La casa dei Tarocchi #26: gli arcani Giugni-Cantù e gli sguardi parlanti

Il mazzo di Annamaria Giugni e Paolo Cantù Gentili è costituito da ventidue arcani maggiori stampati nel 2022 in una serie di esemplari numerati. Le carte si presentano ben custodite all’interno di un cofanetto di cartone, corredate dal libretto che raccoglie una riflessione dell’eclettico scrittore e studioso di Tarocchi Giovanni Pelosini, nonché le note critiche degli esperti in Storia dell’Arte Massimiliano Bisazza e Cristina Dorsini.

La casa dei tarocchi 26 - Giugni Cantù
La casa dei tarocchi 26 – Giugni Cantù

Si tratta di un oggetto prezioso, di una vera e propria opera d’arte. Ho la fortuna di possedere lo scrigno numero quattordici, ed è per me immediata la corrispondenza con la Temperanza, l’angelo terapeutico che mi piace chiamare “Cura Temperanza”.

I Tarocchi Giugni-Cantù sono arcani dagli sguardi parlanti. Le ventidue figure donano ai propri occhi il ruolo di accesso alla parola. A presentarci questo mazzo è l’esperto Giovanni Pelosini, il quale non manca di associare questo apparente mutismo delle icone al meraviglioso seicentesco Mutus Liber (1677, La Rochelle), un volume ermetico denso di simbologie, un piccolo capolavoro che appassionò anche me quando incappai nelle quindici immagini del libro grazie alla ricerca di Carl Gustav Jung. Le immagini parlano, dice Pelosini, e “i simboli, per loro natura, non possono essere mai spiegati.” E ancora: “l’arte dei Tarocchi consiste nel trasmettere informazioni, emozioni, pensieri”, praticamente si tratta di una “filosofia che ambisce a comprendere tutto il cosmo senza utilizzare i codici del linguaggio verbale o scritto”. Concordo con l’idea di Pelosini che non ci sia bisogno di gridare ma di fare appello all’intuizione. Nei Tarocchi Giugni Cantù le icone sono mute, non hanno bocca. “Fanno eccezione” scrive ancora Pelosini, “la Ruota, la Luna e il Diavolo.” Il quale, mai sazio, “addirittura ne ha due”. Pelosini colloca questo mazzo nella tradizione tarosofica, a pieno titolo nella autentica via ermetica.

Nella Storia dei Tarocchi, dal XV secolo in poi, sono stati generati migliaia di mazzi, creazioni uniche nate da artisti di ogni genere: scultori come Niki de Saint Phalle, pittrici come Leonora Carrington, pittori come Renato Guttuso, fino ad arrivare alle sperimentazioni bellissime che possiamo trovare sul sito di Deviant Art, fino ad Aletarox, la produzione della quale ho io stessa recensito nell’ultima puntata de La Casa dei Tarocchi. Ognuno a modo suo, ogni artista con il proprio particolare sguardo che dal Matto va al Mondo. Alcuni hanno tratto spunto dalle carte antiche, altri si basano su esplorazioni del tutto nuove, moderne, mentre il tempo ci ha regalato innumerevoli volumi di teoria e pratica per andare a indagare e interpretare i segreti della filosofia arcana. A pieno titolo i Tarocchi sono oggi uno strumento psicologico ed evolutivo tra i più efficaci per la crescita personale e per lo sviluppo della creatività.

Tornando alle parole di Giovanni Pelosini, possiamo riconoscere come dalle immagini mute eppure parlanti siano scaturiti i pensieri, e dai pensieri siano nate le parole, emerse dalle immagini ma “spesso inadeguate formule mentali che cercano di razionalizzare l’ineffabile”.

Ronald Decker, studioso di Tarocchi e docente a Buffalo, paragona il linguaggio arcano ai geroglifici in “Esoteric Tarot” (La riscoperta delle antiche fonti dei Tarocchi nell’Ermetismo e nella Kabbalah, Edizioni Spazio Interiore, 2022), in La Casa dei Tarocchi #24. “Tutta questa conoscenza occulta”, scrive Decker, “si trova compresa all’interno di una teosofia detta Ermetismo che fonde la filosofia greca con la teologia egizia”.

Che sia proprio questo essere semi pieni di Mondo nel microcosmo del vivere quotidiano, il segreto del fascino che i Tarocchi esercitano su di noi? Il cosmo danza in ventidue rettangoli, nel mandala dei Tarocchi. Il Tutto è compreso nella briciolina.

Le carte Giugni-Cantù nascono come tele dipinte e misurano 90 per 180. Si trasformano in un mazzo particolarissimo, formato da due quadrati uniti, e il risultato è snello, attraente, teso verso l’alto e il basso.

“Piccoli particolari, che possono sfuggire all’occhio profano, ma che sono testimoni del grande studio e della ricerca che hanno preceduto l’esecuzione, mostrando la cultura storica e la conoscenza filologica degli Autori: doti che in queste ultime decadi non sempre brillano nelle produzioni di mazzi e soprattutto di libri sui Tarocchi.” Giovanni Pelosini regala alle immagini in nome di Tarocchi Muti.

Quando ho aperto la scatola mi sono trovata davanti a una serie di meravigliosi blu, tra i quali riconosco una gradazione molto simile al blu utilizzato da Yves Klein – International Klein Blue – ma più chiaro, e pennellate di elettrico azzurro, notte, fiordaliso, indaco

E gli arancioni spiccano, dentro la notte stellata, e il rosso scoppietta. Il blu lascia emergere cerchi gialli e rossi anche sul dorso del cartoncino. La parola chiave per me è vivacità. Vitalità. Il dorso tra l’altro ha ispirato il mio utilizzo del mazzo in una performance fotografica e non manco di sfoderare i Giugni-Cantù nei corsi di Tarotdramma.

Nella storia dei Tarocchi ci sono i mazzi nati “a due menti”, tra i quali spiccano i famosi Waite-Smith e i Toth di Crowley. Nel primo caso, l’esoterista e mistico Arthur Edward Waite creò lo scheletro progettuale che verrà trasmutato in carne/carte grazie all’illustratrice Pamela Colman Smith. Si tratta del mazzo più famoso del Novecento, amato da centinaia di tarologi e appassionati di simbologia. Nel secondo caso, è l’occultista Aleister Crowley a dare il La all’artista Frieda Harris.

Paolo Cantù Gentili - Annamaria Giugni
Paolo Cantù Gentili – Annamaria Giugni

Osservo le carte una dopo l’altra e mi lascio accompagnare nel viaggio tracciato da Annamaria Giugni in collaborazione con Paolo Cantù Gentili.

Il Matto: incontro tra blu e arancione, il viola della saggezza collega la testa del Matto al corpo, si dà come connessione, va a creare una ruota di tredici campanelli, e chi lo sa se il tintinnio sarà preludio della relazione inevitabile con la tredicesima lama? Un cane blu pensiero segue l’amico Matto nel suo andare dentro una notte lucente. Il cane possiede la bocca per abbaiare, per richiamare il suo compagno all’attenzione cosciente.

Il Bagatto: di coppe ne ha tre, più una brocca. Di denari ne ha tre sul tavolo e uno in mano, tre come i bastoni che son gambe del tavolo ma si fanno quattro: è il fuoco del quaternio, il fulcro operativo del Mago. Dove si trova la quarta spada? Sembra questa lo stesso volto del numero I, la sua stessa testa ricolma di pensiero creativo.

La Papessa: lo sguardo della Papessa è intenso, triste e dolce, parrebbe aver sofferto l’indicibile. Forse la sua sapienza nasce dalle ferite psichiche, e ora studia la ricetta per l’uovo jodorowskiano? Mi viene in mente l’arte di Leonora Carrington, lei che dell’uovo spesso dipinse espressioni, e poiché fu Maga per Alejandro, chissà se la sua predisposizione per il punto del cosmo – l’uovo – non fu galeotta, fornendo all’artista cileno lo spunto per trovare, appunto, l’uovo sotto la Papessa? Personalmente adoro questo simbolo. Con Valentina Marra, collega psicoterapeuta archetipica, ho scritto una fiaba che porta il titolo L’uovo magico. La Papessa della mia fantasia ha in mano un libro di ricette e le chiavi della dispensa. Ci sarà da cucinare.

L’Imperatrice e L’Imperatore: cosa fare della palla d’oro che in grembo covata sembra già essere un mondo futuro? Anche l’Imperatore ne possiede una ma più grande. Nel giardino di lei cresce una rosa, ed è meraviglia, fioritura dello scettro femminile. Imperatrice e consorte non si guardano, pur propendendo i loro corpi l’uno verso l’altra, eppure, se affiancati nell’ordine numerico, osservano con occhi profondi il proprio osservatore. Lei pare incinta di quel mondo d’oro e lui sembra cullare il neonato futuro. Il mondo del consorte è squadrato, prospettico alla De Chirico, ma la posizione quasi yogica permette la concentrazione nell’arte del regnare.

Il Papa: viola, come potrebbe essere altrimenti? Il colore della profondità e del mistero dello spirito gli appartiene, è spinta di giallo che spunta a destra. È Luna a sinistra, Sole a destra. Le chiavi del regno spirituale si incontrano in ponte aperto. Come i pioli della scala. Come un varco da attraversare per trovare la voce interiore, quella che non ha bisogno di parole.

L’Innamorato: due occhi si fanno uno, è lo sguardo. Un bacio di Klimt che diventa fuoco. L’incontro amoroso è mistero che sbircia attraverso il buco della serratura.

Il Carro: ritornano i simboli del potere ma questa volta occorre condursi nel mondo. Quale cavallo tirerà dalla sua parte? Nessuno dei due, quando il conducente è capace di tenere il mezzo. Però è anche importante che un animale, che l’istinto, che cervello empatico, che il mondo limbico sappia guardare il Mondo insieme alla Neocorteccia: uno a destra e uno a sinistra e poi viceversa. Sembra che il Carro sia pronto per accogliere il verde generativo della decorazione che da serratura amante si fa breccia agente.

La Giustizia: è tutta una questione di equilibrio. Quale legge può dare la risposta se non si conoscono entrambi i poli della questione? La spada a volte può fungere da mezzo. Splende una luna piena, una gemma, un sole al centro del cappello, brilla oltre la testa. Una giustizia altra osserva l’oltre qui e ora, perno della propria bilancia, stasi dinamica che non può mai essere fissata in linea perfetta.

L’Eremita: è diffusa e calda come quella della lampada di sale, la lanterna del viandante alchimista; il sale, si sa, è alchemicamente corpo salino sulla via della glorificazione, lacrime e carne. Profondo incedere per accedere al Sé tra il buio pesto e la notte, tra notte e natura. Il tempo ha creato nuove fronde di grigio sul suo volto, ma lui resta aperto all’esperienza.

Tra i volti del Sé, la Ruota: c’è una manovella, nella carta dipinta da Annamaria Giugni. Io lo sostengo da sempre, nella X c’è una manovella! Si può conoscere la Ruota e aiutare il gioco a girare. Ché il numero romano è esso stesso una ruota, diciamolo. Gira la X e trovi la X. Sempre. Quale volto possa dirsi giusto non è dato sapere. Non possiamo mostrare sempre lo stesso sguardo, pena la diagnosi di unilateralità. La bellezza del girare offre molteplici prospettive, e il cerchio, tra le forme, ci appartiene se partiamo dal punto e al punto torniamo.

La Forza: lei sembra ridere. Allegro, il suo grido. Il suono del ruggito si fa forse triangolo rosso? Si tratta di una bocca nascosta? È dinamico questo disegno, brilla dorato alla luce del sole, è potenza animale. Chi ruggisce più forte? La signorina domatrice amorevole o il suo terreno Leone?

L’Appeso: bellissimo stare appesi in blu risplendente. Il gioco dei fiori segue la meditazione, accompagna il posizionarsi nel verso opposto al dire dell’Io. Uscente dal ventre del cielo, ritornante alla terra, lui sta sospeso.

La Senza Nome: di schiena sembra attendere l’entrata in scena per una bella Totentanz. Quel libro aperto sotto di lei non sarà mica l’elenco per una scelta s-fortunata? A chi tocca oggi? Io dico sempre che la Morte non ha nome perché porta volentieri quello di ognuno di noi.

Tarocchi Giugni-Cantù - Photo by Valeria Bianchi Mian
Tarocchi Giugni-Cantù – Photo by Valeria Bianchi Mian

La Temperanza: lei è sempre all’opera. Sotto i suoi piedi cova serpi d’oro. Come Igea figlia di Asclepio, lei ha imparato l’arte della cura. Viola è la profondità.

Il Diavolo: un caprone che si rispetti ha corna rosse e tridente, e fuoco scoppiettante dalle mani e coda di serpente. Ricorda il Capricorno, l’Abraxas il Dio degli inizi, la potenza infera. Ha tutto, ha seno e bocche animali umane ma potrebbe averne anche di più, se solo volesse.

La Torre: edificio a crollo unico, da qualunque parte si possa osservare. Provo a girarla da sotto in su e mi compare di nuovo la stessa Torre al medesimo grado di distruzione, come quando un ciocco nel camino si fa cenere, dando fuoco a un altro pezzo di legno per scaldare la casa. Generare fuoco ardente dalla crisi, che meraviglia!

Nella notte allora posso accendere La Stella, dolce signorina che si bea nella frescura. L’acqua turchese riflette gli astri come otto meravigliosi fiori d’argento.

Luna e Sole: i due astri vanno, come Imperatrice e Imperatore, come Papa e Papessa, in comune accordo, a relazionarsi ma tendono a un livello più alto. Se luna ha un rapporto diretto con il crostaceo Cancro, se i due si parlano con la bocca di conoscenza della notte, il sole fila il filo di tela che tesse un discorso possibile anche senza bocca, ed è la coscienza del disegno! La bocca del Sole corrisponde alla testa della figura umana, coglie una solificatio alchemica.

Il Giudizio: non è più tempo di attendere nell’ombra, la musica è sanguigna, vitalizzante. Aura benefica che richiama alla vita il blu, unendolo al rosso.

A questo punto Il Mondo non può che danzare nell’ora e nell’oro, dentro una corona di alloro. Non la Totentanz ma una Lebentanz.

 

Written by Valeria Bianchi Mian

 

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