“Classici alla gogna” di Mario Lentano: la cancel culture ed il razzismo

“[…] si sa che ai moralisti e ai repressori di ogni tempo tutto può mancare fuorché le buone ragioni: una constatazione che vale anche per la forma più recente assunta dalla censura intellettuale nel dibattito e nelle pratiche culturali del nostro tempo.” – Mario Lentano

Classici alla gogna di Mario Lentano
Classici alla gogna di Mario Lentano

La cultura europea è davvero provvista degli anticorpi necessari per non lasciarsi travolgere dai deliri d’oltre oceano?

Penso – ahinoi – che la risposta non sia così scontata come appare di primo acchito, certamente aver preservato per millenni tradizioni, usi e costumi potrebbe facilmente far protendere verso un energico sì, ma è anche necessario considerare che, negli ultimi 20 anni, gli esseri umani sono stati investiti da una vera e propria “rivoluzione” di cui ancora non si è certi degli effetti (o meglio: qualche reazione è stata notata ma l’auspicio è che sia di breve durata).

Mario Lentano ci ha donato uno splendido saggio intitolato “Classici alla gogna (edito da Salerno Editrice nel 2022 nella collana Aculei diretta da Alessandro Barbero) in cui tratta, per l’appunto, del fenomeno della cancel culture e della pretesa da parte degli esponenti di queste “correnti” di “cancellare” tutto ciò che non è ritenuto “adatto” alla conoscenza.

Sì, è vero, si resta basiti da questa “pretesa” che si potrebbe riassumere in una sorta di soggettivo che “ritiene” di essere oggettivo. Ma, in realtà, la questione è assai grave, e non ci si vuole soffermare sulla distruzione e/o rimozione delle statue a cui abbiamo dovuto assistere (noi che ancora siamo in lacrime per il Buddha di Bamiyan fatto esplodere dai talebani per motivi “ideologici” o per l’accanimento di feroce censura che subì il trattato “Contro i cristiani” composto da quindici libri e scritto dal filosofo Porfirio del quale abbiamo ormai solo qualche porzione) ma proprio sul concetto di storia.

Sin dalla premessa Lentano imbandisce la tavola con la “rivelazione” dell’inesistenza del vocabolo “razza” nella lingua latina, e questo è un particolare di rilievo perché ciò che rivela è la non differenziazione tra “bianchi” e “neri”. Certamente sia i Romani (ed i Greci) vedevano la differenza cromatica ma erano soliti usare il nome del popolo di riferimento (o del luogo di riferimento), ad esempio Etiopi.

Questo elemento basilare di sicuro non sconcerta gli habitué, cioè coloro che amano sfogliare i libri di storia, di letteratura e di filosofia antica. Quasi pare “inutile” ricordare e scrivere di questi dettagli ma i movimenti di cancel culture ci obbligano a sottolineare ciò che solitamente si insegna in quarta ginnasio.

“Rispetto a designazioni moderne come ne(g)ro, noir, black, colo(u)red o simili, un termine come Aethiops rimanda a un diverso modo di guardare alla pigmentazione cutanea, specifico della cultura antiche, nel quale ad essere messa in risalto non è tanto una caratteristica cromatica della pelle, quanto la sua origine, ricondotta alla decisiva influenza dei fattori ambientali e climatici e in particolare all’esposizione ravvicinata al calore solare.” – Mario Lentano

Il saggio “Classici alla gogna” è suddiviso in quattro capitoli così denominati: “Il corpo dell’altro” (paragrafi: Figli, schiave e avventure in mare aperto; I disvalori del nero; La matrona che partorì un etiope; Nel letto di Lucrezia), “Etnografie della differenza” (paragrafi: Fetonte e gli Indiani; Il modello geo-climatico; Il fascino dei margini; Sotto un mantello sordido), “Una storia di innesti” (paragrafi: La lezione di Claudio (e quella di Canuleio); La traccia del modello; I Romani, che non sono autoctoni; Romolo e la fossa del Comizio; Lo sguardo da lontano) “Epilogo. Cancellare i Romani?” (paragrafi: I persecutori della memoria, Roghi di libri, Classici alla gogna, Contro la cultura della cancellazione); termina con una parte dedicata alle Note, una ricca Bibliografia e l’Indice dei nomi.

Mario Lentano riporta una selezione di episodi tratti dal suo attento studio del popolo latino per “scagionare” dall’accusa di “razzismo” il mondo antico; selezione della quale preferisco non anticipare alcuna parte per due ragioni: accrescere, in questo istante, la curiosità sul libro e lasciare la possibilità di sorpresa (e scoperta).

Di scorrevole lettura, dona spesso qualche sorriso sia per la presenza di battute ironiche sia per la rispolverata di nomi latini conosciuti nei banchi di scuola come ad esempio Calpurnio Flacco.

Encomiabile la succulenta scelta di citazioni tratte dalle opere degli autori antichi (Tucidide, Varrone, Marziale, Petronio, Plinio il Vecchio, Giovenale, Svetonio, et cetera).

Mario Lentano
Mario Lentano

Sono totalmente in accordo con Mario Lentano e, per questo motivo, ho scelto di condividere con i lettori una sorta di “riassunto” del pensiero dell’autore (professore di Lingua e letteratura latina all’Università di Siena): “La storia si studia e si conosce, i fenomeni, anche i più sordidi e ripugnanti, si comprendono nelle loro premesse e implicazioni (ciò che è ovviamente ben altra cosa dal giustificarli o legittimarli), le tracce materiali lasciate dal passato si conservano e si rispettano, che corrispondano o meno agli standard etici del presente, i testi – in senso lato: letteratura, arte, musica, dottrine scientifiche – si interrogano per individuare le matrici che hanno dato loro quella forma piuttosto che un’altra. S’intende che tutto questo richiede fatica, se non altro perché impone di dislocarsi rispetto al proprio presente e ai quadri mentali cui siamo assuefatti per familiarizzarci con quelli dell’epoca o della vicenda oggetto del nostro interesse: abbattere una statua, proibire la lettura di un libro o scrivere in vernice rossa Racist sotto un busto di Winston Churchill è molto più semplice che studiare il fenomeno del colonialismo britannico, conoscere la storia della letteratura o esaminare la politica dei conservatori inglesi durante la Seconda guerra mondiale.”  

In chiusura vi sprono all’acquisto del libro (in cartaceo) perché è un piccolo gioiello da avere nella propria biblioteca.

“Ma la storia, si sa, non insegna nulla, specie a chi non la conosce […]” – Mario Lentano

 

Written by Alessia Mocci

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *