“Passaggio in Oriente” di Paola Ciafardoni: viaggiatrici, scrittrici, archeologhe e scienziate tra ‘800 e ‘900
“Il viaggio ha sempre rappresentato la metafora dell’esistenza umana, il cammino ‘avventuroso’ che ciascun uomo compie con i suoi percorsi accidentati, le sue erte faticose, la scoperta inattesa di vallate felici; nondimeno simboleggia l’incursione nei luoghi e nell’altro, la sorprendente rivelazione di ambienti e di persone diversi da quelli frequentati abitualmente, lo sforzo per elaborare correttamente nuovi incontri…”

Protagoniste del testo Passaggio in Oriente di Paola Ciafardoni sono donne intese nell’accezione più positiva del termine. Pubblicato nel 2021 da Scienze e lettere il testo racconta di figure femminili dotate di coraggio, spirito di avventura e, non ultimo, il desiderio di andare oltre le convenzioni sociali del loro tempo. Calcando la scena dell’epoca con un’audacia di cui il mondo di allora non le riteneva capaci.
Viaggiatrici, che a cavallo dei secoli XIX e XX, si sono recate nel Vicino Oriente grazie a un fenomeno esplorativo di vaste proporzioni. Nonostante i nomi di queste temerarie figure femminili siano rimasti per lo più sconosciuti, sono state comunque esempio di quanto il genere femminile possa misurarsi, al pari degli uomini, in qualsiasi tipo di attività.
È fin dall’introduzione al testo, a firma dell’autrice, che il lettore viene condotto nel mondo appartenuto a queste ‘eroine’ moderne; ed è sempre l’autrice a dare conto di come è nata in lei l’idea di dare voce a donne le cui esperienze sono state sepolte dalla polvere del tempo. Sebbene le loro imprese abbiano contributo notevolmente ad ampliare la disciplina archeologica in termini qualitativi.
È infatti soltanto sul finire degli anni Ottanta del Novecento che le loro imprese sono riaffiorate dal passato. Trascurate, verosimilmente, in quanto appartenenti al genere femminile.
A portare alla luce le vicende di queste pioniere, così come meritano di essere definite, e dar loro la giusta visibilità, è stato il recupero di materiale cartaceo conservato presso collezioni private, inglesi e americane. Le quali raccontano di esperienze di viaggio costellate di incontri, in certi casi anche singolari, e arrivate fino ai giorni nostri grazie a diari e testimonianze scritte. Ampliando in questo modo la conoscenza geografica di luoghi di cui un tempo si aveva alcun riferimento.
Ma non sono soltanto alcuni fondamentali elementi geografici ad essere arrivati fino a noi, è anche la conoscenza di usi e costumi delle popolazioni con cui le donne descritte nel testo si sono relazionate. Un vissuto di donne distante dagli anni Duemila, ma che ha portato alla luce realtà altrimenti ignote al mondo occidentale; donne, che in una sfida con se stesse hanno raggiunto località una volta considerate irraggiungibili perfino per un uomo. Figurarsi per una donna! Secondo il pensiero obsoleto e misogino dell’epoca.
Alcune lo hanno fatto per puro piacere, altre per sfidare le convenzioni sociali che le avrebbero volute dedicarsi a marito e prole, sottoscrivendo un’esistenza altrimenti statica e priva di quegli stimoli connaturati nel viaggiare. Altre, invece, sono state di sostegno per i loro mariti, con cui hanno potuto consolidare un’ampia armonia di coppia.
Dunque, Passaggio in Oriente non è solo una carrellata di nomi, ma è un testo che getta uno sguardo sulle problematiche sociali e umane descritte dalle viaggiatrici. Che del Vicino Oriente hanno riferito non stereotipi, ma soprattutto aspetti della vita comune.
Abbandonati i loro luoghi d’origine, soprattutto Gran Bretagna e Stati Uniti, superando anche difficoltà piuttosto rilevanti, le donne in questione hanno raggiunto luoghi preclusi a molti viaggiatori, offrendo delle loro esperienze contributi archeologici e storici di notevole portata.
La scoperta del sito di Susa, per esempio, a opera dell’archeologa francese Jane Dieulafoy, sondato con l’uso delle prime apparecchiature fotografiche.
O ancora, registrando con metodi innovativi i mattoni smaltati che hanno fatto parte del Palazzo di Dario, scoperta che ne ha permesso la ricostruzione oggi in esposizione al Louvre.
Se nei loro reportage gli uomini hanno la tendenza a descrivere luoghi, situazioni e avvenimenti, le donne, invece, raccontano nei loro diari le loro impressioni da un punto di vista personale, soggettivo, contraddistinguendosi per la solidarietà e il rispetto verso le popolazioni locali.
Ed è stato anche grazie a questo tipo di esperienza se alcune delle protagoniste ricordate dall’autrice hanno poi arricchito il loro patrimonio conoscitivo, cimentandosi in seguito in professioni un tempo precluse alle donne, quali per esempio architetto.
E stabilendo la loro residenza oltre i confini dei loro luoghi d’origine, per affrancarsi da pregiudizi di cui erano pregni i loro luoghi di nascita.
“Alla fine del XVIII secolo la guerra di indipendenza americana aveva privato la Gran Bretagna delle sue popolose tredici colonie nordamericane, e seppure rimanevano alcuni possedimenti britannici nell’America settentrionale e nelle Indie occidentali, l’attenzione del Regno Unito si rivolse verso le terre d’Africa e d’Asia che vennero genericamente definite Oriente o Est…”

Elencare ogni donna citata nel testo di Paola Ciafardoni e il ruolo che ognuna ha ricoperto in questo tipo di ‘avventura’ non è cosa semplice, anche per lo spazio grafico riservato a questo scritto.
Una su tutte, un’eccellenza tutta italiana, che colpisce la memoria è Cristina Trivulzio di Belgiojoso, già conosciuta per le imprese patriottiche in cui si è distinta, e delle quali si è già raccontato in un articolo pubblicato su Oubliette Magazine nel 2019.
Esule in territorio anatolico, la Trivulzio nei suoi scritti ha descritto la civiltà musulmana del XIX secolo dal suo punto di vista, ovvero da quello di una donna occidentale di confessione cattolica.
“Cristina Trivulzio sa di poter godere di una posizione previlegiata rispetto ai viaggiatori, può cioè conoscere l’aspetto domestico della società musulmana in cui domina la donna…”
In conclusione, a commento di un testo originale e interessante, si può affermare che è stato doveroso da parte dell’autrice, e noi condividiamo il suo intento, dare a donne che si sono distinte in imprese quasi impossibili la visibilità che meritano.
Inoltre, il testo della Ciafardoni ha il pregio, tutto femminile, di far conoscere non solo le imprese in cui si sono cimentate queste viaggiatrici, ma sottolineare il ragguardevole significato umano e conoscitivo trasferito con i loro scritti.
Ancora, Passaggio in Oriente può essere inteso come uno stimolo per le giovani donne dei nostri tempi, sollecitandole a intraprendere nuovi percorsi professionali.
Non ultimo, Passaggio in Oriente può gettare una luce nuova sulla questione femminista, non ancora del tutto esaurita. Che dovrebbe essere presa ulteriormente in considerazione andando oltre il luogo comune che vuole le donne non emanciparsi dal ruolo precostituito da sempre affidato loro. Ovvero, di dipendenza dall’uomo nei diversi campi dell’umano comportamento. Ma proporre, invece, modelli di donna alternativi e non vincolati a valori tradizionali già collaudati, che vogliono le donne raccogliersi attorno ad una unità familiare, a volte fittizia, ed essere sottoposte a convinzioni e principi proposti dal genere maschile.
Ed è attraverso esempi di donne, come quelli proposti dall’autrice nel suo testo, faro sempre acceso su di un aspetto fondamentale del nostro vivere civile, che si può ampliare il discorso sulla condizione femminile.
“Millicent Fawcett, scrittrice ed attivista politica aderente al movimento delle Suffragette, insieme ad altre donne, fonderà, alla metà del secolo XIX secolo, la Kensington Society per discutere della riforma parlamentare e del diritto di voto alle donne…”
Written by Carolina Colombi