“Bosch – Il giardino dei sogni” diretto da José Luis López-Linares: documentario sull’inquietante capolavoro
“Bosch evoca un male immateriale, un principio di ordine spirituale che deforma la materia, un dinamismo che agisce in senso contrario a quello della natura.”
Nome illustre, Hieronymus Bosch è considerato uno dei più originali artisti di area fiamminga.
Al celebre pittore, la piattaforma Nexo Plus ha dedicato uno spazio streaming, di ricca valenza testimoniale, dal titolo Bosch – Il giardino dei sogni.
Realizzato dal regista José Luis López-Linares in occasione del quinto centenario della morte di Hieronymus Bosch, il focus del docufilm è Il giardino delle delizie, suo capolavoro.
Che, attraverso la raffigurazione di creature fantastiche e di scene bibliche colme di simboli, parla di vita e di morte, di paradiso e di inferno, di virtù e di peccato.
“Sono un popolo insensato e in essi non c’è intelligenza. Se fossero saggi capirebbero, rifletterebbero sulla loro fine.”
Vissuto tra il Quattrocento e il Cinquecento, le informazioni riguardanti la vita di Bosch e la sua educazione artistica sono piuttosto limitate.
Ciò che si conosce è la sua data di nascita, prossima al 1450, avvenuta nella città di ‘s-Hertogenbosch, da cui l’origine del suo nome, città dei Paesi Bassi dove ha trascorso la maggior parte della sua esistenza.
Membro di una famiglia di artisti, la sua formazione artistica la si deve probabilmente attribuire a suo padre, che lo guidò ai fondamenti pittorici presso la sua bottega, che in seguito Bosch ereditò.
La sua pittura affonda le radici nella tradizione fiamminga, già sviluppata fin dal XIV secolo, nelle immagini miniate intrise di bizzarrie e di effetti grotteschi propri della cultura popolare dell’epoca.
Suggestioni, che Bosch traspone in opere gravide di personaggi e oggetti allegorici dal significato moraleggiante e arricchite da notazioni satiriche.
Nonché da riferimenti letterari della tradizione fiamminga riconducibili a quella ‘saggezza popolare’ riferita da Erasmo da Rotterdam nel suo Elogio alla follia, in cui la visione di insieme si traduce in riti collettivi, quali processioni religiose o feste profane.
Oltre che bagaglio di quella cultura figurativa medievale del fantastico tesa verso il Rinascimento fiammingo.
Sono due le fasi che contraddistinguono la produzione di Hieronymus Bosch: la fase giovanile, a partire dagli anni ‘70 del Quattrocento, caratterizzata da una solida costruzione delle forme e da ampie stesure cromatiche su tavole da cui si evince una singolare attenzione ai dettagli, oltre che una tendenza a vari accostamenti iconografici.
Caratteristiche queste, che trovano conferma nel periodo della maturità espressiva dell’artista.
Definito un visionario, Bosch ha una concezione del mondo essenzialmente pessimistica che illustra nelle sue composizioni con interpretazioni di un mondo irrazionale dominato dalla follia, dall’istinto e dai vizi.
Composizioni straordinarie per la loro complessità, ma originali per l’immaginazione da cui sono animate, che si declina in visioni apocalittiche o in rappresentazioni allegoriche del bene e del male, in cui il pittore inserisce una pluralità di esseri reali o immaginari in un connubio alquanto singolare.
I suoi dipinti raffigurano un’ampia gamma di creature fantastiche, mostri, figure metaforiche e paesaggi surreali rappresentati realisticamente grazie alle peculiarità e alla cura per i dettagli che contribuisce a conferir loro un’ampia percezione di verosimiglianza.
A cui si aggiunge un senso di profondità e di movimento all’interno della scena.
All’interno della quale creature ibride e oniriche o figure antropomorfe coesistono con visioni paradisiache, alla cui base c’è il racconto della fragile condizione umana.
Noto per la sua abilità tecnica e per l’attenzione ai particolari, le opere di Bosch sono ricche di elementi minuti realizzati con pennelli fini e sottili con cui stende velature di colore, al fine di ottenere particolari effetti di luci ed ombre.
Il tratto distintivo e dettagliato di Bosch si completa in un processo pittorico meticoloso dotato da una vivace tavolozza di colori dagli effetti drammatici, oltre che da un sapiente uso del chiaroscuro in cui affronta temi religiosi, morali ed esistenziali.
In molti dei suoi dipinti, infatti, viene rappresentato l’inferno e il paradiso, la corruzione umana e la tentazione, oltre che le conseguenze dei vizi.
Ed è grazie alla sua sfrenata immaginazione che il pittore crea visioni spaventose e metafore visive, a tutt’oggi oggetto di accesi dibattiti.
Anche perché l’uso del simbolismo e dell’allegoria rende le sue opere complesse e aperte a diverse interpretazioni, una delle quali riflette una visione critica della società dell’epoca.
Nonostante il suo successo, la vita di Bosch, e in parte anche la sua produzione, a causa dalla mancanza di documentazione e di testimonianze, rimangono un enigma che porta alle più svariate speculazioni. Che riguardano la sua personalità come la sua formazione artistica e l’influenza che le sue opere hanno avuto.
Tuttavia, il suo mondo unico e affascinante ha suggestionato, e ancora suggestiona generazioni di artisti. Si dice, che grazie alla vividezza delle sue immagini, Bosch abbia permeato la cultura popolare diventando anche fonte di ispirazione per pittori quali Salvador Dalì e perfino Antoni Gaudì.
Oggi, Bosch è un artista che continua ad affascinare e a stimolare l’immaginazione di molti artisti,
ponendolo per l’originalità del suo stile e la profondità simbolica delle sue opere come uno dei più grandi maestri dell’arte rinascimentale fiamminga.
“La caratteristica veramente sconcertante della pittura di Bosch è che, nonostante tutta la profusione di realismo, quasi fin dall’inizio esso si sforza di esprimere l’immateriale.”
Ma, per tornare a il trittico Il giardino delle delizie, opera simbolo della produzione artistica di Bosch e argomento principe del docufilm, il pittore esplora qui la dualità umana grazie a scene del paradiso e dell’inferno raffigurate in modo intricato e misterioso.
Opera da sempre molto discussa, nel documentario Bosch – Il giardino dei sogni l’intervento di autorevoli esponenti del mondo dell’arte, di curatori e di storici dell’arte, accende un interessante dibattito su di un’opera iconica, che con la sua critica alla vita di corte e il suo aspetto teatrale, rappresenta in fondo la storia dell’umanità.
Nel documentario è evocata inoltre la figura di Filippo II, re di Spagna, che acquistò il dipinto e fu grande estimatore di Bosch.
Se in vita Bosch è stato celebrato, non di meno è accaduto dopo la sua morte. La sua produzione, infatti, ha guadagnato riconoscimenti e ammirazione, tanto che oggi le sue opere sono conservate nei più importanti musei del mondo. Fra cui il Prado di Madrid dove trova posto proprio Il giardino delle delizie.
“Io nasconderò loro il mio volto; vedrò quale sarà la loro fine.”
Written by Carolina Colombi
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