“Souvenir d’Italie” di Giorgio Verdelli: Lelio Luttazzi, una delle figure più importanti dello show business italiano

Dedicato alla vicenda umana e artistica di Lelio Luttazzi, Souvenir d’Italie di Giorgio Verdelli tenta di restituire alla figura poliedrica del protagonista il suo giusto peso nella storia dello spettacolo italiano.

Souvenir d’Italie di Giorgio Verdelli
Souvenir d’Italie di Giorgio Verdelli

Arricchito di ampie testimonianze di artisti e amici, il film è un’ottima occasione per riprendere contatto con una delle figure più importanti dello show business italiano anni Cinquanta-Sessanta.

Attraverso il riuso di materiali di repertorio e interviste ad artisti italiani di oggi si ripercorre la carriera e la vita privata di Lelio Luttazzi, artista dai mille volti, capace di svariare con grande scioltezza dalla musica alla recitazione, dal varietà televisivo alla composizione di musica per film, fino alla partecipazione come attore in un paio di pregevoli occasioni cinematografiche per Michelangelo Antonioni e Dino Risi.

Nell’anno dei centenari italiani cade anche il secolo dalla nascita di Lelio Luttazzi. Personaggio poliedrico e pronto alle più diverse esperienze professionali, Luttazzi ha occupato un posto di notevolissimo riguardo nella storia dello spettacolo italiano.

Musicista, compositore di colonne sonore, presentatore televisivo, cantante, conduttore radiofonico, attore cinematografico. In alcune occasioni, ballerino improvvisato. Poi scrittore. Poi (in un’unica occasione) regista di un film.

Il suo nome appartiene all’epoca più gloriosa del varietà Rai, gli anni Sessanta degli show di Mina e delle gemelle Kessler, degli «Studio Uno» ideati e diretti da Antonello Falqui. È un’Italia ormai lontana, capace di conferire al genere del varietà televisivo un altissimo profilo di espressione artistica.

Al percorso umano e creativo di Lelio Luttazzi dedica adesso un documentario Giorgio Verdelli, esperto, autore, regista e produttore di documentari musicali. Il titolo del film, Souvenir d’Italie, rimanda a uno dei più grandi successi di Luttazzi, un brano che raccolse apprezzamento a livello internazionale, trovando poi una famosa interpretazione oltreoceano a opera di Perry Como. La canzone di Luttazzi è anche un raro caso di oggetto artistico intermediale, dal momento che intorno

al suo enorme successo si costruì pure un film omonimo nel 1957 per la regia di Antonio Pietrangeli, un bozzetto episodico di impronta fortemente sentimentale che facesse da puro e semplice pretesto per l’esibizione in immagini delle più importanti bellezze artistiche italiane.

Il documentario di Verdelli ripercorre la carriera di Luttazzi cercando di metterne innanzitutto in rilievo l’importanza per l’innovazione musicale italiana. Luttazzi fu infatti artefice di una vera e propria migrazione culturale di motivi e tendenze americane nella musica leggera italiana.

Souvenir d’Italie assume i tratti di un tradizionale documentario biografico, dove si alternano ampi materiali di repertorio a interviste e contributi di artisti italiani di ieri e di oggi che per le più svariate ragioni hanno avuto a che fare con il protagonista. Si va da Fiorello e Fabio Fazio, che ospitarono Luttazzi già anziano nei propri programmi televisivi, alla lanciatissima Drusilla Foer, recente interprete di brani del Maestro all’interno del suo spettacolo «Eleganzissima». Altri danno un proprio contributo tentando di delineare le ragioni fondamentali dell’importanza di Luttazzi nella storia dello spettacolo italiano – fra i tanti, Dario Salvatori e Stefano Bollani.

Souvenir d’Italie è prettamente un prodotto di Rai Documentari, serio, asciutto, lontano dall’acritica celebrazione. Il tentativo è quello di tracciare un percorso artistico senza cedere alla tentazione della lusinga a ogni costo, in modo da poter dare vita a un effettivo strumento di studio e approfondimento di rilievo al contempo popolare, divulgativo e specialistico. In tal senso Giorgio Verdelli conduce un lavoro molto accurato di ricerca e ricostruzione del Luttazzi pubblico, sottolineandone l’estrema poliedricità e la capacità di passare dai gradevoli show di Falqui a una folta produzione di musica per film, fino a sporadiche ma significative uscite nel mondo del cinema in veste di attore come ne L’ombrellone (Dino Risi, 1965).

Una delle costanti luttazziane è un’intelligenza viva e vivace, mordace, cinica e sferzante, che si conserva intatta fino alle ultime interviste televisive riproposte da Verdelli.

Meno riuscita è invece la ricostruzione della vicenda giudiziaria che segnò profondamente il percorso di vita e di carriera del protagonista. Si tratta di uno dei casi più clamorosi di cronaca relativi alla storia dello spettacolo italiano, quando nel 1970 Lelio Luttazzi e Walter Chiari furono arrestati per uso e spaccio di stupefacenti.

Souvenir d’Italie di Giorgio Verdelli
Souvenir d’Italie di Giorgio Verdelli

Per Luttazzi la vicenda si risolse con 27 giorni di carcere e il rapido riconoscimento della sua estraneità ai fatti. Il film di Verdelli rintraccia però in questa vicenda un profondo dolore personale che determinò un deciso cambio di rotta nella vita del musicista. Per scelta personale di Luttazzi e forse anche per una minore disponibilità da parte della tv a coinvolgerlo in nuovi progetti, la sua presenza si diradò molto, riacquistando una certa vivacità nelle emittenti private agli inizi degli anni Ottanta ma in una generale lontananza continua e probabilmente pacifica dai riflettori.

Su tale vicenda Souvenir d’Italie corre via molto rapidamente, senza affondare più di tanto nelle ragioni che poterono dar luogo a un errore giudiziario così grossolano. Si recuperano alcuni brani interessanti di un’intervista raccolta anni dopo da Enzo Biagi, ma in linea generale il film preferisce concentrarsi sulla vicenda artistica. È una scelta, e in quanto tale assolutamente rispettabile, che rischia però di depotenziare parzialmente il peso umano, individuale e sociale della storia di Luttazzi. D’altro canto può anche trattarsi di una scelta di discrezione, in linea con il medesimo profilo del Maestro che pure nella sua arte sembra non aver mai voluto fare troppo rumore, leggero e aereo come una piuma, sottile come un delicatissimo swing.

Souvenir d’Italie resta comunque un film da vedere, per riprendere contatto con una figura tanto importante del nostro spettacolo che forse proprio in ragione del proprio spiccato understatement ha occupato un ruolo di grande rilievo ma in punta di piedi, rischiando negli anni di relegare in un quieto cono d’ombra una vicenda che merita invece una piena e giusta illuminazione.

 

Il film è stato inserito nella programmazione della trentaquattresima edizione del Trieste Film Festival.

 

Written by Carolina Colombi

 

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