Alessandro Manzoni e la sua eredità: la letteratura italiana ha unito la nostra Nazione

“una d’arme, di lingua, d’altare,

di memorie, di sangue e di cor” – Manzoni, Marzo 1821

Ritratto di Alessandro Manzoni Painting by Francesco Hayez
Ritratto di Alessandro Manzoni Painting by Francesco Hayez

Il 22 maggio del 1873 moriva Alessandro Manzoni.

Ora, non è certamente mio intento in questo contributo scrivere qualcosa di accademico e specialistico a proposito di questo scrittore. A queste righe vorrei affidare qualche mia suggestione.

Ho amato I Promessi Sposi fin da quando, in quinta ginnasio, la mia professoressa di Lettere ci leggeva questo romanzo in classe, assumendo di volta in volta la voce adatta ad impersonare ora don Abbondio, ora Perpetua, ora Agnese; oppure quando ci faceva tutto un resoconto sulla critica letteraria inerente l’opera o la figura di Lucia, amata o odiata a seconda delle varie linee ermeneutiche.

Era bello studiare così la letteratura: avevo e ho ancora due quadernetti attaccati dedicati a loro, ai Promessi. Quando lo riapro, anche per ripassare se devo spiegarli nelle mie classi, rivedo i miei appunti e i miei elaborati sui vari capitoli letti. Amavo svolgere questi lavori.

Il pomeriggio prima della lezione manzoniana per me era una festa: mi mettevo lì a leggere, scrivere e aspettavo le prime due ore del mercoledì mattina dedicate interamente ad Ale.

Un romanzo corale, nazionale, politico; una lettura per tutti: storica e romantica, fantastica e provvidenziale, comica e tragica.

Manzoni ci fa entrare nei luoghi, con le sue descrizioni aeree che descrivono insieme il locus amoenus e il locus horribilis (“l’ameno, il domestico di quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio”); ci ricorda, attraverso i pensieri  intimi di Lucia, che amare qualcuno significa riconoscerlo dal rumore dei suoi passi (“Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore”); partecipa al rossore di Lucia (“arrossendo e tremando”); fa diventare Renzo un poeta, seppure un poeta che vaneggia sotto l’effetto del vino, secondo un classico della letteratura (“è un poeta costui. Ce n’è anche qui de’ poeti: già ne nasce per tutto. N’ho una vena anch’io, e qualche volta ne dico delle curiose…”); manifesta la sua avversione per un latinorum ingannatore (“Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?”); rende i personaggi in grado di cambiare (“ho imparato” dirà ripetutamente Tramaglino verso la fine della storia).

Ne I Promessi Sposi gli umili sono i protagonisti, come pare emergere dalla colonna sonora che Morricone elaborò per il film omonimo.

Questo romanzo diventa uno strumento attraverso cui il Manzoni riflette sulla Storia come elemento che disegna il futuro, grazie anche alla Provvidenza.

La Provvidenza manzoniana è un approdo di misericordia, dopo il rigore della fase calvinista e giansenista; è il dono di Enrichetta; è il punto di incontro tra Manzoni e il femminile di Lucia, una ragazza non appariscente, ma in grado di insegnare a tutti la concretezza della fede, la serenità della speranza, la forza della preghiera.

Essa si serve di umili e di grandi, come fra Cristoforo e Il Cardinale Federico Borromeo, di inetti come don Abbondio e di malvagi come don Rodrigo.

Rileggere oggi e sempre I Promessi Sposi significa studiare la storia, trovare un exemplum, sperare nel Bene.

Del resto Manzoni stesso ci invita a seguirlo liberamente, secondo gli argomenti che scrive e, umilmente, non spera in più di venticinque lettori.

A lui dovrebbero rifarsi oggi gli aspiranti scrittori.
Manzoni era anche delicato: temeva la folla, temeva le pozzanghere e morì in un modo quasi assurdo, scivolando sul ghiaccio e battendo la testa.

Qualcuno oggi vorrebbe eliminare I Promessi Sposi dalle letture scolastiche. Ciclicamente qualche campana si desta a ripetere questo come monito come fosse un disco rotto: non si potrebbe fare cosa più sbagliata. Manzoni è attuale, è moderno, è un classico: cioè un nostro amico, un concittadino della nostra Patria che lui, insieme a Dante, Alfieri, Parini, Foscolo, ha contribuito a fondare.

La Letteratura italiana ha unito la nostra Nazione prima ancora della politica e in essa tutti ci sentiamo eredi.

Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni

Io ho la pelle d’oca quando leggo I Promessi.

In questa giornata speciale ci saranno tantissime iniziative manzoniane. Fra queste vorrei segnalare quella curata dal Centro per il libro e la lettura, consistente nella filodiffusione di estratti, tra i più significativi, del capolavoro. Maggiori informazioni possono essere recuperate QUI.

Buone letture manzoniane in tutta Italia e ad maiora, semper!

 

Written by Filomena Gagliardi

 

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