Intervista di Alessia Mocci ad Antonietta Fragnito: vi presentiamo “L’inquilino dalla modica follia”

“Ho avuto un’infanzia piena di “cunti” anche con fini pedagogici che mi hanno traghettato sovente in un mondo rupestre animato da miti semplici. Non a caso alcuni personaggi del mio romanzo sono impregnati di antico e appaiono intessuti di fibre sotterranee che vengono da lontano.” – Antonietta Fragnito

Antonietta Fragnito - intervista
Antonietta Fragnito – intervista

L’inquilino dalla modica follia è il curioso titolo del primo romanzo di Antonietta Fragnito conosciuta per aver precedentemente dato alla stampa due raccolte poetiche.

Edito nel 2022 da Tomarchio Editore, il romanzo, arricchito dalla prefazione di Filomena Gagliardi, racconta la vita di Marco dalla gioventù sino all’età adulta. Sono diversi i personaggi che accompagnano il protagonista nell’irriverente paese Rocca dei Sassi palesandosi pian piano nei capitoli del libro con qualche aneddoto curioso.

“Al termine della seduta, quando fummo in strada, mi affiancò silenziosa; credevo che volesse parlarmi, invece prese semplicemente a camminarmi a lato molto accostata. Poco dopo mi infilò una mano nella tasca e fuggì via come un siluro. Ebbi molta paura in quel momento: pensai le peggiori cose, tipo che mi avesse mollato addosso un ragno velenoso, o qualcosa di letale estratto dal suo cuore di finta normale. Mi misi a correre come un pazzo!”

L’autrice Antonietta Fragnito si è resa disponibile per qualche domanda sul suo romanzo.

 

A.M.: Ciao Antonietta è un piacere ospitarti nuovamente per presentare ai lettori il tuo primo romanzo “L’inquilino dalla modica follia”, ma prima di raccontare questa tua fatica facciamo un passo indietro al tuo secondo libro di poesie “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso”. Qual è il commento sulla silloge che ti ha maggiormente sorpresa?

Antonietta Fragnito: Ciao Alessia! Grazie per l’intervista e grazie per questa domanda relativa alla mia seconda silloge poetica “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso“. Mi soffermo volentieri su questa raccolta poiché essa mi collega ad un periodo speranzoso e fertile della mia scrittura. Le liriche di questo libro hanno rappresentato, nel mio percorso di scrittura, un fruttuoso momento ideativo. So di aver speso in queste pagine un sentire mio intimo permeato di eros poetico denso e innocente. A due anni dalla pubblicazione, posso affermare con gioia che “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso” ha incontrato e incontra il favore di molti lettori e che innumerevoli sono le note positive che mi giungono al riguardo! Fra le tante, desidero riportare la seguente: “Incrocio in questo libro una poesia curativa che può venire in soccorso di ognuno nei periodi di magra esistenziale. Si tratta di narrazioni che ben alimentano la sfera emotiva del lettore, specie quando si ha fame di sogni! Qui, l’incontro con la poesia accade con semplicità e lascia nell’animo tracce profonde. Di particolare fascino risultano essere gli affetti familiari celebrati nella raccolta e i diversi archetipi che popolano le ispirate pagine.”

La bella analisi di questa lettrice è realistica poiché nel libro celebro molti ricordi e mostro spazi domestici semplici, resi epici dalla presenza dei miei cari genitori. Mia madre e mio padre in effetti muovono da sempre in me un logos poetico commovente e persistente. Sono amori narrati con pudore, belli e ineludibili che sento presenti aldilà di ogni tempo e spazio geografico. Va da sé che la sfera poetica della Silloge, pur partendo dal revival degli affetti, via via si dilata e conduce il lettore su percorsi inattesi, variegati e molteplici.

 

A.M.: Talvolta chi scrive in versi ha difficoltà nell’approccio con la prosa. Com’è stata la tua esperienza?

Antonietta Fragnito: Scrivo molto in versi, ma devo confessare la mia predilezione per la prosa!  È per questo che ritengo di aver concretizzato un sogno bello e segreto con questo mio primo romanzo! Devo dire che non ho avuto nessuna difficoltà a passare dal registro poetico a quello narrativo. Per me è stato un processo naturale! È accaduto perché mi piace narrare in ogni forma esistente! Credo che la genesi della mia flessibilità comunicativa sia nelle mie origini, nella scuola del mio ambiente infantile di vita, dove sono stata a contatto con un sapere diretto, tramandatomi oralmente dai miei anziani. Ho avuto un’infanzia piena di “cunti” anche con fini pedagogici che mi hanno traghettato sovente in un mondo rupestre animato da miti semplici. Non a caso alcuni personaggi del mio romanzo sono impregnati di antico e appaiono intessuti di fibre sotterranee che vengono da lontano. Essi sono però anche moderni, controversi e sfaccettati, molto assimilabili a delle matrioske o a novelli eroi partoriti dal ventre del cavallo di Troia. La mia sfera immaginifica mi sussurra che in futuro alcuni di essi potrebbero richiedermi nuovi modi di stare nelle pagine! Non a caso un lettore mi ha confidato che, leggendo il mio romanzo, ha sentito che ogni personaggio ne contiene almeno altri dieci, confermandomi così l’incredibile poliedricità di queste mie creature.

 

A.M.: “L’inquilino dalla modica follia” è un titolo molto particolare ed accattivante, ricordi quando ti è venuto in mente?

Antonietta Fragnito: Questo titolo collima a pennello con la trama del mio romanzo. A mio giudizio è il nome intrinseco al narrato, lo definirei predestinato! Esso mi ha folgorato in corso d’opera! È questo un titolo che preannuncia le sostenibili “schizofrenie” relazionali che si svilupperanno nell’iter narrativo. Voglio anche precisare che in questo libro non si parla sempre di follia. Più che altro si argomenta in merito a una “normalità” un po’ alterata, nel tentativo di disinnescare il perimetro rigido innalzato da sempre intorno ai concetti di sanità mentale e pazzia.

Io credo che l’illuminazione di questo titolo sia tutta racchiusa nell’aggettivo “modica”, un attributo che svolge un lavoro diplomatico e rassicurante rispetto all’imprevedibilità delle scene che via via si accendono. Dopotutto, a mio parere, mai si può romanzare in assenza di personaggi un po’ ose’ e neppure senza la presenza di figure diversamente normali! Di sicuro se fossimo tutti irreggimentati nel prototipo dell’uomo razionale e inquadrato, questo romanzo non sarebbe potuto esistere. Devo ora ammettere che molti dei personaggi da me resi vitali, li ho incontrati sul palcoscenico della vita. Certo si è trattato di persone senza nome, spesso incrociate di sfuggita. Questo è accaduto per Marco il protagonista, per Aldo lo zio eccentrico, per lo psichiatra a suo modo atipico. A volte è bastato l’incontro con uno sconosciuto pittoresco, lo scambio di qualche battuta in un bar, in una sala d’aspetto ad aprire la danza della mia narrazione. Quindi le mani che hanno tracciato la vicenda sono state queste assurde circostanze. Si è trattato di occasioni benedette che mi hanno asservito a livello emozionale, rendendomi a tutto campo la dattilografa dell’atipica storia che ho sviluppato.

 

A.M.: La prima parte del tuo romanzo psicologico presenta la famiglia di Marco: c’è un personaggio che, a tuo parere, meritava più spazio nella narrazione?

Antonietta Fragnito: Già in apertura il libro espone le falle mentali dell’atipica famiglia composta dalla madre Giuditta, dal padre Gino, dai figli Veronica, Luisa e Marco. Già le prime pagine dichiarano sommessamente il canovaccio che poi governerà tutta la vicenda. Si comprende da subito che saranno le specificità psicologiche di ognuno le vere protagoniste. Difatti nella trama si svelano alcune oscure dinamiche dei personaggi, quali l’anaffettività, l’autismo, la sindrome di Peter Pan il narcisismo, la megalomania. In questa fiera abbastanza variegata di prototipi umani, ritengo che ci siano figure in fieri che avrebbero meritato un più ampio palcoscenico. Penso ad esempio ad Aldo, lo zio istrionico scomparso troppo presto nell’alveo della vicenda. Penso ad Andrea, l’adolescente fidanzatina di Marco, colpita da dipendenza affettiva e ad alcune altre figure incompiute. La delimitazione di certi, soggetti e spazi per esigenze narrative, a volte mi conducono a fantasticare su possibili sviluppi futuri del romanzo, un po’ come avviene nelle serie televisive. Ad esempio mi capita di giocare di fantasia nella ricerca di un escamotage che mi consenta di attribuire al protagonista Marco la paternità di Igor, il figlio illegittimo della sua ex Andrea. Potrei partire da qui per il prossimo romanzo chi sa! Mi piacerebbe davvero! Per ora è solo un sogno!

 

A.M.: La trama prosegue in modo bizzarro ed originale: è tutta invenzione oppure ti sei basata su esperienze personali?

Antonietta Fragnito: Io credo che la genesi di ogni racconto abbia almeno un input oggettivo. Così è avvenuto per me! Difatti, l’incontro occasionale con soggetti sconosciuti un po’ “esaltati” ha messo in moto il mio immaginario e il mio pathos emozionale! Dunque, nulla di quanto narrato è rapportabile a persone o a situazioni vicine alla sfera del mio personale vivere. Il parto imprevisto di questo romanzo però mi ha reso anche consapevole che ogni scrittore è portatore di vaste praterie narrative frutto del proprio immaginario. Ritengo che esse sedimentino nell’inconscio tramite esperienze di dolore o di gioia appartenute a fasi precoci dell’esistenza.

 

A.M.: Quali sono gli autori che, a tuo parere, hanno un po’ ispirato la stesura di “L’inquilino dalla modica follia”?

Antonietta Fragnito: Sono da sempre una lettrice appassionata e vorace di molti generi letterari. Ho tuttavia una predilezione per le biografie, per i saggi di ogni tipo e soprattutto per i libri che descrivono paesaggi mentali, dunque di carattere psicologico. Non ho un autore preferito. Ritengo però che quando ti imbarchi nella stesura di un romanzo come il mio, devi essere preparato di base, non puoi improvvisare! Questa mia avventura dunque è stata possibile anche e soprattutto grazie alla lettura di innumerevoli saggi psichiatrici, allo studio approfondito delle teorie freudiane e di altri notevoli figure del campo da me approcciato. Considero Freud un pensatore e un ricercatore geniale, da anni ne sono innamorata! Oltre ai suoi saggi, ho letto ogni narrazione relativa alla sua esistenza. Credo convintamente che le sue teorie contribuiscano in modo considerevole alla cura del disagio mentale, dell’oscuro male che offusca la vita di tanti!

 

A.M.: Un romanzo come il tuo, che vede tanti personaggi secondari “particolari”, in genere ha un seguito, ci puoi fare qualche anticipazione?

Antonietta Fragnito
Antonietta Fragnito

Antonietta Fragnito: Il mio sogno non è differente da quello di qualsiasi scrittore e cioè di immaginare un prosieguo del mio percorso creativo. In verità questo mio primo romanzo ha avuto un buon riscontro fra i lettori, la qualcosa forse mi indurrà a riprovarci. Ritengo inoltre che “Rocca dei Sassi”, la cittadina che fa da sfondo alla storia narrata, si presti bene a nuovi scenari, essendo da me descritta come luogo di perdizione, ma anche come inferno di redenzione. Questo immaginario luogo geografico ha effettive potenzialità di accoglienza di ipotetici e attraenti nuovi sviluppi. Sono consapevole che alcuni personaggi di “L’Inquilino dalla modica follia” per esigenze di trama, sono stati sacrificati o quanto meno delimitati! A tal proposito, oltre al già menzionato Aldo, penso a Gino, il padre di Marco disperso nella nebbia di Rocca. E penso alle piccole inquadrature concesse ad Aldo junior, il nipote del protagonista ed ancora ad Igor, il figlio di Andrea, a cui ho destinato solo una piccola apparizione nella trama. Questi attori silenziosi stanno già tramando nuovi flash nella mia testa. Vedremo cosa emergerà!

 

A.M.: Hai in programma presentazione de “L’inquilino dalla modica follia”?

Antonietta Fragnito: Sicuramente ci saranno delle occasioni ufficiali di presentazione del mio libro. La prima emozionante uscita è avvenuta nel mio Comune durante una importante manifestazione celebrativa di tradizioni locali. Spero si verifichino altre possibilità.

 

A.M.: Salutiamoci con una citazione…

Antonietta Fragnito: Ed ora vi ringrazio e vi saluto con la seguente citazione di Oscar Wilde: “Le follie sono le uniche cose che non si rimpiangono mai”.

 

A.M.: Antonietta ti ringrazio per il tempo che hai dedicato alle mie domande sul tuo emozionante romanzo psicologico “L’inquilino dalla modica follia”. Ti saluto con le parole di Samuel Beckett: “Tutti siamo nati matti. Qualcuno lo rimane.”

 

Written by Alessia Mocci

 

Info

Acquista il libro con dedica personalizzata dall’autrice

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *