La casa dei Tarocchi #31: “Tarocchi dei Tre Sentieri” di Mauro Pedone e Sergio Starace
È nato un libro bello come una gemma e utile come una guida. Un testo di orientamento tra i guna e i chakra, un piccolo saggio che sa parlare il linguaggio coinvolgente della semplicità.
Nel suo essere gioco di carte e al contempo cofanetto di riflessioni, il volume di Mauro Pedone e Sergio Starace mi è piaciuto così tanto che durante la lettura del testo ho deciso, per esempio, di acquistare io stessa le pietre adatte al mio personale riequilibrio energetico. Ho trascorso più di un’ora dentro un negozietto a osservare le differenti tonalità della giada, dell’occhio di tigre, del lapislazzuli, decidendo infine per sette esemplari, uno per ogni chakra, per familiarizzare con il mondo dei cristalli e delle gemme.
Dopo aver apprezzato per qualche giorno la brillantezza del diaspro rosso, scegliendola tra onice, tormalina nera e le altre pietre associate al chakra della radice, Muladhara, sono passata all’agata corniola per Svadhisthana, proseguendo in una sorta di relazione di conoscenza immaginale delle pietre, iniziando anche a familiarizzare con le carte create dagli autori del libro. Insomma, grazie all’incontro con i Tarocchi dei Tre Sentieri (Edizioni Mediterranee) ho aperto la porticina già socchiusa per merito di vie già percorse, tanto da aggiungere, nel frattempo, un piccolo tatuaggio al disegno che porto da anni sul polso, rappresentativo della congiunzione tra la Luna e il Sole. Dalla corona che comprende entrambi gli astri ho fatto uscire i punti chakra come perle. Rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e un leggerissimo violetto diventano sul mio braccio gioielli o gocce di vita a energizzare l’idea della consapevolezza.
Il libro giusto al momento giusto, non dico che sia colpa o merito del saggio, se in questo momento della vita il percorso dei chakra è una strada che sento particolarmente affine al mio sentire.
D’altronde, l’intenzione degli autori è proprio quella di offrire un insieme di suggerimenti per esplorare un mondo che anche per noi psicoterapeuti è importante. Il libro si offre come opportunità di un viaggio di benessere, uno “star bene” del corpo, della mente, dello spirito, un quotidiano focalizzare sulla consapevolezza, un equilibrio dinamico che naturalmente ognuno affronta come meglio può, e che ci migliora, ci armonizza, soprattutto quando siamo parte della costruzione dinamica della coscienza: è come offrire dei semi ai lettori e dar loro le dritte per coltivare, per poi lasciare ai futuri giardinieri la responsabilità dell’opera. È quel che capita quando si scrive un saggio partico, un manuale how-to-do per un pubblico interessato alla crescita personale. Non se ne possono prevedere le conseguenze.
Ebbene, caro sociologo e insegnante di yoga, Sergio Starace, e caro Mauro Pedone, saggista e musicoterapeuta, anch’io ho giocato a modo mio e mi sono divertita. Grazie a voi ho approfondito il tema dei guna e dei cristalli, gli aromi e le note musicali, respirando U O A E I M anche mentre camminavo, magari dopo aver portato mio figlio a scuola, prendendo il mio tempo per arrivare in studio fresca come una rosa.
Vi devo ringraziare per questo dono prezioso, dunque, per questo “gioco” che, come voi stessi scrivete, aiuta i lettori ad accordare l’anima con il diapason della natura.
Nulla di più.
Ma non è forse questa minuzia la più grande opportunità?
Aprendo il libro si incontrano subito i tre guna: Rajas, Satva e Tamas. Si tratta, così narrano gli autori, di forme di energia che nella filosofia dello yoga regolano l’universo e la realtà stessa.
«Rajas è la spinta dinamica all’espansione, alla crescita, al moto perenne, all’espansione.» Quando parliamo di Rajas, evochiamo la sessualità, l’elemento fuoco, tutto ciò che è vitale.
Satva riguarda invece la conservazione, ciò che mantiene e dà stabilità, come quando riusciamo a raggiungere un obiettivo.
Tamas è, scrivono gli autori, «l’energia del vuoto, della morte», ha a che fare con l’oscurità in noi e fuori da noi ‒ un gioco di opposti e di sfumature che non mi è difficile nemmeno trovare e vedere rispecchiato nel pensiero occidentale, e, soprattutto, apprezzare come elemento necessario nel risveglio della coscienza quando si affronta la via della psicoterapia del profondo.
Secondo la filosofia yoga, i tre guna coesistono sempre e comunque, in qualsiasi momento e in ogni luogo, anche se in proporzioni variabili. Essi «sono racchiusi nel concetto di Prakriti che è appunto la natura, il manifesto, l’esistente, l’osservabile.»
Ed è in Prakriti che vige l’ordine nel quale i tre si manifestano, in un ciclo continuo, che è il moto naturale, seppure sempre compresenti, risonanti nell’OM – AUM / A/Rajas, U/Satva, M/Tamas. Già solo questa coscienza genera una sorta di serenità, come quando nella meditazione ci si focalizza sulla realtà del respiro, perché non si può intuitivamente negare la realtà ‒ semplice e meravigliosa di questo concetto.
Il saggio di Pedone e Starace parte dai guna per aprire associazioni continue con la via dei vortici chakra. I fiori di loto dai sette colori ‒ padma ‒ sono raccontati nella loro possibilità di essere simboli vivi, praticabili quotidianamente, porte di accesso dell’energia vitale che ci collega all’universo.
Dal piano materiale al livello delle relazioni, dalla focosità attiva al coraggio gioioso, della comunicazione alla chiarezza di pensiero per arrivare al Principio Divino. Percorrere i chakra nelle due direzioni, perché è importante anche scendere per ridare energia spirituale alle radici, significa ritrovare l’equilibrio dinamico con la vita.
Come possiamo arrivare queste opportunità meravigliose?
Collegando i piani della realtà in interazione vibrazionale, suggeriscono gli autori, facilitando la meditazione con le gemme adatte a ogni chakra e con le essenze.
Dal punto di vista psicologico, come terapeuta e facilitatrice Mindfulness, non posso evitare di offrire una traduzione di senso pensando a quando operiamo con l’immagine in un altro modo, permettendoci di mettere in atto quel che Carl Gustav Jung ha definito immaginazione attiva. Non è l’intento degli autori e delle filosofie orientali, amplificare un certo spunto, ma personalmente trovo coinvolgente lasciarmi guidare dalle attivazioni, come si fa con le figure del sogno.
Cosa apre l’anima all’immaginazione e come si accende la cura in questo caso?
L’anima pulsa vitale quando prestiamo attenzione, quando a partire da una piccola immagine diamo spazio all’universo, ci sintonizziamo con la nostra strada piena di significato. Vi racconto cosa sto facendo io stessa. In questo momento sto accostando al ventre una pietra occhio di tigre. Ora visualizzo il giallo, entro in questo colore e attivo memorie energetiche, lascio emergere il sole, all’improvviso ricordo una scena d’infanzia e poi la figura di un manoscritto alchemico di un certo Salomon Trismosin che si intitola LudusPuerorum. Gli autori non suggeriscono di compiere queste mosse, ma noi possiamo utilizzare gli spunti da loro offerti per ampliare lo sguardo sulla coscienza del momento che viviamo e accogliere le emozioni corrispondenti, scoprendo magari una corrispondenza, un elemento psichico che aiuta a ricollegarci al senso. La gioia del gioco, per esempio, la vitalità di Manipura e la fiducia in noi stessi, quella che lasciamo sgorgare risuonando noi stessi come una fontana zen.
Il gioco dei Tre Sentieri
Nella seconda parte del volume, dopo aver esplorato i fondamenti teorici, gli autori ci suggeriscono le modalità per “giocare” con le ventiquattro carte da loro create. Si tratta di un suggerimento per intraprendere il percorso di conoscenza, consapevolezza e riequilibrio energetico dei sette principali chakra (i chakra sono più numerosi, ndr.) «attraverso l’utilizzo delle gemme, delle campane tibetane, degli oli essenziali e di altre pratiche, focalizzandoci sugli aspetti vibrazionali che (…) legano tra loro questi strumenti.»
Le prime ventuno carte rappresentano le qualità guna espresse con i termini Attivazione, Centratura e Compimento, riferite ai sette chakra. Sul dorso, ciascun chakra è associato alle parole chiave del caso, «come bija mantra, elemento di riferimento, collocazione, senso, tema del chakra». Altre tre carte indicano i sentieri da percorrere. Possiamo utilizzare le carte partendo dal chakra della radice, a salire, e compiere uno dopo l’altro tutti i sentieri indicati, esplorare meditando e praticando così come suggerito dagli autori.
Possiamo sperimentare attraverso domande, come se fossimo davanti a un mazzo di Tarocchi. Si può, addirittura, giocare in gruppo, dedicando a ogni chakra una pratica di riequilibrio energetico. Vi consiglio la lettura di tutti i suggerimenti offerti dagli autori.
Perché alla fine ognuno la sua via può trovarla da sé, l’importante è aprire le gabbie del pensiero rigido, dare spazio alla saggezza millenaria, socchiudere gli occhi e quietare il giudizio della razionalità per dare all’elemento creativo il giusto spazio.
D’altronde, qui si tratta di un gioco.
Un gioco serio, come è giusto che sia.
Written by Valeria Bianchi Mian
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