“Attraverso il cristallo” di Maria Lidia Petrulli: vedere dentro la propria anima

E poi ci sono incontri che il caso ha deciso per te. E ci sono speranze e amori che nascono, storie che diventano storie e si infrangono sulle falesie come onde dell’oceano. E allora diventano storie tradite, perché non si tradiscono le persone, si tradiscono le storie.

Attraverso il cristallo di Maria Lidia Petrulli
Attraverso il cristallo di Maria Lidia Petrulli

Maria Lidia Petrulli nel suo Attraverso il cristallo (Scatole parlanti 2023) parte con una travolgente ondata descrittiva del primo fatale incontro psicologa – paziente.

“Quando Yann e Lucille s’incontrarono in quel pomeriggio di gennaio, la stagione inveiva come un’anziana collerica che abbia perso fiducia in un mondo da cui non si sente compresa. Il vento ululava contro le finestre e la pioggia pestava sui tetti.”

È un incontro-scontro di due mondi che non combacciaono. È l’inizio della narrazione. Anzi è l’inizio di una narrazione su due binari.

La Petrulli è bravissima a farci seguire le vicende dei due protagonisti che si evolvono in parallelo. Si toccano, si allontanano, poi sulla stessa scena, e poi ancora distanti. Forse crescono emotivamente in maniera inversamente proporzionale.

Una, in evoluzione per la sua formazione sentimentale; e l’altro, in regressione cercando l’enorme coraggio di lasciarsi andare. Lasciarsi andare ubriaco di una vita che non lo ha mai amato.

Parteggiamo un bel po’ per Yann, paziente di psichiatria che con i suoi alti e bassi perde sempre più quota. In un volo a planare dentro i suoi disagi, i suoi tormenti irrisolvibili. Essere figlio di uno stupro non lo vive come una colpa, ma come una condanna da scontare. Senza via di scampo.

Mentre Lucille parte dal punto più basso della sua vita, e forse non ha voglia di imbarcarsi sulle ali di una corrente ascensionale.

Ci si immerge nella storia dei due personaggi vivendo al loro fianco, accendendosi e bruciandosi nella fiamma delle loro speranze e delusioni. Come nella vita: si fa un pezzo di strada avanti, e dopo ci si ritrova più indietro di prima. Il gioco, l’abilità del vivere, sta nel provarci ancora, e ancora, perché la nostra natura, la meraviglia della vita, sta proprio in quel tirare avanti ostinatamente.

Forse, o forse al contrario, si deve lottare contro quel male di vivere che ti bisbiglia che non ne vale la pena. In Attraverso il cristallo si vivono intensamente tutti questi frangenti, anche opposti. Si sta in bilico sospesi a mezz’aria senza sapere se si andrà in decollo verticale o si cadrà in picchiata.

Si dice che un buon libro ti faccia vivere dentro la storia che racconta, e qui si vive anche dentro le emozioni che dobbiamo scalare. Rabbia, speranza, delusione, illusione, delusione e speranza. Sembrano le porte di uno slalom sugli sci. Ci si butta, e via, così, perché se ci pensi non arrivi alla prima porta. Ma la Petrulli ti guida in questa spericolata discesa a perdifiato, e ogni tanto prendi un palo in faccia, ma c’è già l’altra porta da evitare.

L’autrice ti guida, e un po’ ti salva, ma devi essere tu a guardare Attraverso il cristallo della verità e capire chi sei. Il libro infatti prende il titolo dal cristallo attraverso cui i protagonisti vedono dentro sé stessi, anche in senso dinamico. Vedono dentro la propria anima, che come il cristallo è trasparente, se ci sai guardare, ma sempre terribilmente fragile.

Lucille e Yann si incontrano, vivono la loro vita, si rincontrano, riprendono la loro esistenza, per incocciarsi ancora e restare contaminati. Ognuno col suo respiro e coi suoi legami, ma trovando un nuovo impulso nelle loro aperture reciproche.

Lui, il paziente difficile, che anela la vita ma che la nega. Perché ci vuole molto più coraggio a distruggerla, che a viverla, la vita. E lei, la psicologa, che con quel paziente così complicato rivive una sua esperienza dolorosa. Lucille c’è già passata dentro il cerchio di fuoco. C’è già passata a stare con chi la vita la voleva buttare via. C’è già passata a transitare dentro anni di tormenti, perché poi quel lontano lui aveva trovato una falesia a picco sull’oceano. In un volo leggero, e lei abito per i suoi demoni. Per sempre. Per pagare tutti i giorni, senza mai espiare.

Maria Lidia Petrulli
Maria Lidia Petrulli

In quale abisso ha preso dimora quel sottile senso di colpa?

Dove nell’anima della psicologa tutta terapia e rimpianti?

Dove dell’anima del paziente tutto tormenti e grida silenti di aiuto?

Lidia Petrulli non ci porta verso una tesi preconfezionata. Ci mostra l’anima e il suo rovescio, l’immagine reale, e quella speculare. Riconoscerla sta al lettore. Sta al lettore guardare dentro il cristallo e scoprire la propria anima e la propria strada.

 

Written by Pier Bruno Cosso

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *