“Tracce di morte” di Tim Weaver: ragazze scomparse e un serial killer del passato

Il thriller “Tracce di morte” di Tim Weaver è scritto in prima persona dal protagonista, David Raker, detective privato che ha lasciato il lavoro di giornalista e si dedica alla ricerca di persone scomparse.

Tracce di morte di Tim Weaver
Tracce di morte di Tim Weaver

Da alcuni dettagli che ci fornisce lo scrittore capiamo che Raker fa parte di una serie di altri libri dove già ha fatto la sua comparsa.

Prima di giungere a questo punto, la moglie di Raker è morta di cancro: “Certi giorni riuscivo semplicemente a sopportarlo, ad apprezzare ogni singolo momento trascorso insieme e a ringraziare per questo. Ma a volte sentivo solo rabbia – per quello che le era successo e per come ero rimasto solo”.

Raker viene interpellato dai genitori di una ragazza scomparsa, Megan, insoddisfatti del lavoro che la polizia ha condotto finora.

In realtà le ragazze scomparse sono ben più di una e, procedendo nelle indagini, saltano fuori eventi sempre più inquietanti.

“Tutte quelle scene del crimine finiscono per darti il vero senso della vita e della morte”.

La carne sul fuoco messa dallo scrittore è tanta: ragazze scomparse, un serial killer del passato, morto e sepolto, che viene fotografato vicino a una delle vittime. Com’è possibile?

Un poliziotto ucciso, lo stesso Raker che viene arrestato.

E il binario morto, la zona dove l’omicida del passato aveva seppellito le sue vittime, mai trovate.

In quei boschi ancora si percepiscono strane sensazioni che danno i brividi. Raker, seguendo alcune tracce, arriva in quel luogo dove la morte pare alitare fra gli alberi.

“Questo posto ha un potere. Tutti i segreti, le bugie, la morte e la distruzione. Lasciano il segno”.

Raker incontra un altro poliziotto, padre, alla disperata ricerca della propria figliola, di certo anche lei vittima del dr. Glass, il serial killer odierno che, per qualche motivo, ricalca le orme del suo predecessore.

Tim Weaver
Tim Weaver

Sono al contempo cacciatori e cacciati, in una corsa contro al tempo; mentre la polizia pare non faccia nulla per fermare il colpevole. Perché?

C’è una scena che ho notato e che mi è parsa fin da subito conosciuta, infatti è scopiazzata da una molto simile che si trova nel romanzo “Il silenzio degli innocenti” di Thomas Harris.

Una ragazza tenuta prigioniera in un pozzo, l’assassino che la obbliga a mettersi della crema idratante e la presenza di un manichino che, quando lui le spiega la sua intenzione, le dice: “cucirò addosso la tua fottuta testa”.

Quando si giunge alla fine ci vengono fornite tutte le risposte alle domande che ci siamo fatti, come si fa nel famoso gioco dell’unire i puntini, così che tutta la trama ci venga svelata.

In tutto questo fermento di azioni, il nostro investigatore tenta d’infilare anche la sua vita privata:E poi capii che finché non l’avessi fatto sarebbe sempre stato troppo presto”.

Un libro dove si procede senza mai certezze e senza mai comprendere chi menta, chi siano i buoni e chi i cattivi.

Solo perché l’autore è riuscito a creare questi dubbi, il romanzo lo si può definire riuscito. Non eccezionale, secondo il mio parere, ma efficace.

 

© 2015 Sergio Fanucci One
ISBN 978-88-6877-127-0
Pag. 526
€ 5,90

 

Written by Miriam Ballerini

 

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