“Freud 2.0” docufilm di Claudio Poli: il mondo del sogno, dell’ipnosi e dell’inconscio
“L’avvenire forse ci insegnerà ad influenzare direttamente, con speciali sostanze chimiche, le quantità d’energia e la loro distribuzione nell’apparato psichico. Probabilmente il futuro stabilirà che l’importanza della psicoanalisi come scienza dell’inconscio oltrepassa di gran lunga la sua importanza terapeutica.” – Sigmund Freud
Nel variegato e interessante panorama dei film proposti dalla piattaforma Nexo Plus, a risaltare, sia per contenuto che per la realizzazione, è la pellicola Freud 2.0 realizzata dal regista Claudio Poli e dedicata al padre della psicanalisi.
A raccontare del vissuto di Sigmund Freud, privato e professionale, è un’accompagnatrice d’eccezione: Esther Freud, pronipote del celebre medico. Che, in un viaggio davvero appassionante accompagna lo spettatore a scandagliare il percorso intrapreso dal medico austriaco, nonché la sua eredità.
E lo fa partendo da Londra, città dove ha stabilito la sua residenza, dopo l’allontanamento da Vienna nel 1938, in seguito all’arrivo delle truppe di Adolf Hitler in occasione dell’Anschluss.
Il racconto filmico affronta i punti salienti della teoria freudiana, soffermandosi sugli aspetti principali del suo rivoluzionario pensiero, esposto con concetti e informazioni fruibili da un’ampia platea.
“L’inconscio personale poggia su uno strato più profondo… che io chiamo inconscio collettivo.” – Carl Gustav Jung
Sebbene Freud non abbia bisogno di alcuna presentazione, di seguito una breve biografia al fine di collocarlo nel tempo che lo ha visto affermarsi come eccellente esploratore della mente umana.
“La mente è come un iceberg: galleggia con solo un settimo della sua massa sopra la superficie.” – Sigmund Freud
Pensatore fra i più innovativi e influenti del XX secolo, Sigmund Freud, nasce a Friburgo nel 1856.
Ed è fin dalla più giovane età che si conferma come una mente brillante, che a soli 17 anni lo porta a conseguire la maturità classica. Per iscriversi quindi a medicina laureandosi nel 1881.
Determinato, e mosso da grande volontà di riscatto intellettuale e sociale, dopo aver ottenuto la specializzazione in neuropatologia, si reca a Parigi per seguire le lezioni sull’isteria del professor Jean-Martin Charcot.
Esperienza, che darà a Freud l’input per dare una ben precisa direzione ai suoi studi. Ovvero, dedicarsi allo studio del funzionamento della mente umana impostando principi teorici per curare le malattie della sfera psichica, basandosi su di una teoria scientifico-filosofica che avvalorasse il concetto secondo cui i processi psichici inconsci determinano azioni che hanno grande impatto sul comportamento individuale come sul pensiero. Fissando tra l’inconscio e le componenti fisiche e strutturali della psiche una stretta correlazione.
È il 1886 l’anno in cui Sigmund Freud sposa Martha Bernays, che gli darà sei figli. Il matrimonio, seppur apparentemente solido, sarà però attraversato da conflitti causati dalle incomprensioni che si vengono a creare fra i due.
La circostanza che dà il via allo studio di disturbi comportamentali, che lo indirizzano verso la psicoanalisi è l’ipnosi, stato analogo al sonno in cui il paziente, senza freni inibitori, racconta ciò che la mente gli suggerisce in quel momento, attingendo anche ai propri sogni. Che secondo Freud non sono eventi profetici, semmai rivelano, seppur adulterati, ciò che si agita nell’inconscio. Eventi, in cui l’analista, grazie alla descrizione dei sintomi da parte del paziente, individua le motivazioni inconsce da cui si originano disfunzionalità psichiche.
Ma le sue ricerche sul sogno, e soprattutto quelle sulla sessualità infantile, sono guardate con sospetto dal mondo accademico, tanto che Freud, soprattutto in veste di iniziatore della sua rivoluzionaria dottrina, deve confrontarsi.
Costretto ad affrontare le numerose le ostilità e i malumori che i suoi colleghi non gli fanno mancare, a cui si affiancano delusioni per l’allontanamento e l’abbandono di Jung e Alfred Adler.
Ma non solo contrarietà nella vita di Freud; a queste, si alternano infatti anche riconoscimenti e manifestazioni di apprezzamento da parte di eccellenti intellettuali e scienziati: Thomas Mann e Albert Einstein, per esempio.
È il 1933 quando il nazismo dichiara che la psicoanalisi è una scienza degenerata, mettendo al rogo i libri di Freud. Perseguitato dalla Gestapo in quanto di origine ebraica, nel 1938 Freud è costretto a lasciare Vienna per trasferirsi a Londra.
Infine, dopo aver dato al mondo un nuovo modo per esplorare la mente umana, accompagnato nel tratto finale della sua vita dal suo medico di fiducia, è il 1939 quando l’inventore della psicanalisi lascia per sempre questo mondo.I
“I poeti e i filosofi hanno scoperto l’inconscio prima di me. Quello che io ho scoperto è il metodo scientifico mediante il quale è possibile studiarlo.” – Sigmund Freud
Le problematiche affrontate nel docufilm Freud 2.0 sono molte e importanti; questioni che vanno dall’anoressia, la cui origine risiede nel disagio psicologico, alla violenza urbana, al fenomeno dell’isolamento degli hikikimori, all’ansia da prestazione fino a prendere in considerazione le dipendenze di ogni genere.
Sono queste manifestazioni spiegabili attraverso gli strumenti offerti dalla psicanalisi?
Si domanda il docufilm e con lui lo spettatore. Interrogativi a cui, però, non è facile dare una risposta. Se non con l’ausilio dei numerosi interventi di coloro che operano nel settore.
Da Massimo Recalcati a Massimo Cacciari, eminenti intellettuali italiani, concordi nell’affermare la grandezza del pensiero del padre della psicanalisi. Che, con la sua rivoluzionaria scoperta ha messo al centro della sua dottrina l’uomo con i conflitti interiori che alloggiano nel suo inconscio. Ed è stato grazie alle loro opinioni, come pure attraverso quelle di gente comune intervistata presso Venezia, Londra e Parigi, che il loro supporto, al fine di fare maggior chiarezza nella teoria elaborata da Freud, è stato fondamentale.
Agli interventi si sono alternate poi immagini d’epoca che ritraggono il celebre medico anche in momenti privati condivisi con moglie, figli e con Anna, la figlia prediletta, che ha raccolto l’eredità paterna diventando anch’essa psicanalista di fama.
In un’architettura narrativa, grazie al montaggio di materiali di repertorio e agli interventi, tutti molto esplicativi, il docufilm mostra inoltre l’abitazione di Freud a Londra dove ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita. Diventata oggi un polo museale, l’abitazione è custode di molti oggetti d’arte recuperati e scampati alle razzie del nazismo.
Il docufilm si focalizza infine sull’eredità di Freud, l’esploratore della mente umana, che ha visto nella lettura dei sogni un ulteriore mezzo di indagine per esplorare l’inconscio. Con l’intento, assai pregevole di alleviare l’umanità dal suo male di vivere.
“Come la realtà fisica, anche quella psichica non è necessariamente ciò che appare.” – Sigmund Freud
Da menzionare inoltre è l’ottima fotografia, oltre al preciso e puntuale taglio registico impresso al film. Che si manifesta come un importante documento testimoniale, utile per approfondire, o in qualche caso far conoscere, colui che grazie alla lettura dell’inconscio e delle nevrosi che si nascondono in esso ha cambiato il concetto stesso di esplorazione del mondo psichico.
Docufilm davvero esaustivo Freud 2.0, che conduce lo spettatore nel mondo di colui che ha osato scandagliare i moti della mente al fine di coglierne gli aspetti nascosti nei meandri dell’inconscio, e poter sciogliere, o almeno tentare di farlo, le disfunzionalità comportamentali e di pensiero dell’essere umano.
“L’interpretazione dei sogni è la via maestra per conoscere le attività inconsce della mente-” – Sigmund Freud
Written by Carolina Colombi
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