“Maria di Ísili” di Cristian Mannu: i tradimenti partoriscono tanto odio e poco perdono

Le storie sono finestre, sulle quali si affacciano persone diverse, le quali, hanno visuali e percezioni diverse e che nel vivere o osservare la storia, provano differenti sentimenti, nonostante lo scenario al di là del vetro, sia lo stesso per tutte.

Maria di Ísili di Cristian Mannu
Maria di Ísili di Cristian Mannu

Le persone hanno radici, come gli alberi. Tra persone e alberi c’è però una differenza sostanziale. Gli alberi, grazie alle radici sono immobili, stabili, non patiscono il peso delle indecisioni perché non hanno libertà di scelta e, per questo, non si allontanano dal luogo in cui nascono per cui ivi periscono. Le persone, invece, proprio a causa delle radici che le hanno generate soffrono, discutono, cambiano, decidono, amano, odiano, sbagliano, si allontanano, partono e spesso, non fanno più ritorno nel loro luogo natale.

Questo libro accoglie una storia profonda, reale e dolorosa, magistralmente scritta dall’autore cagliaritano Cristian Mannu il quale, grazie a Maria di Ísili”, vince diversi prestigiosi premi. Nel 2015 si classifica al 1° posto nella ventottesima edizione del premio “Italo Calvino” e vince, lo stesso anno, la prima edizione del concorso letterario “Fondazione Megamark”.

Successivamente, la casa editrice Giunti decide di premiare questo successo, proponendo all’autore la pubblicazione del libro che si concretizzerà il 20 aprile del 2016. Nel 2016 “Maria di Ísili” si aggiudica altri tre importanti riconoscimenti arrivando tra i finalisti: al “Premio Berto”, al “Premio Dessì” e al “Premio Opera Prima”.

Molti critici letterari, recensori, giornalisti, autori e appassionati lettori inseriscono questo libro nel genere “romanzo”; definire questo libro romanzo è un po’ improprio, a mio modesto avviso, se ci si riferisce alla scelta adottata dall’autore per stendere questa intensissima storia.

L’autore, infatti, fa affacciare alla finestra diversi personaggi, per la precisione dieci, tra questi c’è anche la protagonista Maria Piga ovvero “Maria di Ísili”, permettendo a ciascuno di essi, di raccontare la medesima storia dal proprio punto di vista e con le proprie ragioni e i propri tormenti.

Il mio pensiero, quindi, combacia con quello di Stefano Fornaro che su “Maria di Ísili” scrive:Che poi definire romanzo nel senso prettamente letterale del termine questo libro è inesatto. Anzi riduttivo. Perché innanzitutto non è un romanzo catalogabile nella griglia dei generi romanzeschi, piuttosto è una miscellanea di generi e di voci controllate con sapienza scrittoria dal suo stesso autore.”

Tutti i personaggi ruotano e sono legati, come già detto, direttamente o indirettamente, attorno alla protagonista, Maria Piga, la quale, a soli sedici anni, è capace di prendere in mano la sua vita e di scrivere il suo destino, attraverso scelte difficili, lucide, determinate, sentite e volute, in un contesto sociale complesso ed impregnato da pregiudizi culturali e religiosi e da rigide regole patriarcali, in una terra, quella sarda, che cerca di rialzarsi nonostante le ferite inferitele dalla guerra.

Le parole chiave presenti in questo libro sono tantissime. Parole nelle quali ciascuno di noi si rispecchia. Chiavi capaci di aprire le porte delle coscienze più ostili.

La vita ruota attorno all’amore, quello profondo e sincero; capita tuttavia, che questo vada a ledere i sentimenti altrui, dando origine a tradimenti che, inevitabilmente, partoriscono tanto odio e poco perdono. Le decisioni più difficili vanno sovente a cozzare contro la propria dignità e, spesso, la danneggiano, provocando talvolta profondo dolore a terze persone.

Ed ecco, allora, la necessità di rivolgersi ad un’entità superiore, attraverso il credo, la fede e la preghiera, che potrà indicare la strada ed effondere il perdono vero, quello che nessun essere umano potrà mai sentenziare.

La verità che si contrappone alla bugia, lasciando sconcerto e confusione nelle menti. I pregiudizi e le credenze che non lasciano spazio alla libertà d’azione e di pensiero. L’invidia che, assieme al rimorso e al risentimento logorano gli animi e li rendono esanimi e disumani.

I segreti che lacerano chi li custodisce e che uniscono o allontanano per sempre gli individui.

I sogni fiochi che puoi custodire segretamente, gelosamente e per sempre nel cassetto.

I sogni sfrontati che di stare nel cassetto non ne hanno nessuna intenzione per cui balzano fuori, con impeto, e sfrecciano alla velocità della luce, per conquistare il mondo.

Quei sogni che quando cadi ti fai male e che provocano ferite, che sanguineranno per sempre.

I silenzi che creano voragini irrecuperabili che risucchiano.

Il vento “… quello possente, intrigante, quello che fruga e che rende impazienti. Quello che arriva dal mare a levigare le pietre e a spezzare le famiglie.” (cit. da “Maria di Ísili”)

Le doti innate che rendono speciale e unico nel suo genere ogni essere, elevandolo o annientandolo in un batter di ciglia.

Grazie a queste innumerevoli parole, disseminate in modo preciso, mirato, opportuno, ma non sempre palese, l’autore, fa sì che ciascun lettore si senta protagonista e riscopra in uno dei personaggi se stesso. Per questo motivo la storia di “Maria di Ísili” potrebbe essere la storia di ciascuno di noi.

 

TRAMA:

La storia, frutto della fantasia dell’autore, si evolve in Sardegna, spostandosi per svariati motivi, tra il Sarcidano, la Trexenta, Cagliari e il suo hinterland; in un periodo storico difficile: il dopoguerra. Si tratta di un “Romanzo elaborato” che, scusate la cacofonia, dà voce a più voci. La storia è una sola, unica, straziante, dannatamente vera.

Come già scritto i personaggi sono dieci ma, ciascuno di loro, racconta la storia dal suo punto di vista, enfatizzandola con i propri sentimenti, come se la stesse raccontando verbalmente ad un caro amico. Per cui il lessico utilizzato in modo eccellente dall’autore, colloca, senza indecisione, ciascun personaggio nel ceto sociale a cui appartiene e nel luogo da cui proviene, dando risalto all’intercalare tipico dei piccoli centri della Sardegna. Intercalare che l’autore preferisce non tradurre (giustamente a mio discreto parere), poiché perderebbe di intensità e significato.

Siamo a Isili, un piccolo centro nel Sarcidano, conosciuto in tutta la Sardegna per le sue eccellenze artistiche: la lavorazione del rame e del tessuto.

Il personaggio che introduce la storia è Salvatorica Carboni, l’ostetrica del paese, s’allevadora, colei che fa venire alla luce Maria Piga e che se ne prende cura fino alla sua partenza. Salvatorica ama Maria come fosse sua figlia “… Maria era la più bellixedda. Io l’avevo detto che occhi così azzurri non si capiva da dove erano usciti. Io già l’avevo detto che doveva averci messo lo zampino un angelo o su dimoniu.” (cit. da “Maria di Ísili”)

Maria è una ragazzina minuta, bella, dolce, determinata e abilissima nel lavorare al telaio. Le sue mani fatate producono dolci musiche e creano oggetti preziosi e raffinatissimi. Maria è una sognatrice, di quelle che lasciano balzare i propri sogni fuori dal cassetto, per cui si invaghisce di un uomo bello e maledetto e con lui scappa a soli sedici anni.

Rosaria Granata, sua madre, già sofferente e quasi totalmente inanimata, si lascia morire il giorno in cui sua figlia decide di fuggire con quell’uomo.

Suo padre, Michele Piga, anima accondiscendente, silenziosa e sofferente, imprigionata in un corpo che non gli appartiene, non la perdonerà per la grave vergogna a cui la figlia lo ha condannato e, poco tempo dopo, morirà di crepacuore.

Evelina, sorella maggiore di Maria, opposta in tutto e per tutto a sua sorella minore, andrà alla ricerca, per tutta la vita, del perdono per la grave offesa ricevuta da Maria e, inconsciamente e inconsapevolmente, gli e lo offrirà in modo insolito negli ultimi anni della sua solitaria vita.

Antonio Lorrai, giovane rubacuori, bello e dannato, originario di Silius, figlio di un ricco proprietario terriero, rinuncia ai suoi averi e decide di iniziare a fare il ramaio, per vivere con leggerezza girovagando per tutta l’isola sopra il suo carro. Antonio, il rubacuori bello e dannato, ridurrà in brandelli la famiglia di Maria, per amore di quest’ultima ma, si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio e per questo finirà i suoi giorni nel peggiore dei modi. Antonio verrà raccontato, in modo dettagliato, dal suo amico d’infanzia Giovannino Medda, medico stimato trasferitosi a Cagliari, il quale perderà di vista Antonio e lo ritroverà solamente poco prima del suo ultimo viaggio.

Dopo la morte di Antonio, Maria si ritrova sola nella città di Cagliari, inizia a lavorare instancabilmente e presto, conoscerà e sposerà Sergio Desogus che, per amor suo, legittimerà i tre figli avuti da Antonio Lorrai. Anche Sergio, dopo aver dato a Maria un’altra figlia si perderà, inseguendo i suoi sogni e i suoi ideali e caccerà di casa i figli di lei, che partiranno per il Continente e non faranno più ritorno in terra di Sardegna.

Cristian Mannu
Cristian Mannu

Per fortuna, nella sua tormentata vita Maria incontra Teresina Spanu, la sua vicina di casa che condivide con lei gioie e dolori come fanno due sorelle che si amano. Teresina si apre totalmente a Maria e ne parla come fosse un angelo caduto dal cielo. Maria però, si trattiene sempre, soprattutto per quanto riguarda il suo passato, per cui soffre, versa lacrime amare e non racconta niente del suo vissuto lontana dalla città di Cagliari e della sua famiglia di origine.

Infine, l’ultimo personaggio.

Un’altra Maria della quale, volutamente, non vi racconterò niente poiché vorrei esortarvi a leggere il libro.

Sono sicura che vi capiterà come è capitato a me. Ho iniziato la mia lettura con curiosità: un titolo famoso del quale tutti parlano egregiamente; una storia ambientata nel paese nel quale ho vissuto tutta la mia vita; un autore amato da tutti.

Una storia, quella di “Maria di Ísili”, che potrebbe essere anche la mia!

 

Written by Manuela Orrù

 

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