“Osmosi” mostra di Simona Sentieri e Palmiro Incerti: esprimere la propria anima significa moltiplicarla

Advertisement

Cosa t’aspetti quando leggi un libro o visiti una mostra d’arte, se non d’incontrare una parte di te stesso ch’era da un po’ che non la vedevi?

Palmiro Incerti - Simona Sentieri
Palmiro Incerti – Simona Sentieri – Photo by Gianna Casella

Ben poco assomiglio, fisicamente e psicologicamente, a Simona Sentieri e a Palmiro Incerti, ma spiritualmente m’illudo di sì. Sono due persone diverse fra loro. Simona è una donna esplosiva, travolgente. Palmiro è un uomo tranquillo, riflessivo.

Simona dice che prima indossa una tuta da combattimento, poi inforca un paio di occhiali da saldatore, e poi inizia a volare in direzione di un’idea sua, iniziando a comporre la sua immagine.

Palmiro, partendo anch’egli da un’idea, dapprima si mette alla ricerca del materiale necessario, dopo di che comincia ad assemblare parti di oggetti che normalmente sono destinati alla discarica, ma che lui, manipolandoli anormalmente, impreziosendoli, destina a una nuova, artistica vita.

Entrambi utilizzano quel che già esiste, che pare destinato alla rovina, per ri-creare una nuova esistenza che si tramuta, per magia, un’opera d’arte. Entrambi ri-scrivono la realtà adoperando delle parole vissute di già.

Simona s’ispira talvolta a un’opera infinita, quale l’Odissea, e ne trae degli archetipi della femminilità. Penelope è l’immagine della fedeltà, la Maga Circe è l’occhio che ammalia, la Ninfa Calipso è la maestra dell’erotismo, Nausicaa è il prototipo della verginità perduta.

Simona manipola queste icone, immergendole in un vissuto intricato di fili d’oro e d’ogni sorta di materiale dismesso, conferendo loro quella vaga eternità che appartiene all’arte, salvaguardandone con cura materna l’anima, ormai unita alla propria, e diffondendole entrambe col medesimo atto.

Non partendo mai da un disegno, crea le figure versando sulla tela i colori a olio, amalgamandoli con quei materiali, anche se di nessun conto (come, per esempio, dei fogliettini di sorprese di cioccolato) che, in quell’attimo creatore, lei sa rendere ricchi di un nuovo, essenziale valore, capaci di esprimere quel significato, particolare e generale al contempo, che le è appena sbucato dall’anima.

Palmiro parte da un progetto iniziale, ma subito lo trasforma vivendo, incidendo, lavorando con la meticolosità e la pazienza di un orafo. Utilizza quel che già è esistito e che è destinato alla damnatio memoriae, conferendogli una nuova vita, donandogli un attimo della propria esistenza, con la sua pazienza infinita, da ostinato artigiano dell’anima. Egli utilizza materiali quali la resina, il rame, il ferro, l’acciaio, l’alluminio e tanti altri.

Nelle case di entrambi gli artisti, come so da loro stessi, sono accolti gli oggetti che la gente comune destina alle isole ecologiche. Simona e Palmiro li salvano dall’impietoso riciclo, conferendo loro un’ultima, insperata funzione.

Chiunque intenda creare opere artistiche deve aver coscienza che il suo è un mestiere che non sarà mai concluso. Eppure a un certo punto, l’artista non può dire altro che Basta!, ho grattato, ho scavato, ho limato, ho scalfito fin troppo. È ora che licenzi il nuovo esistente, che deve sgorgare dal mio laboratorio ed entrare nel circuito degli umani, da cui finora era stato escluso!

Tale rito vale sia per gli artisti figurativi che per quelli della parola. La perfezione non esiste, ma basta desiderarla e si può, si deve definirla tale, al fine di andare oltre, di Andare avanti, che è il titolo di una volitiva opera di Palmiro.

La perfezione non è di questo mondo, ma ha senso proseguire nella sua pur folle ricerca. L’esistente, nella sua finitezza, diventa promessa dell’infinito. Il tempo, nella sua caducità, è sinonimo di eternità. John Keats lo promette da un paio di secoli: A thing of beauty is a joy for ever!

Osmosi mostra - Opera di Simona Sentieri
Osmosi mostra – Opera di Simona Sentieri

Nulla è quel che appare a prima vista. Trinacria è un cerchio blu, immerso in uno sfondo ceruleo e scalfito, circondato da alcuni spartiti musicali ridotti a straccetti. Eppure a poco a poco fanno capolino le anime di tre donne di cui finora s’ignorava l’esistenza, che Simona esibisce alla gente.

L’arte è un far apparire quel che prima si celava, ma che c’è da sempre. L’artista è colui che scopre una vita nuova, dopo averla fatta ri-emergere, reinventandola.

Il cuore di Frida è racchiuso in un viluppo di tubi, scovati non so dove, che ora lo proteggono, e in cui Palmiro ha segnato con perizia delle righe che d’ora in poi per sempre lo distingueranno.

Lo sguardo che Simona dipinge di verde della prima dea ti promette una vita nuova, mentre stai salendo la scaletta che ti reca al primo piano. È come se fosse lì ad aspettarti dall’inizio del Tempo. E vi resterà per sempre, a gestire ogni prossima rinascita. In basso risplende quel rosso vortice in cui la passione di due anime si trasforma in un nuovo essere: la Natura delle donne, così la chiama qualcuno, il primo tunnel che si deve per forza percorrere, se si vuole ri-vedere la luce. Ed è natura naturans, fluida, ma anche naturata, immobile. Ogni cosa è fissata per sempre in un’immagine mobile e al contempo statica. Sempre è Natura. Sempre è Ineffabile.

È l’occhio incantatore della Ninfa che ti cattura, dopo di che puoi solo chiederti quando sarà il momento di sfuggire alla sua malia. Finché durerà l’incantesimo potrai dirti per sempre felice. Il tempo è una gran bella illusione, mentre lo spazio è un grumo a cui ci aggrappiamo, due magiche risorse fra loro connesse e che occorre saper sfruttare senza alcun rimorso.

La Nike di Samotracia scolpita da Palmiro si è posata per un attimo, e ti sta aspettando. Ora che l’hai vista, potrà finalmente tornare a orbitare, librandosi ovunque, anche dentro di te. Anche se pare destinata alla fuga, con la sua energia potrà donarti un sempre nuovo, pur transitorio, equilibrio.

Ogni quadro di Simona è un composto di materiali e di intenzioni, disposti ed elaborati nell’unico modo possibile, quello che le appartiene, destinati come sono al risveglio della coscienza dell’artista e di chi desidera visitare la sua anima.

Ogni scultura di Palmiro è un tentare di mostrare a se stesso e al mondo un significato, che già esiste, ma che è stato finora dissimulato in un materiale che ora, grazie al suo accanito e certosino lavoro, è destinato a mostrare la sua antica potenzialità.

Simona e Palmiro, nel loro atto artistico, tolgono, raschiano, intrecciano, eliminano, avvolgono, aggiungono materiali, formando sempre nuove immagini.

Un’Osmosi esterna è palese fra questi due artisti, che paiono avvinti nella reciproca solidarietà, ed essa si estende a chiunque accetti di donare un pezzo della propria esistenza al fine di poterla recepire e poi diffondere, in un Altrove, di cui si è ancora inconsapevoli. En marche! – griderebbe il sempre giovane Arthur Rimbaud.

Ed è un’Osmosi interna, quella che agisce nel cuore dell’artista, che sa collegare la parte ri-emersa alla luce e quella che normalmente è reclusa nell’ombra.

Io non so cogliere alcuna differenza ontologica fra corpo e anima, poiché ognuna vive grazie all’altra. E tutto ritorna da dove è venuto, per ri-formarsi, in un ciclo continuo: Energia e Massa, Śiva e Visnù.

In uno dei cartelli che decorano le sale della mostra della Torre dell’Orologio, leggo versi di alcune celebri poetesse, fra cui Wisława Szymborska, la quale così canta: “L’anima la si ha ogni tanto/ nessuno l’ha di continuo/ e per sempre…/ …si direbbe che/così come lei a noi,/ anche noi/ siamo necessari a lei per qualcosa “– versi che mi emozionano e iniziano a rimbalzarmi nella mente.

L’anima è soggetta al tempo? Forse non vivrà per sempre? Noi le siamo necessari, come lei a noi? Noi siamo lei, come lei è noi? Se lei è immortale, lo siamo anche noi? Entrambi, a quanto si dice, possiamo peccare e redimerci.

Il giovane prete nel suo Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos così cogitava fra sé e sé: “… ho il senso di una presenza invisibile che non è certamente quella di Dio, ma piuttosto quella d’un amico fatto a mia immagine, benché distinto da me, d’un’altra essenza...”

Gli individui alla fine si possono somigliare, ma ognuno deve interagire a modo suo, nel suo rapporto col prossimo, nel suo intendere il significato di Osmosi.

A un’anima da gestire a tempo determinato preferirei una morte scura e sempiterna.

Se un giorno incontrassi il Nume che ancora non m’illumina, essendo io ignorante di lui, gli direi: di qualsivoglia argomento, prima parliamone, che poi decideremo insieme. Diversamente, il tuo regno non m’interessa. Forse…

Tornando quaggiù, mi viene da dire che, come nel caso di un autore di un’opera scritta e di un lettore, anche per chi visita una mostra d’arte è possibile rimanere correlato con l’Altro, in un entanglement simile a quello che lega due particelle quantistiche che s’incontrano per caso per poi perdersi nel Khaos, essendo però, da allora, per sempre consanguinee.

Osmosi - Simona Sentieri - Palmiro Incerti
Osmosi – Simona Sentieri – Palmiro Incerti

L’arte non è null’altro altro che quell’Abisso in cui talvolta è lecito lasciarsi immergersi, al fine di sentire che la Vita è sempre covata in quella Malia che ci aspetta al di là del Reale, in un Mistero che, nella sua Fine, non potrà che rinnovare la Promessa di un infinito ed eterno Ritorno

Nel frattempo, siamo tutti quanti tenuti a pregare in nome dell’Arte.

 

Presso i locali della Torre dell’Orologio di San Polo d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, sarà possibile visitare “Osmosi” la mostra di pittura e scultura di Simona Sentieri e Palmiro Incerti dal 1° al 30 luglio 2023.

 

Written by Stefano Pioli

 

Info

Leggi la recensione del libro “Parolepipedi e altre forme” di Simona Sentieri

 

Advertisement

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: