Il cinema delle origini: 18 capolavori

Parlare del Cinema delle origini, cioè quello che dall’“invenzione” dei Fratelli Lumière arriva alla fine degli anni Dieci del Novecento, non significa solo narrarne la nascita, quanto soprattutto vedere come progressivamente si strutturò la grammatica filmica che tutti conosciamo e forse diamo per scontata.

Cinema delle origini
Cinema delle origini

È inutile sottolineare l’importanza epocale di quella che fu quasi subito definita come la “Settima Arte”. Portando a compimento una serie di esperimenti sull’immagine in movimento che andavano avanti già da molti anni (dopo la nascita della fotografia si era iniziato a studiare la riproduzione del movimento tramite scatti consecutivi: dalle sequenze di Eadweard Muybridge al fucile cronofotografico di Étienne-Jules Marey – capace di riprendere 12 fotogrammi al secondo – fino ad arrivare al Kinetograph di Thomas Edison), il cinematografo aprì le porte a una nuova maniera di percepire la realtà – o forse meglio: a un ampliamento della percezione della realtà.

Basti pensare ai racconti sulle reazioni terrorizzate del pubblico all’arrivo del treno nel celebre cortometraggio dei Lumière, come se il treno potesse “bucare” lo schermo e travolgere gli spettatori (anche se pare si tratti di una leggenda nata in realtà dal film The Countryman and the Cinematograph di Robert W. Paul del 1901, primo esempio di “cinema nel cinema”); oppure al ribrezzo di fronte ai “frammenti di corpo amputati” che risultavano dalle prime adozioni del “Primo Piano” o degli altri piani ravvicinati; per non parlare dello sparo rivolto verso la cinepresa in una celebre inquadratura di The Great Train Robbery di Edwin Porter del 1903.

Gli stessi fratelli Lumière, in realtà, non si consideravano gli “inventori” del cinema. In effetti i primi film furono realizzati appunto con il Kinetograph di Edison, brevettato il 24 agosto 1891, utilizzando una pellicola da 35 mm perforata e un sistema d’avanzamento intermittente azionato da un ingranaggio dentato associato a una “ruota a rocchetto”.

Tre mesi prima del brevetto, il 20 maggio, Edison, assieme al suo principale collaboratore, l’ingegnere elettrico William Kennedy Laurie Dickson, aveva presentato in pubblico il suo primo film, Dickson greeting, che mostra Dickson rivolgere un cenno di saluto agli spettatori.

Dickson greeting, che durava una decina di secondi – oggi ne sopravvive soltanto un frammento di due – è effettivamente il primo film proiettato in pubblico di cui si abbia notizia. Ma prima di esso erano stati realizzati da Louis Le Prince Man Walking Around a Corner – un filmato di 1 secondo prodotto da una serie di fotografie, realizzato nell’agosto del 1887, che mostra un uomo camminare all’angolo di una strada – e Roundhay Garden Scene, girato il 14 ottobre 1888 e della durata di 2 secondi, che riprende alcune persone in un giardino.

Tuttavia il 16 settembre del 1890, mentre andava a brevettare la sua invenzione a Londra, avendo anche programmato una proiezione pubblica dei suoi film a New York, Le Prince scomparve misteriosamente nel nulla dopo essere stato visto per l’ultima volta sull’espresso tra Digione e Parigi.

Auguste e Louis Lumière brevettarono invece il loro strumento, il cinématographe, il 13 febbraio 1895; la prima pellicola da loro girata, il 19 marzo 1895, fu La sortie de l’usine Lumière à Lyon.

Le proiezioni pubbliche dei loro film cominciarono il 28 dicembre dello stesso anno a Parigi. Tra il pubblico di una di queste vi era un prestigiatore e illusionista, Georges Méliès, che rimase colpito dall’invenzione, intuendone le potenzialità come mezzo di intrattenimento ma, soprattutto, come mezzo per la realizzazione di inediti e inauditi giochi di prestigio.

Méliès cercò di acquistare un apparecchio dai Lumière, ma al loro rifiuto (pare che Antoine Lumière gli abbia detto con cortesia: «Giovanotto, io non vi voglio rovinare, questo apparecchio ha solo un valore scientifico, non avrà futuro nel mondo dello spettacolo») se ne fece costruire una copia da un suo amico ingegnere.

Méliès è il primo “autore” della Storia del Cinema. Geniale creatore di effetti speciali ante litteram, è considerato il padre del cinema fantastico e fantascientifico, nonché l’ideatore di numerose tecniche cinematografiche, dall’esposizione multipla alla dissolvenza, fino all’adozione del colore (tramite pittura a mano direttamente sulla pellicola) e, non ultimo, del montaggio.

Le magicien di Georges Méliès
Le magicien di Georges Méliès

Anche il montaggio – da molti ritenuto il vero “specifico” del Cinema – rappresentò un’invenzione che influenzò profondamente la nostra maniera di pensare, percepire la realtà, ricostruire nella nostra mente le storie. Nei primi film la cinepresa era fissa, riprendendo la scena in continuità come se si fosse a teatro. Successivamente si iniziarono a giustapporre di seguito diverse scene, finché arrivarono le riprese ravvicinate, e i “Piani” (ovvero le inquadrature di parti del corpo dell’attore, dal primissimo piano alla figura intera) cominciarono ad alternarsi ai “Campi” (le porzioni di spazio inquadrate: dal campo medio a quello totale), permettendo così di articolare le storie in maniera sempre più strutturata, con la possibilità di sottolineare le reazioni emotive dei personaggi o il loro rapporto con lo spazio circostante.

Tutte cose che oggi diamo per scontate, ma è proprio per questo aspetto, oltre che per il loro valore storico e artistico, che i film delle origini appaiono oggi interessanti. È un po’ come assistere a un’archeologia della percezione, vedendo come il linguaggio cinematografico iniziò man mano ad evolversi, e la nostra mente con esso.

Le possibilità del montaggio, con la giustapposizione di inquadrature diverse, diedero adito quindi a un modo sempre più sofisticato di narrare, influenzando deliberatamente la ricezione delle immagini e delle storie da parte dello spettatore.

David Wark Griffith (1875-1948) introdusse il “montaggio parallelo”, rappresentando la simultaneità di due azioni lontane nello spazio tramite l’alternanza di inquadrature legate all’una e all’altra situazione (il che permise poi anche il concetto di flashback), come pure il “montaggio accelerato”, in cui la moltiplicazione di inquadrature sempre più brevi esprimeva il precipitare di una situazione drammatica.

A cavallo tra gli anni ’10 e ’20 l’autore sovietico Lev Kulešov effettuò un celebre esperimento nella sua scuola di Cinema, scegliendo da un vecchio film un Primo Piano del famoso attore Mozžuchin cui alternò tre diverse inquadrature (un piatto di zuppa su una tavola, il corpo di una donna in una bara, una bambina intenta a giocare con un orsacchiotto): quando il film fu mostrato al pubblico, gli spettatori attribuirono espressioni diverse al viso dell’attore in quella che era in realtà la stessa inquadratura (il film andò distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e sappiamo dell’esperimento tramite la descrizione che ne fece Vsevolod Pudovkin, all’epoca allievo della scuola).

Proseguendo negli anni Venti avremo poi il “montaggio delle attrazioni” teorizzato da Ejzenštejn, secondo cui il senso di un’immagine può essere rafforzato (in un certo senso metaforicamente) dall’accostamento con un’altra immagine proveniente da tutt’altro contesto.

Già agli inizi degli anni Dieci iniziò a esistere una vera e propria industria del Cinema, con il conseguente sviluppo dei vari generi e una razionale organizzazione del lavoro. Una figura centrale in questo processo è rappresentata da Thomas H. Ince (1882-1924) che – creando i suoi studios in California – introdusse la pianificazione su carta della realizzazione di un film, dall’uso di una sceneggiatura dettagliata alla costruzione delle scenografie, dal calcolo preciso di un budget al ruolino di marcia delle riprese eccetera.

Oltre ai generi che si affermarono “ufficialmente”, prese piede clandestinamente (fin dagli albori) anche il cinema pornografico. In questo caso i film non erano distribuiti nelle sale pubbliche, ma circolavano nei bordelli o venivano commissionati da facoltosi amatori del genere per uso privato. Pellicole come À l’Écu d’Or ou La Bonne Auberge, del 1908, hanno già, sorprendentemente, tutti gli “ingredienti espliciti” che ancora oggi si possono ritrovare nei film porno.

La prima avanguardia storica che si appropriò del nuovo mezzo, invece, fu il Futurismo italiano, che tuttavia – come in altri campi artistici – non produsse nel cinema opere all’altezza dei propositi espressi nei suoi vari manifesti; tuttavia l’importanza del movimento come fonte di ispirazione per le avanguardie successive (Dadaismo, Surrealismo) fu enorme anche in campo cinematografico. Va anche detto che gran parte delle opere cinematografiche futuriste sono andate perdute, tra cui un film realizzato dallo stesso Filippo Tommaso Marinetti nel 1916: Vita Futurista; l’unico film significativo che ci sia pervenuto è Thaïs di Anton Giulio Bragaglia del 1917, noto soprattutto per alcune scenografie disegnate da Enrico Prampolini.

Meno nota, a proposito di avanguardie, è invece l’opera cinematografica di Vladimir Majakovskij, che fu autore a partire dal 1918 delle sceneggiature di alcuni film, in tre dei quali appariva anche come attore.

Grandissima parte dei film delle origini sono andati perduti. I motivi sono principalmente due: da un lato il fatto che all’epoca moltissimi di essi fossero considerati semplici prodotti di consumo non degni di essere in qualche modo preservati, dall’altro il tipo di pellicola impiegato, in nitrocellulosa, altamente infiammabile, instabile e suscettibile a una corrosione progressiva che poteva arrivare alla polverizzazione.

L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat di Auguste e Louis Lumière
L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat di Auguste e Louis Lumière

Vari studi hanno cercato di quantificare la percentuale di opere scomparse; per fare alcuni esempi, secondo uno di essi il 90% dei titoli prodotti in Italia tra il 1905 e il 1931 sarebbe andato perduto, mentre uno studio americano ha calcolato che tre quarti dei film realizzati negli Stati Uniti tra il 1912 e il 1929 è parimenti scomparso.

I “capolavori” presentati qui di seguito sono, quindi, soprattutto quelle pietre angolari (superstiti) che diedero possibilità al linguaggio cinematografico di ampliarsi ed evolversi, sia dal punto di vista delle “storie”, dei plot, che da quello della loro realizzazione tecnica.

Ecco la lista:

 

L’arrivée d’un train en gare de La Ciotat di Auguste e Louis Lumière, 1895

Le magicien di Georges Méliès, 1898

L’homme-orchestre di Georges Méliès, 1900

The Big Swallow di James Williamson, 1901

The Countryman and the Cinematograph di Robert W. Paul, 1901

Voyage dans la lune di Georges Méliès, 1902

La grande rapina al treno (The Great Train Robbery) di Edwin S. Porter, 1903

El hotel electrico di Segundo de Chomón, 1908

El hotel electrico di Segundo de Chomón
El hotel electrico di Segundo de Chomón

The Unchanging Sea di David Wark Griffith, 1910

L’Inferno di Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro, Alfonso Padovan, 1911

Quo vadis? di Enrico Guazzoni, 1913

Fantômas di Louis Feuillade, 1913

Der Student von Prag di Stellan Rye, 1913

Cabiria di Giovanni Pastrone, 1914

Nascita di una nazione (The Birth of a Nation) di David Wark Griffith, 1915

Intolerance di David Wark Griffith, 1916

Straight Shooting di Jack [John] Ford, 1917

Giglio infranto (Broken Blossoms) di David Wark Griffith, 1919

 

Written by Sandro Naglia

 

Info

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