“Live in BarnaSants” album di Antonello Colledanchise: Come se ne vola il tempo?

Come se ne vola il tempo?

Come se ne vola il tempo!

Come se ne vola il tempo…

Live in BarnaSants album di Antonello Colledanchise
Live in BarnaSants album di Antonello Colledanchise

La stessa frase, ma con un colore diverso. Dentro una domanda retorica che rivolgi a te stesso, o nell’esclamazione malinconica di un’occasione perduta, oppure, magari, dentro un sospiro perché in quel tempo lì… hai perso.

Non è retorica, è un fraseggio con il destino. Un incontro tra sogni, ricordi, rimpianti e realtà.

È un gioco di specchi riflessi con le emozioni che Antonello Colledanchise sa mettere in scena e in musica. Parole, suoni, e sensazioni giocano la partita della vita. Della tua vita, di te che stai leggendo i suoi versi e ascoltando le sue architetture musicali. Suoni e parole, dove le parole hanno un suono, e i suoni esprimono tante parole non dette.

Perché Antonello Colledanchise per me è l’artista perfetto. Lo so si arrabbierà tantissimo quando inciamperà in questa mia definizione che troverà almeno azzardata. Ma giudicate voi.

Mettete il suo ultimo CD Live in BarnaSants nel vassoio del vostro stereo, sedetevi nella vostra poltrona preferita e ascoltate. No, non si tratta di ascoltare, ma di andare oltre e stare a sentire. Sentire con tutto aperto.

Entrare in sintonia con le sue ambientazioni musicali! Dove siamo?

Chiudo gli occhi, lascio scorrere le note e sono dentro una cattedrale di cristallo. La vedo perfettamente: colonne, navate, e arzigogoli di ispirazione quasi sacra. E poi la luce del cristallo, le trasparenze dell’anima, i suoni argentini che vibrano su frequenze alte. Silenzio di attesa nel cuore: risuona qualcosa di classico, no, anzi di più profondo, come qualcosa di ancestrale. Costruzione intensa, ci cammini dentro incantato.

Antonello Colledanchise ha costruito la mia cattedrale, la nostra, quella di ognuno di noi, con la magia dei suoi suoni. Perché quello che leggi nei versi più autentici di un poeta, parla di te. L’ha scritto lui, ma racconta di te.

Stacco, e subito dentro la musica con gli altri brani del Cd, riprendono i suoi versi: viaggio. Qualche volta sono un divertissement che gioca con un’ironia velata. Un’ironia che sa mantenere un forte sapore poetico. Ma poi cambia ambiente e la cattedrale si illumina con le tinte sfumate della nostalgia. Come se ne vola il tempo?

Quel tempo che è volato via nella malinconia di un padre rimasto solo, che apparecchia la tavola con una sola forchetta e un solo piatto, davanti al televisore acceso senza che ci sia un vero motivo, senza che gli interessi più, ormai.

La musica, la sua voce, e questo raccontare dipingendo immagini con i suoi versi, con la malinconia che ti sfiora: «Che tristezza che mi fa…». E allora le emozioni le incontri tutte insieme, e ti scuotono. Arrivano i brividi, quelli veri, che ti fanno tremare dalla gola in giù. E se un artista ti dà tutto questo è un artista perfetto. Non protestare caro Antonello Colledanchise, assumiti questa responsabilità. Se mi avete seguito nella cattedrale di vetro sarete d’accordo con me.

Le canzoni del CD Live in BarnaSants sono cantate nell’algherese più autentico (esclusa una sola in italiano, scritta da Pierpaolo Fadda). Ma non sono affatto ostiche per chi non ha familiarità con il catalano. Anzi, una lingua, forse minoritaria, ma così poetica e addolcita anche nei suoni duri aggiunge musicalità. Dà più carattere e più sensazioni all’ascolto.

Le sue note note e i suoi versi, soprattutto nei momenti più toccanti, negli alti o nei lenti, sono intellegibili per tutti. È un linguaggio universale che sa esprimere un artista perfetto, appunto. Arrivano; arrivano le emozioni nei loro giochi di luce e trasparenze di cristallo.

Il CD è tratto da un concerto dal vivo, e anche questo regala un filo più diretto, più genuino con i brani. Le musiche e i testi sono integralmente di Antonello Colledanchise, che canta e suona il cuatro venozolano (tipico strumento della musica latina). C’è poi la voce e il clarinetto di Susanna Carboni, la fisarmonica di Raffaele Podda e la chitarra di Ricardo Moni.

Una eccellenza di Alghero e della Sardegna, chiamata a risplendere in tutto il mondo. Il nostro cantautore, poeta e scrittore è stato chiamato ad esibirsi in Brasile, in Catalunya e Spagna, più volte, anche di recente. Ma persino in Francia, in Portogallo e in Grecia.

Grazie per il lustro che dà alla nostra Isola e alla sua voce più genuina. E sono tantissimi i riconoscimenti davvero importanti che ha ricevuto in cinquant’anni di carriera. Ma forse il premio più ambito, che lo inorgoglisce di più è il “Premio internazionale Tacita Muta” per la sua produzione nella lingua minoritaria Algherese. Un premio ambitissimo, che è il secondo sardo a ricevere (dopo Piero Marras), e che gli è stato conferito di recente nella prestigiosa sala del Cenacolo del nostro parlamento.

Live in BarnaSants album di Antonello Colledanchise
Live in BarnaSants album di Antonello Colledanchise

Ma lui si schermisce, il vero talento fa così. Fa parlare la sua musica e i suoi versi. Voce agli strumenti: come se vola il tempo? È il suo canto intimistico, con quella sua voce particolare che sembra che possa tendere alla carta vetrata e invece si addolcisce di profondità struggenti. Così in questa canzone racconta a sé stesso le foto in bianco e nero della sua vita, dai banchi di scuola, alla donna che l’ha fatto innamorare e al rimpianto degli amici perduti. «Come se ne vola vita? Che per la disperazione mi viene quasi da ridere». Scusate la mia traduzione perfettibile, ma ascoltate questi versi dalla sua voce, dalla sua malinconia originale e autorizzata che con dolcezza ci consegna una lingua viva. Un artista perfetto salva anche la lingua con cui esprime i sentimenti. È così che una lingua resta viva.

 

Written by Pier Bruno Cosso

 

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