Contest letterario gratuito di poesia “È giunto il maestrale”
“Ci abituiamo alle cose ‘ferme’/ quando in verità, le cose ferme/ sono quelle che girano insieme a noi/ per un istante.” – “L’apparenza della fermezza” di Samuel Fernando Pezzolato
Regolamento:
1.Il Contest letterario gratuito di poesia “È giunto il maestrale” è promosso da Oubliette Magazine, dall’autore Samuel Fernando Pezzolato e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Contest è gratuita.
Tema libero.
2. Articolato in una sezione:
A. Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.
4. Premio:
N° 1 copia del libro “È giunto il maestrale” di Samuel Fernando Pezzolato edito nel 2022 dalla casa editrice Tomarchio Editore.
Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 21 marzo 2023 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in chief)
Samuel Fernando Pezzolato (Poeta)
Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)
Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)
Daniela Balestra (Scrittrice)
Antonietta Fragnito (Poetessa e Scrittrice)
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook: https://www.facebook.com/OublietteMagazin
10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
Lo dirò al mare
Lo dirò al mare
quando le ombre
accarezzeranno l’onda
e il sole
sarà sfumato all’orizzonte,
lo dirò al mare
quando i gabbiani
voleranno alti
fino a scomparire,
lo dirò al mare
quando il maestrale
soffierà gelido
e sulla schiena
pensando a te un brivido
risveglierà,
lo sentirò
sulla mia pelle
arruffandomi i capelli
come una carezza,
lo dirò al mare
che questo tempo
non ha più senso
se manchi tu.
Paola Pittalis
Sez. A
Accetto il regolamento
“Viaggiare lontano, senza viaggiare”
Ho fatto un viaggio senza viaggiare.
Con le palme ho carezzato la verde
erbetta del prato. La terra brulla
dei campi ed il profumo sempreverde.
Mirato ho l’alba e la bianca betulla.
Nel prato, la margherita fanciulla.
Il pettirosso sento chioccolare.
Alessio Romanini
Accetto il regolamento
Come faccio
Come faccio a respirare
senza te, il mio ossigeno.
Come faccio a dimenticarti,
se sei in ogni mio pensiero.
Come faccio a non volerti bene,
se la prima volta che ti ho visto
mi sono innamorata
perdutamente di te.
Come faccio a dirti tutto questo
se al suono della tua voce
ammutolisco e mi manca
il coraggio.
Come faccio ad accorciare
le distanze che ci dividono.
Come faccio a nasconderti
questi sentimenti
se mi manchi così tanto.
Marika Casiraghi
Accetto il regolamento.
SIBILAR DI VENTO
“Son fermo e silenzioso… ne avverto la presenza
che dallo stipite della porta, s’insinua d’essenza.
Un’emozione da brivido m’invade di terror
inattesa visita che scuote il mio dolor.
Armonia di soffi, intonati da suoni nuovi,
in giochi di respiro che nel tempo smuovi.
Rifuggo il grido tuo e la vita reinvento,
s’impoverisce la forza e mancare mi sento…
Oh poetico cuore, battito d’ali nel vento,
fai sibilare sogni e desideri: aliterò contento!”
Ines Zanotti
Accetta il Regolamento
22 Febbraio 2023
VENTO IN PIANURA
Non c’è mai vento
in questa vasta pianura.
Per lunghi mesi
non si muove una foglia.
Le giornate ventose irritano gli abitanti del luogo,
non fanno parte delle loro abitudini.
Le persone della pianura non sopportano il vento,
mentre si sono adattate all’afa,
alla nebbia e alle zanzare
che infestano il sonno notturno.
Impazziscono, come mosche nel fumo.
Occorre mantenere ben viva l’attenzione,
se guidate in una giornata ventosa,
perché la gente è distratta
e imbambolata, intorno a voi.
Perciò, durante una passeggiata nei campi,
rimasi sorpreso quando vidi un mulinello
che sollevava in vortice la terra fresca d’aratura.
Era come un ricciolo che si alzava
nell’aria tersa e calda,
come uno spirito folletto.
Il mulinello cominciò a riprodursi
e presto mi trovai in un campo
popolato da diecimila folletti.
Folate di vento spazzavano la campagna,
piegando le chiome degli alberi.
In città, tutte le cose sbattevano:
i lampioni, i segnali stradali,
le serrande dei negozi, le persiane delle case.
I vasi sui balconi rotolavano come trottole.
Per tutta la notte durò il vento;
pareva un essere vivente.
Dialogava con le fronde degli alberi,
spezzava un ramo e se lo portava
all’altro capo della via,
per bastonare un cane
che si era azzardato ad abbaiargli contro.
Roteavano per le vie mulinelli di foglie,
ramoscelli e nidi infranti,
insieme a giornali lacerati
ed agli immancabili sacchetti di plastica.
Era come se la natura avesse deciso
di dare una ripulita al mondo,
al soffio di diecimila trombe d’argento.
Nelle case stregate le persiane sbattevano,
i vetri delle finestre cantavano,
le porte stridevano o cigolavano
e ritmavano colpi cupi,
come la grancassa d’una batteria.
Non potevo dormire, per l’eccitazione
che era nell’aria.
Al mattino, l’aria era limpida e tersa.
All’orizzonte, si vedevano chiare le montagne.
Sembrava di poterle toccare,
come se la notte e il vento
le avessero avvicinate.
Una di quelle mattine in cui
persino la terra delle nebbie
appare ridente e fantasiosa.
Dichiaro di accettare il regolamento.
ALTER EGO
Sole illumina il mio passo,
vento disperdi le mie paure.
Orizzonte sconfinami la via,
lontano vorrei migrare
e vedere stagioni altre.
Nuove albe e nuovi tramonti,
stelle diverse vorrei
in cieli altri ogni notte.
La vita precede la morte solitamente,
come sarebbe se il senso
per una volta cambiasse direzione,
la morte prima della vita alternativamente.
Lungo i sentieri del tempo
su viali alberati dai miei pensieri
incontrare vorrei risposte
a domande mai espresse
a volti sconosciuti.
E così chiuso in questa stanza
della mente mi fermo per partire.
Vedo quello che non ho mai veduto,
sento quello che non ho mai conosciuto,
abbraccio desideri che non ho mai avuto.
Parlo a te che di me non sai nulla
perché è da quel luogo che ora
vorrei uscire per andare incontro
ad un mondo che non mi appartiene,
ma vorrei potesse ospitare anche colui
che da me si allontana ma anche proviene.
Come reflussi di un mare
che si avvicina e si allontana
la mia anima ha profondità
può toccare l’abisso,
ma pur immergendosi ritorna a galla
e dopo l’oscurità ritrova la luce.
-Accetto il regolamento-
LIBERI SENZA TEMPO
Non saremo mai versi vincenti,
paesaggi innevati e splendenti,
colori scintillanti che esplodono sulla tela
Resteremo solitari giri di danza,
canestri mancati all’ultimo secondo,
echi ribelli d’autenticità
prigionieri di carta
Reciteremo in eterno
nei teatri del cuore
Bruceremo
come esili e soffuse candele
che si stropicciano gli occhi
Vibreremo
come corde di chitarra
pizzicate sottovoce
e ondeggeremo
leggeri leggeri nell’aria
come dolci sinfonie,
liberi senza tempo!
Saverio Giannini
Accetto il regolamento.
SCRIVI POETA
Quando la sera vai giù lungo il sentiero
a respirare la brezza della natura
lascia che voli con il vento il tuo pensiero
la pera con il suo tempo si matura
Se lungo il cammino incontri un forestiero
stanco affamato e pieno di paura
dimostra il tuo cuore nobile e sincero
dagli alloggio e le sue ferite cura
Quando passeggerai lungo il viale
fermati ai piedi dell’albero piangente
fa come fosse una stanza d’ospedale
un fiume asciutto, una secca sorgente
Ricordati di chi è povero e sta male
Scrivi ciò che ti passa per la mente
.
Scrivi poeta, i passaggi della vita
la primavera l’estate, l’autunno, l’ inverno
descrivi quant’è dura la salita
il purgatorio, il paradiso l’inferno
Scrive il vate che vede tutto e tace
sa che nella vita pochi sono i felici
in questo mondo anche il più audace
viene tradito dai suoi migliori amici
Scrivi poeta scrivi, tanto non fa male
in un mondo dove è sempre carnevale.
@Vito Bologna
accetto il regolamento
Sez. A
Accetto il Regolamento
Poesia
Titolo
“Notte cupa”
Son maestrale
nella notte cupa,
quando mi stringevi fino
a farmi male.
Non era amore, ma lacrime
di sale.
Urlavo e nessuno
mi sentiva.
Scioglievo sangue
sui seni trafitti
da un coltellino
affilato.
Ascoltavo il lamento
del mare su lucide conchiglie.
Non sarei morta sugli affanni
di sempre.
Bevevo acqua di sale
sopra membra, ormai
stanche.
Ancora un giorno
per scappare oltre
oltre l’orizzonte!
(sezione A – accetto il regolamento)
Il vuoto riempie la mia anima
anelo l’oscurità
e la paura scuote le spighe mature
ecco l’ultima piaga d’Egitto.
Cosa non va nel mio cervello?
Empatia, solidarietà, inclusione e resilienza.
La tua voce le intona continuamente,
lucidate e profumate con un tocco di Chanel.
Parole vane per un ghepardo che azzanna la strada
eppure esiste una casa per il mio cuore,
il tuo attraversa il borgo
ma le porte rimangono chiuse.
INVERNO QUI
È felicità tale silenzio assenso
di emozione e parole è oblio
soffocato dall’interno del magma
del mio tormento mattutino
Non v’è ragione né dubbio
negli occhi che pensano scabri
l’inverno dentro alle pupille
di là da me e il mio olfatto
Son passati secoli e passi
su passi sdruccioli pioggia
incessante mentre me che sta
sui ginocchi attesa perpetua
Sotto il tetto delle aspettative
gronda l’affoghio di coscienze
insieme a tutti la mia ombra
resta tale e inopinata l’anima
Angelo Bonanno
(accetto il regolamento)
Al Mare
Su quella spiaggia
Di marzo
Il vento sollevava
Un poco la sabbia
Del pomeriggio stanco
Ultimo addio
A quella calda terra
Mentre i tuoi capelli
Freschi come schiuma
E oscuri come le sue profondità
Disegnavano arabeschi
Sulla schiena perfetta
Ancor tremula
Accetto il regolamento
IN ATTESA DI UN INVERNO
Il cielo è tomba del vento d’autunno
folate improvvise
spengono il balbettio degli uccelli
nella mia testa
geme il silenzio
qualcuno disegna arabeschi sul vetro
ma non sei tu
sul terrazzo della casa di fronte
un gatto si avvolge
quando muove il capo
manda lampi gialli come un piccolo faro
il sole si è impigliato nelle foglie secche dell’acero
in attesa di un inverno che ghiacci le finestre
come quelli di una volta
Rita Bonetti
accetto il regolamento
Accetto il Regolamento
Angelo Napolitano
DEL COMMIATO… A MODO MIO
Poeta Bambino; o solo Poeta.
Scriveteci così sotto il mio nome
quando sarò arrivato alla mia meta;
e non m’importerà il quando e il come..
M’importerà, però, che sia una festa.
Non si trattenga il grido di dolore;
non si camuffi l’aria triste e mesta,
ma il nero non prevalga sul colore
che avete dato tutti alla mia vita.
Ho già richiesto, a mo’ di litania:
un sottofondo a tutta la partita,
Quattro stagioni e Nona Sinfonia;
un tavolo con ciò che più vi aggrada;
dolci, liquori… il mio non lo scordate!
Il pane, il miele e… fate un po’ di strada
per foglie di castagno colorate.
Possibilmente a casa, tra le cose
che massime ho stimato in vita mia:
i libri, le pietre… e quelle Rose
che son fiorite con la mia poesia.
Figli, a voi chiedo un piccolo favore:
prendete Lukytarra e, con gli amici,
cantate della vita e dell’amore,
e siate, insieme a me, tanto felici.
Un bacio ai vice-Figli… Quanti siete…?
Amici… Amiche… Sempre tra i naroni…!
Un brindisi per me, quando berrete…
E grazie a tutti per i vostri doni!
Un bacio ai tanti vice-Genitori,
che proprio come un figlio m’hanno amato,
spandendo innanzi a me piume di fiori,
per rendermi il cammino profumato.
Non mi portate in chiesa, per piacere;
non m’interessa un’ora sì noiosa;
chi vuole, dica lì le sue preghiere,
nel suo silenzio. E poi…dite qualcosa…
Per come tante volte vi ho già detto,
io resterò con voi, sottopelle:
specie se accenderete il caminetto,
se accoglierete il bacio delle stelle;
se ascolterete il vento sussurrare,
quando vedrete scendere la neve;
quando vedrete che si gonfia il mare…
e non vi sembri mai ch’è troppo breve.
Quando vedrete un bimbo sorridente;
l’adolescente al tremulo rossore;
io sarò lì, Pinocchio impenitente,
a darvi ancora briciole d’amore.
Ora, Cuore mio… Cuore mio bello…
finisce qui il gioco di una danza
incominciata sotto quell’ombrello…
Ci siamo dati amore e perdonanza.
Ci siamo dati fragili certezze
di due adolescenti innamorati…
tra incerti baci e tenere carezze…
Ci siamo dati… Amor… Ci siamo dati!
Vento, forza della natura
Alberi che si piegano
con i rami che si staccano …
Foglie che volano
e che vanno in tutte le direzioni …
Cartaccia che svolazza
e che sporca la piazza …
Cappelli che scappano
con uno spettinar di teste …
Vento che soffia
come vera forza della natura …
Oswaldo Codiga – accetto il regolamento
Poemetto del mare
Mare senza una sponda, cavalcato dalle onde,
dilatato all’orizzonte, calmo e poi irato,
ma senza peccato, verde azzurro e grigio perlato,
arancio al tramonto color pentimento.
Bagnarsi l’anima masticando sale,
narici al vento per non annegare,
malinconia di nuvole nere, allegria di uccelli a schiere.
Parlami vento nelle orecchie stanche
parole calme come note bianche,
parole acute come spine di rovo,
sognati inganni che perdo e ritrovo.
Sei tu la canzone che nasce lontano
dall’infanzia del mondo, tastiera di piano,
che poi batte forte come i colpi del cuore:
nessuno più nasce, nessuno più muore.
Anime vagano su schiume di onde,
urlano vele in violenza di vento
e nidi di sole tra cale scoscese
sono specchi in frantumi, sono lucide attese.
Ombre di lune pallide e assorte
poi bianco latte come anime morte
e sudario di stelle su sogni bambini.
Mare che taci silenziose risacche,
che strazi di flutti calanchi già franti,
mare a cui manca una sola vocale,
goccia su goccia, distillato di sale.
Su croste infuocate di terre lontane
balsamo e vita di antico reame.
Fantasmi di anime su alte scogliere
raccontano ai vivi il domani di ieri.
– accetto il regolamento
Maschera di cristallo
– il mio viso –
se sei tu a leggere
i miei occhi.
Non ho protezioni
per l’amore
quando sei con me.
Cadono i muri e le parole,
si scoprono l’anima e il cuore.
E sono solo io
– e nessun’altra –
ad amarti.
© Daniela Giorgini – Sezione A – Accetto il regolamento
Accetto il regolamento.
NEBBIA
Rumori lontani, ovattati,
come diluiti nell’aria lattiginosa,
come se respirando potessi sentire,
quello che la nebbia ottunde.
Rapidi gli occhi corrono sull’uniformita’,
mentre la monotonia della vista
acquieta l’animo ribelle,
rendendo lento anche il respiro.
E come in una bolla,
in un piccolo mondo proprio,
i passi risuonano come cosa tua,
e lo spazio ti appartiene.
Ti meraviglia quella comunanza,
fatta di aria ed acqua,
come se parte del tuo corpo
ti aleggiasse attorno.
E sorridi, con condiscendenza,
consapevole del tempo effimero
che accompagna questo mondo rarefatto,
prima che il sole se ne riappropri.
Intanto fuori.
M’avvedo solo adesso
di questa brulla sterpaglia
che nel vento s’ammucchia
Lo stesso la sparpaglia
in un vuoto-pensiero che risucchia
ogni velleità ogni desiderio
Appare scompare la risacca
cancella di noi le impronte
vecchie e insidia quelle nuove
-Intanto fuori piove-
Il tempo smuove le abitudini
e altre ne crea altre ne nutre
negli angoli delle nostre solitudini
Ora di te mi scompongo i versi
ricerco le pagine più belle
le foto ingiallite i giorni persi
anche se è vero che tutto poi finisce
in un angolo di cielo senza stelle
come noi per una strana sorte
-Intanto fuori spiove-
Vivi finché lo siamo e resi-stiamo
almeno qui con le nostre scorte
di solitudine e silenzio puro
a scoprire quanto è duro
vivere come trascinati dal vento
in una sterpaglia che non ha futuro.
-intanto fuori tra le nubi il sole-
Italo Zingoni – POESIE DEL DIS-INCANTO – INEDITO -27.02.2016 – © t.d.r.
Accetto il regolamento.
Accetto il regolamento
EPPURE
Eppure ci sono angeli
che stanno nelle nicchie
del cuore e cantano
con voci d’argento
per lenire il dolore.
Abitano i luoghi vuoti,
le speranze deserte,
gli amori desolati
di chi scorre da solo
nella barca del tempo.
A te
Dipano la catena di nuvole
Che intralcia greve i miei passi
Alcyone generata dal mare
Rifulge tra i venti d’ Oriente
accecante tempesta di luce
infuria oltre la cortina delle mie palpebre
rese orbe dalla carica di ardente buio.
Tra i cespi di narcisi che mormoreggiano
negli effluvi di stordente polline d’ ocra
una scala di edera
si inerpica fino alla crepa del cielo.
Lì ti scorgo
tra le fluorescenze di uno spiazzo d’ infinito
e odo la tua voce libera
disciolta sottile
il cui eco muto rimbomba
incagliato nelle assenze della terra.
Accetto il regolamento
Sezione A
Accetto il regolamento
Logorio di una notte
Logorio di una notte,
che puzzava ancora
di sigarette e caffè,
nei suoi occhi:
spenti specchi,
di ricami infelici,
tra pieghe di carta …
Parole di desiderio,
troppo ardente,
da bruciare annegato
nella muta viltà
più profonda
di un foglio
Ancora tarda Primavera
Restiamo qui, incatenati
a giorni in fila sempre uguali
mentre la vita scivola e il soffio
della morte quasi sfiora corpi
inermi, senza fiato, senza respiro
l’afflato che conduce al carro
senza tempo, senza profumo
mentre Persefone vacilla nei
vuoti spazi dove tarda primavera.
E noi sgomenti ad osservare
il torbido fluire di linfa rarefatta
e non ci copre più l’azzurro
né le stelle danno luce.
E nell’attesa, attoniti in quell’angolo
di mondo sbiancato nel suo lugubre
disegno, la mano srotola un gomitolo
di vento e il filo vaga tra polvere smarrita.
– accetto il regolamento
(Sez. A – Accetto il Regolamento)
UN SOLO ABITO
Ho un solo abito
nel mio guardaroba
Occupa poco spazio
e si adatta a me
ad ogni cambio di stagione
Si chiama anima
Mi auguro possa piacerti
Me lo hanno infilato
appena nata
Mia madre
me lo ha accomodato
mentre mi allattava
Non l’ho più smesso da allora
È l’unica divisa che tollero
e che indosserò per l’eternita’
Maria Paterlini
05/03/2023
Maturità scientifica del 1987
Mi diletto la sera a scrivere
Di un mondo che vaga nel tempo
Probabilità di un conto perso
Limite fra assi cartesiani
Mi diletto la sera a scrivere
Di un amore che era sincero
Di un passo che era leggero
Parabola di una palla sul muro
Mi diletto la sera a scrivere
Di un pianto che sgorgava sereno
Di un riso che sfogliava il bambino
Derivata seconda sul foglio
Mi diletto la sera a scrivere
Di un esame che non finiva mai
Di un integrale che non sapevi cos’era
Mentre il mattino si faceva sera
di NInetta Pierangeli
Accetto il Regolamento
(Accetto il regolamento)
Oceano
Agnes era un delfino tra i delfini
porta ancora il riflesso dell’acqua
nello sguardo.
Vide le terre da lontano ammalarsi
di nostalgia,
sensazioni che l’avevano condotta
ad abbandonare i suoi capelli
alle profondità inaudite.
Ignorando le altezze imperiose della terra ferma,
conobbe la speranza nei silenzi
imperituri dei fondali,
catturò la compassione dove la luce
non attecchisce mai.
Agnes ricordò d’essere stata donna
e d’aver fatto l’amore,
volle far dono di sé come un tempo
ed emerse con un sogno
negli occhi.
Adesso piange lacrime salate
quando è malinconica e lacrime dolci
se si perde nei bisbigli dorati
come un’allodola vestita d’aurora.
Il respiro delle acque divenne il suo respiro,
Agnes impetrò la guarigione
immergendosi.
Si dice che quando è triste
si alzino le maree,
spirando come i venti del nord.
La fiamma nuda dell’oceano
torna a sfiorare la sua pelle,
e lei raccoglie sulle labbra
il perdono degli abissi.
CHI SEI PER ME
Sei lo scorcio di mare
che improvviso dal sentiero appare,
Sei lo stridio del gabbiano,
tessitore tra vicino e lontano.
Sei la voglia di varcare le tue sponde,
di togliere le scarpe,
di lasciarmi bagnare dalle tue onde.
(Accetto il regolamento)
LA COSTANTE DI FIDIA
(Mensis Martius)
Corollati d’inerti gambi
dilavano smunti tegolati,
dal cielo semibuio
straripano, bocconi,
reiterati nembi
su liste di amaranti.
Forcuti balestrucci
modellano nidi di fango
su casupole dipinte,
si screpola sulla muraglia
il lungo stecco oltre gli ulivi,
la vena di lumìe;
giungono, da ciurli di crocchi,
spiri di branchie,
edaci fondali grovigliano centauri,
infuria l’acquazzo in allagate dighe
dove sigizia nei fiumi in secca
la stria d’invasi, colmi di chiocciole nell’erba.
Assiso al bugno sulle altane,
fittile tentenna un miraggio di cerini,
scoscendono nel calastrino
ombrelliferi puntali.
Zigano umanati venti
nella raguna di supine lune,
di abrasi barcherecci,
nella coda dell’occhio
d’irenici lauri si risveglia
la giunzione planetaria.
– accetto il regolamento
Ohlla! Mi mancavi, Thea!!
Lieta di partecipare :)
SPARA
Ho continuato a posare la mia testa sulla tua,
a spingere contro la tua fronte
in un rituale di corteggiamento.
A sfiorare con le dita le tue orbite oculari
come a decifrare incognite intriganti.
Ho travasato tutte le mie idee e ospitato ogni tua paura,
fino a non capire più l’identità promiscua di quel mostro.
Ora fammi restare.
Fammi restare un’altra ora.
Ma prima nascondi tutti gli orologi,
spezza tutte le lancette,
frantuma ogni lucida clessidra e poi guardami.
Guardami con precisione, prendi quella sciocca mira e spara.
Spara tra le ciglia nere di mascara.
Spara a ogni disegno di inchiostro sulla pelle.
Spara dentro questo mio poetico pensiero.
Spara finché ci sarò io e, guardandomi, non vedrai più te.
– accetto il regolamento
QUANDO TORNERAI DA ME
Quando tornerai da me,
faremo una gran festa,
aprirò quella bottiglia di vino pregiato,
che da un po’ ho conservato,
preparerò il tuo piatto preferito,
e sarà come non fossi mai partito.
Quando tornerai da me,
indosserò quell’abito che ti piaceva
e che mi dicevi che mi si addiceva,
in quello strano giorno in cui pioveva.
Quando tornerai da me,
sarà come non te ne fossi mai andato,
ci racconteremo di quello che è stato
e di quello che un tempo non ha funzionato.
Quando tornerai da me,
ricostruiremo insieme tutto,
senza più bugie innanzitutto,
riedificando ciò che avevamo distrutto.
.
.
.
Ma più che altro, mio caro, mi domando e chiedo:
Quando tornerai da me?
Silvia Vercesi
Sez. A
Accetto il Regolamento
LE STAGIONI
A ogni stagione tendo l’orecchio:
il frinire laconico delle calde serate,
lo sgranchirsi dei germogli sugli alberi,
lo sbatter d’ali delle foglie secche,
il rumore sordo della neve.
E io canto in un tronco cavo.
Accetto il regolamento
Sezione A
Rosita Matera
Accetto il regolamento
DISSERTAZIONI DI UN DÈJÀ VU
È giunto il maestrale,
pialla dei campi.
Tornano i viandanti,
correnti sopra ai monti.
La quotidiana nenia, stasera,
ha finestre a cui affacciarsi.
Nel cappello avanza un sogno,
o un pegno per tornare
ai consueti dèjá vu.
Abbaini per accendere stelle,
non è tutto perduto,
ci si specchia anche nei lumini dei cortei.
I figli miei, disse la madre,
sono quelli che si radunano
ai castagni;
per non sbucciarsi le ginocchia
salgono adagio,
in tessiture di ramaglie,
uno ad uno e senza affanni.
È notte.
Stasera la luna è raggiata
come una sposa che sogna figliolanze.
La rosa dei venti
schiude le persiane.
Davanti alla Cattedrale
s’ apre a ventaglio
uno strormo di foglie.
Ed io con loro
a raccogliere il verso
dei sospiri della sera.
FUNAMBOLI
Ci amiamo
perché simili,
due mondi che si trovano
si scoprono, si uniscono
o si riconoscono i diversi,
i poli opposti che si attraggono?
La diversità ci incuriosisce,
ci arricchisce, ci incolla
e poi ci stanca.
La somiglianza ci sorprende,
ci rassicura, ci avvicina
e poi ci annoia.
No, non è fuori di noi
quel che ci impedisce
di percorrere le strade della vita
fianco a fianco.
Per amarti devo amarmi,
devo trovare il baricentro
dentro l’anima
e poi mostrarti il punto esatto per accogliermi,
e farci dono l’uno all’altro
esattamente come siamo,
pieni di fragili e trasparenti punti deboli,
pieni di pioli d’acciaio resiliente.
È giorno per giorno
che ci amiamo poi per sempre,
è passo passo
che tracciamo tutto il percorso insieme
diversi e simili che siamo,
passando all’altro
i sacchi pieni di dolore
e poi svuotandoli negli occhi dell’amato
tra disperazione e canto.
Sì, l’amore è vero
se grazie all’altro
riesci a conoscere te stesso,
che sei incompleto ed incapace,
fragile e potente
e soltanto insieme puoi rialzarti,
e camminare avanti.
Ti chiama l’esistenza e ti trasforma
insieme a chi ti ama,
due funamboli mano nella mano
per proseguire sopra il filo sospeso
in salita sull’abisso della vita.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
GRAZIA MASTROMARCO
La donna uscì dalla costola dell’uomo: non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata (W. Shakespeare)… Auguri potesse!
Infanzia
E poi con i capelli già un po’ argentati, accorgersi che le battaglie sono sempre quelle
contro un’indole non sempre accettabile
contro un cuore che non vuol stare ordinato
contro una ragione che non smette di elaborare
incontro a battaglie mai veramente vinte
a guerre in cui tu, sei l’unica prigioniera.
Accetto il regolamento
Cenere
Miseria umana:
illusione di un attimo
e fatua smania di potenza
che, repentinamente, cederanno
il passo alla nuova infingarda coppia di turno.
Cullata dall’ipocrita adulazione e dal vile servilismo
sarà sufficiente un leggero,
bruciante venticello di verità e,
fuggirà, rapida a nascondersi nell’ombra…
Il primo sole scoprirà quell’avanzo di cenere,
che un soffio puro solleva e disperde nel nulla.
Angela Curatolo
– accetto il regolamento
I VECCHI
I vecchi nel loro cammino hanno percorso strade e sentieri
e ricordano tutto quello che è accaduto ieri.
Rappresentano la sede della sapienza della vita
e se vengono emarginati per loro non è ancora finita.
Sbaglia chi pensa che l’unica loro sorte
sia attendere il giorno della morte.
È vero, non hanno più la forza per difendersi
ma hanno cervello e dignità da offendersi.
Narrano i guai del passato non per parlare al muro,
lo fanno per indicare ai giovani la strada giusta per il futuro.
E, badate bene, non sono solo figli e nipoti a trascurarli,
tranne rare eccezioni, questi non sanno amarli,
l’offesa grave arriva dai nostri governanti
con la loro vergognosa condotta … tutti quanti!
I vecchi operai devono vivere facendosi bastare misere pensioni
e loro diventano Matusalemme al governo facendo vita da leoni.
Quando ho la fortuna d’incontrare un vecchio saggio ne “approfitto”:
lui parla e io sto zitto!
Nella società sono in pochi a rispettarli
non sanno che dovrebbero addirittura invidiarli:
hanno lavorato, combattuto, costruito e istruito
oggi in cambio ricevono brodo, una fetta di pane e … il pranzo è servito!
Finchè avrò vita ai vecchi batterò sempre le mani,
ricordando ai giovani che loro saranno i vecchi del domani.
-accetto il regolamento-
Quando il mare in tempesta
Ci sono isole che non conosciamo
Che non vogliamo scoprire
Quando il mare incalza con le sue tempeste
I silenzi diventano parole
Che conosce solo l’anima
Nel buio profondo annego con i miei pensieri
Accetto il regolamento
DALTONICO ESISTENZIALE
Vorrei essere in un Altrove.
I colori
che mi dite delle vostre vite,
io non li sento.
Daltonico esistenziale.
Accetto il regolamento
Come il Sole sorge
per sfiorare gli occhi dell’anima
al cospetto del Cosmo.
Sono una ballerina
esperta di energia divina
sul filo del cielo
dentro il mistero del Vero.
Arianna Di Presa
Dichiaro di aver preso visione del Regolamento
INSUFFICIENTI E MORTALI SIAMO
Mi verrebbe da mettere on line ogni desiderio,
per farla finita con l’immaginazione, i rimpiazzi,
le angosce allo scoprirsi mortali, insufficienti,
inesatti per la conta, per ogni bisogno di tenerezza.
E così ciascun gesto: slacciarsi le scarpe, portare
il cane a pisciare, accettare pieghe mal stirate
di camicie scolorite, dare cibo al pesciolino rosso,
ostinarsi per un vecchio film di Totò che passa in TV,
non si riconosce più, nemmeno rabbia soddisfa.
Per strada non si accenderanno i lampioni stasera,
ci saranno ladri in agguato, prostitute senza illuminazione,
strade e ponti comunque da attraversare per mete
da reinventare, amori da pensare, guanti da indossare
per non lasciare impronte sul libro che si abbandonerà
per te che mai passerai di qua, ignara perfino esistano
certi sguardi rubati da una fessura, le dita che girano
la chiave in toppe di case che hanno solo la facciata.
Accetto il regolamento del contest.
Milioni di stelle
di
Pasqua Mevi
Hai tolto il velo grigio a milioni di stelle
hai soffiato via la bruma dal fluttuante universo
con la mappa di fianco, sorbisco il caffè del risveglio
mai stato così dolce immaginarti là dove tutto è storia.
La piazza è il centro del qui ed ora per me
il mio cuore ritrova nel verseggiare la letizia.
So che in una di quelle librerie
dove cumuli di libri son muri da valicare
ti avvicinerai alla materia ostile
e a poco a poco l’abitudine muterà,
ti sorprenderai scoprendo lati di te opposti e sconosciuti.
Lontano, là con la tua lei, costruirai l’avventura vestita a nuovo.
Eri nel giusto quando ti liberasti del superfluo
hai sovvertito le priorità che conoscevo, ah com’ero cieca!
Incredula raccolgo la tua saggezza di cui non avvertivo traccia
sono i tuoi occhi ora a trasformare gli eventi.
Milioni di stelle non conterrebbero il soffio del tuo sogno,
so che milioni di stelle non si avvicinano neanche al tuo cuore, ragazzo.
E io voglio avvicinarmi a te in altro modo, figlio
voglio lasciarmi incantare dalla tua tenacia e dalla tua schiettezza
quella che fa male ai benpensanti come me e che mi dilania l’anima
ma tu sai cosa farne del tuo vivere e lo insegni a una me miscredente.
Avrei dovuto soffermarmi su logiche seppure a me contrarie
avrei dovuto armarmi di lanterna per scoprire i valori di cui parlasti
ma ho preferito sentenziare sazia, tracotanti verità.
Ti ho affrontato come nemico, ho commesso errori,
devo ancora comprendere i miei passi falsi, ma se ricordo bene
mentre ci affrontavamo si fa vivida la tua salda pazienza
come se tu già conoscessi ciò che avrei replicato.
Nella mappa di fianco a me quella piazza si fa mondo,
da lì parti per abbracciare nuova vita
e so che il bagaglio che porti con te è permeato di te e me
e delle tue conoscenze in divenire
ed è ricco, perché tu vai oltre la mia corazza vuota.
Ah si! Quella piazza si fa mondo e tu chiami per dirmi che stai bene
e quella è musica per una me benpensante, finalmente ripensante.
Non perderti nella menzogna perché con essa si muore,
puoi sbagliare ma non diventare pietra, promettimi di non diventare pietra mai.
Milioni di stelle non conterrebbero il soffio del tuo sogno,
so che milioni di stelle non si avvicinano neanche al tuo cuore di ragazzo.
– accetto il regolamento
“Disperso”
Fui visto…
nella notte,
a correre tra i sogni,
ingordo,
ad abbuffarmi
del respiro delle nubi,
proteso
dirimpetto al mare,
a ripescar di luce e caldo,
di salute e maraviglia
il color cangiante
alle speranze in corsa
e al dondolo dei ricordi;
il sonno.
M’ arresi
allo sguardo delle stelle
e con un fiocco al cuore
raccontai d’ averle viste
più gaie,più intensamente belle.
Diego Civita.Accetto il regolamento.Sez.A
Quel giorno
E poi finalmente venne quel giorno,
un’attesa durata cinque anni,
ne ero parte ma non come avrei voluto, lo sapevo da tempo.
Potevamo scegliere qualsiasi giorno del mese… certo era inverno,
non ci serviva il sole o il bel tempo,
sarebbe bastata una giornata nuvolosa e banale… e invece no! vento, pioggia e tempesta!
“La nostra fortuna” pensai… certo non c’erano i mezzi di oggi,
non potemmo evitarlo.
E mentre voi inziaste il calvario, io rimasi solo quel giorno.
Ricordo piangendo guidare al ritorno,
la pioggia batteva forte, non potevo vedere la strada,
mi rimane anche adesso in mente e nell’anima, ma avanzai con velocita’ costante nello sconforto.
Quel giorno io piansi due volte, era un dolore profondo… e poi venne la sera.
La casa mi sembro’ enorme,
chiusi la porta dello stanzino e ancora vedo a distanza di tempo il mio lettino,
l’altro era vuoto a ricordo perenne… e affrontai la notte con la lucina che mi aveva lasciato la nonna.
Faceva un freddo bestiale, il calore di cinque persone veniva a mancare,
e poi mi vinse il sonno… e fu mattina.
Passava il tempo e una sera si spense la lucina della nonna,
affrontai la notte senza coraggio… ma aprii gli occhi e mi stupii che potevo vedere nel buio e mi rincuorai.
Ero solo sera e mattina,
il pomeriggio mi allietava una donna… la sua famiglia di troppo.
Non credo mi amasse per come dopo fini’,
mi prestava poche attenzioni io lo capii… non certo come quelle che le prestavo io ogni di’.
Tutto questo la mia solitudine non scalfi’.
Solitudine strana, ancora oggi a distanza di anni,
fatta di nuove persone che ti girano intorno,
ti guardano in faccia, fanno rumore, parlano, discutono, litigano, le amo, sono parte di me,
ma nessuno conosce quella persona che “visse” quel giorno.
Filippo Piazza
Accetto il regolamento
Ogni volta che cala il vento
Reduce da quello scomposto
Disordine, l’aria s’acquieta
I pensieri sembrano trovare
Nuove vie nel silenzio
Eburneo della sera.
@Cristina Lastri
sez A – accetto il regolamento
sez A accetto il rgolamento
Non basteranno i sogni e le tempeste
né i rumori del nulla di bisbetiche domate,
neppure Miranda e suo padre attraverseranno l’oceano
se a placare questa sete di poesia e amore
non giungerete presto,
ah labbra rosee e succose,
cosi soavemente attrici di demoni pensieri spettatori,
lambite le rive di chi brama
naufragarvi nell’anima
e se, dopo aver esplorato tutte le dodici lune,
esisterete ancora
allora il frutto del mio vivere
avrà germogliato un nuovo mondo.
VORREI SAPERE
Vorrei sapere cosa si prova
a non soffrire
fermando il tempo quando è felice
cogliendo il senso intenso della gioia
Ma il quadro della vita è in divenire,
colori, oltre che splendenti, spenti .
Oltre che viaggi, brusche frenate attese infinite, dolori inattesi…
Vorrei sapere cosa si prova
a ripartire dalle paure, dai tormenti.
E resto qui con una valigia vuota,
le spalle pesanti di fatica
che troppo a lungo hanno pianto.
Tania Scavolini sez A accetto il regolamento
Canta passero!
Saggiamente ignori
la tua natura
– accetto il regolamento
Al lento rifiorir del biancospino
Mentre piove, sento lo scroscio
nella mente muovere pensieri
migranti che in volo intravedo
come rondini libere per sentieri
inanellati tra le nuvole del cielo.
Nella vallata baciata dall’alba
scopro gravine snebbiarsi vicino
e lo sguardo d’incanto s’allieta
al lento rifiorir del biancospino
il cui profumo il vento dilegua.
( Accetto il regolamento ) – 14.marzo.2023
I cuori che sognano
Di Chiara Catanese
Accetto il regolamento
Dei cuori che sognano non ridete
non ridete di chi sente gli alberi cantare
di chi sa che la notte è densa e l’alba è lieve
ma che anche il contrario è vero,
non ridete di chi ha scommesso su sé stesso
rischiando di perdersi sul crinale del buio
non ridete di chi sogna i suoi sogni, e non i vostri
di chi rincorre stelle che sono universi
non ridete di chi ancora è vivo.
Svendite
Tu non lo sai, sognavo
Montparnasse
mentre d’autunno acquistavo
un impermeabile troppo
frivolo e leggero
ai saldi dignità.
Spietata diceva
il tuo parterre di logiche
ma tu –
hai mai volato
sopra ai tetti di Parigi?
Come piccole derive all’ormeggio
s’accartocciavano le foglie
sul bordo del marciapiede
illuse –
di salpare a primavera
la loro vela allegra di Mistral.
PAOLA MARCHESAN
SEZ. A
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Ohila, questa mi ha catturato! Solo un piccolo appunto: “Spietata diceva il tuo parterre di logiche” non dovrebbe essere “Spietato diceva…”? (a meno che spietata non sia riferito a parterre, che è maschile, ma ad altro)
Accetto il regolamento
Gli alberi di Roma
Non sono ancora nate le prime foglie dei platani.
Nessuno lo ha mai fatto e del resto perché avrebbe dovuto,
se qualcuno mi chiedesse qual è l’albero della tua vita
risponderei il platano,
è l’albero che orna Via Nomentana,
la strada che da bambino facevo per andare al negozio di mio padre.
Mi accorgo ora che li ho sempre guardati insieme o da soli
non so perché, forse perché sono alti,
forse per la forma delle loro grandi foglie,
per quel colore che cambia nella stagione
dal verde vivo, al verde più scuro poi ad un tenue giallo
infine al marrone, fino a che il picciolo lascia il ramo.
Forse per i loro tronchi forti chiazzati di un grigio cangiante.
Sono anche nel lungotevere,
sul marciapiede,
che dove è più stretto ti costringono a toccarli
se nell’altro verso s’avanzano passanti.
All’altezza dell’isola Tiberina smettono di essere indifferenti,
non capisci se sono vanitosi per lo spettacolo
che dall’alto adornano
o festosi per l’opera a cui hanno il previlegio di soprassedere.
Non sono i soli alberi di Roma, ci sono anche gli splendidi pini
che hanno giustamente meritato le note di Respighi.
Non so perché in questo terzo della mia vita
l’immagine degli alberi abbia reclamato la sua presenza.
So che è felice la scoperta.
A TE CHE VIENI DA LONTANO
A te che dormi
su un orizzonte sconosciuto,
seduto sul ciglio
di un desiderio fragile
che cigola sull’onda,
a te che sogni
in un deserto di parole
con i pensieri affollati
nel miraggio di un domani
senza spine dentro il cuore,
a te con nelle braccia un bimbo
affidato alla speranza
che non saprà della polvere
lasciata indietro
mentre lo stringi al petto,
a te che preghi il vento
perché soffi piano
e dolcemente accarezzi il mare
che porti via lontano
la paura del vivere e la fame,
a te che arrivi nudo
a un’alba nuova
con la testa che martella
dell’eco di bombe e di rovine
e non sai se pregare o maledire
chi gioca con il tuo destino,
a te che piangi e non ti arrendi
e sulle spalle porti
il peso dei ricordi e sospiri piano,
a te giunga il mio sguardo
di pace e la mia mano.
-Accetto il regolamento.-
Improgettualità
Avverto il retaggio
di un tempo lontano
iniquo
che non scorre
Io sono qui oggi come ieri
a cercare
scrivere
riempire
fogli di progetti
ma per chi non ha patria
nel programma
per chi non ha occhi
per le circostanze
per chi non ha sentore
dei ritmi
la vita è un impulso
un battito
un punto di oggi.
Che prospettiva dovrei avere?
io che non so guardare
e sono cieca
sorda
intattile
Per me la vita è un’onda
non vado, non arrivo
ma resto.
Filomena Gagliardi
Ascoli Piceno
Accetto il regolamento
La quiete del tempo
Picchia possente la pioggia
nello scemare della sera
ove un amore chimera
nella mente ardito viaggia.
Un lucignolo si logora
all’ardore di una lieve fiamma
che sta ad illuminare il dramma
del trainare dell’inquieta aurora.
E si nutre di veleno il sole
raggirando ogni sorriso
che inesperto di tempo intriso
si adagia su vuote mensole.
– accetto il regolamento
Baciata dal sole
Seduta sulla spiaggia,
chiudo gli occhi e improvvisamente
mi sento baciata dalla salsedine e dai raggi del sole.
Una sensazione di pienezza avvolge il mio corpo bisognoso
di calore.
In quell’infinito mi sento sciogliere
come fossi burro.
Mille pensieri attanagliano la mia mente come se non ci fosse un domani.
Tutto è oggi… bianco e nero, riso e pianto, caldo e freddo.
Vorrei tornare bambina e mischiare i pezzi del puzzle della mia vita.
Provare ad aprire porte diverse e scoprire altri orizzonti.
Sfogliare pagine di libri mai aperti, scoprire meravigliata emozioni appaganti.
Per un attimo mi manca la terra sotto i piedi,
frastornata dalle mille sfaccettature che mi sono persa.
Ma non si torna indietro,
devo vivere serena e aggrapparmi con tutta la forza che ho in corpo, a questa vita.
A questo oggi prepotente è incerto,
apparentemente vuoto ma pieno d’amore.
A volte devo scavare in profondità per sentirlo,
ma mi basta guardare dentro gli occhi o sentire il suono di una voce per capire che l’amore lo posso toccare e vivere.
Un alito di vento scuote il mio torpore,
apro gli occhi e l’immensità del mare mi avvolge, regalandomi la consapevolezza di essere viva e grata alla vita per quello che mi da.
– accetto il regolamento
Ormai assuefate …
Il dolore della gente
Sgomenta,
Annichilita
Dinnanzi a tanta inaudita
Assurdità
Ripetuta
Rituale immutato
Davanti a morti così
Crudeli e inutili
Le persone che
Assistono a tali
Catastrofi del mare
Ormai assuefate a
Queste immagini
Diventano immuni a
Dolori Disumani
Antonio Pittau, Accetto il regolamento
*Il mio Porto insicuro*
Son l’uomo del caffè macchiato freddo
l’impulso che tracanna a tutto fiato
un cocktail poco alcolico amaranto
dischiuso sotto il cielo a gocciolare.
Impronte di bicchieri zuccherosi
volano via col soffio della sera
dal mio Porto insicuro sotto vento
dall’angostura che langue e non dilaga
a formidabili amori a crepapelle
tra i tavoli di briciole e diamanti
io, come tanti, spazzato dal maestrale
mi avvio poi verso casa pancia a terra.
Roberto Marzano, accetto il regolamento
Giovanna Ferrara ha detto:
Sez A poesia alle 20 e 40 PM
Nel fango buttato,
pensieroso e triste,
io soldato.
Non parlo con il compagno accanto
e guardo i morti sconcertato, io soldato.
Mi chiedo con l’arma in mano:
– Che uomo sono?
A un altro uomo devo sparare,
non capisco perché lo devo fare.
Un uomo come può pensare di fare la guerra,
ha dimenticato quello che è successo su questa terra.
Nelle guerre c’è chi perde e chi vince,
ma sempre la povera gente piange.
Dolori, sofferenze, morti e distruzioni,
per i popoli di tutte le nazioni.
La ruota gira e gli anni passano,
ma gli uomini ancora di guerra parlano.
Giovanna Ferrara
16/03/2023
Accetto regolamento
Giovanna Ferrara ha detto:
Sez A poesia alle ore 22 PM
PM
Io soldato
Nel fango buttato,
pensieroso e triste,
io soldato.
Non parlo con il compagno accanto
e guardo i morti sconcertato, io soldato.
Mi chiedo con l’arma in mano:
– Che uomo sono?
A un altro uomo devo sparare,
non capisco perché lo devo fare.
Un uomo come può pensare di fare la guerra,
ha dimenticato quello che è successo su questa terra.
Nelle guerre c’è chi perde e chi vince,
ma sempre la povera gente piange.
Dolori, sofferenze, morti e distruzioni,
per i popoli di tutte le nazioni.
La ruota gira e gli anni passano,
ma gli uomini ancora di guerra parlano.
Giovanna Ferrara
16/03/2023
Accetto regolamento
Susanna Mastino accetto il regolamento
Il mio mondo
Il mio mondo non è un cielo senza nuvole,
lotta continuamente contro le avversità della vita,
fa progetti per il futuro,cresce e cambia.
Il mio mondo è un orizzonte, un mare immenso di idee,
rinasce e non teme d’ invecchiare,
è fatto di piccoli gesti d’amore,
è casa, famiglia.
Il mio mondo conosce il
sacrificio e la rinuncia,
non teme il giudizio degli altri,
è fatto di temperanza e fortezza.
Il mio mondo è un tesoro,
chiuso in uno scrigno d’oro.
Dopo la reclame
Starei sdraiata
a guardare il buio
tra una stella e l’altra.
Sarei pazza
se mi accontentassi
delle parole degli altri.
Estranea
a questo mondo
che sfarfalla
tirando le fila
di bislacchi balocchi
e segreti rimpianti.
Io sorrido
all’ inamidato personaggio di turno,
e ringrazio con un inchino.
Lo spettacolo è finito.
La vita vera
comincia dopo la reclame.
Vellise Pilotti sez A
Accetto il regolamento
La ricerca
Se non è stato
La stella ti guarda dolente
Dal cielo notturno
Silente quale aquila dormiente.
Fra spazio e tempo
Respira un soffio di vita
L’illusorio sussurro del sogno
Ardente speranza di rinascita.
Fra nuvole e venti
Corre la muta armonia
Di parole mai dette fra due
Quale trepida sinfonia
Di creature viventi.
Fra pianeti e comete
Galleggia la scia della luce
Di sguardi sfuggevoli mai dati
Quale tremulo rimpianto
Di occasioni sprecate.
Fra terra e mare
Si fionda danzante il confine
Di illimitate solitudini
Quale cauta ricerca
Di vite da nutrire.
Fra maree e spiagge
Si rincorre la sabbia assillante
Di rimorsi pungenti
Quale sentimento celato
Di tenerezza che urge.
Se non è stato
tu cerca il pettirosso
resiste all’inverno
verrà da te e con se
la speranza ti porterà.
– accetto il regolamento
In su bentu
Ammèntos e boxis de amargùra
in su mari pensamentòsu
de custu celu antìgu de luna
Ddus portat su bentu
e s’infinìda mia tristùra.
Laura Vargiu
Sez. A – Accetto il Regolamento.
(Poesia in lingua sarda – gli accenti non hanno pretesa di correttezza ortografica, ma sono stati riportati solo ai fini della pronuncia del testo)
Traduzione:
Nel vento
Ricordi e voci d’amarezza
nel pensieroso mare
di questo cielo antico di luna
Li porta il vento
e l’infinita mia tristezza.
Disegnatori di vita
Quando il senno
estende se stesso,
come un registro
che ripropone
sempre un domani
che non si conosce,
allora uccidiamo
la pluralità di noi stessi
e della nostra esistenza.
L’inconscio trema e
le conversazioni
non sono più pacificatrici
e allora i brividi
sono la finestra
da cui fuoriescono
le resistenze della nostra vita.
Siamo attori sbagliati ,
che sul palcoscenico
della vita
perdono la reputazione
di essere umani
e sembriamo dei selvaggi.
È triste quando ci attribuiamo
le etichette di essere
dei randagi
perché non lo siamo;
noi siamo pittori
che disegnano vita
moltiplicando i misteri
delle ultime nuvole
che ci sovrastano.
Sez. A – Accetto il regolamento
Giovanni Tebano
E’ già domani
E ascolto in silenzio
il fruscio del vento
che si insinua
tra secche sterpaglie.
E ascolto il rumore
di un sorriso
di un tempo che fu.
E ascolto le parole
stringendo il tempo
nel chiuso di un pugno.
E ascolto in silenzio
il tracimar del giorno
ove tutto è pronto
per il già domani.
Michele Pochiero
Accetto il Regolamento
RICORDI?
Stasera, piove e me ne sto,
inzuppata d’acqua fino all’ossa
nella nebbia, nel fumo dei miei fiati,
sorda allo scroscio pluvioso
che le rade fievoli luci sfilaccia.
In testa ho una vaghezza venusta,
l’enigma d’un malessere sottile,
di un ozioso piacere maligno
alcova di luoghi, di tempi perduti
restii a sfuggire la mestizia molle,
i mille remoti strani pensieri.
Chiusa nella trappola della non vita,
flotto minuto sopra minuto, febbrile,
un po’ qui, un po’ là scomposta,
vogliosa di tornare, da me, con me,
fuor di me che rido e rido e tremo,
al tempo acerbo del mio amore.
E il cuor mio, d’addio campione,
chioccio il gridìo, svegliato a un tratto,
spiattella, netto e tondo un: ricordi?
Oh, sì … ricordo le ore della tenerezza,
le dolci confidenze di luna e stelle,
il palpitar desio di sempiterna festa.
Sandra Ludovici
Accetto il regolamento.
Torna ancora il maestrale
a sferzare con le sue ali impazzite
le onde piene di urla e di sgomento.
Dal profondo si desta la tua voce,
la memoria già ferita incidendo.
Pulsa un nuovo dolore
nel suo gelido biancheggiare
e mi incatena a rinnovato tormento.
Inerme osservai lo spegnersi
della tua anima aggrappata
al cupo legno di uno scafo
inabissato con straziante fragore.
Di sale ribolle la cavità dell’acqua,
riempie le labbra bruciate,
solcando gli occhi immobili.
Racchiudo il tuo nero canto
in una bianca conchiglia,
ne serberò il profumo d’incanto
nella notte più buia
e ti amerò ancora nella vastità
di scaglie di rosso diamante
nell’impeto del vento
che gravido di grida ritorna.
Claudia Ruscitti
Accetto il regolamento
Sezione A
Rivoluzioni
Fermi
fermagli fermenti
il frumento frullato.
Baci
barche
bacche
le bare bruciate.
code coccodè cicale
il caso consumato.
Eserciti
estrella edera
gli elmi esausiti esauriti
elevano enigmi.
Lucio Felice
accetto il regolamento
Neve
Le nuvole grigie morbide fresche
distese come lenzuola vaporose
coprono l’orizzonte e le mie ciglia umide.
Le tocco con un dito
e tutta la mano svanisce
il grigio scivola lungo il braccio
e il braccio svanisce.
Cerco di penetrare le nuvole con lo sguardo
e gli occhi svaniscono.
Mi chiedo se sono ancora visibile.
O dissolto nella nuvola.
I sogni resistono
i miei occhi li vedono
le mie mani li toccano
sentono la loro carne e il tepore del sangue.
Percepisco che le nuvole diffondono
una musica lenta e soffusa
che ha il lamento docile
della neve sottile.
Due gambe scendono
nude dal tulle delle nuvole
danzano si slanciano e fremono
sulle punte dei piedi
per tornare a nascondersi.
La musica è vento
le avvolge le trattiene con le carezze
e le invita a dispiegarsi ondeggiando
come le ali di un armonioso gabbiano.
Danzano e dalle nuvole cadono
estasi incanti
un bianco che abbaglia.
– – –
Accetto il regolamento
Marcello Comitini
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Giorgio Norberto Marchini
Qual buon vento
Mi sono bagnato tutto intero
per fotografare il vento
Un flutto di spuma
mi ha sorpreso ed avvolto
nel fragore assordante delle onde
Tutto mi si è agitato dentro
una burrasca fastidiosa molesta
urlante
che ascoltandola bene
mi ha fatto ritrovare la calma
delicata gentile
Mi è bastato vedere quel petalo di fiore volare
tra l’iride e il turbine
così tenue e libero nel cielo folante
Lo vedo solo io mentre da me si allontana
la gente intorno a me vede solo il mare
Di quel vento mi resta la forza
di quel petalo colorato
volato via da me
unico
in questo tempo delirante
Di quel mare infinito
rimane nel cuore quel fiore
che nella bufera
non si è dato per vinto
rimanendo a volteggiare
Spinto dal libeccio
ho resistito per non prendere il volo
bella sensazione
di capelli scarruffati mi sento
Profumi di spezia e fragranza qui a Livorno
mi ricompongo sconvolto
coinvolto
da strizzare…
e sono tornato a lavorare
G.N.M.
NUDA
Stasera è una di quelle sere
dove il cuore non si comanda
E la birra si asciuga
davanti al tramonto
che se ne frega di me
che invece penso
non esista nient’altro
E gli occhi si incendiano di lacrime
Mentre un mantra mi assilla…
Lhaivolutotulhaivolutotulhaivolutotu..
E cosi rinuncio alle difese
Spogliandomi di tutto
Sapendo che nessuna mano
mi toccherà
Nessuna pelle
mi sfiorerà
Accolgo il dolore
Nuda nel letto vuoto
Perché stasera è una di quelle sere
Dove il cuore non si comanda.
— CONTEST CONCLUSO —
I finalisti saranno avvisati via e-mail
Ringraziamo tutti per la partecipazione
FINALISTI:
Filomena Gagliardi con “Improgettualità”
Saverio Giannini con “Liberi senza tempo”
Paola Marchesan con “Svendite”
Fabio Soricone con “Oceano”
Michele Pochiero con “È già domani”
Giorgio Marchini con “Qual buon vento”
Silvia Vercesi con “Quando tornerai da me”
RISULTATI DEL CONTEST:
https://oubliettemagazine.com/2023/03/26/vincitori-e-finalisti-del-contest-di-poesia-e-giunto-il-maestrale/
Vi ringraziamo per la partecipazione, i contest sono una opportunità per tutti noi (inclusi voi partecipanti) per leggere e scrivere. Momento necessario in quest’epoca di selfie.
L’appuntamento con il nuovo contest è ad inzio aprile.