Trieste Film Festival 2023: tutti i film premiati della trentaquattresima edizione
“Dopo le immagini scelte a rappresentare il Trieste Film Festival nelle scorse edizioni, caratterizzate da una ricerca dell’interpretazione contemporanea del reale delle aree di interesse del festival, quest’anno l’iconografia è più antica, seppur intensa, e rimanda a una rinnovata semplicità”. – Max Mestroni, dell’agenzia Claimax, che coordina la produzione del Festival
Con la premiazione dei film e dei documentari in concorso, il 28 gennaio 2023 si è conclusa la 34^ edizione del Trieste Film Festival.
Dedicato al cinema dell’Europa centro orientale anche quest’anno il Festival di Trieste è stato diretto da Nicoletta Romeo. Nato all’indomani della caduta del Muro di Berlino, l’appuntamento annuale ha visto la città ospitare una produzione importante, da un punto di vista testimoniale, che ne ha decretato un buon successo. Tanto da catturare in ampia misura, anche in questa sua 34^ edizione, l’attenzione di media e di pubblico. E ciò grazie a una programmazione ricca e variegata.
Tre le sezioni su cui il Festival ha impostato il suo palinsesto: lungometraggi, cortometraggi e documentari. Altre performance, inoltre, hanno arricchito un progetto davvero ben sviluppato. Fra cui sei proposte fuori concorso, due di queste italiane trasmesse in anteprima: “Gigi la legge” e “La lunga corsa”.
Ciò che più è emerso dall’edizione appena conclusa è stata l’attenzione prestata all’Ucraina, dedicando alle problematiche attuali del paese vari titoli. Inoltre, quattro gli eventi speciali evidenziati dalla programmazione.
Degno di nota è stato il lungometraggio: “Il boemo” di Petr Václav, sulle avventure del compositore settecentesco Josef Mysliveček, vissuto nello stesso periodo di Mozart, e ricercato presso le corti e i teatri dell’Europa dell’epoca.
“L’estate sta finendo – Appunti su Furio”, cortometraggio diretto da Laura Samani, che racconta una storia d’amore toccante e poetica attraverso scene balneari raccolte da filmini di famiglia girati sulle spiagge dei litorali italiani.
“The Happiest Man in the World” di Teona Strugar Mitevska, e “Souvenir d’Italie” di Giorgio Verdelli, un eccellente ritratto del grande Lelio Luttazzi.
I film del Concorso documentari sono stati undici. Mentre il Concorso cortometraggi ha presentato diciasette titoli, a cui si sono affiancate alcune proposte fuori concorso, tra cui “The Potemkinists”, lavoro di Radu Jude.
Anche quest’anno sono state confermate le sezioni Fuori dagli sche(r)mi e Wild Roses e il Premio Corso Salani.
Il Festival, inoltre, ha voluto celebrare Franz Kafka con “L’arresto”, cortometraggio d’eccezione.
Il programma del Trieste Film Festival si è arricchito inoltre, come ogni anno, di momenti di incontro con mostre, tavole rotonde ed iniziative speciali. Ed anche in questa 34^ edizione non poteva essere altrimenti.
“Fuori dagli sche(r)mi continua il suo lavoro di ricerca su forme e prospettive nuove, con un’attenzione speciale quest’anno sul cinema d’animazione; Wild Roses, l’ormai tradizionale focus dedicato ogni anno alle cineaste di un diverso paese, fa tappa quest’anno in Ucraina con un programma a cui avevamo già iniziato a pensare in tempi di minore emergenza, per la cura di Massimo Tria. È un cinema militante, che affronta con forza la drammatica situazione odierna ma è anche e soprattutto un cinema femminista, di sorellanza, con autrici e protagoniste moderne, emancipate, che sognano un futuro migliore per se stesse e per il loro Paese. Il Premio Corso Salani, curato quest’anno da Giuseppe Gariazzo e Grazia Paganelli, è dedicato a un cineasta a noi molto caro, e in memoria del quale cerchiamo di dare vita ogni anno a una sezione di cinema italiano indipendente senza distribuzione, nell’ottica di dare una maggiore visibilità a quelle opere e a quei registi che spesso sono la vera linfa del nostro cinema, con stili e modus operandi diversissimi, anche se non sempre godono di un’adeguata promozione o dei canali giusti per raggiungere un pubblico più vasto” – Nicoletta Romeo, direttrice del Festival
Infine, la premiazione, avvenuta il 28 gennaio 2023.
Il Premio Trieste assegnato dalla giuria al miglior cortometraggio in concorso è andato a “Sonne” di Kurdwin Ayub, con una motivazione ben precisa che così recita: “Per averci trascinati con energia travolgente in un vortice sospeso tra il rispetto per le tradizioni e il desiderio di modernità. Per aver interrogato, più che suggerito risposte, per aver schivato il giudizio, privilegiando la comprensione. Per aver indagato senza dogmi, e usando la lingua del presente, le questioni ancora irrisolte delle radici, della religione e dell’identità delle nuove generazioni figlie dei flussi migratori, attraverso lo sguardo di tre giovani donne in cerca del loro posto nel mondo”
A cui aggiungere due menzioni speciali, sempre assegnate dalla giuria, andate a: “Safe Place” di Juraj Lerotić “per aver condiviso con il pubblico un viaggio emotivamente intenso, visivamente stupefacente e profondamente personale che ci mette di fronte alla morte, la più grande delle paure umane” ed ad “A Black Stone” di Spiros Jacovides per un film in cui il regista esordiente presenta situazioni comiche e gag grazie a un singolare approccio umoristico.
Il Premio Alpe Adria Cinema assegnato dalla giuria è andato al miglior documentario in concorso “Scenes with my Father” di Biserka Surah, che descrive una famiglia di migranti nell’Europa di oggi. Con la seguente motivazione: “un padre e una figlia, nati in due sistemi politici diversi, che hanno affrontato stando in silenzio. Ora è il momento di sfogarsi e lasciare andare tutto fuori. Una vecchia fabbrica vuota si trasforma nel palcoscenico di una storia che ci fa viaggiare da est a ovest sia geograficamente che mentalmente”.
La giuria ha inoltre assegnato una menzione speciale a “Fragile Memory” di Ihor Ivan’ko con la seguente motivazione: “il tentativo di registrare i ricordi del nonno, il famoso direttore della fotografia Leonid Burlaka, prima che scompaiano, è accompagnato da una sincera tristezza quando viene mostrata la battaglia del nonno contro la demenza, mentre la parte più preziosa di questo documentario d’esordio è rappresentata dai vecchi negativi fotografici, il cui stato di deterioramento riflette la natura sfuggente della memoria”.
Il Premio TSFF Shorts offerto dalla Fondazione Osiride Brovedani assegnato dalla giuria al miglior cortometraggio in concorso è andato a “Plima” di Eva Vidan con la seguente motivazione: “delicatissimo racconto con gli occhi infantili di una società premoderna, femminile, dove le donne, di generazione in generazione, presiedono al focolare domestico; dove l’acqua marina, in un antico borgo mediterraneo, assume un ruolo purificatore, taumaturgico. Il film tocca un momento fondamentale della nostra vita, la presa di coscienza infantile della transitorietà della vita, che in questo caso è anche consapevolezza della fine di un mondo, invaso dal chiasso e dalla grettezza della modernità”.
La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali a “Where no Ship go” di Vlad Buzăianu con la motivazione: “prima che la dura realtà si imponga e si debba crescere con i protagonisti, il film ci permette di intraprendere un viaggio in mare avventuroso e fantasioso, attraverso tempeste fragorose, una splendida luce e superando tutte le onde” ed a “Sheets” di Evi Gjoni per il racconto di una famiglia unita nella paura di malattie sconosciute, di estranei, di uno Stato che controlla tutto e tutti, fino a quando una telefonata rivela un segreto che non sarebbe mai dovuto emergere.
I film dei tre concorsi sono stati giudicati anche dal pubblico, che così ha decretato il miglior lungometraggio: “Black Stone” di Spiros Jacovides; miglior documentario: “The Hamlet Syndrome” di Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski; miglior cortometraggio è andato ex aequo a “Not Tomorrow” di Amerissa Basta e “Sheets” di Evi Gjoni.
Altri premi assegnati sono stati.
Il Premio CEI al film che meglio interpreta la realtà contemporanea e il dialogo tra le culture è andato a “Love is not an Orange” di Otilia Babara, con la seguente motivazione: “le arance, i cioccolatini, jeans e bambole di plastica arrivarono in Moldavia grazie a tutte quelle donne che, all’inizio degli anni ’90, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, lasciarono il paese per venire a lavorare in Italia e all’estero. In cambio i figli inviavano loro videolettere. La regista raccoglie con cura e delicatezza materiali privati e intimi restituendo il ritratto di una generazione di madri e figli costretta all’amore a distanza. E nel farlo restituisce anche il ritratto di un paese post-sovietico in cui furono proprio le donne involontariamente a effettuare la transizione dal comunismo al capitalismo.”
Il Premio Corso Salani 2023 assegnato al miglior film della sezione va a “Il cerchio” di Sophie
Chiarello, “per il coraggio e la determinazione di un progetto cinematografico a lungo termine che sa mettere il suo sguardo all’altezza e al servizio dei giovanissimi protagonisti; e per la capacità di confrontarsi con gli imprevisti reinventando in corso d’opera la rotta, con mano felice.”
Il Premio Eastern Star 2023 che riconosce una personalità del mondo del cinema che con il suo lavoro ha contribuito a gettare un ponte tra l’Europa dell’est e dell’ovest, è andato a Krzysztof Zanussi.
Un altro speciale Eastern Star Award non cinematografico è andato a Zdeněk Zeman.
Il Premio Cinema Warrior 2023 che riconosce l’ostinazione, il sacrificio e la follia di quei ‘guerrieri’ che combattono dietro le quinte per il Cinema, è andato a Fuori Orario.
Il Premio Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa al miglior documentario in concorso è andato a “The Hamlet Syndrome” di Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski, “perché ci offre una riflessione profonda sul tema della scelta di come conciliare la prospettiva individuale e quella collettiva quando ad essere minacciata è l’esistenza di entrambe. Perché indaga il dilemma di come difendere il tuo paese possa diventare necessario per difendere la tua libertà di scegliere. Perché mette al centro l’arte come strumento di denuncia ma anche come esperienza di superamento del trauma e luogo di incontro tra identità diverse. Perché mentre ci offre un ritratto potente di una generazione appena passata attraverso l’orrore della guerra, tanto più tragicamente ci avvicina a ciò che sta vivendo oggi.”
Il Premio Cineuropa al miglior lungometraggio in concorso è andato a “Butterfly Vision” di Maksym Nakonechnyi, “che racconta la storia di una combattente traumatizzata dalla guerra che mette in discussione ciò che le sembrava ovvio. Una metafora, se vogliamo, dell’autodeterminazione del popolo ucraino. L’abbiamo scelto per la toccante modestia e lo stoicismo ostinato della recitazione di Rita Burkovska. Questo film osserva da una parte le contraddizioni sociali in Ucraina, e dall’altra studia i meccanismi di guerra utilizzati per distruggere gli avversari con la paura.”
Il Premio Giuria PAG, Progetto Area Giovani del Comune di Trieste, assegnato da una giuria di giovani tra i 18 e i 35 anni, rappresentanti di associazioni giovanili, al miglior cortometraggio in concorso è stato assegnato a “Not Tomorrow” di Amerissa Basta con la seguente motivazione: “per la costruzione emotiva dei personaggi, la completezza della struttura e la capacità di raccontare un complesso sviluppo nella brevità caratteristica del cortometraggio.”
La giuria ha assegnato anche una menzione speciale a “Airhostess 737” di Thanasis Neofotistos per essere un prodotto estremamente coinvolgente e di grande espressività emotiva.
Il Premio SNCCI al Miglior film della critica 2022 è andato a “Gli orsi non esistono” di Jafar Panahi mentre il Miglior film della critica italiano 2022 a “Piccolo corpo” di Laura Samani.
Il Laser Film Award assegnato da una giuria internazionale è andato alla co-produzione croato-italiano- slovena “Fiume o morte!” di Igor Bezinović.
L’HBO Europe Award assegnato da una giuria internazionale è andato a “A Day, 365 Hours” di Eylem Kaftan.
Per concludere, anche in questo 2023 il Trieste Film Festival ha corrisposto pienamente alle aspettative di una platea curiosa e ben nutrita. Mantenendo così fede a quella che è sempre stata la funzione storica del Festival: quella di portare alla ribalta il cinema dell’Europa centro orientale per mantenere accesi i riflettori su realtà difficili, ma non trascurabili da un punto di vista mediatico, perché inserite a pieno titolo nel contesto europeo.
“Quasi come un ritorno alle radici, imposto dagli eventi e dalle ben note e dolorose circostanze internazionali, l’immagine di quest’anno, nonostante ma forse anche grazie al suo insieme di colori, ci rimanda a una dimensione più immediata ed elementare del vivere, quasi una necessità di ritorno all’essenziale: lo sguardo, la testimonianza, la sussistenza”. – Max Mestroni, dell’agenzia Claimax che coordina la produzione del Festival
Written by Carolina Colombi
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