sono state definite dalla critica come un cantico spirituale, o meglio un inno alla fede e alla virtù cristiana.
Ne è esempio il sonetto ‘Questo amoroso tormento’, sonetto fra i più noti in cui descrive la lotta interiore tra la ricerca divina e i richiami terreni. La sua produzione poetica, che si può scindere in rime amorose e rime spirituali, è vasta e interessante, dal cui contenuto si evince una forte tendenza al modello petrarchesco, nel quale la Colonna trova rispondenza con la sua condizione di vedova.
Nei suoi versi, però, si può osservare una frattura rispetto al repertorio tematico del Petrarca. Con componimenti originali, grazie a immagini, che esprimono il rapporto della poetessa con Dio e con la realtà trascendente.
I versi di Vittoria Colonna, altamente evocativi, non verranno mai pubblicati, se non postumi; la loro diffusione avverrà soltanto attraverso manoscritti che la stessa regala agli amici. Primo fra tutti Michelangelo Buonarroti, con cui intreccia un rapporto di sincera amicizia. Nonostante gli anni che seguono la morte del marito siano bui per la nobile, sono però rischiarati dall’incontro con Michelangelo.
Incontro avvenuto tra il 1536 e il 1538, seguito poi da un legame di profonda amicizia, che porta il magnifico pittore, superbo esponente del Rinascimento, a dedicarle rime a carattere spirituale.
Michelangelo Buonarroti, infatti, non soltanto era l’eccellenza nota a tutti, ma anche un valente poeta che esprime all’amica, attraverso un inedito lirismo, il proprio sentire, dichiarandole un amore dai contenuti chiaramente intellettuali. Con espressioni poetiche degne di entrare nel novero della grande produzione italiana.
Ed è sotto l’influsso delle letture di Dante, Petrarca, Lorenzo il Magnifico ed altri letterati, che Michelangelo si dedica a elaborare versi in forma di sonetto, e soprattutto del madrigale. Versi che si distinguono per un lessico dal nuovo valore espressivo, rispetto al petrarchismo contemporaneo.
Tra le rime spiccano, ovviamente, quelle dedicate a Vittoria, per la quale nutre un affetto profondo alimentato da un fitto carteggio percorso da un’ispirazione religiosa inedita e inquieta.
Inoltre, Michelangelo, in altri suoi scritti, sottolinea fondamenti morali e teorici dell’arte e sulla propria personale concezione estetica.
Grazie al suo fascino inedito, nonché alla sua intelligenza, la Colonna fu per Michelangelo un punto di riferimento importante e per lui fonte di ispirazione. Purtroppo, queste opere sono andate oggi perdute, a parte un paio di imbastiture poetiche iniziate e non concluse.
Vittoria Colonna oltre ad avere un acceso interesse per tutto ciò che era arte e cultura, e ad essere una mecenate delle arti, ricoprì anche un ruolo politico, tessendo contatti con il Papa e personaggi politici del Cinquecento.
Intorno alla sua figura si riunì un circolo culturale che vantava nomi di artisti e letterati all’epoca già celebri. Il già citato Michelangelo, Ludovico Ariosto e altri. Diventando così un’icona letteraria, il cui contributo è stato riconosciuto da critici e letterati.
La sua eredità poetica e spirituale, che continua a essere apprezzata e studiata ancora oggi, con poesie sulla fede e sul suo stretto rapporto con Dio, è percepibile in molti artisti e poeti a lei successivi, che hanno tratto ispirazione dalle sue opere. Ciò che oggi resta di lei sono le sue raffinate liriche inserite nel contesto culturale di uno dei circoli più fiorenti del Rinascimento.

La figura di Vittoria Colonna è stata riscoperta e rivalutata in tempi successivi alla sua morte, avvenuta nel 1546, a causa di una malattia di cui, ad oggi, non si hanno informazioni precise. Malattia, che si è acuita in seguito alla morte del proprio figlio avvenuta nel 1540.
La storia di Vittoria Colonna è una storia di amore ma anche di sofferenza; sebbene la sua vita sia stata allietata dall’arte al fine di trascendere la morte del suo sposo.
“O notte, o dolce tempo, benché nero,
con pace ogn’ora sempr’al fin assalta;
ben vede e ben intende chi t’esalta, e chi t’onor ha l’intelletto intero.” ‒ Michelangelo Buonarroti
Written by Carolina Colombi