Marco Nava: opere in un flusso conoscitivo pulsante, vivo e limbico
Marco Nava è annoverato, dal 2018, tra gli artisti contemporanei del movimento d’avanguardia milanese Nuovo Rinascimento, ideato e curato da Davide Foschi; ha esperito se stesso durante i “Festival del Nuovo Rinascimento”, dapprima a Trento e Lucca, infine presso Villa Tittoni Cusani Traversi, a Desio.
A maggio 2021, è presente alla collettiva “γέφυρα: tra passato e presente”, curata dalla poetessa, curatrice e critica d’arte comasca Maria Marchese e dallo storico e critico d’arte Valeriano Venneri, presso il Palazzo dei Rolli Gio Saluzzo, a Genova. Nel 2022, fa parte degli artisti in mostra permanente del Centro Leonardo da Vinci – Art Expo.
Ferrara dà i natali Marco Nava a fine anni ’70 e la cara terra è per l’artista, da sempre, “partenza e tornanza”.
Sottolinea infatti la propria provenienza da studi di bottega; i noti Maestri ferraresi Emidio De Stefano e Daniele Carletti, peraltro scomparso da poco, lumeggiano e affinano un talento innato, il suo, le cui fattezze sono odorose di conoscenze e rinascimentali e neoavanguardiste.
In una Ferrara profumata dalle pennellate di De Pisis, Boldini, De Chirico… la sua mano sorrade diversi orientamenti pittorici, sintetizzandone, poi, il concretamento estetico in maniera tale da addivenire ad una cifra stilistica propria.
Il suo temperamento artistico si manifesta attraverso l’avvicendamento di molteplici linguaggi compositivi, che slatentizzano una realtà “extraordinaria” polisemantica; essa coinvolge medesimamente lo spazio corporeo, quello riflessivo e quello spirituale.
Lui stesso definisce queste multiformità espressive “meta stagioni”, termine contenuto nel titolo del suo primo catalogo (Meta stagioni estreme, realizzatolo dallo scrittore futurista Roberto Guerra); quel meta trova radici nel greco “μετά” (con, dopo) che indica la trasformazione, l’andare oltre, ma anche nel sanscrito “mìthu o mìtha” (legare l’uno all’altro).
In tal senso, il suo percorso è un cangiante gioco che affronta materiali, forme, colori… ammagliandoli tra loro, con pennello e spatola, mediante una gestualità, a tratti impetuosa altre volte calma.
La iuta e le sue spesse trame assorbono la fuggevolezza di olio e acrilico, suggellando la veridicità di realtà ineffabili; gli spessi fili si intridono, allora, di polvere, umori colorati e altresì della fatica che l’autore affronta perché quella veste frugale muti in setosa levità trascendentale.
“L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose” – Italo Calvino
Questa citazione rubata a Calvino, da “Le città invisibili”, esaurisce l’approccio allegorico involto nelle opere dell’autore.
Nava solleva quindi materia e colore dal loro letto: le “appendici” preservano i profili che poi mutano in diastemi metaforici.
I suoi “periodi” mettono l’osservatore di fronte a vere e proprie edificazioni materiche, la cui compattezza celebrala la solennità dei pensieri, oppure, all’opposto, il fruitore gode di realtà destrutturate, parzialmente o totalmente, dove la frantumazione è sinossi lieve di un caos solo apparente; Nava raddolcisce alcune sfumature amare della condizione umana, anche attraverso una metafisica dalle tinte e dai soggetti fanciulleschi.
L’occhio viene così fascinato nel contesto di un flusso conoscitivo pulsante, vivo e “limbico”; qui, l’individuo indossa un abito inconsuntile, i cui orditi e trame sono intessuti di “fango e spirito”. Tale dicotomia confonde le certezze, generando quesiti, laddove la domanda comporta necessariamente cambiamento e crescita. Tra partenza e tornanza si assiste, perciò alla maturazione.
La personalità metamorfica dell’artista e le sue capacità lo identificano come artista fecondo, in fieri e sempre attuale, meritevole di attenzione nel panorama artistico internazionale.
A giugno 2023, Marco Nava sarà presente alla collettiva d’arte “Refugium Peccatorum”, il cui direttore artistico è l’artista sinestetico Angelo Orazio Pregoni e la cui curatela è stata seguita dalla poetessa, curatrice, critica d’arte comasca Maria Marchese, con l’opera “Il canneto”, nata per onorare Tancredi Parmeggiani e il lato “errabondo” degli artisti, in generale; la performance d’arte si terrà presso lo Spazio Odriuesque, sui Navigli, nella città di Milano.
Written by Maria Marchese