Intervista di Emma Fenu a Francesco Pais fra musica, poesia e storia
“La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi.” ‒ Cicerone
Sguardo e sorriso sincero, modi da signore con l’eleganza di altri tempi, ma umile e desideroso do conoscere, confrontarsi, al piacere di fare cultura e di veicolare emozioni: Francesco Pais, classe 1951, sassarese, è titolare dell’omonimo studio legale in cui esercita la professione di avvocato.
Le sue grandi passioni sono sempre state la Musica italiana d’Autore, il Teatro, la Poesia e la Storia dell’Novecento.
Dal 1976 al 1981 ha svolto attività teatrale, in qualità di attore, con la “Compagnia Diffusione Teatro Popolare” che in quegli anni contribuiva a diffondere in Sardegna il Teatro di Luigi Pirandello e di Eduardo De Filippo.
Oggi abbiamo l’occasione di parlare di lui in terza persona, scoprirete il perché, e di lasciarci trascinare nella storia e nell’arte, approdando a emozioni e spunti di riflessione che un cantautore e un poeta donano inconsapevolmente.
E.F.: Benvenuto su Oubliette Magazine. Avvocato, poeta, cantante, musicista: chi è Francesco Pais?
Francesco Pais: Carissima Emma, prima di cominciare desidero ringraziarti per il tuo interessamento nei confronti del mio lavoro letterario – musicale. E desidero ringraziare tutti quelli che avranno la bontà e la pazienza di leggere questa intervista.
Francesco Pais è un avvocato del Foro di Sassari che, contemporaneamente all’esercizio della professione, ha sempre custodito dentro di sé anime differenti… quella dello scrittore… del paroliere… del suonatore di chitarra… del cantante. Fatta questa doverosa premessa, poiché il Francesco artista non ama tanto parlare di sé, ha chiesto al Francesco avvocato la cortesia di sostituirlo in questa intervista. E allora eccomi qua… sarò io, l’avvocato, a rispondere alle domande su elencate.
Fin da bambino, Francesco manifesta molto interesse per la Musica… ne è fortemente attratto e rivela fin da subito la propria determinazione di voler imparare a suonare uno strumento musicale… e in questo senso ha un po’ fortuna… infatti, nel 1962, quando ha soltanto 11 anni, qualcuno porta a casa una chitarra molto malridotta e con le corde arrugginite, un vero e proprio pezzo da museo, e la chitarra rimane lì, rimane lì per tanto tempo. Francesco, con l’aiuto della sorella Maria, comincia dapprima a “zapparla”, poi a strimpellarla e, contemporaneamente, anche a cantare senza impegno. Sono gli anni ’60, gli anni dei Beatles, di Bob Dylan, dei Rolling Stones, dei Beach Boys, nell’aria c’è molto fermento e in Italia si formano molti gruppi musicali, i famosi complessi: i Dik Dik, i Camaleonti, l’Equipe ’84, c’è Fabrizio De Andrè cantautore di nicchia, c’è Lucio Battisti. Francesco è sempre più preso, suona e canta e si fa trasportare da quella corrente; eh sì… quella chitarra è stata sicuramente il primo grande amore della sua vita. Negli anni ’70 Francesco scopre la Musica d’Autore italiana: De Gregori, Guccini, Dalla, Fossati, Vecchioni, Battiato e tanti altri… anche il suo modo di suonare la chitarra cambi; alcuni cantautori italiani mutuano la tecnica del “finger picking” da Bob Dylan che a sua volta l’aveva mutuata da Woodie Guthrie, e Francesco, a sua volta, la impara anche lui. Non benissimo, ma quel tanto che basta, e continua a farsi trasportare dalla corrente. Arrivano i vent’anni e, con loro, arriva anche la passione per il Teatro. Nel 1976 riesce ad entrare in una compagnia teatrale che si occupa di diffondere il Teatro di Pirandello e di Eduardo. Per Francesco è un’esperienza bellissima e indimenticabile che rimarrà indelebile. La passione per la Storia invece c’è sempre stata, in special modo per il periodo storico che hanno vissuto i suoi genitori, Maria Grazia e Costantino, che erano rispettivamente del 1913 e del 1915. Nel frattempo che cresce, Francesco capisce che, per costruire il proprio futuro che ha già in mente, oltre a suonare e cantare deve, comunque, completare gli studi, e poi Maria Grazia non lo molla un attimo: “Devi studiareee!!!” gli ripete sempre… e siccome a lui piace il Diritto, dopo il liceo va a Giurisprudenza, poi diventa avvocato. Dal punto di vista sentimentale, gli è sempre piaciuta una ragazza conosciuta tra i banchi del liceo scientifico, gli è piaciuta talmente tanto che, nel gennaio del 1968 si è dichiarato e dal 1970 sono ancora insieme. Lei si chiama Giovanna ma noi tutti la chiamiamo Giò.
E.F.: La tua produzione artistica privilegia la Storia del primo Novecento: la storia è “magistra vitae”? Ha un andamento ciclico? Conoscerla ci rende consapevoli?
Francesco Pais: La Storia è sicuramente “Maestra di vita”! Conoscere gli avvenimenti del passato ci rende sicuramente più consapevoli di ciò che accade intorno a noi, ci permette di meglio capire il presente e ci agevola nella costruzione di un futuro migliore. La Storia offre sempre la possibilità, a chi la studia e la conosce, di evitare il ripetersi di grandi tragedie cicliche come le guerre. La Storia ci permette anche di meglio capire la Politica, ci mette nella condizione di poter meglio filtrare e capire le decisioni e le manovre di chi ci governa e, all’occorrenza, contestarle, censurarle, sindacarle. Quindi occorre studiarla o, almeno, non dimenticarla.
Nel 1985 Maria Grazia cessa di vivere, lo fa all’improvviso e lascia un gran vuoto, proprio come quando si spegne una stella, una grande stella, e la sua scomparsa, nella vita di Francesco, è come un giro di boa… una svolta. È vero che Francesco ha sempre nutrito una grande passione per la Storia, ma dal 1985 in poi quella passione diventa quasi una fissazione, infatti da quel momento in poi le sue letture diventano molto più assidue e si concentrano proprio sul periodo che va dal 1913 fino all’immediato secondo dopoguerra. Un giorno mi confessa di essere fortemente attratto da quel periodo storico perché è lo stesso che ha connotato l’infanzia e l’adolescenza e la gioventù di Maria Grazia e di Costantino. Diceva sempre che per superare quella prima metà del ‘900, caratterizzata da due guerre mondiali, dalla dittatura e dalla guerra civile, bisognava possedere gran forza d’animo e grande spirito di sacrificio, caratteristiche queste che Maria Grazia e Costantino, come tanti altri della loro generazione, hanno dimostrato di possedere. Riprendendo il filo del discorso, dal 1985 in poi Francesco studia e legge libri di Storia: gli piacciono molto alcuni giornalisti nazionali come Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Sergio Zavoli. Francesco studia, legge, sviscera, da un po’ di tempo c’è un’idea fissa che gli balena nel cervello: raccontare quella prima metà del ‘900 usando come veicoli la Musica, il Teatro e la Canzone. Nel 1987 inizia a scrivere, istintivamente traduce in parole e in accordi musicali tutte le emozioni e le visioni che, man mano, gli si accumulano dentro. Finalmente, nel 2019, pubblica il libretto dal titolo “Frammenti di Storia di Francesco Pais”, cioè un lavoro composto da una serie di brevi componimenti e da una serie di ballate con cui racconta gli eventi più importanti che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento; pochi mesi dopo incide il lavoro discografico (CD audio) contenente tutte le canzoni già presenti nel libretto. Il cerchio è chiuso, da tale lavoro letterario – musicale Francesco trae lo spettacolo intitolato “Frammenti di Storia – viaggio nella prima metà del ‘900 in musica e parole”. Durante le rappresentazioni di tale spettacolo Francesco recita i propri componimenti e canta le proprie ballate, accompagnandosi con la chitarra. Un giorno qualcuno ha detto che “senza Memoria non c’è Storia, e senza Storia non può esserci Civiltà…“. Francesco ha sempre avuto ben presente questo concetto e, ogni volta che sale su un palco per rappresentare il proprio spettacolo, lo rimarca con puntigliosità, in questo senso ogni sua rappresentazione si trasforma in un esercizio collettivo della Memoria, un rievocare collettivo, un non dimenticare il passato e quindi le proprie radici.
E.F: Oltre alla Storia universale, ti concentri sul particolare. Come è stata la tua infanzia e quanto del Francesco bambino c’è nell’uomo?
Francesco Pais: Sì, è vero! Nel proprio lavoro letterario – discografico, Francesco parte dalla Storia universale per poi concentrarsi sul particolare. E per lui il particolare altro non è che l’uomo, cioè l’Umanità, cioè le persone che sempre hanno subito le decisioni prese dall’alto: in ogni suo frammento e in ogni sua ballata è sempre presente l’Umanità, quella che soffre, quella che patisce. C’è la rassegnazione del soldato in trincea, c’è la solitudine dell’uomo che il “regime” ha spedito “al confino”, c’è l’emarginazione delle persone costrette nei ghetti, c’è la disperazione delle persone rinchiuse nei vagoni piombati durante i viaggi infiniti delle deportazioni, c’è la sofferenza provocata dal fungo atomico di Hiroshima.
Francesco nasce nel 1951, quindi la sua infanzia si snoda praticamente nel successivo decennio, quando i traumi provocati dalla guerra sono ancora recenti ed evidenti, per fortuna il nostro paese viene inserito nel piano per la ripresa europea, il famoso piano “Marshall”. Francesco, come tanti bambini nati in quel periodo, sviluppa tutta la propria infanzia e anche una buona parte dell’adolescenza durante il periodo del “miracolo economico”. A questo aggiungiamo che è il sesto di sei fratelli e sorelle che lo hanno sempre coccolato e la risposta alla terza domanda diventa molto semplice: Francesco ha vissuto un’infanzia felice, molto felice, e nell’uomo di oggi quel Francesco bambino è ancora molto, molto presente.
E.F.: L’arte può cambiare il mondo? Se sì, come e perché?
Francesco Pais: La parola “Arte”, nel suo significato più ampio, comprende qualsiasi forma di creatività, in ogni campo: nella musica, nella pittura, nella scrittura. Un individuo compone della musica, oppure dipinge, oppure scrive perché, attraverso tali forme d’arte, ha un messaggio da veicolare, un messaggio che proviene dal profondo della propria anima, in questo senso l’Arte è sicuramente Libertà, è dialogo, è rapporto umano, è Cultura, è calore, è Vita. Tutti elementi questi che migliorano la condizione umana, la elevano e la nobilitano. E In questo senso l’Arte, cambiando l’uomo in meglio, può cambiare in meglio anche il mondo, umanizzarlo per renderlo più vivibile e sostenibile dal punto di vista della spiritualità.
E.F.: Quanto la sardità influisca sulla tua produzione artistica? Ti senti isolano e sardo?
Francesco Pais: Come già accennato, le fonti di ispirazione che hanno influito sulla produzione artistica di Francesco non derivano dall’essere sardo ma dalla sua passione per la Musica, per il Teatro, per la Storia: tutti elementi questi che attengono all’uomo nella sua accezione più universale, ma questo non significa che Francesco non si senta sardo e isolano, non significa che non abbia un legame con i luoghi dove è nato e vissuto, anzi, a prescindere dalle fonti che hanno ispirato la sua produzione artistica, ha sempre coltivato un rapporto molto forte con la Sardegna la quale rappresenta la terra d’origine e le proprie radici. Ciò nonostante ha sempre avvertito l’esigenza di spaziare, di uscire dal recinto, di incontrare e conoscere altre culture da cui farsi contaminare e altre tradizioni con cui confrontarsi. Oltretutto Francesco ha sempre avuto una concezione dell’uomo che non può essere relegata o chiusa in una realtà isolana o nazionale, ha sempre asserito che l’uomo è sempre e soltanto un uomo in qualsiasi parte del pianeta esso si trovi e indipendentemente dal colore della propria pelle, un uomo è principalmente e semplicemente un abitante della Terra, e la Terra non è dell’uomo, anzi è l’uomo che appartiene alla Terra, di cui è ospite momentaneo con dei precisi doveri ai quali non assolve. Tutto questo è talmente vero che, insieme con Giò, nei primi anni ’90, hanno battagliato tanto per portare a termine due adozioni internazionali e portarsi a casa un po’ di America latina: i loro figli, Claudenice ed Hector, sono nati rispettivamente a Recife (nel nord est brasiliano) e in Guatemala… la prima di madre lingua spagnola, il secondo di madre lingua portoghese.
Written by Emma Fenu