Contest letterario gratuito di poesia “È giunto il maestrale”

“Ci abituiamo alle cose ‘ferme’/ quando in verità, le cose ferme/ sono quelle che girano insieme a noi/ per un istante.”“L’apparenza della fermezza” di Samuel Fernando Pezzolato

È giunto il maestrale - Contest di poesia
È giunto il maestrale – Contest di poesia

Regolamento:

1.Il Contest letterario gratuito di poesia “È giunto il maestrale è promosso da Oubliette Magazine, dall’autore Samuel Fernando Pezzolato e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Contest è gratuita.

Tema libero.

 

2. Articolato in una sezione:

A. Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

 

4. Premio:

N° 1 copia del libro “È giunto il maestrale” di Samuel Fernando Pezzolato edito nel 2022 dalla casa editrice Tomarchio Editore.

Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 21 marzo 2023 a mezzanotte.

 

È giunto il maestrale

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Editor in chief)

Samuel Fernando Pezzolato (Poeta)

Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)

Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)

Daniela Balestra (Scrittrice)

Antonietta Fragnito (Poetessa e Scrittrice)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook: https://www.facebook.com/OublietteMagazin

 

10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

Buona partecipazione!

79 pensieri su “Contest letterario gratuito di poesia “È giunto il maestrale”

  1. Lo dirò al mare
    Lo dirò al mare
    quando le ombre
    accarezzeranno l’onda
    e il sole
    sarà sfumato all’orizzonte,

    lo dirò al mare
    quando i gabbiani
    voleranno alti
    fino a scomparire,

    lo dirò al mare
    quando il maestrale
    soffierà gelido
    e sulla schiena
    pensando a te un brivido
    risveglierà,

    lo sentirò
    sulla mia pelle
    arruffandomi i capelli
    come una carezza,

    lo dirò al mare
    che questo tempo
    non ha più senso
    se manchi tu.

    Paola Pittalis
    Sez. A
    Accetto il regolamento

  2. “Viaggiare lontano, senza viaggiare”

    Ho fatto un viaggio senza viaggiare.

    Con le palme ho carezzato la verde
    erbetta del prato. La terra brulla
    dei campi ed il profumo sempreverde.
    Mirato ho l’alba e la bianca betulla.
    Nel prato, la margherita fanciulla.
    Il pettirosso sento chioccolare.

    Alessio Romanini
    Accetto il regolamento

  3. Come faccio
    Come faccio a respirare
    senza te, il mio ossigeno.
    Come faccio a dimenticarti,
    se sei in ogni mio pensiero.
    Come faccio a non volerti bene,
    se la prima volta che ti ho visto
    mi sono innamorata
    perdutamente di te.
    Come faccio a dirti tutto questo
    se al suono della tua voce
    ammutolisco e mi manca
    il coraggio.
    Come faccio ad accorciare
    le distanze che ci dividono.
    Come faccio a nasconderti
    questi sentimenti
    se mi manchi così tanto.

    Marika Casiraghi
    Accetto il regolamento.

  4. SIBILAR DI VENTO

    “Son fermo e silenzioso… ne avverto la presenza
    che dallo stipite della porta, s’insinua d’essenza.
    Un’emozione da brivido m’invade di terror
    inattesa visita che scuote il mio dolor.
    Armonia di soffi, intonati da suoni nuovi,
    in giochi di respiro che nel tempo smuovi.
    Rifuggo il grido tuo e la vita reinvento,
    s’impoverisce la forza e mancare mi sento…
    Oh poetico cuore, battito d’ali nel vento,
    fai sibilare sogni e desideri: aliterò contento!”

    Ines Zanotti
    Accetta il Regolamento
    22 Febbraio 2023

  5. VENTO IN PIANURA

    Non c’è mai vento
    in questa vasta pianura.
    Per lunghi mesi
    non si muove una foglia.
    Le giornate ventose irritano gli abitanti del luogo,
    non fanno parte delle loro abitudini.
    Le persone della pianura non sopportano il vento,
    mentre si sono adattate all’afa,
    alla nebbia e alle zanzare
    che infestano il sonno notturno.
    Impazziscono, come mosche nel fumo.
    Occorre mantenere ben viva l’attenzione,
    se guidate in una giornata ventosa,
    perché la gente è distratta
    e imbambolata, intorno a voi.
    Perciò, durante una passeggiata nei campi,
    rimasi sorpreso quando vidi un mulinello
    che sollevava in vortice la terra fresca d’aratura.
    Era come un ricciolo che si alzava
    nell’aria tersa e calda,
    come uno spirito folletto.
    Il mulinello cominciò a riprodursi
    e presto mi trovai in un campo
    popolato da diecimila folletti.
    Folate di vento spazzavano la campagna,
    piegando le chiome degli alberi.
    In città, tutte le cose sbattevano:
    i lampioni, i segnali stradali,
    le serrande dei negozi, le persiane delle case.
    I vasi sui balconi rotolavano come trottole.
    Per tutta la notte durò il vento;
    pareva un essere vivente.
    Dialogava con le fronde degli alberi,
    spezzava un ramo e se lo portava
    all’altro capo della via,
    per bastonare un cane
    che si era azzardato ad abbaiargli contro.
    Roteavano per le vie mulinelli di foglie,
    ramoscelli e nidi infranti,
    insieme a giornali lacerati
    ed agli immancabili sacchetti di plastica.
    Era come se la natura avesse deciso
    di dare una ripulita al mondo,
    al soffio di diecimila trombe d’argento.
    Nelle case stregate le persiane sbattevano,
    i vetri delle finestre cantavano,
    le porte stridevano o cigolavano
    e ritmavano colpi cupi,
    come la grancassa d’una batteria.
    Non potevo dormire, per l’eccitazione
    che era nell’aria.
    Al mattino, l’aria era limpida e tersa.
    All’orizzonte, si vedevano chiare le montagne.
    Sembrava di poterle toccare,
    come se la notte e il vento
    le avessero avvicinate.
    Una di quelle mattine in cui
    persino la terra delle nebbie
    appare ridente e fantasiosa.

    Dichiaro di accettare il regolamento.

  6. ALTER EGO

    Sole illumina il mio passo,
    vento disperdi le mie paure.
    Orizzonte sconfinami la via,
    lontano vorrei migrare
    e vedere stagioni altre.
    Nuove albe e nuovi tramonti,
    stelle diverse vorrei
    in cieli altri ogni notte.

    La vita precede la morte solitamente,
    come sarebbe se il senso
    per una volta cambiasse direzione,
    la morte prima della vita alternativamente.

    Lungo i sentieri del tempo
    su viali alberati dai miei pensieri
    incontrare vorrei risposte
    a domande mai espresse
    a volti sconosciuti.

    E così chiuso in questa stanza
    della mente mi fermo per partire.
    Vedo quello che non ho mai veduto,
    sento quello che non ho mai conosciuto,
    abbraccio desideri che non ho mai avuto.

    Parlo a te che di me non sai nulla
    perché è da quel luogo che ora
    vorrei uscire per andare incontro
    ad un mondo che non mi appartiene,
    ma vorrei potesse ospitare anche colui
    che da me si allontana ma anche proviene.

    Come reflussi di un mare
    che si avvicina e si allontana
    la mia anima ha profondità
    può toccare l’abisso,
    ma pur immergendosi ritorna a galla
    e dopo l’oscurità ritrova la luce.

    -Accetto il regolamento-

  7. LIBERI SENZA TEMPO

    Non saremo mai versi vincenti,
    paesaggi innevati e splendenti,
    colori scintillanti che esplodono sulla tela

    Resteremo solitari giri di danza,
    canestri mancati all’ultimo secondo,
    echi ribelli d’autenticità
    prigionieri di carta

    Reciteremo in eterno
    nei teatri del cuore
    Bruceremo
    come esili e soffuse candele
    che si stropicciano gli occhi

    Vibreremo
    come corde di chitarra
    pizzicate sottovoce
    e ondeggeremo
    leggeri leggeri nell’aria
    come dolci sinfonie,
    liberi senza tempo!

    Saverio Giannini
    Accetto il regolamento.

  8. SCRIVI POETA

    Quando la sera vai giù lungo il sentiero
    a respirare la brezza della natura
    lascia che voli con il vento il tuo pensiero
    la pera con il suo tempo si matura
    Se lungo il cammino incontri un forestiero
    stanco affamato e pieno di paura
    dimostra il tuo cuore nobile e sincero
    dagli alloggio e le sue ferite cura
    Quando passeggerai lungo il viale
    fermati ai piedi dell’albero piangente
    fa come fosse una stanza d’ospedale
    un fiume asciutto, una secca sorgente
    Ricordati di chi è povero e sta male
    Scrivi ciò che ti passa per la mente
    .
    Scrivi poeta, i passaggi della vita
    la primavera l’estate, l’autunno, l’ inverno
    descrivi quant’è dura la salita
    il purgatorio, il paradiso l’inferno
    Scrive il vate che vede tutto e tace
    sa che nella vita pochi sono i felici
    in questo mondo anche il più audace
    viene tradito dai suoi migliori amici
    Scrivi poeta scrivi, tanto non fa male
    in un mondo dove è sempre carnevale.

    @Vito Bologna
    accetto il regolamento

  9. Sez. A
    Accetto il Regolamento
    Poesia
    Titolo
    “Notte cupa”
    Son maestrale
    nella notte cupa,
    quando mi stringevi fino
    a farmi male.
    Non era amore, ma lacrime
    di sale.
    Urlavo e nessuno
    mi sentiva.
    Scioglievo sangue
    sui seni trafitti
    da un coltellino
    affilato.
    Ascoltavo il lamento
    del mare su lucide conchiglie.
    Non sarei morta sugli affanni
    di sempre.
    Bevevo acqua di sale
    sopra membra, ormai
    stanche.
    Ancora un giorno
    per scappare oltre
    oltre l’orizzonte!

  10. (sezione A – accetto il regolamento)

    Il vuoto riempie la mia anima
    anelo l’oscurità
    e la paura scuote le spighe mature
    ecco l’ultima piaga d’Egitto.

    Cosa non va nel mio cervello?
    Empatia, solidarietà, inclusione e resilienza.
    La tua voce le intona continuamente,
    lucidate e profumate con un tocco di Chanel.

    Parole vane per un ghepardo che azzanna la strada
    eppure esiste una casa per il mio cuore,
    il tuo attraversa il borgo
    ma le porte rimangono chiuse.

  11. INVERNO QUI

    È felicità tale silenzio assenso
    di emozione e parole è oblio
    soffocato dall’interno del magma
    del mio tormento mattutino
    Non v’è ragione né dubbio
    negli occhi che pensano scabri
    l’inverno dentro alle pupille
    di là da me e il mio olfatto
    Son passati secoli e passi
    su passi sdruccioli pioggia
    incessante mentre me che sta
    sui ginocchi attesa perpetua
    Sotto il tetto delle aspettative
    gronda l’affoghio di coscienze
    insieme a tutti la mia ombra
    resta tale e inopinata l’anima

    Angelo Bonanno
    (accetto il regolamento)

  12. Al Mare

    Su quella spiaggia 
    Di marzo
    Il vento sollevava
    Un poco la sabbia
    Del pomeriggio stanco
    Ultimo addio
    A quella calda terra
    Mentre i tuoi capelli
    Freschi come schiuma
    E oscuri come le sue profondità
    Disegnavano arabeschi
    Sulla schiena perfetta
    Ancor tremula 

    Accetto il regolamento

  13. IN ATTESA DI UN INVERNO

    Il cielo è tomba del vento d’autunno
    folate improvvise
    spengono il balbettio degli uccelli
    nella mia testa
    geme il silenzio
    qualcuno disegna arabeschi sul vetro
    ma non sei tu
    sul terrazzo della casa di fronte
    un gatto si avvolge
    quando muove il capo
    manda lampi gialli come un piccolo faro
    il sole si è impigliato nelle foglie secche dell’acero
    in attesa di un inverno che ghiacci le finestre
    come quelli di una volta
    Rita Bonetti
    accetto il regolamento

  14. Accetto il Regolamento
    Angelo Napolitano

    DEL COMMIATO… A MODO MIO
    Poeta Bambino; o solo Poeta.
    Scriveteci così sotto il mio nome
    quando sarò arrivato alla mia meta;
    e non m’importerà il quando e il come..

    M’importerà, però, che sia una festa.
    Non si trattenga il grido di dolore;
    non si camuffi l’aria triste e mesta,
    ma il nero non prevalga sul colore

    che avete dato tutti alla mia vita.
    Ho già richiesto, a mo’ di litania:
    un sottofondo a tutta la partita,
    Quattro stagioni e Nona Sinfonia;

    un tavolo con ciò che più vi aggrada;
    dolci, liquori… il mio non lo scordate!
    Il pane, il miele e… fate un po’ di strada
    per foglie di castagno colorate.

    Possibilmente a casa, tra le cose
    che massime ho stimato in vita mia:
    i libri, le pietre… e quelle Rose
    che son fiorite con la mia poesia.

    Figli, a voi chiedo un piccolo favore:
    prendete Lukytarra e, con gli amici,
    cantate della vita e dell’amore,
    e siate, insieme a me, tanto felici.

    Un bacio ai vice-Figli… Quanti siete…?
    Amici… Amiche… Sempre tra i naroni…!
    Un brindisi per me, quando berrete…
    E grazie a tutti per i vostri doni!

    Un bacio ai tanti vice-Genitori,
    che proprio come un figlio m’hanno amato,
    spandendo innanzi a me piume di fiori,
    per rendermi il cammino profumato.

    Non mi portate in chiesa, per piacere;
    non m’interessa un’ora sì noiosa;
    chi vuole, dica lì le sue preghiere,
    nel suo silenzio. E poi…dite qualcosa…

    Per come tante volte vi ho già detto,
    io resterò con voi, sottopelle:
    specie se accenderete il caminetto,
    se accoglierete il bacio delle stelle;

    se ascolterete il vento sussurrare,
    quando vedrete scendere la neve;
    quando vedrete che si gonfia il mare…
    e non vi sembri mai ch’è troppo breve.

    Quando vedrete un bimbo sorridente;
    l’adolescente al tremulo rossore;
    io sarò lì, Pinocchio impenitente,
    a darvi ancora briciole d’amore.
    Ora, Cuore mio… Cuore mio bello…
    finisce qui il gioco di una danza
    incominciata sotto quell’ombrello…
    Ci siamo dati amore e perdonanza.

    Ci siamo dati fragili certezze
    di due adolescenti innamorati…
    tra incerti baci e tenere carezze…
    Ci siamo dati… Amor… Ci siamo dati!

  15. Vento, forza della natura

    Alberi che si piegano
    con i rami che si staccano …
    Foglie che volano
    e che vanno in tutte le direzioni …
    Cartaccia che svolazza
    e che sporca la piazza …
    Cappelli che scappano
    con uno spettinar di teste …
    Vento che soffia
    come vera forza della natura …

    Oswaldo Codiga – accetto il regolamento

  16. Poemetto del mare

    Mare senza una sponda, cavalcato dalle onde,
    dilatato all’orizzonte, calmo e poi irato,
    ma senza peccato, verde azzurro e grigio perlato,
    arancio al tramonto color pentimento.
    Bagnarsi l’anima masticando sale,
    narici al vento per non annegare,
    malinconia di nuvole nere, allegria di uccelli a schiere.
    Parlami vento nelle orecchie stanche
    parole calme come note bianche,
    parole acute come spine di rovo,
    sognati inganni che perdo e ritrovo.
    Sei tu la canzone che nasce lontano
    dall’infanzia del mondo, tastiera di piano,
    che poi batte forte come i colpi del cuore:
    nessuno più nasce, nessuno più muore.
    Anime vagano su schiume di onde,
    urlano vele in violenza di vento
    e nidi di sole tra cale scoscese
    sono specchi in frantumi, sono lucide attese.
    Ombre di lune pallide e assorte
    poi bianco latte come anime morte
    e sudario di stelle su sogni bambini.
    Mare che taci silenziose risacche,
    che strazi di flutti calanchi già franti,
    mare a cui manca una sola vocale,
    goccia su goccia, distillato di sale.
    Su croste infuocate di terre lontane
    balsamo e vita di antico reame.
    Fantasmi di anime su alte scogliere
    raccontano ai vivi il domani di ieri.

    – accetto il regolamento

  17. Maschera di cristallo
    – il mio viso –
    se sei tu a leggere
    i miei occhi.
    Non ho protezioni
    per l’amore
    quando sei con me.
    Cadono i muri e le parole,
    si scoprono l’anima e il cuore.
    E sono solo io
    – e nessun’altra –
    ad amarti.

    © Daniela Giorgini – Sezione A – Accetto il regolamento

  18. Accetto il regolamento.

    NEBBIA

    Rumori lontani, ovattati,
    come diluiti nell’aria lattiginosa,
    come se respirando potessi sentire,
    quello che la nebbia ottunde.

    Rapidi gli occhi corrono sull’uniformita’,
    mentre la monotonia della vista
    acquieta l’animo ribelle,
    rendendo lento anche il respiro.

    E come in una bolla,
    in un piccolo mondo proprio,
    i passi risuonano come cosa tua,
    e lo spazio ti appartiene.

    Ti meraviglia quella comunanza,
    fatta di aria ed acqua,
    come se parte del tuo corpo
    ti aleggiasse attorno.

    E sorridi, con condiscendenza,
    consapevole del tempo effimero
    che accompagna questo mondo rarefatto,
    prima che il sole se ne riappropri.

  19. Intanto fuori.

    M’avvedo solo adesso
    di questa brulla sterpaglia
    che nel vento s’ammucchia

    Lo stesso la sparpaglia
    in un vuoto-pensiero che risucchia
    ogni velleità ogni desiderio

    Appare scompare la risacca
    cancella di noi le impronte
    vecchie e insidia quelle nuove

    -Intanto fuori piove-

    Il tempo smuove le abitudini
    e altre ne crea altre ne nutre
    negli angoli delle nostre solitudini

    Ora di te mi scompongo i versi
    ricerco le pagine più belle
    le foto ingiallite i giorni persi

    anche se è vero che tutto poi finisce
    in un angolo di cielo senza stelle
    come noi per una strana sorte

    -Intanto fuori spiove-

    Vivi finché lo siamo e resi-stiamo
    almeno qui con le nostre scorte
    di solitudine e silenzio puro

    a scoprire quanto è duro
    vivere come trascinati dal vento
    in una sterpaglia che non ha futuro.

    -intanto fuori tra le nubi il sole-

    Italo Zingoni – POESIE DEL DIS-INCANTO – INEDITO -27.02.2016 – © t.d.r.
    Accetto il regolamento.

  20. Accetto il regolamento

    EPPURE

    Eppure ci sono angeli
    che stanno nelle nicchie
    del cuore e cantano
    con voci d’argento
    per lenire il dolore.

    Abitano i luoghi vuoti,
    le speranze deserte,
    gli amori desolati
    di chi scorre da solo
    nella barca del tempo.

  21. A te

    Dipano la catena di nuvole
    Che intralcia greve i miei passi
    Alcyone generata dal mare
    Rifulge tra i venti d’ Oriente
    accecante tempesta di luce
    infuria oltre la cortina delle mie palpebre
    rese orbe dalla carica di ardente buio.
    Tra i cespi di narcisi che mormoreggiano
    negli effluvi di stordente polline d’ ocra
    una scala di edera
    si inerpica fino alla crepa del cielo.
    Lì ti scorgo
    tra le fluorescenze di uno spiazzo d’ infinito
    e odo la tua voce libera
    disciolta sottile
    il cui eco muto rimbomba
    incagliato nelle assenze della terra.
    Accetto il regolamento
    Sezione A

  22. Accetto il regolamento

    Logorio di una notte

    Logorio di una notte,
    che puzzava ancora
    di sigarette e caffè,
    nei suoi occhi:
    spenti specchi,
    di ricami infelici,
    tra pieghe di carta …

    Parole di desiderio,
    troppo ardente,
    da bruciare annegato
    nella muta viltà
    più profonda
    di un foglio

  23. Ancora tarda Primavera

    Restiamo qui, incatenati
    a giorni in fila sempre uguali
    mentre la vita scivola e il soffio
    della morte quasi sfiora corpi
    inermi, senza fiato, senza respiro
    l’afflato che conduce al carro
    senza tempo, senza profumo
    mentre Persefone vacilla nei
    vuoti spazi dove tarda primavera.
    E noi sgomenti ad osservare
    il torbido fluire di linfa rarefatta
    e non ci copre più l’azzurro
    né le stelle danno luce.

    E nell’attesa, attoniti in quell’angolo
    di mondo sbiancato nel suo lugubre
    disegno, la mano srotola un gomitolo
    di vento e il filo vaga tra polvere smarrita.

    – accetto il regolamento

  24. (Sez. A – Accetto il Regolamento)

    UN SOLO ABITO

    Ho un solo abito
    nel mio guardaroba
    Occupa poco spazio
    e si adatta a me
    ad ogni cambio di stagione
    Si chiama anima
    Mi auguro possa piacerti

    Me lo hanno infilato
    appena nata
    Mia madre
    me lo ha accomodato
    mentre mi allattava
    Non l’ho più smesso da allora
    È l’unica divisa che tollero
    e che indosserò per l’eternita’

    Maria Paterlini
    05/03/2023

  25. Maturità scientifica del 1987

    Mi diletto la sera a scrivere
    Di un mondo che vaga nel tempo
    Probabilità di un conto perso
    Limite fra assi cartesiani
    Mi diletto la sera a scrivere
    Di un amore che era sincero
    Di un passo che era leggero
    Parabola di una palla sul muro
    Mi diletto la sera a scrivere
    Di un pianto che sgorgava sereno
    Di un riso che sfogliava il bambino
    Derivata seconda sul foglio
    Mi diletto la sera a scrivere
    Di un esame che non finiva mai
    Di un integrale che non sapevi cos’era
    Mentre il mattino si faceva sera

    di NInetta Pierangeli
    Accetto il Regolamento

  26. (Accetto il regolamento)
    Oceano

    Agnes era un delfino tra i delfini
    porta ancora il riflesso dell’acqua
    nello sguardo.
    Vide le terre da lontano ammalarsi
    di nostalgia,
    sensazioni che l’avevano condotta
    ad abbandonare i suoi capelli
    alle profondità inaudite.
    Ignorando le altezze imperiose della terra ferma,
    conobbe la speranza nei silenzi
    imperituri dei fondali,
    catturò la compassione dove la luce
    non attecchisce mai.
    Agnes ricordò d’essere stata donna
    e d’aver fatto l’amore,
    volle far dono di sé come un tempo
    ed emerse con un sogno
    negli occhi.
    Adesso piange lacrime salate
    quando è malinconica e lacrime dolci
    se si perde nei bisbigli dorati
    come un’allodola vestita d’aurora.
    Il respiro delle acque divenne il suo respiro,
    Agnes impetrò la guarigione
    immergendosi.
    Si dice che quando è triste
    si alzino le maree,
    spirando come i venti del nord.
    La fiamma nuda dell’oceano
    torna a sfiorare la sua pelle,
    e lei raccoglie sulle labbra
    il perdono degli abissi.

  27. CHI SEI PER ME
    Sei lo scorcio di mare
    che improvviso dal sentiero appare,

    Sei lo stridio del gabbiano,
    tessitore tra vicino e lontano.

    Sei la voglia di varcare le tue sponde,
    di togliere le scarpe,
    di lasciarmi bagnare dalle tue onde.

    (Accetto il regolamento)

  28. LA COSTANTE DI FIDIA
    (Mensis Martius)

    Corollati d’inerti gambi
    dilavano smunti tegolati,
    dal cielo semibuio
    straripano, bocconi,
    reiterati nembi
    su liste di amaranti.
    Forcuti balestrucci
    modellano nidi di fango
    su casupole dipinte,
    si screpola sulla muraglia
    il lungo stecco oltre gli ulivi,
    la vena di lumìe;
    giungono, da ciurli di crocchi,
    spiri di branchie,
    edaci fondali grovigliano centauri,
    infuria l’acquazzo in allagate dighe
    dove sigizia nei fiumi in secca
    la stria d’invasi, colmi di chiocciole nell’erba.

    Assiso al bugno sulle altane,
    fittile tentenna un miraggio di cerini,
    scoscendono nel calastrino
    ombrelliferi puntali.
    Zigano umanati venti
    nella raguna di supine lune,
    di abrasi barcherecci,
    nella coda dell’occhio
    d’irenici lauri si risveglia
    la giunzione planetaria.

    – accetto il regolamento

  29. SPARA

    Ho continuato a posare la mia testa sulla tua,
    a spingere contro la tua fronte
    in un rituale di corteggiamento.
    A sfiorare con le dita le tue orbite oculari
    come a decifrare incognite intriganti.
    Ho travasato tutte le mie idee e ospitato ogni tua paura,
    fino a non capire più l’identità promiscua di quel mostro.
    Ora fammi restare.
    Fammi restare un’altra ora.
    Ma prima nascondi tutti gli orologi,
    spezza tutte le lancette,
    frantuma ogni lucida clessidra e poi guardami.
    Guardami con precisione, prendi quella sciocca mira e spara.
    Spara tra le ciglia nere di mascara.
    Spara a ogni disegno di inchiostro sulla pelle.
    Spara dentro questo mio poetico pensiero.
    Spara finché ci sarò io e, guardandomi, non vedrai più te.

    – accetto il regolamento

  30. QUANDO TORNERAI DA ME
    Quando tornerai da me,
    faremo una gran festa,
    aprirò quella bottiglia di vino pregiato,
    che da un po’ ho conservato,
    preparerò il tuo piatto preferito,
    e sarà come non fossi mai partito.

    Quando tornerai da me,
    indosserò quell’abito che ti piaceva
    e che mi dicevi che mi si addiceva,
    in quello strano giorno in cui pioveva.

    Quando tornerai da me,
    sarà come non te ne fossi mai andato,
    ci racconteremo di quello che è stato
    e di quello che un tempo non ha funzionato.

    Quando tornerai da me,
    ricostruiremo insieme tutto,
    senza più bugie innanzitutto,
    riedificando ciò che avevamo distrutto.
    .
    .
    .
    Ma più che altro, mio caro, mi domando e chiedo:
    Quando tornerai da me?

    Silvia Vercesi
    Sez. A
    Accetto il Regolamento

  31. LE STAGIONI

    A ogni stagione tendo l’orecchio:
    il frinire laconico delle calde serate,
    lo sgranchirsi dei germogli sugli alberi,
    lo sbatter d’ali delle foglie secche,
    il rumore sordo della neve.

    E io canto in un tronco cavo.

    Accetto il regolamento
    Sezione A

  32. Rosita Matera
    Accetto il regolamento

    DISSERTAZIONI DI UN DÈJÀ VU

    È giunto il maestrale,
    pialla dei campi.
    Tornano i viandanti,
    correnti sopra ai monti.
    La quotidiana nenia, stasera,
    ha finestre a cui affacciarsi.
    Nel cappello avanza un sogno,
    o un pegno per tornare
    ai consueti dèjá vu.
    Abbaini per accendere stelle,
    non è tutto perduto,
    ci si specchia anche nei lumini dei cortei.
    I figli miei, disse la madre,
    sono quelli che si radunano
    ai castagni;
    per non sbucciarsi le ginocchia
    salgono adagio,
    in tessiture di ramaglie,
    uno ad uno e senza affanni.
    È notte.
    Stasera la luna è raggiata
    come una sposa che sogna figliolanze.
    La rosa dei venti
    schiude le persiane.
    Davanti alla Cattedrale
    s’ apre a ventaglio
    uno strormo di foglie.
    Ed io con loro
    a raccogliere il verso
    dei sospiri della sera.

  33. FUNAMBOLI
    Ci amiamo
    perché simili,
    due mondi che si trovano
    si scoprono, si uniscono
    o si riconoscono i diversi,
    i poli opposti che si attraggono?
    La diversità ci incuriosisce,
    ci arricchisce, ci incolla
    e poi ci stanca.
    La somiglianza ci sorprende,
    ci rassicura, ci avvicina
    e poi ci annoia.
    No, non è fuori di noi
    quel che ci impedisce
    di percorrere le strade della vita
    fianco a fianco.
    Per amarti devo amarmi,
    devo trovare il baricentro
    dentro l’anima
    e poi mostrarti il punto esatto per accogliermi,
    e farci dono l’uno all’altro
    esattamente come siamo,
    pieni di fragili e trasparenti punti deboli,
    pieni di pioli d’acciaio resiliente.
    È giorno per giorno
    che ci amiamo poi per sempre,
    è passo passo
    che tracciamo tutto il percorso insieme
    diversi e simili che siamo,
    passando all’altro
    i sacchi pieni di dolore
    e poi svuotandoli negli occhi dell’amato
    tra disperazione e canto.
    Sì, l’amore è vero
    se grazie all’altro
    riesci a conoscere te stesso,
    che sei incompleto ed incapace,
    fragile e potente
    e soltanto insieme puoi rialzarti,
    e camminare avanti.
    Ti chiama l’esistenza e ti trasforma
    insieme a chi ti ama,
    due funamboli mano nella mano
    per proseguire sopra il filo sospeso
    in salita sull’abisso della vita.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO
    GRAZIA MASTROMARCO

  34. La donna uscì dalla costola dell’uomo: non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata (W. Shakespeare)… Auguri potesse!

  35. Infanzia

    E poi con i capelli già un po’ argentati, accorgersi che le battaglie sono sempre quelle
    contro un’indole non sempre accettabile
    contro un cuore che non vuol stare ordinato
    contro una ragione che non smette di elaborare
    incontro a battaglie mai veramente vinte
    a guerre in cui tu, sei l’unica prigioniera.

    Accetto il regolamento

  36. Cenere
    Miseria umana:
    illusione di un attimo
    e fatua smania di potenza
    che, repentinamente, cederanno
    il passo alla nuova infingarda coppia di turno.
    Cullata dall’ipocrita adulazione e dal vile servilismo
    sarà sufficiente un leggero,
    bruciante venticello di verità e,
    fuggirà, rapida a nascondersi nell’ombra…
    Il primo sole scoprirà quell’avanzo di cenere,
    che un soffio puro solleva e disperde nel nulla.
    Angela Curatolo

    – accetto il regolamento

  37. I VECCHI
    I vecchi nel loro cammino hanno percorso strade e sentieri
    e ricordano tutto quello che è accaduto ieri.
    Rappresentano la sede della sapienza della vita
    e se vengono emarginati per loro non è ancora finita.
    Sbaglia chi pensa che l’unica loro sorte
    sia attendere il giorno della morte.
    È vero, non hanno più la forza per difendersi
    ma hanno cervello e dignità da offendersi.
    Narrano i guai del passato non per parlare al muro,
    lo fanno per indicare ai giovani la strada giusta per il futuro.
    E, badate bene, non sono solo figli e nipoti a trascurarli,
    tranne rare eccezioni, questi non sanno amarli,
    l’offesa grave arriva dai nostri governanti
    con la loro vergognosa condotta … tutti quanti!
    I vecchi operai devono vivere facendosi bastare misere pensioni
    e loro diventano Matusalemme al governo facendo vita da leoni.
    Quando ho la fortuna d’incontrare un vecchio saggio ne “approfitto”:
    lui parla e io sto zitto!
    Nella società sono in pochi a rispettarli
    non sanno che dovrebbero addirittura invidiarli:
    hanno lavorato, combattuto, costruito e istruito
    oggi in cambio ricevono brodo, una fetta di pane e … il pranzo è servito!
    Finchè avrò vita ai vecchi batterò sempre le mani,
    ricordando ai giovani che loro saranno i vecchi del domani.

    -accetto il regolamento-

  38. Quando il mare in tempesta
    Ci sono isole che non conosciamo
    Che non vogliamo scoprire
    Quando il mare incalza con le sue tempeste
    I silenzi diventano parole
    Che conosce solo l’anima
    Nel buio profondo annego con i miei pensieri

    Accetto il regolamento

  39. DALTONICO ESISTENZIALE

    Vorrei essere in un Altrove.

    I colori
    che mi dite delle vostre vite,
    io non li sento.

    Daltonico esistenziale.

    Accetto il regolamento

  40. Come il Sole sorge
    per sfiorare gli occhi dell’anima
    al cospetto del Cosmo.
    Sono una ballerina
    esperta di energia divina
    sul filo del cielo
    dentro il mistero del Vero.
    Arianna Di Presa
    Dichiaro di aver preso visione del Regolamento

  41. INSUFFICIENTI E MORTALI SIAMO

    Mi verrebbe da mettere on line ogni desiderio,
    per farla finita con l’immaginazione, i rimpiazzi,
    le angosce allo scoprirsi mortali, insufficienti,
    inesatti per la conta, per ogni bisogno di tenerezza.
    E così ciascun gesto: slacciarsi le scarpe, portare
    il cane a pisciare, accettare pieghe mal stirate
    di camicie scolorite, dare cibo al pesciolino rosso,
    ostinarsi per un vecchio film di Totò che passa in TV,
    non si riconosce più, nemmeno rabbia soddisfa.

    Per strada non si accenderanno i lampioni stasera,
    ci saranno ladri in agguato, prostitute senza illuminazione,
    strade e ponti comunque da attraversare per mete
    da reinventare, amori da pensare, guanti da indossare
    per non lasciare impronte sul libro che si abbandonerà
    per te che mai passerai di qua, ignara perfino esistano
    certi sguardi rubati da una fessura, le dita che girano
    la chiave in toppe di case che hanno solo la facciata.

    Accetto il regolamento del contest.

  42. Milioni di stelle
    di
    Pasqua Mevi

    Hai tolto il velo grigio a milioni di stelle
    hai soffiato via la bruma dal fluttuante universo
    con la mappa di fianco, sorbisco il caffè del risveglio
    mai stato così dolce immaginarti là dove tutto è storia.
    La piazza è il centro del qui ed ora per me
    il mio cuore ritrova nel verseggiare la letizia.
    So che in una di quelle librerie
    dove cumuli di libri son muri da valicare
    ti avvicinerai alla materia ostile
    e a poco a poco l’abitudine muterà,
    ti sorprenderai scoprendo lati di te opposti e sconosciuti.
    Lontano, là con la tua lei, costruirai l’avventura vestita a nuovo.
    Eri nel giusto quando ti liberasti del superfluo
    hai sovvertito le priorità che conoscevo, ah com’ero cieca!
    Incredula raccolgo la tua saggezza di cui non avvertivo traccia
    sono i tuoi occhi ora a trasformare gli eventi.
    Milioni di stelle non conterrebbero il soffio del tuo sogno,
    so che milioni di stelle non si avvicinano neanche al tuo cuore, ragazzo.
    E io voglio avvicinarmi a te in altro modo, figlio
    voglio lasciarmi incantare dalla tua tenacia e dalla tua schiettezza
    quella che fa male ai benpensanti come me e che mi dilania l’anima
    ma tu sai cosa farne del tuo vivere e lo insegni a una me miscredente.
    Avrei dovuto soffermarmi su logiche seppure a me contrarie
    avrei dovuto armarmi di lanterna per scoprire i valori di cui parlasti
    ma ho preferito sentenziare sazia, tracotanti verità.
    Ti ho affrontato come nemico, ho commesso errori,
    devo ancora comprendere i miei passi falsi, ma se ricordo bene
    mentre ci affrontavamo si fa vivida la tua salda pazienza
    come se tu già conoscessi ciò che avrei replicato.
    Nella mappa di fianco a me quella piazza si fa mondo,
    da lì parti per abbracciare nuova vita
    e so che il bagaglio che porti con te è permeato di te e me
    e delle tue conoscenze in divenire
    ed è ricco, perché tu vai oltre la mia corazza vuota.
    Ah si! Quella piazza si fa mondo e tu chiami per dirmi che stai bene
    e quella è musica per una me benpensante, finalmente ripensante.
    Non perderti nella menzogna perché con essa si muore,
    puoi sbagliare ma non diventare pietra, promettimi di non diventare pietra mai.
    Milioni di stelle non conterrebbero il soffio del tuo sogno,
    so che milioni di stelle non si avvicinano neanche al tuo cuore di ragazzo.

    – accetto il regolamento

  43. “Disperso”
    Fui visto…
    nella notte,
    a correre tra i sogni,
    ingordo,
    ad abbuffarmi
    del respiro delle nubi,
    proteso
    dirimpetto al mare,
    a ripescar di luce e caldo,
    di salute e maraviglia
    il color cangiante
    alle speranze in corsa
    e al dondolo dei ricordi;
    il sonno.
    M’ arresi
    allo sguardo delle stelle
    e con un fiocco al cuore
    raccontai d’ averle viste
    più gaie,più intensamente belle.

    Diego Civita.Accetto il regolamento.Sez.A

  44. Quel giorno
    E poi finalmente venne quel giorno,
    un’attesa durata cinque anni,
    ne ero parte ma non come avrei voluto, lo sapevo da tempo.
    Potevamo scegliere qualsiasi giorno del mese… certo era inverno,
    non ci serviva il sole o il bel tempo,
    sarebbe bastata una giornata nuvolosa e banale… e invece no! vento, pioggia e tempesta!
    “La nostra fortuna” pensai… certo non c’erano i mezzi di oggi,
    non potemmo evitarlo.

    E mentre voi inziaste il calvario, io rimasi solo quel giorno.
    Ricordo piangendo guidare al ritorno,
    la pioggia batteva forte, non potevo vedere la strada,
    mi rimane anche adesso in mente e nell’anima, ma avanzai con velocita’ costante nello sconforto.
    Quel giorno io piansi due volte, era un dolore profondo… e poi venne la sera.

    La casa mi sembro’ enorme,
    chiusi la porta dello stanzino e ancora vedo a distanza di tempo il mio lettino,
    l’altro era vuoto a ricordo perenne… e affrontai la notte con la lucina che mi aveva lasciato la nonna.
    Faceva un freddo bestiale, il calore di cinque persone veniva a mancare,
    e poi mi vinse il sonno… e fu mattina.

    Passava il tempo e una sera si spense la lucina della nonna,
    affrontai la notte senza coraggio… ma aprii gli occhi e mi stupii che potevo vedere nel buio e mi rincuorai.
    Ero solo sera e mattina,
    il pomeriggio mi allietava una donna… la sua famiglia di troppo.
    Non credo mi amasse per come dopo fini’,
    mi prestava poche attenzioni io lo capii… non certo come quelle che le prestavo io ogni di’.
    Tutto questo la mia solitudine non scalfi’.

    Solitudine strana, ancora oggi a distanza di anni,
    fatta di nuove persone che ti girano intorno,
    ti guardano in faccia, fanno rumore, parlano, discutono, litigano, le amo, sono parte di me,
    ma nessuno conosce quella persona che “visse” quel giorno.
    Filippo Piazza
    Accetto il regolamento

  45. Ogni volta che cala il vento
    Reduce da quello scomposto
    Disordine, l’aria s’acquieta
    I pensieri sembrano trovare
    Nuove vie nel silenzio
    Eburneo della sera.

    @Cristina Lastri
    sez A – accetto il regolamento

  46. sez A accetto il rgolamento

    Non basteranno i sogni e le tempeste
    né i rumori del nulla di bisbetiche domate,
    neppure Miranda e suo padre attraverseranno l’oceano
    se a placare questa sete di poesia e amore
    non giungerete presto,
    ah labbra rosee e succose,
    cosi soavemente attrici di demoni pensieri spettatori,
    lambite le rive di chi brama
    naufragarvi nell’anima
    e se, dopo aver esplorato tutte le dodici lune,
    esisterete ancora
    allora il frutto del mio vivere
    avrà germogliato un nuovo mondo.

  47. VORREI SAPERE
    Vorrei sapere cosa si prova
    a non soffrire
    fermando il tempo quando è felice
    cogliendo il senso intenso della gioia
    Ma il quadro della vita è in divenire,
    colori, oltre che splendenti, spenti .
    Oltre che viaggi, brusche frenate attese infinite, dolori inattesi…
    Vorrei sapere cosa si prova
    a ripartire dalle paure, dai tormenti.
    E resto qui con una valigia vuota,
    le spalle pesanti di fatica
    che troppo a lungo hanno pianto.

    Tania Scavolini sez A accetto il regolamento

  48. Al lento rifiorir del biancospino

    Mentre piove, sento lo scroscio
    nella mente muovere pensieri
    migranti che in volo intravedo

    come rondini libere per sentieri
    inanellati tra le nuvole del cielo.

    Nella vallata baciata dall’alba
    scopro gravine snebbiarsi vicino
    e lo sguardo d’incanto s’allieta

    al lento rifiorir del biancospino
    il cui profumo il vento dilegua.

    ( Accetto il regolamento ) – 14.marzo.2023

  49. I cuori che sognano
    Di Chiara Catanese
    Accetto il regolamento

    Dei cuori che sognano non ridete

    non ridete di chi sente gli alberi cantare
    di chi sa che la notte è densa e l’alba è lieve
    ma che anche il contrario è vero,

    non ridete di chi ha scommesso su sé stesso
    rischiando di perdersi sul crinale del buio
    non ridete di chi sogna i suoi sogni, e non i vostri
    di chi rincorre stelle che sono universi

    non ridete di chi ancora è vivo.

  50. Svendite

    Tu non lo sai, sognavo
    Montparnasse
    mentre d’autunno acquistavo
    un impermeabile troppo
    frivolo e leggero
    ai saldi dignità.
    Spietata diceva
    il tuo parterre di logiche
    ma tu –
    hai mai volato
    sopra ai tetti di Parigi?
    Come piccole derive all’ormeggio
    s’accartocciavano le foglie
    sul bordo del marciapiede
    illuse –
    di salpare a primavera
    la loro vela allegra di Mistral.

    PAOLA MARCHESAN
    SEZ. A
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

    1. Ohila, questa mi ha catturato! Solo un piccolo appunto: “Spietata diceva il tuo parterre di logiche” non dovrebbe essere “Spietato diceva…”? (a meno che spietata non sia riferito a parterre, che è maschile, ma ad altro)

  51. Accetto il regolamento

    Gli alberi di Roma

    Non sono ancora nate le prime foglie dei platani.
    Nessuno lo ha mai fatto e del resto perché avrebbe dovuto,
    se qualcuno mi chiedesse qual è l’albero della tua vita
    risponderei il platano,
    è l’albero che orna Via Nomentana,
    la strada che da bambino facevo per andare al negozio di mio padre.
    Mi accorgo ora che li ho sempre guardati insieme o da soli
    non so perché, forse perché sono alti,
    forse per la forma delle loro grandi foglie,
    per quel colore che cambia nella stagione
    dal verde vivo, al verde più scuro poi ad un tenue giallo
    infine al marrone, fino a che il picciolo lascia il ramo.
    Forse per i loro tronchi forti chiazzati di un grigio cangiante.
    Sono anche nel lungotevere,
    sul marciapiede,
    che dove è più stretto ti costringono a toccarli
    se nell’altro verso s’avanzano passanti.
    All’altezza dell’isola Tiberina smettono di essere indifferenti,
    non capisci se sono vanitosi per lo spettacolo
    che dall’alto adornano
    o festosi per l’opera a cui hanno il previlegio di soprassedere.
    Non sono i soli alberi di Roma, ci sono anche gli splendidi pini
    che hanno giustamente meritato le note di Respighi.
    Non so perché in questo terzo della mia vita
    l’immagine degli alberi abbia reclamato la sua presenza.
    So che è felice la scoperta.

  52. A TE CHE VIENI DA LONTANO

    A te che dormi
    su un orizzonte sconosciuto,
    seduto sul ciglio
    di un desiderio fragile
    che cigola sull’onda,
    a te che sogni
    in un deserto di parole
    con i pensieri affollati
    nel miraggio di un domani
    senza spine dentro il cuore,
    a te con nelle braccia un bimbo
    affidato alla speranza
    che non saprà della polvere
    lasciata indietro
    mentre lo stringi al petto,
    a te che preghi il vento
    perché soffi piano
    e dolcemente accarezzi il mare
    che porti via lontano
    la paura del vivere e la fame,
    a te che arrivi nudo
    a un’alba nuova
    con la testa che martella
    dell’eco di bombe e di rovine
    e non sai se pregare o maledire
    chi gioca con il tuo destino,
    a te che piangi e non ti arrendi
    e sulle spalle porti
    il peso dei ricordi e sospiri piano,
    a te giunga il mio sguardo
    di pace e la mia mano.

    -Accetto il regolamento.-

  53. Improgettualità

    Avverto il retaggio
    di un tempo lontano
    iniquo
    che non scorre

    Io sono qui oggi come ieri
    a cercare
    scrivere
    riempire
    fogli di progetti

    ma per chi non ha patria
    nel programma

    per chi non ha occhi
    per le circostanze

    per chi non ha sentore
    dei ritmi

    la vita è un impulso
    un battito
    un punto di oggi.

    Che prospettiva dovrei avere?
    io che non so guardare

    e sono cieca
    sorda
    intattile

    Per me la vita è un’onda

    non vado, non arrivo
    ma resto.

    Filomena Gagliardi
    Ascoli Piceno

    Accetto il regolamento

  54. La quiete del tempo

    Picchia possente la pioggia
    nello scemare della sera
    ove un amore chimera
    nella mente ardito viaggia.

    Un lucignolo si logora
    all’ardore di una lieve fiamma
    che sta ad illuminare il dramma
    del trainare dell’inquieta aurora.

    E si nutre di veleno il sole
    raggirando ogni sorriso
    che inesperto di tempo intriso
    si adagia su vuote mensole.

    – accetto il regolamento

  55. Baciata dal sole

    Seduta sulla spiaggia,
    chiudo gli occhi e improvvisamente
    mi sento baciata dalla salsedine e dai raggi del sole.

    Una sensazione di pienezza avvolge il mio corpo bisognoso
    di calore.
    In quell’infinito mi sento sciogliere
    come fossi burro.

    Mille pensieri attanagliano la mia mente come se non ci fosse un domani.
    Tutto è oggi… bianco e nero, riso e pianto, caldo e freddo.

    Vorrei tornare bambina e mischiare i pezzi del puzzle della mia vita.
    Provare ad aprire porte diverse e scoprire altri orizzonti.
    Sfogliare pagine di libri mai aperti, scoprire meravigliata emozioni appaganti.

    Per un attimo mi manca la terra sotto i piedi,
    frastornata dalle mille sfaccettature che mi sono persa.
    Ma non si torna indietro,
    devo vivere serena e aggrapparmi con tutta la forza che ho in corpo, a questa vita.
    A questo oggi prepotente è incerto,
    apparentemente vuoto ma pieno d’amore.

    A volte devo scavare in profondità per sentirlo,
    ma mi basta guardare dentro gli occhi o sentire il suono di una voce per capire che l’amore lo posso toccare e vivere.

    Un alito di vento scuote il mio torpore,
    apro gli occhi e l’immensità del mare mi avvolge, regalandomi la consapevolezza di essere viva e grata alla vita per quello che mi da.

    – accetto il regolamento

  56. Ormai assuefate …

    Il dolore della gente
    Sgomenta,
    Annichilita
    Dinnanzi a tanta inaudita
    Assurdità
    Ripetuta
    Rituale immutato
    Davanti a morti così
    Crudeli e inutili
    Le persone che
    Assistono a tali
    Catastrofi del mare
    Ormai assuefate a
    Queste immagini
    Diventano immuni a
    Dolori Disumani

    Antonio Pittau, Accetto il regolamento

  57. *Il mio Porto insicuro*

    Son l’uomo del caffè macchiato freddo
    l’impulso che tracanna a tutto fiato
    un cocktail poco alcolico amaranto
    dischiuso sotto il cielo a gocciolare.

    Impronte di bicchieri zuccherosi
    volano via col soffio della sera
    dal mio Porto insicuro sotto vento
    dall’angostura che langue e non dilaga
    a formidabili amori a crepapelle
    tra i tavoli di briciole e diamanti
    io, come tanti, spazzato dal maestrale
    mi avvio poi verso casa pancia a terra.

    Roberto Marzano, accetto il regolamento

  58. Giovanna Ferrara ha detto:
    Sez A poesia alle 20 e 40 PM

    Nel fango buttato,
    pensieroso e triste,
    io soldato.
    Non parlo con il compagno accanto
    e guardo i morti sconcertato, io soldato.

    Mi chiedo con l’arma in mano:
    – Che uomo sono?
    A un altro uomo devo sparare,
    non capisco perché lo devo fare.

    Un uomo come può pensare di fare la guerra,
    ha dimenticato quello che è successo su questa terra.
    Nelle guerre c’è chi perde e chi vince,
    ma sempre la povera gente piange.

    Dolori, sofferenze, morti e distruzioni,
    per i popoli di tutte le nazioni.
    La ruota gira e gli anni passano,
    ma gli uomini ancora di guerra parlano.

    Giovanna Ferrara
    16/03/2023
    Accetto regolamento

  59. Giovanna Ferrara ha detto:
    Sez A poesia alle ore 22 PM
    PM

    Io soldato

    Nel fango buttato,
    pensieroso e triste,
    io soldato.
    Non parlo con il compagno accanto
    e guardo i morti sconcertato, io soldato.

    Mi chiedo con l’arma in mano:
    – Che uomo sono?
    A un altro uomo devo sparare,
    non capisco perché lo devo fare.

    Un uomo come può pensare di fare la guerra,
    ha dimenticato quello che è successo su questa terra.
    Nelle guerre c’è chi perde e chi vince,
    ma sempre la povera gente piange.

    Dolori, sofferenze, morti e distruzioni,
    per i popoli di tutte le nazioni.
    La ruota gira e gli anni passano,
    ma gli uomini ancora di guerra parlano.

    Giovanna Ferrara
    16/03/2023
    Accetto regolamento

  60. Susanna Mastino accetto il regolamento
    Il mio mondo
    Il mio mondo non è un cielo senza nuvole,
    lotta continuamente contro le avversità della vita,
    fa progetti per il futuro,cresce e cambia.
    Il mio mondo è un orizzonte, un mare immenso di idee,
    rinasce e non teme d’ invecchiare,
    è fatto di piccoli gesti d’amore,
    è casa, famiglia.
    Il mio mondo conosce il
    sacrificio e la rinuncia,
    non teme il giudizio degli altri,
    è fatto di temperanza e fortezza.
    Il mio mondo è un tesoro,
    chiuso in uno scrigno d’oro.

  61. Dopo la reclame

    Starei sdraiata
    a guardare il buio
    tra una stella e l’altra.
    Sarei pazza
    se mi accontentassi
    delle parole degli altri.
    Estranea
    a questo mondo
    che sfarfalla
    tirando le fila
    di bislacchi balocchi
    e segreti rimpianti.
    Io sorrido
    all’ inamidato personaggio di turno,
    e ringrazio con un inchino.
    Lo spettacolo è finito.
    La vita vera
    comincia dopo la reclame.
    Vellise Pilotti sez A
    Accetto il regolamento

  62. La ricerca

    Se non è stato
    La stella ti guarda dolente
    Dal cielo notturno
    Silente quale aquila dormiente.
    Fra spazio e tempo
    Respira un soffio di vita
    L’illusorio sussurro del sogno
    Ardente speranza di rinascita.
    Fra nuvole e venti
    Corre la muta armonia
    Di parole mai dette fra due
    Quale trepida sinfonia
    Di creature viventi.
    Fra pianeti e comete
    Galleggia la scia della luce
    Di sguardi sfuggevoli mai dati
    Quale tremulo rimpianto
    Di occasioni sprecate.
    Fra terra e mare
    Si fionda danzante il confine
    Di illimitate solitudini
    Quale cauta ricerca
    Di vite da nutrire.
    Fra maree e spiagge
    Si rincorre la sabbia assillante
    Di rimorsi pungenti
    Quale sentimento celato
    Di tenerezza che urge.
    Se non è stato
    tu cerca il pettirosso
    resiste all’inverno
    verrà da te e con se
    la speranza ti porterà.

    – accetto il regolamento

  63. In su bentu

    Ammèntos e boxis de amargùra
    in su mari pensamentòsu
    de custu celu antìgu de luna

    Ddus portat su bentu
    e s’infinìda mia tristùra.

    Laura Vargiu
    Sez. A – Accetto il Regolamento.

    (Poesia in lingua sarda – gli accenti non hanno pretesa di correttezza ortografica, ma sono stati riportati solo ai fini della pronuncia del testo)
    Traduzione:

    Nel vento

    Ricordi e voci d’amarezza
    nel pensieroso mare
    di questo cielo antico di luna

    Li porta il vento
    e l’infinita mia tristezza.

  64. Disegnatori di vita

    Quando il senno
    estende se stesso,
    come un registro
    che ripropone
    sempre un domani
    che non si conosce,
    allora uccidiamo
    la pluralità di noi stessi
    e della nostra esistenza.
    L’inconscio trema e
    le conversazioni
    non sono più pacificatrici
    e allora i brividi
    sono la finestra
    da cui fuoriescono
    le resistenze della nostra vita.
    Siamo attori sbagliati ,
    che sul palcoscenico
    della vita
    perdono la reputazione
    di essere umani
    e sembriamo dei selvaggi.
    È triste quando ci attribuiamo
    le etichette di essere
    dei randagi
    perché non lo siamo;
    noi siamo pittori
    che disegnano vita
    moltiplicando i misteri
    delle ultime nuvole
    che ci sovrastano.

    Sez. A – Accetto il regolamento
    Giovanni Tebano

  65. E’ già domani

    E ascolto in silenzio
    il fruscio del vento
    che si insinua
    tra secche sterpaglie.

    E ascolto il rumore
    di un sorriso
    di un tempo che fu.

    E ascolto le parole
    stringendo il tempo
    nel chiuso di un pugno.

    E ascolto in silenzio
    il tracimar del giorno
    ove tutto è pronto
    per il già domani.

    Michele Pochiero
    Accetto il Regolamento

  66. RICORDI?
    Stasera, piove e me ne sto,
    inzuppata d’acqua fino all’ossa
    nella nebbia, nel fumo dei miei fiati,
    sorda allo scroscio pluvioso
    che le rade fievoli luci sfilaccia.

    In testa ho una vaghezza venusta,
    l’enigma d’un malessere sottile,
    di un ozioso piacere maligno
    alcova di luoghi, di tempi perduti
    restii a sfuggire la mestizia molle,
    i mille remoti strani pensieri.

    Chiusa nella trappola della non vita,
    flotto minuto sopra minuto, febbrile,
    un po’ qui, un po’ là scomposta,
    vogliosa di tornare, da me, con me,
    fuor di me che rido e rido e tremo,
    al tempo acerbo del mio amore.

    E il cuor mio, d’addio campione,
    chioccio il gridìo, svegliato a un tratto,
    spiattella, netto e tondo un: ricordi?
    Oh, sì … ricordo le ore della tenerezza,
    le dolci confidenze di luna e stelle,
    il palpitar desio di sempiterna festa.

    Sandra Ludovici
    Accetto il regolamento.

  67. Torna ancora il maestrale
    a sferzare con le sue ali impazzite
    le onde piene di urla e di sgomento.
    Dal profondo si desta la tua voce,
    la memoria già ferita incidendo.
    Pulsa un nuovo dolore
    nel suo gelido biancheggiare
    e mi incatena a rinnovato tormento.
    Inerme osservai lo spegnersi
    della tua anima aggrappata
    al cupo legno di uno scafo
    inabissato con straziante fragore.
    Di sale ribolle la cavità dell’acqua,
    riempie le labbra bruciate,
    solcando gli occhi immobili.
    Racchiudo il tuo nero canto
    in una bianca conchiglia,
    ne serberò il profumo d’incanto
    nella notte più buia
    e ti amerò ancora nella vastità
    di scaglie di rosso diamante
    nell’impeto del vento
    che gravido di grida ritorna.

    Claudia Ruscitti
    Accetto il regolamento
    Sezione A

  68. Rivoluzioni

    Fermi
    fermagli fermenti
    il frumento frullato.

    Baci
    barche
    bacche
    le bare bruciate.

    code coccodè cicale
    il caso consumato.

    Eserciti
    estrella edera
    gli elmi esausiti esauriti
    elevano enigmi.

    Lucio Felice
    accetto il regolamento

  69. Neve

    Le nuvole grigie morbide fresche
    distese come lenzuola vaporose
    coprono l’orizzonte e le mie ciglia umide.
    Le tocco con un dito
    e tutta la mano svanisce
    il grigio scivola lungo il braccio
    e il braccio svanisce.
    Cerco di penetrare le nuvole con lo sguardo
    e gli occhi svaniscono.
    Mi chiedo se sono ancora visibile.
    O dissolto nella nuvola.
    I sogni resistono
    i miei occhi li vedono
    le mie mani li toccano
    sentono la loro carne e il tepore del sangue.
    Percepisco che le nuvole diffondono
    una musica lenta e soffusa
    che ha il lamento docile
    della neve sottile.
    Due gambe scendono
    nude dal tulle delle nuvole
    danzano si slanciano e fremono
    sulle punte dei piedi
    per tornare a nascondersi.
    La musica è vento
    le avvolge le trattiene con le carezze
    e le invita a dispiegarsi ondeggiando
    come le ali di un armonioso gabbiano.
    Danzano e dalle nuvole cadono
    estasi incanti
    un bianco che abbaglia.
    – – –
    Accetto il regolamento
    Marcello Comitini

  70. ACCETTO IL REGOLAMENTO
    Giorgio Norberto Marchini

    Qual buon vento

    Mi sono bagnato tutto intero
    per fotografare il vento
    Un flutto di spuma
    mi ha sorpreso ed avvolto
    nel fragore assordante delle onde

    Tutto mi si è agitato dentro
    una burrasca fastidiosa molesta
    urlante
    che ascoltandola bene
    mi ha fatto ritrovare la calma
    delicata gentile
    Mi è bastato vedere quel petalo di fiore volare
    tra l’iride e il turbine
    così tenue e libero nel cielo folante
    Lo vedo solo io mentre da me si allontana
    la gente intorno a me vede solo il mare

    Di quel vento mi resta la forza
    di quel petalo colorato
    volato via da me
    unico
    in questo tempo delirante
    Di quel mare infinito
    rimane nel cuore quel fiore
    che nella bufera
    non si è dato per vinto
    rimanendo a volteggiare

    Spinto dal libeccio
    ho resistito per non prendere il volo
    bella sensazione
    di capelli scarruffati mi sento
    Profumi di spezia e fragranza qui a Livorno
    mi ricompongo sconvolto
    coinvolto
    da strizzare…

    e sono tornato a lavorare

    G.N.M.

  71. NUDA
    Stasera è una di quelle sere
    dove il cuore non si comanda
    E la birra si asciuga
    davanti al tramonto
    che se ne frega di me
    che invece penso
    non esista nient’altro
    E gli occhi si incendiano di lacrime
    Mentre un mantra mi assilla…
    Lhaivolutotulhaivolutotulhaivolutotu..
    E cosi rinuncio alle difese
    Spogliandomi di tutto
    Sapendo che nessuna mano
    mi toccherà
    Nessuna pelle
    mi sfiorerà
    Accolgo il dolore
    Nuda nel letto vuoto
    Perché stasera è una di quelle sere
    Dove il cuore non si comanda.

  72. FINALISTI:

    Filomena Gagliardi con “Improgettualità”
    Saverio Giannini con “Liberi senza tempo”
    Paola Marchesan con “Svendite”
    Fabio Soricone con “Oceano”
    Michele Pochiero con “È già domani”
    Giorgio Marchini con “Qual buon vento”
    Silvia Vercesi con “Quando tornerai da me”

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