Intervista di Alessia Mocci a Samuel Fernando Pezzolato: vi presentiamo la silloge “È giunto il maestrale”

“[…] Che si mangia stasera? Ritorna ad essere un monologo./ Siedo alla parte opposta del tavolo;/ l’entrata è troppo vuota per volgergli il mio sguardo/ che bene si era abituato ad incrociare il tuo.– tratto da “Stanze vuote”

È giunto il maestrale di Samuel Fernando Pezzolato
È giunto il maestrale di Samuel Fernando Pezzolato

È giunto il maestrale” (Tomarchio Editore, 2022) è una raccolta del poeta torinese Samuel Fernando Pezzolato. L’autore, sin da giovanissimo, si è dedicato alla scrittura ma recentemente ha deciso di condividere i suoi scritti con il pubblico.

Samuel è anche appassionato di discipline olistiche, dell’arte, della cucina, dei veicoli di interesse storico e della Sardegna così come si evince da questa silloge quasi interamente dedicata alla bella isola del Mediterraneo in cui la presenza e l’assenza si alternano provocando sentimenti contrastanti ma pur sempre votati alla magnificenza della Natura.

“Tutto ora è possibile/ quando la terra che si nutre del cielo/ abbandona ogni pensiero.// Ti lascia immaginare,/ ogni cosa ha perso la sua realtà/ il suo vero colore.// […]”

L’autore si è mostrato molto disponibile nel rispondere a qualche domanda su “È giunto il maestrale” così da sviscerare il suo mondo poetico.

 

A.M.: Ciao Samuel, ti ringrazio per aver accettato l’intervista così da poter presentare ai lettori di Oubliette Magazine la tua silloge, “È giunto il maestrale”, di recente pubblicazione. Mi piacerebbe iniziare parlando della tua infanzia: quali sono state le prime prove di scrittura?

Samuel Fernando Pezzolato: Ciao Alessia, grazie a te per questa opportunità. Le mie prime prove di scrittura sono state “tentativi” di poesia e racconti. Mi ha sempre affascinato la figura dello scrittore, di una persona capace con le parole di tenerti incollato ad un libro o ad una storia. Anche quell’aura che si intravvedeva raffigurata nei libri di uomini e donne che, con una penna e calamaio, hanno fatto diventare eterni se stessi, le proprie introspezioni e i personaggi. Era come se la loro arte (ma non solo) gli permettesse di viaggiare nel tempo. Chi non ha mai desiderato questa “utopia”?

Quindi fin da piccolo, già a sette anni provavo a scrivere delle poesie. Le vedevo come un piccolo contenitore dove custodire un’emozione. In famiglia non c’era la passione per la lettura, ma grazie alla scuola dove si inizia ad avere un approccio su quello che è il vasto mondo della letteratura. I romanzi di Sepulveda ed “Il piccolo Principe” sono libri molto belli, ma la vera scoperta fu quando Leopardi, Pavese, Montale, D’Annunzio e tanti altri, si presentarono nel programma di Italiano. Era come trovare una parte di me, un’emozione comune scritta da qualcun altro in un modo così perfetto e sincero da commuovere.

 

A.M.: Siamo già alla seconda ristampa di “È giunto il maestrale”: è stata per te una sorpresa oppure ti aspettavi la partecipazione dei lettori in questo tuo progetto?

Samuel Fernando Pezzolato: Sinceramente, non me lo aspettavo. Perché erano sentimenti così racchiusi, che faticavano a uscire. Dopo qualche scherzo di salute, ho pensato che le emozioni erano un bagaglio che non doveva andare perso. Ho visto il tempo come una cosa ancora meno scontata e più preziosa! Volevo che tutto quello che avevo provato, non finisse insieme a me. Come una lettera che non raggiunge il suo destinatario.

La poesia, era l’unico mezzo.

Quel che si racchiude nel libro, è solo una parte dei tanti fogli e foglietti sparsi che ho deciso di pubblicare. Il mio più grande timore è stato quello di mettermi a nudo, (perché la poesia in fondo fa anche questo). Delinea il contorno della parte più spirituale ed intima. Quella che genera tanto pudore, con la più grande paura che non venga apprezzata o capita. Mi sono accorto di non essere solo nelle mie emozioni. La vergogna è svanita a poco a poco quando persone sconosciute hanno ritrovato qualcosa che toccasse anche loro. Questo mi ha veramente reso felice!

In questa nuova edizione, ho avuto la fortuna di includere la traduzione in sardo di Franco Carta della poesia “L’anima ritrova la sua quiete”, autore e traduttore che ringrazio ancora perché questa pagina che si aggiunge, come un diapason, ha fatto risuonare per me l’intero libro della sua lingua originale. L’incontro di tante poesie con la loro terra.

 

A.M.: La raccolta è dedicata alla Sardegna, isola a cui sei molto legato. Ci puoi raccontare il perché?

È giunto il maestrale
È giunto il maestrale

Samuel Fernando Pezzolato: Oltre per la sua rara bellezza, la Sardegna, raffigura per me l’involucro di tutte le mie età. Non sono di origine sarda, ma per la mia famiglia è ormai la meta estiva dalla fine degli anni ‘80. È stata semplicemente la mia vita! Su quella spiaggia ho fatto gli incontri più belli e importanti. Ciò che per me l’ha resa un luogo ancora più speciale, è stato l’aver provato nella sua cornice il primo amore, il primo sentimento che ti stravolge, ti spaventa e a quell’età, non sai che nome dargli… Quell’incontro ha portato tutte quelle emozioni con la velocità e la forza di un fulmine, come un lampo che rischiara in una notte buia. Ricordo quel giorno come se fosse oggi! E di aver scritto poi poche parole, ermetiche, ma che dentro di me sono solo il titolo di un fiume lunghissimo di sensazioni:

Di giorno sei la luce dei miei occhi/ e della notte… il mio sogno più bello.” (Golfo Aranci, 24 luglio 2009)

Oggi, ricerco ancora tra i profili di quella natura, il vero significato di tutto questo. Tante domande rimaste appese, e una risposta in un tempo che non potrò più rivivere… Per il restò è difficile spiegare la poesia in parole… spero che il contenuto delle pagine riesca nel suo intento.

 

A.M.: Cito due versi tratti da una tua lirica: “Nei sogni è possibile/ quel che il giorno nega.” Che cosa il giorno nega ed è possibile far avverare un sogno?

Samuel Fernando Pezzolato: È una poesia di tanti anni fa… Il sogno a volte è un mondo parallelo della nostra mente. Si sogna e si rivive tutto quel che si vorrebbe. L’amore, non si può ottenere. Capita e basta. È una coincidenza astrale. Ma quando questo non accade, ma si desidera, rimangono tante domande, tante introspezioni nel cercare dove può essere “la falla”, il difetto che allontana l’unica persona al mondo che in quel momento si vorrebbe accanto. In quel preciso istante in cui la scrissi; era il voler materializzare un sentimento che nella realtà era unilaterale. Nei miei sogni, nell’immaginazione però era tutto possibile. Il risveglio era il giorno privo di quello stato di felicità. Uno stato d’animo che troppo tardi ho compreso che andava ricercato all’interno e non all’esterno di me.

 

A.M.: In “Olivastro millenario di Luras” leggiamo: “Hai regalato riparo a soldati,/ a poeti, a pastori ed animali./ Hai visto evolvere/ la stessa civiltà/ che da questa meravigliosa natura/ ha voluto allontanarsi.” Il poeta, al pari del pastore e dell’animale, guarda la Natura in modo “ingenuo” tanto da meravigliarsi di ogni foglia e di ogni dettaglio di un ramo. Ma qual è il “mistero” li accomuna e di cui tu tratti?

Samuel Fernando Pezzolato: Il mistero che li accomuna è la coincidenza sensoriale che essi provano. Questa pianta colossale ha un’età che si avvicina ai 4 millenni… antica quasi come le Piramidi Egizie. E per tutto questo tempo il suo viver maestoso e lento ha regalato una fresca ombra nelle giornate afose. Il sollievo e il panorama che si regala agli occhi avrà scaturito un’emozione simile a quella che ho provato. Non mi sento di dar voce a chiunque altro abbia beneficiato della presenza di questo olivastro monumentale. Ma la sua energia, anche storica, ha così tanto da raccontare (in una voce che non si può udire) che rimane impossibile a non pensare all’importanza di questo “monumento”. Ha sicuramente scambiato meraviglie e visto evolvere o involvere una gran parte di quella che noi chiamiamo storia. Sulle sue radici ci sono stati incontri culturali, di pensieri semplici, spesso smarriti. Mi piace anche pensare che con le piante, ci si scambia vita: i suoi respiri sono essenziali ai miei e viceversa. La nostra respirazione “inversa” permette a entrambi la vita e così, ci ricorda la bellezza di questa semplicità…

 

A.M.: In “Semplice armonia” hai scritto: “Ci rendiamo felici/ con qualcosa in più,/ illudendoci così di una momentanea euforia.” Che cos’è questa euforia di cui parli e perché è momentanea?

Samuel Fernando Pezzolato
Samuel Fernando Pezzolato

Samuel Fernando Pezzolato: La mente ha bisogno di continui stimoli per non incappare nella noia, si cerca sempre qualcosa di nuovo che ci illude di una felicità “volatile” fino a quando quel senso di novità non si esaurisce. La natura penso che regali un grande esempio: si estranea dal concetto di nuovo e di obsoleto, tutto muta (vive, muore e si trasforma), ma non segue mode, tendenze o cambi di stile. L’estate, per me, è il momento per provare (almeno in parte) il distaccarsi da una routine più cittadina e per seguire l’andamento naturale e vulnerabile della Sardegna. Lì mi privo di molti ausili e molte comodità. La felicità si ritrova dentro, negli incontri casuali che regala una spiaggia. La luce delle stelle tra gli arpeggi di un amico e la sua chitarra. Ci si regala tempo. Quello che svanisce durante le corse quotidiane nei periodi di lavoro. Meno cose e più attimi. Questo penso possa aiutare a regalare la serenità interiore, ritrovando anche un po’ di felicità.

 

A.M.: Ci sono in programma delle presentazioni di “È giunto il maestrale”?

Samuel Fernando Pezzolato: La prima presentazione è stata il 19 novembre 2022, presso la sede del Gru Club Adb Odv, in via Damasco 14 a Grugliasco in provincia di Torino. L’evento è stato organizzato da Maria Bergadano e Lorenzo Amadio. Nel corso della serata sono state sorteggiate dai partecipanti alcune poesie in un cesto e lette da ognuno di loro, inoltre sono stati fatti girare alcuni cucchiai di legno che io stesso ho scolpito. La seconda è stata il 22 novembre 2022 nella sede della casa editrice, Piedimonte Etneo, uno splendido borgo ai piedi del vulcano (od Idda, la Signora, così come viene chiamato l’Etna). Il 26 dicembre, invece, “È giunto il maestrale” è stato presentato a Cagliari in occasione della Rassegna letteraria Tomarchio Editore ideata da Alessandra Sorcinelli. È mio intento fare ulteriori presentazioni in varie parti d’Italia, in particolare, oltre che in Sardegna, nel Veneto (da cui in parte ho origine), Lazio e nel Comasco, dove avvenne la mia prima presentazione dell’antologia “Come fiori sul ciglio della strada” curata da Miriam Ballerini.

 

A.M.: Tra qualche giorno sarà pubblicato il bando di partecipazione di un contest di poesia legato alla tua silloge. Perché è importante promuovere la scrittura?

Samuel Fernando Pezzolato: Perché la scrittura è una nostra antichissima espressione. Ognuno ha una sua “voce” principale. Parlo di tutto quello che la scrittura ci ha portato, il nostro pensiero che viaggia lontano da noi. Per assurdo potremmo viaggiare di più e più velocemente con la nostra scrittura (o con qualsiasi altra arte) che con il nostro corpo. Quindi penso che sia importante per estrarre dalla nostra anima quella particolare forma di espressione che si veicola solo con la scrittura. Il nostro vero manifestarci, estendere se possibile la nostra bellezza interiore, potrà creare solo bellezza.

Perché privarcene?

Si può scrivere per se stessi, e guardare un giorno un’evoluzione che altrimenti avremmo di noi perso. Lo scambio è importante, siamo “animali sociali “e impariamo grazie agli scambi. Chiunque può insegnarci se siamo predisposti ad ascoltare ed osservare. Le esperienze altrui, per quanto personali e all’apparenza distanti da quello che noi siamo, possono essere in realtà una grande risorsa. Le conoscenze di chiunque sono limitate e in continuo cambiamento, da lì nasce il bello di cooperare. Tutti possono imparare tutto, a patto che ci si dedichi seriamente. Ma prima di pensare in grande… la bellezza della scrittura sta nelle lettere lasciate sul tavolo per addolcire la giornata di chi arriverà dopo di noi, un biglietto ritrovato, dove si riapre l’affetto dei nonni o di altre persone care che non ci sono più, una dedica rimasta su un libro, su una cartolina… Tutto questo può diventare una raccolta, poesie e racconti. Uno scambio di meraviglie che senza lettere, non potrà raggiungere altri cuori. Questa è per me la scrittura…

 

A.M.: Stai lavorando ad un nuovo progetto editoriale? Puoi anticiparci qualcosa?

Samuel Fernando Pezzolato
Samuel Fernando Pezzolato

Samuel Fernando Pezzolato: Sì, certo. A breve uscirà una piccola nuova raccolta nella seconda edizione dell’antologia “Conversazioni poetiche”. E poi in base a quello che mi regalerà quest’anno, nuove poesie potranno dar forma ad un’altra raccolta. Io scrivo quotidianamente, ogni tanto il pennino e la macchina da scrivere irrompono il silenzio della notte, a volte sono pensieri che vanno affinati. Non sempre diventano poesia… Quelle vere, piombano nella mente, non lo scelgo io, e se non c’è nulla che possa imprimerla, va persa…

Da anni ho in mente la stesura di un romanzo, ma ormai lo paragono al cantiere della Sagrada Familia di Barcellona. Non l’ho mai completato. Mi manca qualche ingrediente e l’ispirazione necessaria che soffi vento nelle mie vele. Sicuramente dovrò studiare ancora, ed acquisire competenze che mi mancano. Le idee possono essere belle, ma se manca la pratica che le fa nascere, rimangono idee.

 

A.M.: Salutiamoci con una citazione…

Samuel Fernando Pezzolato: Vorrei menzionare un autore d’oltreoceano che porta anche il mio primo nome. Samuel Langhorne Clemens, in arte Mark Twain. Mi affascina non solo, per i suoi pensieri. La sua esistenza è iniziata e si è conclusa col passaggio della cometa di Halley. Questo è un mistero che va oltre l’astrologia ed il semplice oroscopo. Qualcosa avrà dovuto significare… Questa è una delle sue frasi che più amo:

Dà a ogni giornata la possibilità di essere la più bella della tua vita.”

La lessi anni fa… non conoscevo l’autore, ma questa citazione mi ha aperto una bellissima prospettiva mentale. Ogni giorno, bisogna avere il coraggio di scegliere, non solo chi si vuole essere, ma con che atteggiamento si sceglie di guardare il mondo. Premetto che il mio è un tentativo, riuscirci non è facile. Come dicevo prima, sto rivalutando ancora di più il valore del tempo, cercare di accettare che nulla si ripete e nulla si ripeterà nello stesso modo. Siamo in un’epoca in cui chiunque crede in tante sicurezze. Chi si aspettava una pandemia? Era solo una situazione studiata nei libri di storia, perché pensando a quell’epoca “si era indietro”. Chi poteva immaginare di stare lontano dalle persone care e dalle proprie abitudini? Quanto vale oggi la vicinanza di chi amiamo e la libertà di poter vedere un panorama diverso da quello del nostro balcone? Non amo più rimandare, il tergiversare, il rimanere appeso nelle indecisioni altrui. Sto cercando di rendere bella e meravigliosa ogni frazione di tempo che mi viene concessa.

Con questo obbiettivo che mi sono posto, saluto te e a tutti coloro che hanno seguito questa intervista, e dedicando un po’ di sé tra le pagine del mio libro. Grazie di cuore, a presto!

 

A.M.: Samuel è stato un piacere leggerti e dialogare con te. Consiglio al lettore di acquistare “È giunto il maestrale” direttamente da te così da ricevere una dedica personalizzata. Ti saluto con alcuni versi tratti dal “De rerum natura” di Lucrezio: “Ma a una mente sagace bastano queste lievi tracce/ perché tu possa scoprire da solo tutti gli altri concetti./ Infatti come i cani trovano spesso con il fiuto,/ nascosta da fronde, la tana d’una fiera che vaga sui monti,/ appena si siano slanciati su una pista sicura,/ così in questo argomento potrai da te stesso chiarire/ un concetto dopo l’altro, giungere al fondo di tutti/ i recessi segreti e trarne alla luce il vero”.

 

Written by Alessia Mocci

 

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