“Donne mutanti” serie di Nazzareno Barutta: la pentalogia sensoriale
Nazzareno Barutta nasce a Saronno, il 20 luglio 1961. Dopo essersi laureato all’Accademia di Belle Arti di Milano, si trasferisce, per un breve periodo, a New York; qui, stimolato dal fermento culturale degli anni ‘80, inizia la sua ricerca artistica, dipingendo per una galleria di Soho.
Nel 1994, forma il gruppo “Scatola nera”, con il quale intraprende un progetto artistico, volto ad utilizzare la scenografia come strumento, capace di modificare la forma delle cose, amplificando, al tempo stesso, la percezione umana.
Conclusa questa esperienza, nel 1996 fonda, nella città di Milano, l’“Alleanza Artistica Preparazione H”, con la quale collabora fino al 1998, realizzando “contaminazioni artistiche”, che coinvolgono pittura e scultura, musica e recitazione. Nel 1999, realizza la mostra “Ri velazioni”, risultato di una lunga ricerca, che, passando attraverso differenti forme espressive, giunge, infine, alla figurazione pittorica. La continua sperimentazione lo ha portato a confrontarsi, con il contesto contemporaneo, attraverso una nuova rappresentazione del corpo femminile.
Nel 2014, realizza la mostra personale “Donne in Cortocircuito”, retrospettiva di pittura e scultura, presentata dal critico Antonio D’Amico, a Villa Giovannetti, patrocinata dal comune di Saronno e da rete rosa Onlus, che si dedica le donne maltrattate. È nello stesso che, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, espone un nuovo un gruppo di sculture: “Stropicciate”, un’installazione fortemente evocativa, alla Rai di Milano, voluta, da Pari Opportunità, nel centro di produzione di corso Sempione.
Le sue donne in corto circuito, così come ci appaiono, sia nelle pitture sia nelle sculture, sono dense e di macerie iconografiche, incise di nuovi tracciati, che muovono lo sguardo, da un consapevole passato verso possibili percorsi futuri.
Nel 2017, con la mostra retrospettiva di scultura, tenutasi a Villa Calzi, con il patrocinio del Comune di Cantù, e con la presentazione critica di Chiara Meroni, Nazzareno Barutta chiude il ciclo narrativo Donne in Cortocircuito, dedicandosi nuove conoscenze artistiche, dal titolo Donne Mutanti. Nazzareno Barutta vive e lavora a Milano, dove esercita l’attività di scenografo alla Rai RadioTelevisioneItaliana e dove continua la sua ricerca artistica.
“È lo specchio che si mira nella donna.” – Xavier Forneret
Nella serie “Donne mutanti”, Nazareno Barutta diviene specchio dell’immagine femminile, laddove la vitrea realtà rifugge la via della “vanitas” e accoglie la sensatezza di un confronto, personale e sociale, pregno di “virtus e prudentia”.
L’artista raccoglie, dapprima, con le mani, i detriti di un greve passato, depositandoli sul suolo, che diventa, allora, zolla fertile, perché neonate vergini siano plasmate da quelle stesse palme. Barutta è, medesimamente, creatore e creatura, plasmandone i profili a immagine e somiglianza del proprio sguardo interiore, coinvolto dal contesto contemporaneo. Il ciglio rivoltogli viene inteso come Levinas insegna, ossia l’alter, compreso attraverso “visitazione e vita”.
Vivifica, così, una pentalogia plastica, sinossi di rivisitate forme sensoriali; in essa, i sensi vengono sollevati dalla mera funzione fisica e traslati in uno spazio, dove gli elementi compositivi sono incipit metafisici, evocazione di atmosfere umane intime.
“Dimmi”, “Guardami”, “Annusami”, “Assaggiami” e “Toccami”, questi i titoli delle opere, fascinano l’osservatore addentro un universo femminino cerebrale, conturbante e complesso; qui, la donna di Barutta viene celebrata attraverso virtù e fragilità sinestetiche, fragranze di un mondo muliebre, liberato dalle grigie pareti del quotidiano casalingo, per essere, alfine, catapultate, in una sfera attuale cosmopolita.
La donna di Barutta afferma se stessa con un occhio capace di leggere e scavare nell’animo, ed è, altresì, parte integrante di diastemi relazionali intensi, stabilisce, lei stessa, il senso di appartenenza nei confronti del partner e si nutre di conoscenza, “commettendo” esplorazioni e si difendendosi. Le sculture sono “vestite” di un’eleganza ricaricata e intellettuale, ammantata di un candore, odoroso di veste battesimale; in tal senso, Barutta battezza una pentade scultorica visionaria di una mutazione in fieri odierna e futura.
Written by Maria Marchese