Intervista di Emma Fenu a Sara Durantini, autrice della biografia “Annie Ernaux. Ritratto di una vita”
“A che scopo scrivere d’altronde se non per disseppellire cose, magari anche una soltanto, irriducibile a ogni sorta di spiegazione –psicologica, sociologica, o quant’altro- una cosa che sia il risultato del racconto stesso e non di un’idea precostituita o di una dimostrazione, una cosa che provenga dal dispiegamento delle increspature della narrazione, che possa aiutare a comprendere –a sopportare- ciò che accade e ciò che facciamo.” – Annie Ernaux

Immagino l’emozione. La voce che trema, i palmi che sudano, le gambe molli. Oppure la reazione di euforica risata. O la paura di bloccarsi. Non è da tutti i giorni poter intervistare dal vivo il proprio mito, la donna della quale si è letta l’intera opera e si sta stendendo una biografia.
A Sara Durantini è successo, per la scrittura di “Annie Ernaux. Ritratto di una vita”, e ancora non si parlava della candidatura al Nobel: il libro è edito da Dei Merangoli nel novembre 2022. Le illustrazioni sono opera di Floriana Porta.
Voglio stimolare Sara, mia amica e collaboratrice, a condividere la sua esperienza umana e professionale su Oubliette Magazine, sicura dell’interesse dei lettori.
E.F.: Come è nata la tua passione per l’opera di Annie Ernaux?
Sara Durantini: Ho conosciuto la scrittura di Annie Ernaux grazie a un suo libro donatomi dalla professoressa universitaria di letteratura francese. Non sono più uscita dalla mia notte è il titolo del libro. Erano i primi anni duemila, frequentavo Lettere Moderne a Parma e ho avuto modo di fare un lungo corso di letteratura francese che mi ha aperto le porte sull’universo femminile. Già alcune mie letture personali andavano nella direzione della scrittura femminile ma pochi erano i consigli letterari di libri scritti da donne. Quella professoressa, senza saperlo, ha cambiato il corso della mia esistenza facendomi scoprire una delle donne della mia vita.
E.F.: Come la sua opera si inserisce nella letteratura e nella politica contemporanea?
Sara Durantini: La sua opera è essa stessa parte della letteratura e della politica contemporanea. Annie Ernaux racconta l’identità e l’emancipazione femminili. Attraverso una voce spietata e tersa narra le storie dei vinti, dei dominati, storie di vita ai margini e lo fa a partire dalla sua vita, dalla sua famiglia e dalla sua terra utilizzando una lingua che è un’arma da combattimento, come lei stessa ha definito. Una lingua politica che è anche sociologica perché analizza la società di ieri e di oggi come ha fatto in un recente articolo pubblicato su Le Monde diplomatique, «Relever la tête».
E.F.: E come nella tua vita di Donna e scrittrice?
Sara Durantini: Nella mia vita è arrivata attraverso le parole di uno dei suoi libri e da quel momento non ho smesso di cercare la sua scrittura così potente e forte. Una scrittura che ho riconosciuto per le atmosfere raccontate, per la narrazione di quelle classi sociali ai margini. È da lì che provengono e quindi è stato naturale proseguire nella lettura della sua opera che nel tempo si è trasformata in una vera immersione. Nel libro scrivo di aver scoperto me stessa, la mia persona attraverso il racconto di questa donna e di essere stata guidata dalle sue parole alla ricerca dei luoghi della mia carne. Un racconto di corpi che inizia dalla storia di una donna nata in Normandia, che passa nella mia per arrivare a toccare quella di altre donne.
E.F.: Quali sono i modelli femminili che ritroviamo in Annie Ernaux? La sua scrittura ha subito evoluzioni negli anni?
Sara Durantini: Simone De Beauvoir ma anche Virginia Woolf, per citarne due. Ne parliamo anche nell’intervista inserita nel libro. La sua scrittura nasce da una necessità quasi viscerale. È un autobiografismo in continua evoluzione che scardina, fin dai primi libri, i principi di Philippe Lejeune e si distacca dalle precedenti forme di autobiografismo (penso a quello di Marguerite Yourcenar, Nathalie Sarraute o la stessa Duras con la quale ci sono comunque molti punti di contatto e questo aspetto lo approfondisco nel mio secondo libro dedicato a Colette, Duras ed Ernaux, L’evento della scrittura). Con Annie Ernaux si parla di auto-socio-biographique e di photo-socio-biographique.
E.F.: Hai incontrato personalmente una donna che è diventata un mito. Come è stata la relazione fra voi? Avete parlato di letteratura, ovviamente, ma anche degli eventi delle vostre storie nella Storia?

Sara Durantini: L’incontro con Annie Ernaux, un anno prima dell’assegnazione del Nobel, è stato un momento emozionante che ha dato un senso a tutto il lavoro di scrittura e di approfondimento che ho fatto negli ultimi anni (e non mi riferisco solo a ciò che è stato pubblicato). Ma è stata anche e soprattutto una grande emozione perché è stato un incontro spontaneo, nato dalla volontà di due donne. Nel libro, prima dell’intervista, parlo di accoglienza e viaggio e dico che sono due parole che hanno unito due donne, indipendentemente dall’età, dalla provenienza, dalla lingua e dal vissuto. Ci si accoglie l’una nell’altra e si comincia un viaggio di poche ore, giorni, anni. Che importanza ha quanto dura se siamo in due a viverlo? Ad oggi, dopo quasi un anno e mezzo da quel pomeriggio, continuiamo a scriverci cerchiamo, impegni di entrambe permettendo, di accordarci per un nuovo incontro.
E.F.: Come hai reagito alla candidatura al Nobel di Annie Ernaux?
Sara Durantini: Ho provato qualcosa di indescrivibile. Stupendo poi scriverle qualche giorno dopo e leggere l’emozione tra le parole della sua mail. Per non parlare del suo discorso durante la giornata di assegnazione!
E.F.: Cosa dovrebbero apprendere donne e uomini dai libri della scrittrice? Qual è il loro messaggio?
Sara Durantini: Più che apprendere direi che tutta l’opera di Annie Ernaux spinge alla riflessione, alla messa in discussione di tanti aspetti del nostro quotidiano (e di noi stessi) che diamo per scontati e ai quali non prestiamo attenzione. Penso, ad esempio, a questa sovraesposizione che nel nostro Paese stiamo vivendo a proposito del corpo e delle scelte della donna e di come questa presenza mediatica (talvolta esasperata ed eccessiva) venga strumentalizzata e spesso spettacolarizzata svuotando di significato le battaglie iniziate negli anni Settanta. Ecco, a questo servono i libri di Annie Ernaux. A ritornare a farci delle domande, a non soffermarci alla superficie. A ricordarci di non abbassare più la testa.
Written by Emma Fenu